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TUNNEL TAV: il ricatto del lavoro

Comunicato stampa del Comitato.

Il Comitato NO TUNNEL TAV di Firenze esprime tutta la propria solidarietà ai lavoratori del Sottoattraversamento TAV, che sono in mobilità per via del sequestro del cantiere di Campo di Marte.

Nello stesso tempo denuncia come le loro difficoltà vengono strumentalizzate da chi vuole “ad ogni costo” la realizzazione di questo progetto totalmente inutile e tragico per la città.

Il Comitato, Italia Nostra, la Rete Toscana dei Comitati in Difesa del Territorio e il La.P.E.I (Laboratorio di Progettazione Ecologica degli Insediamenti) dell’Università di Firenze stanno organizzando un convegno per presentare ai soggetti economici della Toscana una serie di progetti di potenziamento della rete ferroviaria fiorentina (tra cui i due famosi binari TAV di superficie). A parità di investimenti, le opere alternative proposte garantirebbero molti più posti di lavoro che non la realizzazione di una serie di inutili e pericolosi buchi sotto la città, come gli esempi recenti di Napoli, Piale vicino Reggio Calabria, Colonia, Amsterdam dovrebbero insegnare.

L’organizzazione di questo incontro non è facile per la strana ritrosia di molti soggetti che dovrebbero essere coinvolti, in primo luogo le istituzioni toscane e i sindacati.

Il Comitato denuncia anche il clima che si è creato con i lavoratori dei cantieri; ne è esempio un casuale incontro tra una piccola delegazione di cittadini e alcuni lavoratori del cantiere dei Macelli, durante la quale un responsabile di Nodavia si è intromesso impedendo la conversazione e ribadendo ossessivamente che per qualunque informazione ci si doveva rivolgere esclusivamente all’Ufficio Nodo.

Da sempre i sostenitori del sottoattraversamento puntano sui presunti effetti benefici che questi investimenti avrebbero sull’economia e sull’occupazione, ma dimenticano l’esiguo numero di posti di lavoro creati a fronte di miliardi di euro investiti.

Quello delle “grandi opere inutili” è un enorme imbroglio: non ha effetti positivi nell’economia perché non favorisce la crescita di domanda di beni, non redistribuisce ricchezza nella società, ma garantisce esclusivamente enormi profitti sicuri alle imprese che si aggiudicano le gare, alle banche che le sostengono e al sistema politico che ne trae finanziamento.

Anche la promessa di “compensazioni” che si avrebbero dalla realizzazione di queste grandi opere inutili sono una aberrante visione della vita politica: se gli 88 milioni di euro promessi al Comune di Firenze sono necessari per la città, non si capisce perché l’erogazione deve essere forzatamente legata all’accettazione di un’opera devastante. Simili distorsioni appaiono ormai fenomeni di “prostituzione politica”. Vittime di questi meccanismi sono le piccole imprese costrette spesso ad appalti non vantaggiosi e i cittadini che devono pagare tutto.

Comitato NO TUNNEL TAV Firenze, 25 marzo 2012.

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Ventidue avvisi di garanzia e quasi 200 famiglie sfollate sono il risultato del crollo dello spigolo di Palazzo Guevara di Bovino alla Riviera di Chiaia a Napoli. Sotto accusa i lavori al cantiere della Linea 6 della metropolitana. Quattro stabili sgomberati venerdì, l’intera area è a rischio. Per ora sono ospitati in albergo a spese dell’Ansaldo, ma è una situazione che non potrà reggere a lungo.

Ieri i periti nominati dalla procura hanno intimato di demolire la parte pericolante del palazzo crollato e chiudere la falla sotterranea che ha allagato la stazione.

Presso la Società di studi politici venerdì il geologo Riccardo Caniparoli denuncia: «Lo scavo di una linea sotterranea richiede una valutazione di prefattibilità, di compatibilità e poi di impatto ambientale. In questo caso esiste solo l’ultimo documento, rubato nel 2009. Il decreto Via della Regione è datato 18 marzo 2010, successivo al furto». In origine era la Linea tranviaria rapida (Ltr), mezzo di collegamento tra il centro e la periferia ovest, doveva essere pronta per i mondiali di calcio del 1990. Invece lo scavo si allagò e divenne uno dei tanti scandali di Tangentopoli. Nel 2006, dopo 10 anni di stop, l’Ansaldo trasporti firmò per la ripresa dei lavori cambiando il progetto in Linea 6: sei chilometri di servizio interamente sotterranei, fine lavori nel 2009, costo previsto all’epoca 390,96 milioni di euro.

«Lo scavo – prosegue Caniparoli – ha intercettato tre tipi di acque sotterranee, prima in equilibrio: quelle dolci della falda superficiale, che dalla collina si versavano in mare; quelle salate della falda di intrusione marina con una direzione di flusso opposta, al di sotto delle prime perché più pesanti; le acque della falda artesiana profonda, dal basso verso l’alto. I lavori hanno creato una diga sotterranea, producendo un enorme lago che sale, di conseguenza tutti i fabbricati della zona si allagano». Le acque dolci sono bloccate e le acque salate arrivano sotto la Villa Comunale, provocando la morte degli alberi secolari. Lo scavo, che raggiunge anche i 38 metri sotto il livello del mare, ha sfondato i livelli impermeabili che contengono la falda termominerale, ricca di sostanze aggressive che favoriscono l’invecchiamento delle strutture in cemento armato. Soprattutto, si innesca il fenomeno di subsidenza, cioè il lento abbassamento del suolo, quello che sta disastrano gli antichi palazzi nobiliari delle Riviera. Ma era proprio necessario? «Avevo proposto un percorso alternativo, a monte, nella zona di via Andrea d’Isernia. Si sarebbero evitate le falde e lo scavo si sarebbe effettuato nel tufo, molto più adatto delle instabili sabbie vulcaniche del lungomare». Secondo Franco Ortolani, ordinario di Geologia alla Federico II, «le sorprese geologiche sono incidenti che si vanno a cercare per incrementare il costo delle opere». I lavori, fino al crollo, erano costati 300 milioni di euro a chilometro, il triplo del tunnel sotto la Manica, e ancora non si vede la fine.

Una sorpresa, sgradita, per l’Ansaldo arriva nel 1990. La signora Flora Lauro abita in un palazzo vicino il consolato Usa, a due passi è prevista la stazione. Lo scavo mette a rischio la staticità dell’edificio e allora la signora si procura perizie e avvocati. Il 4 dicembre un’interrogazione alla Camera racconta tutto quello che poi si è verificato oggi. Non solo: viene fuori che il contratto originario siglato tra Atan (l’azienda municipale dei trasporti dell’epoca) e Ansaldo è stato rescisso dopo il disastro dell’interramento della scavatrice, per proseguire si sarebbe dovuto effettuare una gara internazionale, invece l’Ansaldo torna in pista attraverso una transazione tra le parti siglata dal notaio Mario Ferrara e gli affari riprendono lì dove si erano fermati. Per tacitare Flora Lauro la stazione viene spostata un po’ più in là. Lo stesso accade nel 2007 con un edificio di piazza San Pasquale, anche lì doveva sorgere la stazione, ad appena un metro dalle fondamenta del palazzo. I condomini si rivolgono all’ingegnere Bruno Palazzi, docente a Salerno: «Accertai un rischio geotecnico molto grave, consegnai la relazione e il progetto venne modificato». Il professore ha una teoria anche per il crollo: «Il pompaggio continuo delle acque potrebbe aver portato via il materiale su cui poggiano le fondamenta. Probabilmente si è creato un fenomeno di ‘parasifonamento’, se è così il danno è destinato ad aumentare. Lunedì immettevano materiale granulare ma è evidente che bisogna mettere su un gruppo multidisciplinare per intervenire».

La zona era servita dal tram più antico d’Italia, a Fuorigrotta arriva la metropolitana fin dagli anni ’30, perché la Linea 6 a tutti i costi? Un’opera ideata nel 1976 nella Napoli del pentapartito dove Paolo Cirino Pomicino era il referente delle imprese del mattone e delle infrastrutture, come raccontano le inchieste di Andrea Cinquegrani per il mensile La Voce delle Voci: «Tra i primi aggiudicatari degli appalti un certo Michele Zagaria (il vertice dei Casalesi arrestato solo qualche mese fa) che vince la commessa per il noleggio degli escavatori. Un miliardo e mezzo di vecchie lire, tranquillamente pagate dalle tre società consortili costituite dalla crema dei mattonari napoletani (i gruppi Fondedile, Della Morte, De Lieto, Giustino) ai quali negli anni seguenti si sono poi aggiunte altre star delle costruzioni (Vianini del gruppo Caltagirone, Icla, Pizzarotti, Torno, Grassetto, Astaldi)». Costi stratosferici: 1.625 miliardi di vecchie lire per 4.800 metri di strada in galleria.

Negli anni 2000 i progetti vengono affidati alla Rocksoil, che fa capo ai figli dell’ex ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi. Nessun conflitto d’interessi certifica l’Autorità garante della concorrenza e del mercato a firma di Antonio Catricalà (sottosegretario con Monti). Fino al 2010 il funzionario del comune a capo del servizio Infrastrutture è Gianfranco Pomicino, cugino del ministro Dc, attuale presidente della Tangenziale di Napoli. Presidente di Metronapoli è Giannegidio Silva, «fino a inizio ‘90 membro del consiglio d’amministrazione di Icla, la società acchiappatutto del dopo terremoto di Agostino Di Falco, il vero trait d’union fra Pomicino e Italo Bocchino», ricorda ancora La Voce delle Voci.

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