No ai pannelli nei campi

Roccastrada (Gr): invia una mail per fermare un impianto fotovoltaico in un’area agricola pregiata.

Il Comitato Val di Farma lancia l’appello “S.O.S. Roccastrada” e invita tutti i lettori ad inviare una mail affinché non venga distrutto un pezzo di paesaggio toscano.

Il Comitato Val di Farma esprime forte preoccupazione per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico in località Collelungo, in seguito all’ultima conferenza dei servizi svoltasi presso la Regione Toscana lo scorso 6 maggio durante la quale la società NS proponente il progetto ha presentato nuove integrazioni, considerate dal Comitato “non significative”, ribadendo la volontà di chiedere alla regione ingenti danni qualora la richiesta di sospensione della procedura di VIA venga accolta.

Dopo che la NS srl si era rivolta al TAR chiedendo la sospensione del provvedimento di Valutazione di Impatto Ambientale sul progetto, lamentando perdite di tempo e invocando la sua non necessità, e avendo il TAR respinto tala richiesta, il proponente ha presentato ricorso in appello al Consiglio di Stato, il quale lo ha accolto invitando la Regione a riconsiderare la necessità della procedura di VIA. Questo nonostante la già espressa volontà dell’ufficio regionale, nel giugno 2012, di ricorrere alla VIA, emettendo un decreto riconoscente le problematiche che un’opera di tali dimensioni può provocare e documentando ampiamente i motivi per cui debba sussistere una attenta analisi del progetto.

L’impianto fotovoltaico previsto, della capacità di 48 MW e con una superficie a terra di 100 ha complessivi, dislocati in terreno agricolo, rientra infatti in un’area di pregio appartenente alla D.O.C. del Monteregio di Massa Marittima e all’I.G.P. del Distretto Rurale della Maremma, che vanta caratteristiche di integrità paesaggistica ormai molto rare, con numerose coltivazioni, alberi pregiati e filari di cipressi.

Per questi motivi Enti e cittadini, singoli e organizzati in associazioni hanno da subito apportato osservazioni al progetto manifestando il proprio dissenso verso un impianto che se realizzato avrebbe gravi effetti negativi sul paesaggio e l’ambiente (vedi precedente articolo correlato >)

In particolare cittadini e associazioni lamentano il fatto che le amministrazioni locali si siano servite dello strumento della “deperimetrazione” e della variante urbanistica al fine di ovviare all’ostacolo delle aree D.O.C. e I.G.P., indicate dalla L.R. 6/2011 non idonee alla realizzazione di impianti fotovoltaici a terra: la Provincia di Grosseto, sentito il Comune di Roccastrada, ha infatti provveduto a “deperimetrare” un’area all’interno della zona di pregio coincidente proprio con la superficie dell’area destinata all’impianto.

Sono vari i motivi che spingono il Comitato Val di Farma a manifestare la propria preoccupazione. Si riportano di seguito come segnalati:

– l’area interessata è una delle poche zone nei dintorni del comune di Roccastrada rimasta finora intatta nelle sue caratteristiche rurali;

– nell’area sono presenti numerose aziende dedicate all’agricoltura e all’agriturismo con campi irrigui e fertili che rischiano di scomparire a causa di uno scempio ambientale senza precedenti;

– la realizzazione di una superficie riflettente di simili proporzioni avrà ripercussioni importanti sul microclima della zona con possibili effetti sulle condizioni climatiche di una vasta area anche nei dintorni dell’impianto stesso;

– l’impianto in questione è ritenuto frutto di intenti speculativi, poiché proposto da una società immobiliare coinvolta in precedenti casi di attività speculativa su realtà industriali in difficoltà portate a fallimento. La società NS srl di Fausto Saccaro di Treviso ha infatti rilevato qualche anno fa, con il nome di “Easy Green” la Electrolux di Scandicci, sfruttando finanziamenti regionali per la riconversione da produzione di elettrodomestici a produzione di pannelli solari, mettendo tutti gli operai in cassa integrazione.

Si domanda quindi il Comitato: “con queste premesse, quali garanzie sul recupero e lo smaltimento futuri? Quale futuro per il territorio?”

È dunque su questa base che il Comitato si appella alla Regione Toscana chiedendo, in vista della prossima conferenza dei servizi del 22 maggio:

– che il progetto sia sottoposto ad una attenta procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (in analogia a quanto deciso per tre impianti fotovoltaici nella zona di Manciano rispettivamente di 81, 65 e 29 MW), in quanto la sua realizzazione va ad incidere notevolmente in aree di pregio ancora intatte dal punto di vista paesaggistico. È importante, sottolinea il Comitato, che scelte di tale portata vengano prese con la partecipazione di tutti i cittadini, adeguatamente, ampiamente e tempestivamente informati, come recita la Legge Regionale 69 del 27 dicembre 2007;

– che, prima di prendere una decisione in merito, venga eseguito fisicamente un sopralluogo dell’area oggetto di questo scempio (come già richiesto e al quale il Comitato intende partecipare come previsto dalle già citate leggi sulla partecipazione del cittadino in materia ambientale).

“Ci stupiamo” – sostiene infatti Loretta Pizzetti, portavoce del Comitato – “che proprio nella regione con più leggi in materia di salvaguardia del paesaggio, riconosciuta in tutto il mondo come esempio di bellezza paesaggistica, gli amministratori si trincerino dietro carte, norme e cavilli che delineano una falsa realtà, quando sono di fronte a progetti che soprattutto muovono denaro”.

Il ComitatoVal di Farma ed ESorride
(per le energie sostenibili, rinnovabili e democratiche)

Clicca qui per inviare la mail di protesta 
Rassegna Stampa

11 – 20 aprile 2013

Autostrada Tirrenica: quando anche i giornali alimentano la confusione

Quasi inesistente la copertura mediatica dell’incontro della Rete con la Giunta Regionale

Le battaglie dei comitatiPontassieve_Manif_PONTE

 SEGNALAZIONI

 

Cementificio

La combustione dei rifiuti nei cementifici

Un appello alla politica e al buon senso.

Il 23 gennaio 2013 è arrivata alla Camera la proposta di legge denominata “Utilizzo di combustibili solidi secondari (CSS) in cementifici soggetti al regime dell’autorizzazione integrata ambientale”, in seguito alla sua approvazione da parte del Senato.

Il testo è consultabile cliccando qui ed è imminente la discussione per l’approvazione definitiva del testo. Qualora questo avvenga, ci sarebbe un’estrema agevolazione del procedimento autorizzativo unico necessario ai cementifici per bruciare rifiuti (sotto forma di “combustibile solido secondario”, CSS) in sostituzione parziale dei combustibili fossili. Nonostante questa pratica, economicamente conveniente per l’imprenditoria di settore, possa teoricamente comportare una riduzione di alcune emissioni di gas serra, gli svantaggi per gli italiani sarebbero enormemente maggiori rispetto ai possibili benefici, comunque ottenibili con metodi alternativi e più sostenibili.

  1. I cementifici sono impianti industriali altamente inquinanti con e senza l’uso dei rifiuti come combustibile e i limiti di legge per le emissioni di questi impianti sono enormemente più permissivi e soggetti a deroghe rispetto a quelli degli inceneritoriclassici. Ad esempio, considerando solo gli NOx, per un inceneritore il limite di legge è 200 mg/Nmc, mentre per un cementificio è tra 500 e 1800 mg/Nmc. Inoltre, un cementificio produce di solito almeno il triplo di CO2 rispetto a un inceneritore classico. La lieve riduzione dei gas serra ottenuta dalla sostituzione parziale dei combustibili fossili con rifiuti ridurrebbe le emissioni dei cementifici in maniera scarsamente significativa, considerata la abnorme produzione annua di CO2 da parte di questi impianti che, secondo i dati del registro europeo delle emissioni inquinanti (E-PRTR) ammonta in Italia a circa 21.237.000 tonnellate/anno. Basterebbe un piccolo aumento della capacità produttiva dei singoli impianti per recuperare abbondantemente la quantità di gas serra “risparmiata” dalla sostituzione parziale dei combustibili fossili con i rifiuti. Questi ultimi, infatti, sono economicamente molto più vantaggiosi dei combustibili tradizionali e, dunque, agirebbero da concreto incentivo all’aumento della produzione. Se l’obiettivo del legislatore è dunque quello di ridurre le emissioni inquinanti di tali impianti, sarebbe opportuno proporre, in luogo di una mera variazione di combustibile, l’imposizione di miglioramenti tecnologici e di limiti produttivi ed emissivi che possano garantire maggiormente la tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
  2. La combustione di rifiuti nei cementifici comporta una variazione della tipologia emissiva di questi impianti, in particolare in merito alla emissione di diossine/composti organici clorurati e metalli pesanti. La produzione di diossine è direttamente proporzionale alla quantità di rifiuti bruciati. Riguardo alle diossine, viene sottolineato da parte dei proponenti di tale pratica come le alte temperature dei cementifici diminuiscano o addirittura eliminino le emissioni di queste sostanze, estremamente pericolose per la salute umana. Tale affermazione sarebbe invalidata da evidenze scientifiche che mostrano come, sebbene le molecole di diossina abbiano un punto di rottura del loro legame a temperature superiori a 850°C, durante le fasi di raffreddamento (nella parte finale del ciclo produttivo) esse si riaggregano e si riformano. Inoltre, considerata la particolarità chimica delle diossine (inquinanti persistenti per decenni nell’ambiente e nei tessuti biologici, dove si accumulano nel tempo), l’eventuale riduzione quantitativa della concentrazione di diossine nelle emissioni dei cementifici sarebbe abbondantemente compensata dall’elevato volume emissivo tipico di questi impianti. È stato dimostrato che la combustione di CSS nei cementifici causa un significativo incremento delle emissioni di metalli pesanti, in particolare mercurio, enormemente pericolosi per la salute umana. È stato calcolato che la combustione di una tonnellata di CSS in un cementificio in sostituzione parziale di combustibili fossili causa un incremento di 421 mg nelle emissioni di mercurio, 4.1 mg in quelle di piombo, 1.1 mg in riferimento al cadmio. Particolari criticità dovute alla tipologia di rifiuti bruciati sono state riportate in merito alle emissioni di piombo.
  3. L’utilizzo del CSS nei cementifici prevede l’inglobamento delle ceneri tossiche prodotte dalla combustione dei rifiuti (di solito smaltite in discariche per rifiuti speciali pericolosi) nel clinker/cemento prodotto. Questo comporta rischi potenziali per la salute dei lavoratori e possibili rischi ambientali per l’eventuale rilascio nell’ambiente di sostanze tossiche. Inoltre, le caratteristiche fisiche del cemento potrebbero essere alterate dalla presenza di scorie da combustione in modo tale da non renderlo universalmente utilizzabile.
  4. La destinazione dei rifiuti a pratiche di incenerimento è contraria alla recente raccomandazione del Parlamento Europeo (A7-0161/2012, adottata a Maggio 2012), di rispettare la gerarchia dei rifiuti e di intraprendere con decisione, entro il prossimo decennio, la strada dell’abbandono delle pratiche di incenerimento di materie recuperabili in altro modo. Una politica finalizzata alla transizione dal concetto di rifiuto a quello di risorsa, che preveda una progressiva riduzione della quantità di rifiuti prodotti e una concreta politica di riutilizzo della materia attraverso trattamenti a freddo, sarebbe pratica decisamente più sostenibile, economicamente vantaggiosa e orientata al bene comune di quanto sia qualunque scelta che comporti forme di incentivo alla combustione. L’Italia è la nazione Europea con il maggior numero di cementifici e questi impianti causano conseguenze misurabili sulla salute dei residenti nei territori limitrofi, in particolare in età pediatrica. L’incentivazione e l’agevolazione della combustione dei rifiuti nei cementifici potrebbe produrre significative conseguenze ambientali, sanitarie ed economiche e sarebbe ad unico vantaggio dei produttori di CSS e dei proprietari di cementifici. Per le ragioni esposte, sarebbe assolutamente opportuno evitare l’approvazione del D.Lgs. denominato “Utilizzo di combustibili solidi secondari (CSS) in cementifici soggetti al regime dell’autorizzazione integrata ambientale” e prevedere, nel corso della prossima legislatura, una serie di misure finalizzate a rendere maggiormente sostenibile nel nostro Paese sia la produzione di cemento che la gestione dei rifiuti.

Autore: Dr. Agostino Di Ciaula – ISDE Italia

Scacchi...

Testo della “Piattaforma toscana” e manifesto dell’assemblea plenaria del 3 febbraio 2013

Come più volte annunciato, il prossimo 3 febbraio si svolgerà a Firenze una nuova assemblea della Rete dei Comitati, destinata a discutere e a rendere pubblica la Piattaforma che raccoglie l’esito delle attività dei Comitati che in Toscana, a partire per lo meno dal 2007, partendo da ben motivate opposizioni a determinati progetti devastanti, hanno anche espresso proposte critiche per una nuova politica per il territorio.

Il testo della Piattaforma toscana può essere scaricato e commentato. Tutti i commenti e le proposte di integrazione saranno consultabili nel sito e verranno presentati all’assemblea del 3 febbraio.

Clicca sull’immagine sovrastante per scaricare il manifesto dell’evento in formato PDF

Di seguito, la lettera di accompagnamento del presidente della Rete, Alberto Asor Rosa.

Lettera di Alberto Asor Rosa ai Comitati, agli Associati e Aderenti individuali, agli Amici della Rete.

Come preannunciato, vi invio i Documenti che, nel loro insieme, costituiscono la “Piattaforma Toscana“. Abbiamo compiuto uno sforzo notevole per riunire insieme, nel medesimo testo, le più importanti nella moltitudine delle vertenze che riguardano il territorio e l’ambiente in Toscana.

Abbiamo guardato con il massimo dell’attenzione a tutte le informazioni e a tutte le indicazioni che da voi, in questi anni ci sono pervenute. Al tempo stesso ci siamo sforzati di dare una forma organica al quadro che da tale gettito di esperienze e di lotte ci proveniva, curando che, come più volte abbiamo detto, alle denunce e alle proteste seguissero le proposte alternative.

Ora si tratta di dare uno sbocco politico serio (nel senso in cui noi intendiamo la parola politico, e cioè di battaglia di ordine generale per ottenere l’ascolto necessario che serva al cambiamento).

A tal scopo abbiamo convocato l’Assemblea dei Comitati per il giorno  domenica 3 febbraio a Firenze, a partire dalle ore 10, presso la sala della Fondazione Niels Stensen in Viale Don Minzoni 25/G/I .

È assolutamente essenziale che voi tutti siate presenti in massa a tale appuntamento. Non vorrei esagerare tale aspetto del problema, ma arrivo a dire che se la sala suddetta risultasse fin dall’inizio piena (242 posti!), avremmo già raggiunto la metà del risultato che ci proniamo di raggiungere.

Non soltanto alle avanguardie, non soltanto ai dirigenti, questa volta ci rivolgiamo, ma a tutti coloro che, nelle diverse situazioni, lottano per la difesa dell’ambiente, della salute, del territorio, del paesaggio, di modi di vita più civili e avanzati.

Nelle settimane che ci separano dalla scadenza del 3 febbraio lavoreremo perchè vi siano presenti interlocutori autorevoli e perché la risonanza mediatica dell’evento sia molto alta, come esso obiettivamente merita. Tutto ciò potremo ottenerlo più facilmente, se da ora ad allora lavoreremo tutti insieme a tale scopo.

Naturalmente, come è detto nelle Premesse della “Piattaforma Toscana” il lavoro di miglioramento e d’integrazione dei documenti comincia da qui: saremo lieti, se, come è già accaduto nei mesi passati, ci farete pervenire le vostre opinioni in questo senso.

Cordiali saluti e buon lavoro.

Alberto Asor Rosa