Luglio 2014 – Selezione della stampa. Firenze.

Nardella alle prese con l’eredità del suo predecessore.

Grande entusiasmo per il nuovo stadio a Novoli: tutti prevedono procedure rapide (vedremo). Ma intorno all’area Mercafir girano grandi interessi immobiliari.

È uscito il n. 2 de “La Città invisibile”.

lacittainvisibile_pucÈ uscito il secondo numero de “La Città invisibile”, la rivista online edita dal laboratorio politico perUnaltracittà. (clicca qui per leggerla).

In questo numero sono presenti contributi di Cristiano Lucchi che ha curato una timeline sulle persone morte in carcere in Toscana, Eros Tetti sullo scandalo dello sfruttamento delle Apuane, Ornella De Zordo sulle commistioni mafiose negli appalti della Tav a Firenze e di Stefano Cecchi e Silvia Gabbrielli sullo stato del mondo del lavoro. Tra i contenuti delle rubriche il video sulla chiusura di Amon, negozio storico di via Palazzuolo, curato da Silvia Chiarantini, Francesca Conti e Alessandra Cinquemani; la video-testimonianza di Andrea Magherini, fratello di Riccardo ucciso mentre veniva fermato dai carabinieri e il caso Ferrulli, di Maurizio De Zordo. Inoltre le cronache dal Palazzo di Giacomo Trombi, l’inutilità della terza corsia tra Incisa e Firenze Sud denunciata dal gruppo per una cittadinanza attiva di Bagno a Ripoli, gli appuntamenti in città e la ricetta della minestra di tenerume di Barbara Zattoni.

Dopo 10 anni in cui perUnaltracittà ha cercato di dare voce alle vertenze e alle realtà di movimento in Consiglio comunale, il gruppo di attivisti e attiviste persegue con “La Città invisibile” le stesse finalità fuori dal Consiglio, potenziando una più stretta collaborazione con le realtà insorgenti presenti in città. Il periodico online, una sorta di Osservatorio territoriale sulle conflittualità sociali esistenti e sui fronti ancora da aprire, nasce quindi per mettere a fuoco e divulgare in modo comprensibile i troppi meccanismi sotterranei della politiche liberiste attuate a Firenze e in Toscana (e non solo).

Aeroporto Firenze: City-airport o Airport-city?

edc8688213Documento dell’Unione Sindacale di Base, Firenze, sabato 7 giugno 2014.

Dietro questo gioco di parole si nasconde la volontà da parte della politica fiorentina di avallare in toto le richieste di Aeroporto di Firenze s.p.a circa lo sviluppo dello scalo di Peretola che vorrebbe trasformarlo in scalo internazionale da 4,5 mln di passeggeri, ben altro rispetto al city-airport previsto dal Pit. Secondo la nostra organizzazione sindacale si apre adesso una partita delicata per la città; il gruppo argentino di Corporacion America ha acquisito in sostanza la maggioranza assoluta di Adf, crede nello sviluppo dello scalo e vuole investire seriamente per riqualificarlo. Fin qui tutto bene per chi fa sindacato e lotta quotidianamente per difendere i livelli occupazionali e contro l’attuale inefficienza dello scalo fiorentino. Però ci chiediamo anche quanto uno sviluppo incontrollato del nostro aeroporto sia opportuno in termini di sostenibilità economica e ambientale. Condividiamo infatti i dubbi e le resistenze dei colleghi pisani sull’integrazione, fusione o holding, che dir si voglia, tra le due società che hanno una compagine societaria molto diversa, la Sat ancora in mano pubblica e Adf, come abbiamo detto, saldamente nelle mani dei privati. L’intesa tra i due aeroporti si sta arenando proprio a causa dello “strappo” di Adf sui 400 mt di pista in più rispetto al Pit, che modificano sostanzialmente il rilancio dello scalo fiorentino non più come city-airport ma come potenziale catalizzatore di traffico per tutta la Toscana mettendolo in concorrenza con Pisa. Vogliamo ricordare, a questo proposito, che la stessa cosa è successa negli scali lombardi di Malpensa e Linate e le ripercussioni di queste scelte che non sono state ben governate dalla politica, hanno avuto fra i primi effetti proprio l’apertura di una grave crisi occupazionale a Malpensa e, dall’altra parte, la saturazione dell’aeroporto cittadino di Linate. Ben venga quindi l’integrazione fra Firenze e Pisa, ma c’è un altro aspetto per noi fondamentale e riguarda il tipo di sviluppo che si vuol dare allo scalo fiorentino essendo così inurbato e inserito nell’ultimo spazio verde rimasto nella Piana di Sesto. Conoscendo gli “appetiti” del mercato che una città universalmente nota come Firenze richiama, dovremmo a nostro avviso mettere dei vincoli all’attività aeroportuale, come avviene ad esempio in un city-airport come London City, in termini di orario di apertura e chiusura, ma quale garanzia avremo in questo senso se queste decisioni vengono demandate ad un soggetto privato? La risposta è scontata; le s.p.a fanno gli interessi degli azionisti, non delle comunità che intorno agli aeroporti ci vivono. Questa funzione dovrebbe spettare agli enti pubblici ma, almeno nel caso di Firenze, non hanno più quote di rilevanza, per cui, ci dispiace, non ce la sentiamo di avallare progetti costosi ed eco-insostenibili anche se hanno un nome accattivante e simpatico come airport-city.

Milano e Firenze, chiese a uso privato.

imagesdi TOMASO MONTANARI,
Il Fatto quotidiano, 16 Maggio 2014.

Stasera la banca d’affari newyorchese Morgan Stanley accoglierà i suoi danarosissimi ospiti per una cena ultraesclusiva (organizzata dall’albergo di lusso Four Seasons) nel Cappellone degli Spagnoli, che è la sala capitolare trecentesca di Santa Maria Novella a Firenze. Si chiama così perché, a metà del Cinquecento, divenne la cappella dove si riunivano gli spagnoli del seguito di Eleonora di Toledo, moglie del granduca Cosimo I. È, insomma, una chiesa – con tanto di grande crocifisso marmoreo sull’altare – completamente coperta di affreschi che raccontano la spiritualità e le opere dell’ordine mendicante fondato da San Domenico. La brillante idea di usarla come location al servizio della grande finanza responsabile della crisi è del vicesindaco e candidato a sindaco Dario Nardella: la cappella è, infatti, compresa nel circuito museale comunale. Rispettando più il desiderio di discrezione del gruppetto di super-ricchi che non il diritto dei cittadini a essere informati dell’uso del loro patrimonio monumentale, il Comune ha tenuto finora segreto l’evento. Ma si apprende che il beneficio economico sarà minimo: meno di 20 mila euro, che dovrebbero essere destinati al restauro di un’opera d’arte. La precipitosa e silenziosa organizzazione della serata – gestita direttamente da Lucia De Siervo, responsabile della Direzione cultura di Palazzo Vecchio e membro del cerchio magico renziano – potrebbe comportare la temporanea chiusura della chiesa di Santa Maria Novella (eventualità che ha fatto infuriare il Fondo Edifici di Culto del ministero dell’Interno, proprietario del tempio), e obbligherà a collocare le cucine in un chiostro del convento ancora di proprietà dei frati, all’oscuro di tutto. Nardella, evidentemente, non cambia verso rispetto a Renzi: l’unico uso del patrimonio pubblico è ancora quello commerciale. Ma vista la grottesca esiguità del canone, è evidente che il vero movente è piuttosto quello di disporre di queste location per costruire e consolidare la rete dei rapporti politici ed economici del gruppo dirigente renziano, assai proclive a frequentare la più spregiudicata finanza internazionale. Colpisce che il connubio chiesa-lusso-affari non turbi i sonni di politici che non perdono occasione per esibire il proprio cattolicesimo. Negli affreschi del Cappellone i milionari vedranno San Domenico, ardente di amore per la povertà, che converte e confessa coloro che vivono nel lusso: ci si riconosceranno? Poco più in là vedranno rappresentato il trionfo di San Tommaso d’Aquino, il grande filosofo medioevale che scrisse che “il lucro non può essere un fine, ma solo una ricompensa proporzionata alla fatica”, e che “nessuno deve ritenere i beni della terra come propri, ma come comuni, e dunque deve impiegarli per sovvenire alle necessità degli altri”. Chissà cosa avrebbe pensato se avesse saputo che la sua immagine dipinta avrebbe un giorno decorato la location di un banchetto per i super squali che hanno costruito la più grande disuguaglianza della storia umana. Il prossimo passo quale sarà? Far sfilare modelle in biancheria intima su un altare? Ma si è già fatto, e proprio a Firenze: in Santo Stefano al Ponte, con la benedizione della Curia. Si arriverà a prestare pezzi di chiese gotiche a centri commerciali? Già fatto anche questo: Oscar Farinetti ha appena annunziato che porterà un pezzo del Duomo di Milano nel suo supermercato sulla Fifth Avenue, a New York, per la precisione “due guglie”. E sì, la Veneranda Fabbrica del Duomo (quella che voleva mettere un ascensore per fare una terrazza da aperitivi sul tetto della Cattedrale) gli presta due guglie da tempo musealizzate, con relative statue di santi. Non per un progetto scientifico, ma come attrazione: insieme a quattro di quelle che Farinetti ha chiamato “grondaie” (le gronde gotiche), e a quella che ha definito “una statua di Santa Lucia incinta”. Ora, Santa Lucia era vergine e finì martire: ma incinta non risulta, e probabilmente l’esuberante Farinetti ha frainteso la veste goticamente cinta sotto il seno della bellissima Santa Lucia del Maestro del San Paolo Eremita, che verrebbe strappata al circuito del Museo del Duomo. Ma il punto non è la gravidanza della statua, né la cultura del patron di Eataly: il punto è chiedersi se abbia senso portare pezzi di una grande chiesa medioevale in un supermercato di cibo a New York, o far banchettare i banchieri in una chiesa del Trecento. Il Vangelo dice che non si può servire a due padroni, e che si deve scegliere tra Dio e il denaro: bisogna riconoscere che sia la Veneranda Fabbrica sia Nardella hanno scelto. Ma anche chi non ha scrupoli religiosi dovrebbe preoccuparsi per la distruzione della funzione civile del patrimonio culturale. Chi crede nel marketing dovrebbe interrogarsi sulla ridicola entità degli utili, e chi immagina che questa privatizzazione sia la via del futuro dovrebbe farsi qualche domanda sulla mancanza di trasparenza. Gli unici che in nessun caso avranno dubbi sono i pochissimi che ci guadagnano: questo è certo.

Come è andata a finire? Invece di 20.000 €, viste le polemiche, ne sono stati chiesti 40.000!

Lo leggiamo su: Repubblica 18 maggio Monumenti in affitto