1-15 agosto 2014: governo del territorio.

Fra riforme e controriforme

Non è proprio una pausa estiva. Fra le novità, quella del decreto del Ministero dell’Agricoltura per le cosiddette “terrevive”: ufficialmente, 5.500 ettari di demanio messi a disposizione (in vendita o in affitto) di presunti “giovani”, con molti quattrini. Un altro modo per svendere il patrimonio territoriale. I movimenti chiedono invece invece che tali terreni restino di proprietà pubblica e siano piuttosto affidati con bandi specifici (come viene chiesto per Mondeggi) a chi vuole diventare contadino custode di questo bene. Per ora c’è solo un articolo della Nazione.

01 agosto REP FI. Senza più regole l’espansione dei giganti dopo il no della Consulta alla legge regionale

03 agosto MANIFESTO. Agostini, Urbanistica tossica, Lupi sulla città

12 agosto ITALIA OGGI. Città metropolitane, un pateracchio

12 agosto QN. Martina dà Campolibero ai giovani «Centomila nuovi posti di lavoro»

15 agosto, IL FATTO QUOT. Riforme, da B. a Renzi, il libro dei sogni ora si chiama Sblocca Italia

Una tre giorni di iniziative:

download27-28-29 giugno a Mondeggi (Bagno a Ripoli).

Quella di Mondeggi è una storia come tante, troppe altre; una di quelle che stimolano la gastrite, per quanto sono difficili da digerire. Una storia, per chi ancora non la conoscesse, fatta di sperpero e abbandono, di sfruttamento irresponsabile, di responsabilità eluse e poi riversate sopra una collettività ignara, ma che rischia di avallare, col proprio disinteresse, le scelte e le mire dei suoi amministratori. I 200 ettari della fattoria di Mondeggi, situati nel comune di Bagno a Ripoli, sono proprietà della Provincia di Firenze ed ospitano vigneti, pascoli, oliveti, boschi, giardini, fabbricati rurali e l’antica villa rinascimentale intorno a cui tutto ruotava; terra abbandonata ormai dal 2009, di cui ormai si tiene conto soltanto quando diventa possibile accaparrarsi i frutti pendenti che ancora, a scapito della sua gestione scriteriata, le piante continuano a produrre. Un degrado perpetrato negli anni, attraverso operazioni che vanno dalla devastazione dei poderi, sostituiti dalle colture estensive, alle sperimentazioni di meccanizzazioni spinte che hanno stravolto il territorio, ha coinvolto Mondeggi nella sua totalità; l’annegamento nei debiti (oltre un milione di euro) e il conseguente fallimento della società a controllo provinciale che l’amministrava non è stato altro che lo scontato epilogo. Così come scontata appare, per chi è avvezzo a relazionarsi con l’arroganza di chi gestisce in maniera privatistica gli enti pubblici, la scelta ultima della proprietà: vendere, o meglio svendere, per monetizzare un simile patrimonio immobiliare in nome della stabilità di bilancio, ingrassando tasche private già gonfie di capitali da investire, liberandosi così degli oneri di gestione ma anche dell’eccezionale potenziale in esso contenuto.
Quella del comitato “Verso Mondeggi Bene Comune – Fattoria Senza Padroni” (MFSP) è una piccola storia nella storia, che tenta di sovrapporsi con la propria attività a quella venale e miope appena descritta, che prova a determinare un cambiamento sostanziale di direzione all’interno di un percorso che si definisce ineluttabile. Impedire la vendita per donare nuova vita a Mondeggi è l’obiettivo; agricoltura contadina, sostenibile e naturale, multifunzionalità e orizzontalità totale i mezzi attraverso cui praticarlo; un documento, la Carta dei principi e degli intenti (http://tbcfirenzemondeggi.noblogs.org/carta-dei-principi-e-degli-intenti/) la bussola di cui ci siamo dotati per auto-guidarci, per non perdere il sentiero sul quale abbiamo deciso di camminare. Sappiamo di non essere soli, bensì di avere l’appoggio, per ora espresso sotto voce, di una comunità territoriale che desidera la rinascita di Mondeggi; e al di là di essa possiamo contare su una galassia di esperienze complici in campagna come nelle metropoli, in chi si batte contro la privatizzazione dei beni pubblici, sostanziando al contempo l’ancora aleatorio concetto di “bene comune”, nelle esperienze di autogestione, siano esse di spazi sociali piuttosto che abitative o produttive, nelle mille espressioni di lotta che si prefiggono trasformazioni concrete e produzione di immaginario alternativo. Insieme all’esperienza per certi versi gemella di Caicocci, Mondeggi è stato assunto come impegno collettivo e primario dalla rete di Genuino Clandestino, costituita da un arcipelago di realtà contadine e non solo, per attuare e dare corpo, in queste due situazioni e attraverso di esse, ai presupposti intorno ai quali il suo organismo si è coagulato.
Una fattoria abbandonata eletta a paradigma, quindi, di ciò che poteva essere e non è stato, per convertirla in ciò che potrebbe essere e che vogliamo diventi. Intendiamo riabitare Mondeggi e la sua terra per sottrarla alla speculazione, per guardare la realtà da una diversa prospettiva; vogliamo ripartire dalla radicalità di una proposta che intreccia al suo interno numerosi piani differenti, che in sé mescola cibo e gioco, salute e lavoro, socialità e agricoltura. Il nostro proposito è dimostrare che, ben oltre le parole vuote della retorica istituzionale, a cui piace spesso citare il ritorno all’agricoltura come risposta alla crisi senza però spendersi in alcun modo per favorirlo, processi auto-organizzati prendono vita e crescono sull’impulso non soltanto della mancanza di alternative, quanto soprattutto sulla volontà di spendersi in qualcosa di essenziale, rigettando il superfluo ridondante in cui siamo immersi. Accedere alla terra, quindi, per sperimentare in essa la gestione, o meglio l’autogestione, di ciò che un qualcosa del genere è necessario sia: un bene comune, una risorsa collettiva, la cui fruizione sia garantita a tutte e tutti, la cui economia sia decisa in maniera comunitaria, ben lontana dalle dinamiche di profitto imperanti. Autogestire un bene comune per autogestire un pezzetto della propria vita, in sostanza; un pezzetto che auspichiamo possa crescere e crescere ancora.
Fino ad ora abbiamo messo in atto interventi “clandestini” di cura e manutenzione del territorio agricolo e dell’area a parco, operando a Mondeggi da esterni: questo non ci basta più. I suoi 200 ettari racchiudono potenzialità enormi; su di essi vorremmo che confluissero le energie di chi condivide il nostro percorso, siano essi vicini o lontani, realtà organizzate o singoli, e soprattutto di una comunità locale minacciata della sottrazione di una porzione importante di territorio. Per questo motivo abbiamo deciso di lanciare una 3 giorni di iniziative, dibattiti, socialità e divertimento, prevista per il 27-28-29 giugno, da utilizzare come trampolino per balzare oltre, per dare inizio alla fase di custodia popolare del bene comune in questione. Per far nascere in maniera collettiva e condivisa quel presidio contadino che vuol essere il preludio all’insediamento sul territorio di una presenza che lo sappia gestire e valorizzare, amare e difendere.
Invitiamo quindi tutte le persone e tutte le realtà organizzate di resistenza ad aderire esplicitamente con un comunicato e a partecipare ad un’iniziativa che vuol essere aperta e trasversale, ma antirazzista, antifascista e antisessista nell’animo, così come la realtà che la promuove.
Infine vogliamo essere chiari: poiché ad oggi non vi è nessun accordo con le istituzioni non possiamo sapere ciò a cui andremo incontro, non ci è dato conoscere gli sviluppi che questa vicenda assumerà; ci auguriamo però che il nostro passo possa essere riprodotto quante più volte possibile, laddove la realtà e l’immaginazione lo permettano.

MFSP – verso Mondeggi rinasce in 3 giorni

Mondeggi la fattoria senza padroni.

Mondeggi

Da proprietà pubblica a bene comune.

di DANIELA POLI, da Eddyburg, 8 marzo 2014.

Vedi su questo sito il post del 3 dicembre 2013 e quello del 13 gennaio 2014.

(…) Da qualche mese una variegata rete di soggetti (agricoltori, artisti, produttori biologici e biodinamici, cittadini dei GAS, studenti, tecnici, professionisti, giovani laureati)e associazioni si è federata a Firenze nel movimento Terra Bene Comune, con lo scopo didifendere il diritto all’accesso alla terra e di contrastare la vendita dei beni demaniali proponendo in alternativa l’affidamento in comodato di aziende agricole e terreni pubblici a giovani e soggetti della nuova “agricoltura contadina”. La Fattoria di Mondeggi è diventata ben presto il simbolo di questa lotta con il costituirsi in forma assembleare del cComitato verso Mondeggi Bene comune Comune molto radicato anche nel territorio locale.

L’Azienda agricola di Mondeggi-Lappeggi, situata nei rilievi collinari a sud est di Firenze nel comune di Bagno a Ripoli, è un bene di proprietà della provincia di Firenze dall’inizio degli anni 60 del secolo scorso. La tenuta, appartenuta a nobili fiorentini come i Bardi, i Portinai, i Della Gerardesca è stata per un breve periodo anche di proprietà di un ente collettivo come lo Spedale di Santa Maria Nuova. L’azienda è complessivamente di circa 200 ettari ed è composta approssimativamente da 12.000 olivi, da 22 ettari di vigne in parte da reimpiantare, da 60 ettari fra seminativi e pascoli, da 6 case coloniche e da una villa-fattoria con annesso parco storico di impianto ottocentesco.

Dopo l’acquisto da parte della Provincia è stato smantellato l’antico assetto poderale che vedeva nella villa-fattoria il centro aziendale con funzione di coordinamento dei poderi. La riorganizzazione generale è stata fatta secondo i dettami dell’allora fiorente agroindustria con la realizzazione di grandi superfici continue gestite da operai agricoli, la realizzazione di un “centro aziendale” con capannone ove portare le funzioni agricole un tempo svolte dalla villa, la distruzione dei poderi intesi come autonome unità produttive policolturali, la specializzazione delle colture finalizzata a una forte meccanizzazione. Seguendo la procedura dell’aziendalizzazione, la Provincia ha affidato integralmente la tenuta agricola alla società Mondeggi-Lappeggi srl mantenendo il controllo diretto sulla villa-fattoria e sul parco – luogo di svolgimento di molte feste pubbliche e di iniziative associative. La srl Mondeggi-Lappeggi non ha mai definito un progetto organico e strategico di lungo respiro in grado di coinvolgere attori sociali e costruire un riferimento per la popolazione locale, rompendo la lunga tradizione di “vendita diretta in fattoria”. La retorica del “polo di eccellenza” totalmente estraneo al territorio ha portato alla definizione di sperimentazioni molto specialistiche talvolta in concorso con soggetti privati (frantoio di qualità, combustore per biomasse da colture oleaginose, fertilizzanti fogliari di sintesi della multinazionale YARA, ecc.) mentre le colture arboree venivano semiabbandonate e concesse in affitto con contratti annuali di coltivazione.La conduzioneha finito per produrre un indebitamento imponente (il comitato parla di circa un milione di euro) e il degrado progressivo di un patrimonio paesaggistico di enorme valore, che da sempre ha rappresentato un ancoraggio identitario per gli abitanti del territorio. Con la messa in liquidazione della Società si è aperta una fase di ricerca di possibili interessati all’affitto o all’acquisto della tenuta agricola, in toto o frazionata in più parti, fino ad arrivare anche all’inserimento della villa e del suo parco tra i beni alienabili dell’ente Provincia. Il tutto con l’opposizione dell’amministrazione locale che non accetta di vedere svenduta una proprietà pubblica di tale entità. All’incapacità nella gestione di un bene pubblico si aggiunge quindi la miopia politica che non coglie la domanda sociale emergente dai bisogni della popolazione locale e non è in grado di rilanciare con un progetto di alto valore culturale, così come accade in molte realtà nazionali e internazionali: il parco-campagna nella provincia di Bologna o il parco-sud di Milano, per citare solo i più noti in Italia, producono innovazione proprio a partire dalle messa in valore di aziende agricole pubbliche.

Il comitato per Mondeggi Bene Comune ha iniziato un’interlocuzione con la provincia nell’intento di ottenere l’affidamento dell’intera azienda in base alla Carta degli Intenti e dei Principi (cfr. allegato) redatta nel gennaio di quest’anno. Le azioni del comitato hanno cercato da subito di dialogare e di coinvolgere la popolazione locale nelle attività proposte. Le stesse modalità di costruzione partecipata della decisione sono strutturate in forme inclusive che coinvolgono tanto i futuri abitanti di Mondeggi, un gruppo di quasi 40 persone che intendono vivere e a lavorare nei poderi traendone il proprio sostentamento, quanto gli attivisti che partecipano al progetto e la comunità locale – organizzati nell’assemblea territoriale.

Le assemblee del comitato si susseguono a ritmo incalzante e hanno creato in poco tempo una comunità inclusiva, in grado di intercettare il sentire degli abitati e di produrre progetto locale che, in virtù delle competenze collettive che raggruppa, produce documenti e progetti tecnici di trasformazione come supporto alla richiesta di affidamento del bene. Il progetto è articolato, ma si fonda sull’idea che la reintroduzione dell’agricoltura contadina sia un vantaggio per tutta la società grazie ai servizi ecosistemici che produce, alla salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio insiti nelle forme della suo farsi, alla capacità di creare ricchezza localizzata con un mercati locali che ruotano attorno alla filiera corta e alla vendita diretta. L’agricoltura contadina è naturalmente multifunzionale con possibilità di sviluppare attività didattiche, sportive, turistiche, ricettive, artigianali e ludiche.

Una delle primissime azioni dimostrative fatte dal comitato è stata la “festa per la raccolta delle olive di Mondeggi”. A Firenze la raccolta delle olive e i festeggiamenti dopo la frangitura con pranzi e cene a base d’olio nuovo sono da sempre un momento di gioia iscritto nel patrimonio genetico locale. Una giornata in cui una folla di variegata umanità (quasi 150 tra studenti universitari, anziani del territorio, bambini coi loro genitori, stranieri, professionisti) ha lavorato dalla mattina presto fino al pomeriggio tardo trovando il tempo anche per seguire lezioni di potatura. Il 50% dell’olio prodotto, come da consuetudine, è andato a chi ha fatto la raccolta e il restante è stato redistribuito alla popolazione di Bagno a Ripoli in occasione di mercati ed eventi pubblici con il logo “olio di Mondeggi” e la spiegazione sugli intenti del movimento di salvare un bene della comunità. La raccolta popolare si è inserita nel contesto della due giorni nazionale per i Beni Comuni, 16 e 17 novembre, lanciata da Genuino Clandestino  come esempio di uso dei beni comuni per la produzione di lavoro utile e di ricchezza diffusa.

Nella tenuta si sono svolte affollate passeggiate progettanti, sempre aperte a tutta la popolazione, in cui i partecipanti, in base alle loro competenze, hanno espresso desideri e condiviso informazioni storiche, tecniche e agronomiche. Un’altra iniziativa è stata quella del riconoscimento e della raccolta delle erbe spontanee nelle terre di Mondeggi che ha visto la partecipazione di più di cento persone provenienti da ogni luogo e non solo dal comune di Bagno a Ripoli. La presentazione del progetto viene fatta in molti e affollati luoghi d’incontro sul territorio, in cene e assemblee nei circoli ricreativi che hanno tutte un riscontro di consenso e di seguito inimmaginabile. E’ stato presentato alla Provincia, nelle more della liquidazione della società Mondeggi-Lappeggi srl (che non consente oggi alla Provincia di poter disporre degli immobili) una richiesta di breve periodo per l’affidamento al comitato delle terre incolte e di alcune strutture che potrebbero sin da subito consentire di svolgere alcune attività agricole produttive pur senza abitare nei luoghi – con la disponibilità del comitato a formalizzare una qualche forma associativa che consenta l’affidamento istituzionale del bene. È di questi giorni un affollatissimo consiglio comunale in cui tutte le forze politiche all’unanimità hanno votato una mozione nella quale si chiede alla provincia di non proseguire con la vendita e di trovare le forme per affidare la fattoria ai soggetti che,intervenuti al consiglio stesso,hanno proposto progetti con la richiesta di affidamento parziale del bene. E’ stata istituita a tal fine una commissione mista composta da rappresentati delle istituzioni (tecnici e amministratori di Provincia e Comune) e da rappresentanti del comitato. Si è aperta una fase delicata che vede tutto un paese coinvolto sulle sorti della fattoria.

E’ auspicabile che anche nelle amministrazioni locali fiorentine sia possibile trovare le modalità per trasformare azioni e intenti nella definizione concreta di quelle terza forma di bene, né pubblico né privato, che molti comuni italiani stanno cercando di mettere a punto da Bologna a Roma da Milano a Napoli. Questi primi primo segnali di dialogo lasciano bene sperare sul fatto che proprio dal paesaggio fiorentino, luogo di sperimentazione in tempi storici, possa nascere un’opportunità in grado di dare corpo a quel senso del paesaggio democratico, quotidiano e inclusivo che la Convenzione Europea del paesaggio, firmata proprio in una fattoria medicea, propugna.

Rassegna Stampa

Febbraio 2014

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