Comunicato Stampa

downloadIl Passante TAV di Firenze è un progetto insostenibile, imporlo alla città un errore.

Firenze, 7 agosto 2014. A seguito delle notizie apparse sulla stampa in questi giorni in merito ai lavori per il passante TAV di Firenze, ci sono un paio di domande che gli ambientalisti toscani vorrebbero fare:

  • Prima di tutto si parla di “deroga” concessa dall’Osservatorio ambientale che consentirebbe l’utilizzo di camion (50 al giorno!) per portare via la terra scavata ai Macelli nel cantiere della nuova stazione Foster. Ma deroga a cosa? e con quale autorità l’Osservatorio concede deroghe? Ci risulta che nell’unico procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale che ha dato parere positivo (con molte prescrizioni) al progetto di sottoattraversamento (peraltro non alla stazione Foster) sia esplicitamente escluso l’uso di mezzi pesanti sulla viabilità ordinaria cittadina: tutto lo “smarino” deve essere allontanato via treno.
  • Una parte consistente delle valutazioni ambientali vertevano proprio, comprensibilmente, sulla cantierizzazione: gli impatti sulla città in termini di traffico, inquinamento, polveri, vibrazioni, rumori. . E si tratta di un provvedimento VIA nazionale, con un decreto del Ministro dell’Ambiente che lo approva. Come può l’Osservatorio fiorentino dare una “deroga”? Sappiamo bene che le regole sono sempre meno di moda, se non a parole, ma così sembra veramente troppo. E crediamo che anche la magistratura dovrebbe cominciare a farsi qualche domanda.
  • Secondo il presidente Rossi, poi, i treni AV dovrebbero “fare l’inchino”, cioè dare la precedenza, a quelli dei pendolari, che sono gli unici che lo interessano. E che avrebbero grandi benefici dalla TAV in sotterranea. Ma lo sa il Presidente Rossi che sono anni che i treni pendolari subiscono costantemente gravi ritardi a causa dei treni AV e costantemente sono messi in disparte per le esigenze della TAV, e questo non nel nodo di Firenze, ma per l’uso ormai quasi esclusivo della direttissima da parte delle Frecce, a partire dalla galleria di San Donato, per cui quasi tutti i treni locali sono dirottati sulla linea storica per il Valdarno, passando da Pontassieve? E che questa situazione non cambierà di una virgola con la stazione Foster?
  • Si continua anche a chiedere di iniziare e terminare in fretta i lavori; ma non si ha il senso del ridicolo? Un progetto che non sta in piedi da nessun punto di vista, che la magistratura ha dimostrato essere stato portato avanti con una cialtroneria vergognosa (oltre che commettendo reati assai pesanti) finirà per essere una riedizione toscana di quello che vediamo da 30 anni sulla Salerno Reggio Calabria. Tutti gli amministratori continuano ad ignorare che esistono progetti alternativi restando in superficie, assai poco impattanti, molto meno costosi, realizzabili in pochissimi anni, molto più efficienti; sono accecati volendo vedere solo gli interessi dei costruttori?

Il caldo agostano può fare brutti scherzi.

Italia Nostra
perUnaltracittà
Rete dei Comitati per la Difesa del Territorio
Comitato No Tunnel TAV Firenze

 

Ecco alcuni degli articoli di questi giorni a cui si fa riferimento nel comunicato:

06 08 REP FI. Addio Monna Lisa. Nodavia cambierà la super fresa Tav

07 08 REP FI. Foster, da settembre la terra dei cantieri portata via coi camion

 

No al tunnel TAV

22 marzoIl Pd di Renzi-Nardella tira dritto: “La Tav va fatta sotto Firenze”,

di RICCARDO CHIARI, Il Manifesto, 23 marzo 2014.

Il Pd di Mat­teo Renzi non ha dubbi: il farao­nico, costo­sis­simo e rischioso pro­getto del sotto-attraversamento fio­ren­tino dell’alta velo­cità deve andare avanti. “La Tav è un pro­getto nazio­nale di Fer­ro­vie dello Stato, e ci augu­riamo che que­sto can­tiere riprenda il prima pos­si­bile”. Parole di Dario Nar­della, neo depu­tato tor­nato vice­sin­daco per­ché il lea­der lo vuole in Palazzo Vec­chio. Un can­di­dato sin­daco che, alla vigi­lia delle odierne pri­ma­rie di un par­tito che gli ha subito tolto dai piedi l’unico peri­colo (Euge­nio Giani), snobba l’invito del comi­tato “No tun­nel Tav” ad una gior­nata di ana­lisi — eccel­lente — sulle enormi cri­ti­cità della grande opera. Con in paral­lelo la pre­sen­ta­zione di quella alter­na­tiva, di super­fi­cie, esi­stente fin dagli anni ’90. Diven­tata oggi un raf­fi­nato e inno­va­tivo maxi­pro­getto di sistema fer­ro­via­rio inte­grato per l’area metro­po­li­tana fio­ren­tina. Meno impat­tante. Assai meno costoso. Ben più utile per un traf­fico fer­ro­via­rio che, dati alla mano, conta molti più pen­do­lari locali – pena­liz­za­tis­simi — che utenti Tav.

Per giunta sul nodo di Firenze, e più in gene­rale sull’intero per­corso dell’alta velo­cità che da Bolo­gna arriva nel capo­luogo toscano, pesano costi stra­to­sfe­rici per la col­let­ti­vità. Anche senza con­si­de­rare il sotto-attraversamento, con annessa una nuova, grande sta­zione sot­ter­ra­nea a soli due chi­lo­me­tri dalla cen­trale Santa Maria Novella, la tratta appen­ni­nica di 78,5 chi­lo­me­tri è costata la cifra record di 96,4 milioni al chi­lo­me­tro. Una somma enorme, cui dovrebbe aggiun­gersi almeno un altro miliardo e mezzo per il pas­sante fio­ren­tino. Di più: le inda­gini della magi­stra­tura, e il pro­cesso per le deva­sta­zioni ambien­tali in Mugello che si è appena (ri)concluso in corte d’appello dopo che la Cas­sa­zione ha fis­sato alcuni impor­tanti punti fermi, hanno sco­per­chiato un vaso di pan­dora da cui è uscito l’intero codice penale o quasi. Tanto da aver bloc­cato, da più di un anno, i lavori del pas­sante sotterraneo.

In que­sto con­te­sto, tanto dram­ma­tico quanto abi­tuale per gli stu­diosi delle pato­lo­gie inva­ria­bil­mente con­nesse alle grandi opere ita­liane, il giu­di­zio di Alberto Asor Rosa è ful­mi­nante: “Se que­sti for­mi­da­bili errori non fos­sero com­messi per motivi di inte­resse eco­no­mico, non smet­te­reb­bero certo di essere di una gra­vità ecce­zio­nale. Se die­tro non ci fosse la cor­ru­zione, anche se fos­sero fon­dati solo su un ragio­na­mento sba­gliato dal punto di vista tec­nico, vor­rebbe dire comun­que che il cer­vello delle nostre classi diri­genti è finito in pappa”.

Anche Asor Rosa, che pre­siede la Rete dei comi­tati per la difesa del ter­ri­to­rio, ha fatto sen­tire la sua voce alla sala delle ex Leo­pol­dine in piazza Tasso. Insieme a quelle di Maria­rita Signo­rini di Ita­lia Nostra, Fau­sto Fer­ruzza di Legam­biente, e ad inge­gneri, urba­ni­sti, archi­tetti e geo­logi (Alberto Ziparo, Mas­simo Perini, Gior­gio Piz­ziolo, Vin­cenzo Abruzzo, Roberto Budini Gat­tai, Alberto Magna­ghi, Mauro Chessa, Teresa Cre­spel­lani, Enrico Becat­tini, Man­lio Mar­chetta e Ales­san­dro Jaff). Del resto fra gli orga­niz­za­tori della gior­nata c’era anche il “Lapei”, il Labo­ra­to­rio di pro­get­ta­zione eco­lo­gica degli inse­dia­menti, nato sotto l’egida dell’ateneo fio­ren­tino. Men­tre, sull’altro piatto della bilan­cia, a dare for­fait non è stato il solo Nar­della: il neo vice­mi­ni­stro Ric­cardo Nen­cini, mugel­lano, ha girato alla larga da piazza Tasso, così come Con­fin­du­stria, Con­far­ti­gia­nato, e gli stessi sin­da­cati confederali.

Sul punto, a nome del comi­tato No tun­nel Tav, l’ex fer­ro­viere Tiziano Car­dosi non ha nasco­sto l’amarezza: “Qual­cuno ci ha detto che aveva altri impe­gni. Qual­cun altro ha ammesso che non se la sen­tiva di rom­pere certi equi­li­bri. Ma se certi ragio­na­menti arri­vano anche dalle asso­cia­zioni di cate­go­ria, vuol dire che ad essere ‘malato’ c’è qual­cosa di più pro­fondo della sem­plice dina­mica partitico-politica”. Quest’ultima resta comun­que il fat­tore deci­sivo: “Abbiamo un nuovo pre­si­dente del con­si­glio che vuole agire con la spen­ding review per recu­pe­rare gli spre­chi di denaro pub­blico — osserva Ornella De Zordo — sce­gliere l’opzione del pas­sag­gio in super­fi­cie, in una città che lui cono­sce bene, sarebbe un’ottima occa­sione per pas­sare dalle tante parole ai fatti”. Con­ferma Asor Rosa: “Se Renzi volesse, nella sua posi­zione avrebbe la pos­si­bi­lità di eser­ci­tare una fun­zione molto rile­vante”. Se.

 

 

Comunicato Stampa No Tunnel TAV

cantiere Macelli nel 2012

Firenze, 17 gennaio 2014.

A un anno dai provvedimenti della magistratura che ha sospeso i lavori TAV a Firenze nulla è cambiato, nemmeno la politica che non si vergogna di perseverare in un progetto folle.

Un anno fa, il 17 gennaio 2013, la magistratura fiorentina emise avvisi di garanzia per oltre 30 politici e manager, sequestrò la fresa e altro materiale dei cantieri dimostrando quanti problemi ci fossero nel cantiere più grande di Firenze denunciati più volte dalla società civile e anche dal Comitato NO TUNNEL TAV.

Il Comitato ritiene importante ricordare questa scadenza perché il silenzio e l’oblio sono diventati l’alleato più importante di chi vuol andare avanti con i lavori a dispetto della razionalità e del buon senso, mentre, giova ricordarlo, tutti i problemi denunciati restano pericolosamente presenti.

Le dichiarazioni del sottosegretario Erasmo D’Angelis di alcuni giorni fa, che prevedono la ripresa dei lavori nel cantiere della stazione ai Macelli, sono la dimostrazione ennesima di come i poteri forti controllino ormai il sistema politico locale e nazionale imponendo i loro desiderata al di fuori di ogni interesse pubblico e sociale.

La situazione del trasporto ferroviario, a parte quello dell’alta velocità, è a livello vergognoso e finalmente costringe anche il presidente della Regione Enrico Rossi a prendere posizione contro le Ferrovie; è però evidente come le dichiarazioni e le proteste cozzino contro il muro di gomma delle Ferrovie che sono ormai un potere cui viene concesso di operare senza alcun controllo o progetto pubblico. Le FS sono una società per azioni, ma la proprietà è totalmente in mano al Ministero del Tesoro; se l’amministratore delegato Mauro Moretti può agire senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze delle sue azioni vuol dire che il sistema delle grandi opere inutili e degli appalti è quello che controlla la politica dei trasporti e delle infrastrutture. Non si tratta solo di malgoverno e di sperpero di risorse pubbliche: la mancanza di controllo pubblico è sostanzialmente un furto di democrazia, una sottrazione di diritti (quello alla mobilità in primo luogo, ma anche quello alla salute).

Dopo un anno di sostanziale fermo per via dell’inchiesta della magistratura i problemi emersi sono tutti lì presenti e conviene essere noiosi, ma ricordarli:

• il reato contestato di corruzione è alla base di questo progetto; senza interventi dolosi di alcuni dirigenti ministeriali e politici questo progetto sarebbe già morto e sepolto, soprattutto per le pressioni fatte sulle normative per lo smaltimento dei rifiuti, sia a livello nazionale che europeo.

• Le gravissime falle nei controlli che hanno portato allo smaltimento di enormi quantità di terre contaminate (soprattutto in Mugello) sono tuttora presenti.

• Le infiltrazioni della camorra sono un rischio sempre presente, soprattutto quando è presente la figura giuridica del “general contractor” che fa dell’opacità uno strumento di gestione dei lavori.

• Materiali e strumenti di costruzione difettosi e pericolosi: dai conci delle gallerie alle strutture interne della fresa. La cosa non sarebbe emersa se non ci fossero state le intercettazioni telefoniche della magistratura. Ad oggi, invece, non si prevedono controlli seri dei lavori nemmeno dopo quanto emerso.

• Le principali società che dovrebbero realizzare l’opera sono in pessime condizioni economiche: SELI, la proprietaria della fresa, è in odor di fallimento, la Coopsette, vincitrice della gara per il Passante, avrebbe evitato il fallimento ricorrendo al concordato preventivo, sostanzialmente non pagando i fornitori e i debitori; in seguito si sarebbe salvata con una operazione simile a quella fatta per Alitalia ed Etruria, dividendo cioè la società in due imprese, una che si è presa gli appalti più remunerativi e una “bad company” cui sono stati attribuiti tutti i debiti.

• La normativa sulle terre di scavo, introdotta nell’agosto 2012 (decreto 161) emanata per risolvere il problema di 3 milioni di m3 di terra che non si saprebbe dove mettere, confligge con le normative europee; su tutti i progetti mal fatti, che prevedono anomali quantità di terre contaminate, pende la spada di Damocle di un procedimento di infrazione.

• In risposta ad una interrogazione dell’onorevole Bonafede, il ministero dell’Ambiente ha ammesso di aver ritirato l’autorizzazione al piano di utilizzo delle terre di scavo delle gallerie che sarebbero dovute andare a Cavriglia; gli scavi delle gallerie non possono assolutamente iniziare nemmeno con le norme corrive applicate.

• Nel frattempo alcune rilevazioni dell’ARPAT hanno riconosciuto che l’impatto sulla falda è molto forte sia nella zona di Campo di Marte, sia ai Macelli nonostante tutti i proclami e le promesse tranquillizzanti fatte. Ad oggi non è dato sapere che provvedimenti si intendano prendere per ovviare a questo pericoloso inconveniente, anzi, invece di cercare di trovare rimedi si parla di riprendere con gli scavi ai Macelli! Ricordiamo che i rischi sono danneggiamento alle fondazioni degli edifici e possibili cedimenti del terreno.

A questi elementi emersi nell’ultimo anno ci sarebbero da aggiungere tutti problemi documentati e denunciati da esperti e dal comitato: cedimenti del terreno, possibili danni al patrimonio abitativo e artistico, errata progettazione sismica, errate previsioni degli effetti dello scavo, per finire alla mancanza di VIA (valutazione di impatto ambientale) proprio sulla stazione Foster, una grave lacuna sempre ignorata.

Davanti al disastro che si ricava dal noioso elenco riportato sopra, il governo, nella persona del sottosegretario al ministero delle infrastrutture Erasmo D’Angelis, non ha trovato di meglio che annunciare la ripresa dei lavori nella stazione Foster.

Il Comitato denuncia la forzatura di questa operazione: si rischia di gettare una quantità enorme di risorse per realizzare uno scavo che resterebbe solo una ferita nella città, per costringere l’opinione pubblica, in un secondo tempo, ad accettare l’inevitabilità della realizzazione dei tunnel. È un ricatto ignobile.

In questo quadro rifulge il silenzio del sindaco Matteo Renzi, attentissimo a curare mediaticamente la sua immagine; davanti alla vergogna e al disastro di questo progetto la miglior cosa è tacere facendo intendere che il Comune non c’entra nulla: invece c’entra eccome, urbanistica e sicurezza dei cittadini sono competenze del primo cittadino. Il silenzio è stato comprato con diverse decine di milioni di euro da Moretti e c’è anche la promessa di altri soldi per le casse sinistrate di Palazzo Vecchio se i lavori procederanno.

Nelle chiacchiere dei sostenitori dei tunnel di Firenze si è sempre detto che si doveva cominciare a scavare per fare “presto e bene”. Il Comitato si chiede perché non viene abbandonato questo progetto i cui tempi di realizzazione sono ormai fuori controllo (15, 20 anni?) e non si studiano interventi alternativi che avrebbero da subito tre effetti positivi:

  1. con le stesse risorse economiche si realizzerebbero più lavori e si potenzierebbe tutta la rete ferroviaria
  2. si creerebbero da subito molti più posti di lavoro, anche per le ditte toscane che adesso sono scavalcate dal general contractor
  3. si farebbero interventi parziali che hanno tempi di realizzazione molto inferiori e si avrebbero benefici in tempi molto più ravvicinati

Ma questo ormai sono domande affidate al solo buon senso, materiale che scarseggia nella politica italiana.

Il Comitato proseguirà nella sua opera di informazione presso i cittadini – soprattutto nei pressi dei cantieri – preparando un convegno sul Passante di Firenze, sui rischi e sulle possibili alternative.

 

Comitato NO TUNNEL TAV Firenze

 

Rassegna Stampa

1 – 9 novembre 2013

Tunnel TAV e trasporto pubblico locale: l’Ira di Rossi

Nuova Pista dell’aeroporto di Firenze: continua e forse si spenge la polemica tra Regione e Enac

Autostrada Tirrenica: la Regione cerca di mediare

Notizie dai  comitati

SEGNALAZIONI