In Val di Cornia il diritto di accesso agli atti è carta straccia

PastedGraphic-2Recentemente il Comitato per Campiglia, ha richiesto di prendere visione di documenti nei Comuni di Campiglia Marittima, San Vincenzo e Piombino.

A Campiglia è stata richiesta copia delle numerose Convenzioni firmate tra Comune e Lottizzatori degli edifici davanti alla Stazione (tutti atti pubblici), nonché di un disegno relativo al progetto esterno della stazione (progetto pubblico).

A San Vincenzo è stato richiesto di vedere il progetto dei parcheggi e viabilità (pubblici) da realizzare con gli oneri incassati dal Park Albatros e il primo progetto approvato nella Tenuta di Rimigliano.

A Piombino è stato chiesto di prendere visione della progetto della R.T.A. di Salivoli e il relativo certificato di agibilità.

Le motivazioni dichiarate dal Comitato nelle richieste sono state di Studio dei fenomeni di trasformazione del territorio e di Studio sulle RTA in Val di Cornia, in conformità agli scopi dello Statuto del Comitato che è stato allegato alle richieste.

Per tutte le richieste è stato formulato un parere negativo, in tutto o in parte, o dilazionatorio.

Campiglia, ha motivato il diniego dicendo che per le avere le copie occorre avere un “interesse per la tutela di situazioni giuridicamente rilevanti”, dimenticando che i documenti li aveva già forniti per consultazione al Comitato stesso poche settimane prima.

San Vincenzo ha motivato il diniego dichiarando che occorre prima dimostrare di avere “un interesse Diretto, Concreto e Attuale” in generale, e in particolare per il Park Albatros ha dichiarato che questo ha dato parere negativo (in merito ad opere pubbliche) perché il Comitato si deve interessare di Campiglia e non di San Vincenzo.

Piombino ha dichiarato l’accessibilità al progetto di Lottizzazione e Convenzione della RTA, ma non al certificato di agibilità perché non si può accedere ad atti depositati in Comune se non soggetti a pubblicazione e occorre “dimostrare la titolarità di un interesse giuridicamente protetto”.

Il comma 2 dell’art. 22 della legge 241/1990 modificato dall’art. 10 comma 1 della legge 69/2009 recita: L’accesso ai documenti amministrativi, attese le sue rilevanti finalità di pubblico interesse, costituisce principio generale dell’attività amministrativa al fine di favorire la partecipazione e di assicurarne l’imparzialità e la trasparenza. Inoltre il comma 3 della L. 241/90 recita : Tutti i documenti amministrativi sono accessibili, ad eccezione di quelli indicati all’articolo 24, commi 1, 2, 3, 5 e 6.(non è il nostro caso).Infine all’art. 22 della Legge 241/90 viene specificato che l’accesso è consentito per tutti i documenti amministrativi intendendo per questi: ogni rappresentazione grafica, fotocinematografica, elettromagnetica o di qualunque altra specie del contenuto di atti, anche interni o non relativi ad uno specifico procedimento, detenuti da una pubblica amministrazione e concernenti attività di pubblico interesse, indipendentemente dalla natura pubblicistica o privatistica della loro disciplina sostanziale.

Alla luce delle risposte date, è evidente la volontà dei Comuni della Val di Cornia interpellati, di rendere inaccessibili i documenti amministrativi impedendo la partecipazione, l’imparzialità e la trasparenza dell’attività amministrativa per tutti i cittadini che evidentemente devono essere governati all’insaputa di tutto.

Questo fenomeno è inaccettabile in un paese che si dice democratico, ma purtroppo non meraviglia più di tanto alla luce del comunicato del M5S Campiglia-Venturina pubblicato su Corriere Etrusco. Questo rivela infatti che al 2-10-2013, nella classifica dei siti di tutti gli Enti Locali italiani redatta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, per misurare la trasparenza dei siti web delle Pubbliche Amministrazioni riguardo informazioni, consulenti, assenteismo, documenti di bilancio, pagamenti, servizi erogati, performance, società partecipate ecc., Campiglia Marittima si attesta all’ultimo posto non rispettando nessuno dei 65 indicatori da rispettare, e, aggiungiamo noi, con Campiglia, alla fine di questa classifica in buona compagnia di Campiglia troviamo proprio San Vincenzo e Piombino.

Questa situazione è già stata denunciata alla Presidenza della Regione Toscana e al Garante Regionale della Comunicazione perché, alla luce della stessa legge regionale 9/2013, si provveda ad eliminare queste limitazioni improprie al diritto di accesso.

Nel caso poi che i Comuni interpellati rifiutassero di fornire quanto richiesto, il Comitato per Campiglia provvederà ad informare la Magistratura.

Campiglia Marittima 24-10-2013

L’anello mancante

Anello-mancante-ISG-12di Alberto Asor Rosa, Il manifesto, 18 giugno 2013.

E ora? Ora mi pare che le cose siano andate esattamente nel senso enunciato e previsto dal “piano”. Non parlo neanche, almeno non prevalentemente, del “governo delle larghe intese”. Mi limito da questo punto di vista a esprimere l’opinione, di carattere generalissimo, secondo cui non esiste, non è mai esistito, un governo al di sopra delle parti: un governo è sempre di parte; è per qualcuno, contro qualcuno. Da questo punto di vista è di solare evidenza che questo governo si muove prevalentemente nel solco di parole d’ordine enunciate in passato, e oggi ripetute e rivendicate con strafottenza sempre maggiore, dal cosiddetto centro-destra (italiano, s’intende): e questo sia dal punto di vista politico-istituzionale sia dal punto di vista delle misure economiche.

All’interno di questo quadro è lampante, per fare un solo esempio, la preminenza della deriva presidenzialista (o semipresidenzialista: la differenza non è chiara nemmeno a tutti quelli che disinvoltamente ne cianciano; in un libro di qualche anno fa, La quinta repubblica da De Gaulle a Sarkozy, 2009, Umberto Coldagelli ha messo in luce con rara efficacia gli innumerevoli equivoci su cui si fonda l’idoleggiamento del presunto modello francese). L’abbandono dell’ipotesi, enunciata nel programma elettorale del centro-sinistra e del Pd, dell’eventuale miglioramento e perfezionamento del sistema politico-istituzionale in favore, invece, di una sua radicale riforma (o stravolgimento), fa del “governo delle larghe intese”, se va avanti così, un punto di non ritorno nella dinamica politica italiana. O non doveva anch’esso, come il “governo tecnico”, essere un governo di breve durata, inteso ad affrontare i nodi più critici, soprattutto economici, dell’emergenza? Si delinea invece come il governo più importante e più decisivo per le nostre sorti dal 1946 a oggi.

La natura cogente del “governo delle larghe intese”, – quella predisposizione a cambiare in profondità il sistema della rappresentanza in Italia, predisposizione che, ad esempio, non era né poteva essere di “governo tecnico”, – risulta dal fatto che, sempre più chiaramente, si va formando al centro, fra governo e partiti, una nuova e inedita articolazione, più visibile e percepibile da un punto di vista ideologico e culturale che strettamente politico, la quale vede uomini del centro-sinistra e uomini del centro-destra solidamente affiancati allo scopo di procedere a lungo (ripeto: a lungo) verso questa medesima, comune direzione. Il “governo delle larghe intese” potrebbe diventare, a quel che si sente e si vede, l’incubatore, se non di una nuova formazione politica, di una comune cultura politica, destinata a determinare anche in futuro l’orientamento di ambedue le formazioni.

Potrebbe cioè orientare il centro-destra a liberarsi progressivamente dell’ossessiva subalternità al Padre Padrone? Può darsi (e questo potrebbe essere uno degli obiettivi reconditi del “piano”). Quel che è certo è che lo sviluppo di tale tendenza renderebbe ancor più irreversibile lo svuotamento politico e sociale del centro-sinistra e del Pd, cui il “grande piano”, messo in opera pazientemente e intelligentemente nella fase di costruzione del “governo delle larghe intese”, aveva dato l’avvio.

Ma non è questo il punto, per lo meno non quello decisivo. Il punto decisivo è se e come il Pd riuscirà a uscire dalla morsa in cui è stato gettato e si è gettato. Dico subito che non condivido le danze macabre che qualcuno, molto sollecitamente, ha iniziato, e con grande entusiasmo, intorno al suo presunto cadavere. Se il Pd è perduto, dovremo lavorare, qualcun altro dovrà lavorare per decenni perché un nuovo processo abbia inizio. Dunque, finché non è perduto, bisognerà sforzarsi di evitare che lo diventi.

Certo, detto questo, il quadro è desolante. Il risultato soddisfacente delle elezioni amministrative dimostra soltanto che, risalendo talvolta a fatica lo tsunami dell’astensionismo, il Pd gode ancora, nonostante tutto, e il centro-sinistra con lui, di un elettorato di appartenenza, che ne cede anch’esso qualcosa all’astensionismo, ma meno, talvolta molto meno, di altri. Ma il dato impressionante è l’incremento esponenziale dell’astensionismo, frutto di una crisi di sfiducia nei confronti di tutto il sistema, a cui sarebbe vano pensare che il risultato elettorale amministrativo del centro-sinistra come il frutto della politica delle “larghe intese”. Questo risultato va letto invece, esattamente come una smentita alla linea della “normalizzazione”, che è stata dominante nei mesi passati. Da qui, se mai, deve ripartire una nuova riflessione su natura e destino del Pd e conseguentemente del centro-sinistra (inteso come motore dell’intero processo).

Il documento Barca enuncia una serie di procedure utilissime a invertire la tendenza: va seguito con attenzione questo tentativo. Da parte mia enuncerei una serie di punti e di modi, – non temo smentite, nel senso più assoluto del termine, – nessuno parla dentro questo partito; e pochi fuori.

1) Do per scontato che debba esserci un “partito”, organizzato democraticamente, e non grillinamente (o berlusconiamente) liquido. Ma: chi rappresenta questo partito? Quali interessi difende e tutela (al di là o al di sopra di quell'”interesse nazionale”, che è da sempre il simulacro appariscente di un qualche “interesse particolare”)?

Come si fa a non tentare neanche di rispondere a questa domanda? Ciò che non avviene più da anni, forse da decenni (Una ricostruzione storica dovrebbe risalire a l’89, o giù di lì). E in tempo di crisi, oggi, l’assenza di questa risposta tende a diventare drammatica. L’antipolitica non è il frutto di una generica condanna di comportamenti politici genericamente intesi: è il frutto della totale assenza di corrispondenza fra interessi e rappresentanza. Se questa corrispondenza esistesse e fosse praticata con assoluta chiarezza, deputati e senatori potrebbero persino aumentarsi gli stipendi, e nessuno troverebbe qualcosa da ridire.

2) È sempre più intollerabile l’assoluta autoreferenzialità di questo partito com’è e delle sue interne discussioni. Mai uno sguardo che si volga all’esterno delle stanze segrete del potere. L’Italia è piena di movimenti, comitati, centri di azione e di elaborazione, critica e proposta. Nulla che assomigli neanche da lontano agli scambi estremamente vitali di una volta: si pensi ad esempio, a Enrico Berlinguer e alle sue iniziative di consultazione di massa fuori dal partito. Altri tempi? Sì, ma dov’è allora oggi la diversità? Forse nel fatto che il partito si è supinamente adeguato alla civiltà dello spettacolo e della finzione? Le battaglie per il carattere pubblico dell’acqua, per i beni comuni, per nuove forme di partecipazione popolare, si arrestano, ignorate, alle soglie della macchina partitica. L’osmosi si è disastrosamente interrotta. Altro che “Italia bene comune”! Parola d’ordine vuota, se non riempita da diecimila contenuti.

3) E il lavoro? Possibile che nessuno noti, e faccia notare, che fra le tante anomalie italiane c’è anche l’assenza di un Partito socialista (salvo alcuni residui marginali)? Ora lasciamo stare, per amore di brevità e di chiarezza, la vecchia diatriba sulle etichette. Ma com’è possibile che la rinuncia all’etichetta abbia portato a questa colossale rinuncia alla rappresentanza dei ceti sociali legati alla produzione e del lavoro, e più necessariamente soggetti alla loro crisi, la quale in questo momento è il fattore discriminante per il destino del paese Italia? Se il Pd non assumerà di nuovo con chiarezza tale rappresentanza, non compirà il passaggio che può garantire non la stentata sopravvivenza ma una ripresa in grande nel sociale, e dunque (dico io) nel paese.

4) Esiste o no una “questione morale” in questo paese? Una “questione morale”, che riguarda singoli soggetti, gruppi organizzati e pezzi interi del sistema, e invade sempre più spesso le istituzioni, la politica e persino il senso comune? C’è un silenzio impressionante su tutta questa sfera dell’agire pubblico, che fa da sgabello alle operazioni più spregiudicate. Dalla risposta a questa domanda dipende una parte importante, anzi decisiva, dell’essere organizzazione politica di un certo tipo e non di un altro. Può un partito come il Pd non disseppellire la “questione morale” e farne la propria bandiera?

5) Il Pd vive meglio, è meglio, in periferia che al centro. Non penso agli scout toscani: penso alle scelte amministrative, spesso fuori del controllo degli apparati, di città come Milano, Genova, Cagliari, oggi Roma, e con Roma la Regione Lazio. Metodologie di scelta degli apparati e dei candidati di tale natura andrebbero adottate anche a livello nazionale. Primarie generalizzate? Non solo, e non tanto: ma la verifica delle scelte, ogni qualvolta se ne fa una importante, in un quadro di trasformazione permanente. Un partito perpetuamente trasformativo, non fossilizzato.

6) Non c’è nuova politica in Italia se non c’è una nuova Europa in Europa: tutto quello che ho detto finora va proiettato su questo sfondo. Finora l’Europa è un insieme di vincoli elaborati e gestiti dall’oligarchia di Bruxelles. O si esce da questo ambito, recuperando capacità e possibilità di sviluppo diverse rispetto al presente, oppure dobbiamo rassegnarci a un futuro e a un ruolo di quarto o quinto grado. Qui si vede bene come l’interesse particolare (il lavoro, la partecipazione, la cittadinanza) è condizione, non remora o impedimento, dell’interesse generale (il bene del paese).

Ora, la domanda con cui concludere il discorso è: serve ancora in epoca post-moderna riflettere sulle coordinate generali dell’azione politica oppure no? Se si risponde no, l’azione politica sarà ridotta, come sempre più lo è, a gesto, improvvisazioni, spettacolo, battuta, gioco di potere, gutturale richiamo della foresta e, soprattutto, agli interessi personali e di carriera da difendere: in tal caso non ci interessa più, la lasciamo volentieri agli altri, a tutti coloro cui Mitridate ha insegnato bene la lezione. Se sì, bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare. Infatti, mettere insieme tutte queste cose (e altre, naturalmente) – l’organizzazione democratica e partecipativa, la difesa degli interessi e del sociale, la rappresentanza del lavoro, l’osmosi fuori-dentro, il rapporto centro-periferia, un nuovo europeismo, – significa costruire un “progetto”. Ce l’ha un “progetto” il Pd? No, non ce l’ha; o se ce l’ha, nessuno finora se n’è accorto.

Bene, il “progetto” è l’anello mancante, che serve a tenere insieme critica e moralità, azione politica e partecipazione, consenso e dissenso, proposte concrete e futuro lontano possibile. Daremo fiducia a quel gruppo dirigente che ci metterà sotto gli occhi l’anello mancante. Se nessuno farà vedere l’anello mancante, non daremo fiducia.

 
NB: l’illustrazione de l’anello mancante, piuttosto curiosa, è tratta da: http://www.trattidimare.it/filippo-sassoli/. Si ringrazia l’autore per l’involontaria collaborazione.

La Regione e la Rete

RAPPORTO SULL’INCONTRO FRA LA GIUNTA REGIONALE  TOSCANA E LA GIUNTA DELLA RETE DEI COMITATI PER LA DIFESA DEL  TERRITORIO.

Il giorno 15 aprile 2013, secondo quanto preannunciato, si è svolto presso la Presidenza della Regione Toscana, in Piazza Duomo a Firenze, l’incontro fra la Giunta Regionale Toscana e la Giunta della Rete dei Comitati per la difesa del territorio. L’incontro è durato dalle ore 11 alle ore 13,15: è stato dunque lungo, complesso e ricco di implicazioni.

Per la Giunta Regionale toscana, oltre al Presidente Enrico Rossi, erano presenti gli Assessori: Anna Marson (urbanistica), Anna Rita Bramerini (ambiente), Vincenzo Ceccarelli (mobilità), per pochi minuti, Gianni Salvadori (agricoltura).

Per la Giunta della Rete dei Comitati per la difesa del territorio, oltre al Presidente Alberto Asor Rosa, erano presenti: Mauro Chessa, Sergio Morozzi, Claudio Greppi, Gianni Mori, Paola Jervis, Helen Ampt, Ilaria Agostini, Nino Criscenti, Paolo Celebre. Era inoltre presente per la Rete anche la professoressa Maria Rosa Vittadini, esperta di infrastrutture e grandi opere.

Il Presidente Rossi, esordendo, ha sottolineato la novità e l’importanza dell’incontro, che vedeva per la prima volta a confronto le istituzioni regionali toscane e le rappresentanze dei Comitati di base e dei gruppi intellettuali che nella Rete gli si sono affiancati, operativamente e strategicamente. Ha quindi invitato Alberto Asor Rosa a esporre le posizioni della Rete. Asor Rosa è tornato a illustrare, come era già accaduto nell’Assemblea dei Comitati del 3 febbraio, i termini generali della Piattaforma Toscana, raccomandando che qualsiasi rilievo o risposta parta dalla conoscenza per esteso di quel documento, in cui sono sistematicamente approfondite ed esposte tutte le principali questioni ambientali e territoriali della Regione toscana.

Presenta successivamente le Schede per l’incontro con la Regione, le quali riassumono per punti la piattaforma e contengono l’analisi delle situazioni più critiche e le richieste più radicali della Rete:

1. Il dissesto idrogeologico;

2. Lo sfruttamento fuori norma e misura delle risorse energetiche;

3. La distruzione delle Alpi Apuane;

4. La revisione della Legge 1 e il nuovo Piano paesaggistico regionale;

5. La situazione urbanistica fiorentina;

6. La questione della Piana fiorentina;

7. La “nuova questione agricola” (cui, connessa, aderisce la problematica dei “parchi agricoli”, di cui, a mo’ d’esempio, viene chiamata in causa la Val d’Orcia);

8. Il “corridoio tirrenico”;

9. Il sottoattraversamento ferroviario di Firenze.

[Nel merito dei singoli punti si rinvia al testo dello medesime “Schede”, che sono state trasmesse insieme con questo Rapporto].

L’intervento successivo del Presidente Rossi è stato puntuale e circostanziato (indipendentemente dal maggiore o minore consenso che le sue posizioni sono destinate a incontrare da parte della Rete). Riassumendo per punti molto sinteticamente:

1. Sul “corridoio tirrenico” Rossi ha ribadito i termini della delibera della Giunta regionale del 9 aprile u.s., molto vicina alle posizioni della Rete (sovrapposizione della autostrada al tracciato dell’Aurelia fino a Orbetello Scalo; ricerca di tutte le soluzioni meno invasive per i cittadini e meno dannose per l’agricoltura e per il paesaggio per il tratto fra Orbetello scalo e Fonteblanda);

2. E’ in via di definizione il nuovo “regolamento” per l’escavazione sulle Apuane; l’obbiettivo è quello di tutelare le attività lecite, fornendo gli strumenti contro le attività di rapina;

3. Anche per quanto riguarda l’Amiata è in preparazione il nuovo PAER. E’ arrivato il momento di abbandonare l’alta entalpia e prendere un’altra strada meno invasiva, e che al tempo stesso abbia impatti più fruttuosi sulla salute, la ricerca o l’occupazione;

4. Sulla Piana Rossi si dichiara “sereno”: l’aeroporto c’è, è difficile cancellarlo; ma l’adozione già deliberata di un “Parco agricolo” di circa 7mila ettari è “un atto robusto”, di cui tener conto, anche per le ricadute urbanistiche che ne possono derivare; bisognerà vedere come si comporteranno i Comuni interessati “all’accordo di programma”.

5. Rossi sottolinea la positività dell’iniziativa regionale in merito alle leggi urbanistiche e paesaggistiche. Tra i principali avanzamenti segnala il vincolo di inedificabilità delle aree agricole, già previsto nella vecchia e tuttora vigente Legge 1/2005, dove tuttavia “il carattere generico della norma ha consentito di tutto”. Si chiede al tempo stesso come il piano paesaggistico sarà recepito dagli strumenti comunali. Bisognerà andare probabilmente in maniera sempre più sistematica verso piani intercomunali. Importanti gli strumenti di monitoraggio e d’indirizzo del piano paesaggistico. Inoltre: di fronte a possibili cambiamenti climatici, bisogna attrezzarsi per tempo, anche allo scopo di tutelare al meglio 1’agricoltura. Sono previsti interventi a favore della collina e della montagna, da programmare in maniera innovativa e originale. Insomma: bisogna costruire un cambiamento culturale per uno ”sviluppo conservativo”

6. Sul sottoattraversamento ferroviario di Firenze Rossi, pur esprimendo perplessità in merito ai comportamenti dello Stato e alle precedenti decisioni regionali in materia, ritiene che non sia possibile tornare indietro dagli accordi stipulati, anche per il peso degli oneri che questo comporterebbe, e in base al principio di “continuità istituzionale”, cui la Regione deve ispirarsi.

Si apre la discussione

Interviene l’Assessore Bramerini: a sostegno delle parole del Presidente Rossi nel merito, informa che si sta chiudendo la fase delle osservazioni VAS al PAER e dichiara: “Siamo pronti ad accogliere contributi”. E’ in fase di avanzata preparazione anche il nuovo Piano dei rifiuti, che prevedono un sistema industria1e di riciclo dei rifiuti e la riduzione del numero degli inceneritori.

Interviene l’Assessore Marson: ribadisce il valore di rinnovamento della Nuova Legge l e del Piano Paesaggistico regionale;

Interviene Mauro Chessa, Vice Presidente della Rete: sottolinea le attività di rapina da parte dell’ENEL sull’Amiata, che sta depauperando rapidamente risorse non rinnovabili e produce seri problemi sanitari e ambientali. [Asor Rosa consegna a Rossi una lettera – appello di massimo allarme per l’acquifero dell’ Amiata di Cinzia Mammolotti, membro della Giunta non presente]. Sul capitolo delle Apuane fa osservare che nel 2010 è uscito dalle Apuane un volume di marmo pari a una coda continua di autobus della lunghezza di 30 km; anche in questo caso si sta smantellando una risorsa inestimabile senza produrre ricchezza in loco ed anzi producendo danni ambientali e sociali gravissimi. Per quanto riguarda il dissesto idrogeologico sottolinea la necessità di sottrarre gli interventi alla logica dell’emergenza e del settorialismo per inserirli in ampie politiche socio economiche che conducano ad una rivitalizzazione dell’economia montana e del presidio di questi plessi territoriali. Conclude ricordando l’impegno di Rossi non solo per questo incontro ma anche per inserire la Rete nel sistema della concertazione.

Interviene Maria Rosa Vittadini: a proposito del sottoattraversamento ferroviario di Firenze, parte dall’accordo tra RFI, Regione Toscana e Comune di Firenze, in cui non emerge un progetto “dalla parte della città”. Vi manca ad esempio totalmente il raccordo con il traffico regionale/metropolitano/urbano. I vantaggi per i viaggiatori fiorentini e toscani non esistono. La Rete, comunque, chiede di “non fare questo tunnel”. Esistono progetti alternativi. Potrebbe partire un grande ed emblematico processo di partecipazione per la costruzione di un progetto regionale alternativo al progetto attuale. La valutazione dev’essere tra lo scenario dei vantaggi di tutti contro lo scenario dei lavori attuali.

Interviene Gianni Mori: ricorda la lotta che si combatte in Val di Chiana contro l’insediamento della mega-centrale a biomasse al posto dell’ex-zuccherificio di Castiglion Fiorentino, passa a parlare del rapporto fra cambiamenti climatici e agricoltura in una zona come la Val di Chiana, che potrebbe essere recuperata a una vocazione agricola di avanguardia.

Torna a intervenire Asor Rosa: ribadisce che nel merito di molte delle assicurazioni formulate da Rossi e dai suoi Assessori bisognerà trovare lo strumento di una verifica puntuale e costante, per la quale chiede garanzie. Inoltre ribatte alle posizioni espresse da Rossi in merito al sottoattraversamento ferroviario di Firenze. La Rete chiede che il progetto venga abbandonato. In ogni caso chiede che vengano valutate con attenzione molto maggiore le innumerevoli ricadute negative di tale progetto sui cittadini fiorentini e toscani.

Replica Rossi che sul tunnel c’è in Consiglio regionale un’ampia maggioranza ad andare avanti. Tuttavia ritiene che sia possibile da parte della Regione aprire un tavolo di confronto in merito alle ricadute negative che il progetto attuale produrrebbe sui cittadini fiorentini e toscani e invita la Rete a presentare le proprie controproposte in merito, per una scadenza molto ravvicinata.

L’Assessore Ceccarelli, in carica solo da poco tempo, dichiara di esser pronto a un incontro sul tema della valutazione dei due scenari (tunnel vs progetto alternativo integrato), pur lamentando che, come spesso accade in casi del genere, la Regione rischia d’essere l’ultimo nodo al quale addossare le colpe dei mancati minuti di recupero sulle tratte.

Asor Rosa: la Rete non può condividere il principio di “continuità istituzionale” invocato per la regione da Rossi. Poiché, tuttavia, anche da parte della Giunta Rossi non sembra esserci un’adesione entusiastica alle scelte in precedenza adottate, solo se si esce da questa prospettiva di rigida continuità, può esserci un contributo da parte della Rete. Se si entra in questa prospettiva dialettica, bisogna dunque che si preveda un nuovo incontro in cui la Giunta regionale dia risposte puntuali su ognuna delle “Schede”.

Il presidente Rossi conclude dichiarando che intanto il confronto richiesto dalla Rete sulle materie delle relative “Schede” può iniziare con ognuno degli Assessori interessati. Le ultime affermazioni di Rossi riguardano la possibilità in generale di aprire un processo di ”concertazione” permanente, nella quale la Rete potrebbe essere riconosciuta come interlocutore autorevole della Giunta Regionale toscana attraverso un protocollo.

Valutazione politica

La Giunta della Rete ritiene che l’incontro con la Giunta regionale toscana e con il Presidente Rossi rivesta una notevole importanza nel quadro delle lotte che Comitati e Associazioni conducono in una Regione preziosa come la Toscana per la difesa dell’ambiente, del territorio, del paesaggio e dei beni culturali.

Dando per scontata l’assoluta autonomia della Rete nei confronti delle istituzioni regionali e di qualsiasi formazione politica, l’apertura di un processo puntua1e, circostanziato e costante di proposta, verifica e controllo, non può non esser considerata positiva.

Le prossime, significative scadenze sono quelle elencate nelle “Schede” e ampiamente trattate nella discussione, sempre nel quadro più generale, da non accantonare mai, della “Piattaforma Toscana”. In una riunione di Giunta, da programmare a breve scadenza, saranno organizzati i gruppi di lavoro, dentro e fuori la Giunta, destinati a portare avanti i lavori sui singoli argomenti interessati. Alla Giunta il compito di sistematizzare l’insieme dei lavori e di tenere il più alto possibile il confronto con la Regione.

Rassegna Stampa

Speciale Assemblea della ReTe – 3 febbraio 2013

3 febbraio 2013 - Assemblea plenaria della Rete

Guardate le interviste alla televisione locale: http://www.youtube.com/watch?v=gAiiFs8KE30