L’insostenibile pesantezza dell’autostrada tirrenica.

imagesLa concessionaria Sat si era impegnata a finanziare la grande opera. Ma ora chiede fondi pubblici.

Di Riccardo Chiari, Il manifesto, 14 agosto 2014.

Nella interminabile partita a scacchi sull’autostrada tirrenica, le associazioni ambientaliste battono il ferro finché è caldo. A Festambiente presentano un nuovo documento, teso a dimostrare l’insostenibilità, anche economica, della grande opera. In direzione ostinata e contraria rispetto a un governo che in parlamento, per bocca del ministro Lupi, ha confermato l’impegno a trovare risorse pubbliche nello Sblocca Italia per dare gambe al maxi progetto. In ballo ci sono ben 270 milioni chiesti dalla concessionaria Sat (Società autostrade toscane), che lamenta crescenti difficoltà, e però non ancora trovati dall’esecutivo guidato da Matteo Renzi. «A questo punto – lancia l’idea il patròn di Festambiente, Angelo Gentili – se finanziamento pubblico deve essere, questo serva per mettere in sicurezza e adeguare l’Aurelia da Ansedonia a Grosseto sud».

Sul tema dell’autotirrenica l’associazionismo ambientalista è da sempre compatto. Con Legambiente, rappresentata anche da Edoardo Zanchiini, ci sono Stefano Lenzi del Wwf, Valentino Podestà della Rete dei comitati a difesa del territorio, Anna Donati di Green Italia, e ancora il Fai, l’associazione Bianchi Bandinelli e il maremmano Comitato per la bellezza. Forte di un consenso popolare mai scemato negli anni, e con l’appoggio delle forze politiche di sinistra, da Sel al Prc, il fronte anti-autostrada ha dalla sua anche la forza dei numeri: «I dati di traffìco reali sul percorso, diminuiti rispetto al 2010 a causa della crisi e tornati circa ai livelli del 2000, non giustificano in alcun nodo la realizzazione di una autostrada, che con la prospettiva di una ripresa economica che ancora non c’è». A seguire le cifre: «Nel 2010 il progetto presentato dalla Sat partiva da un traffico medio di 19.900 veicoli al giorno. Ma dai bilanci della concessionaria scopriamo che nel 2011 il traffico medio è stato di 18.298 veicoli al giorno, che nel 2012 è calato in modo notevole a 16.974, nel 2013 a 16.816».

Di qui la richiesta di fondi pubblici da parte della concessionaria. Una Sat che invece si era impegnata a realizzare la grande opera con soli fondi privati (due miliardi), a patto poter espropriare alla collettività l’attuale variante Aurelia a 4 corsie da Cecina a Grosseto sud, e poter incassare i pedaggi fino al 2043, ipotizzando un traffico in costante aumento (fino a 28.300 veicoli giornalieri nel 2036). Stime miseramente naufragate, di fronte alle quali gli ambientalisti osservano: l’odierna richiesta di fondi pubblici, e immaginiamo quelle future se l’opera venisse realizzata integralmente, e quindi l’ammissione che i conti non tornano, deve indurre a un serio ripensamento sull’utilità dell’opera. Viste anche le scarsissime risorse disponibili, e i drammatici problemi della finanza pubblica».

Le critiche delle associazioni sono confermate anche dalla lentezza con cui procedono i lavori. In tre anni Sat ha speso 55 milioni sul lotto di soli 4 chilometri fra Rosignano e San Pietro in Palazzi, il solo già in esercizio, e ha impegnato 155 milioni per il tratto, in cantiere, da Civitavecchia a Tarquinia. «Non può che preoccupare il fatto che, pur in assenza di un nuovo piano economico e finanziario e con tratte ancora da approvare, già si richieda un robusto contributo pubblico. E’ come una premessa a quello che accadrà costantemente negli anni a venire, se l’opera venisse realizzata».

Le conclusioni degli ambientalisti sono nette: «Appare senza senso la decisione del governo di stanziare un così rilevante numero di risorse per un’opera che doveva essere finanziata da privati. Occorre rivedere il progetto con un confronto adeguato, pubblico e trasparente». Una posizione cui si allinea il pd Ermete Realacci: «Ho sempre pensato che la soluzione migliore sia l’adeguamento dell’Aurelia . Con la crisi, è chiaro che il progetto autostradale di Sat risulta antieconomico e non giustificabile rispetto agli attuali flussi di traffico».

Dialogo tra un ministro e uno speculatore

spekula

 

di Paolo Baldeschi,
Eddyburg, 15 agosto 2014

Speculatore: gli affari vanno male, la politica deve fare la sua parte.

Ministro: non ti preoccupare: riusciremo a fare quello che non ha fatto il nostro amico di Arcore, troppa opposizione, troppe incertezze … qui tira un’aria nuova

S. E come?

M. Rifacciamo la legge urbanistica nazionale. Anzi: rilanciamo una mia vecchia proposta che fu affondata da qualche vecchio barbagianni nostalgico di Bottai.

S. Quale è l’idea?

M. Molto semplice: rendere tutto il territorio edificabile … beh non esageriamo. Ad esempio non le Alpi al di sopra dei 3000 metri, salvo gli impianti sciistici e gli alberghi e  qualche eccezione. I Comuni stabiliranno gli ambiti e le densità edilizie, cioè tutto il territorio dove fisicamente è possibile costruire. Diritti edificatori per tutti, questa è vera democrazia!

S. Ma non si può costruire dappertutto, io ho per esempio un bel parco attorno alla villa.

M. Non ti preoccupare. I diritti edificatori del tuo parco li potrai vendere o trasferire altrove.

S. Avrei anche una grande area industriale dismessa e inquinata

M. La mia legge prevede la riqualificazione. Oltre a quanto stabilito dal Comune puoi aggiungere come premio altri volumi.

S. E l’inquinamento? Le bonifiche costano.

M. Ci potrebbe pensare il Ministro dell’ambiente. Basta innalzare i limiti di tolleranza e il gioco è fatto!

S. E le case nei centri storici? Molte converrebbe ricostruirle.

M. Non nominare questa parola “centro storico”, è di sinistra. Si tratta di “rinnovo urbano”: potrai cacciare i tuoi inquilini o espropriare i proprietari se hai la maggioranza delle quote e compensarli con i diritti edificatori del tuo giardino.

S. Ma se il piano regolatore non lo prevede?

M. Presenti un progetto in deroga e il Comune lo accetta: è tutto previsto! Tieni conto che ho stabilito che le controversie urbanistiche sono solo di competenza del giudice amministrativo. Basta con l’abuso di ufficio considerato come reato penale!

S. Ma gli standard urbanistici?

M. Aboliti. Puoi dare una quota di diritti per attività di interesse pubblico! Chiese, non ci va nessuno; scuole, sono anche troppe! Verde, pure. Potresti cedere un po’ di terreno su cui costruire un pezzo di centro commerciale, naturalmente in un’area agricola..

S. Ma se c’è un vincolo che lo impedisce.

M. Pensato anche a questo. Ho ideato un nuovo strumento: la Direttiva Quadro Territoriale cui i piani paesaggistici regionali e via via discendendo si dovranno adeguare.

S. Ma è incostituzionale!

M. Basta cambiare la Costituzione. La Repubblica tutela lo “ius aedificandi” invece che “il paesaggio”. Ci stiamo dando da fare.

S. E per il futuro? Quando saranno esauriti i diritti edificatori?

M. Non ti preoccupare. I diritti si rinnoveranno ogni dieci anni. Non è giusto che le future generazioni non godano delle nostre stesse opportunità. Siamo per uno sviluppo sostenibile.

Paterno. La Terra dei fuochi toscana.

videopaterno-300x178Lo scandalo della discarica nel Mugello raccontato per immagini e con una timeline.

Un video e una timeline multimediale per raccontare nel modo più semplice possibile la scandalosa vicenda della ex cava di Paterno, frazione del comune mugellano di Vaglia, trasformata in una discarica di rifiuti pericolosi nell’indifferenza delle istituzioni preposte al controllo. Lo hanno prodotto La Città invisibile e l’Altracittà come anticipazione dei numeri di settembre.
 
A parlare nel video a nome del Comitato ambientale di Vaglia sono Francesca Chemeri e David Kessler. Abitano a Paterno e seguono da sempre i traffici intorno alla cava. Le loro denunce sono rimaste per anni inascoltate nonostante le tante ricadute negative sulla salute dei cittadini. Francesca ha perso i genitori per patologie oncologiche. Nel febbraio scorso la Procura di Firenze ha finalmente sequestrato la discarica e indagato 11 persone per stabilire di chi è la responsabilità del deposito di 1.300 tonnellate di sabbia finissima contenente metalli pesanti (cromo, rame, ferro, piombo, nichel) che per la legge deve essere invece trattata e smaltita come rifiuto speciale e non lasciata a se stessa, libera di inquinare l’ambiente, falde d’acqua e torrenti inclusi.
 
“La paura”, dice Francesca Chemeri, “è che la pubblica amministrazione abbia tentato di fare una sanatoria. E questa è la cosa peggiore in assoluto perché quando si fa una sanatoria si fa un piacere a qualcuno. Oggi vorrei capire chi è questo qualcuno e perché gli si fa un piacere visto che da anni gli abitanti di Paterno denunciano una quantità di cose strane intorno alla cava”. Sua mamma negli anni Novanta fece un lungo e dettagliato esposto sull’allora cementificio in cui ipotizzava ​che le presunte omissioni dei soggetti deputati al controllo avessero origine negli interessi di gruppi societari, pubblici e privati, legati al Partito Democratico di Sinistra. Tra queste anche Produrre Pulito spa che solo dallo scorso anno con l’acquisto della cava appare ufficialmente sulla scena.
 
E il video approfondisce proprio l’intreccio proprietario della cava: tra le società più note che posseggono un numero più o meno alto di quote della “Industriale Vaglia”, troviamo Lanciotto Ottaviani (condannato nel processo per l’alta velocità e indagato per rapporti con la camorra), Produrre Pulito spa (citata 20 anni fa dalla madre di Francesca) e a cascata, tra le altre, Consiag, Cna, Quadrifoglio, Infrastrutture Leggere, Cooplat, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Banca Mps, Iren Ambiente. È quindi evidente l’interesse che questa cava ha saputo sollevare in tanti soggetti diversi tra loro ma legati da un comune interesse e come oggi serva la massima trasparenza su tutta la vicenda.
 
Il Comitato nel video cita inoltre un verbale del direttivo del Partito Democratico di Vaglia, datato 4 ottobre 2010 e poi secretato, in cui il sindaco di allora, Fabio Pieri, afferma la necessità di trasformare la cava in discarica. Si discute anche sull’opportunità o meno di utilizzare i rifiuti dell’industria conciaria per riempire la discarica. Da allora passano quattro anni e oggi, grazie alle notizie riportate dalla stampa dopo i sopralluoghi dell’Arpat voluti dalla Procura di Firenze, si legge che molto probabilmente tra i rifiuti della cava ci sono proprio i fanghi conciari. Strana coincidenza, tenuto conto che solo recentemente i cittadini di Vaglia e di Paterno hanno scoperto la volontà della vecchia amministrazione comunale di “arricchire” il territorio con una discarica del genere.
 
Oltre al video la timeline raccoglie le notizie emerse nelle ultime settimane grazie alle denunce dei cittadini organizzati in Comitato, alla rinnovata amministrazione comunale di Vaglia e alla stampa. Il video è stato realizzato da Ginger, 5, Francesca Conti e Riccardo Capucci e prodotto da perUnaltracittà, il laboratorio politico fiorentino, e da l’Altracittà, il giornale della Comunità delle Piagge.​
Un video e una timeline multimediale per raccontare nel modo più semplice possibile la scandalosa vicenda della ex cava di Paterno, frazione del comune mugellano di Vaglia, trasformata in una discarica di rifiuti pericolosi nell’indifferenza delle istituzioni preposte al controllo. Lo hanno prodotto La Città invisibile e l’Altracittà come anticipazione dei numeri di settembre.
 
A parlare nel video a nome del Comitato ambientale di Vaglia sono Francesca Chemeri e David Kessler. Abitano a Paterno e seguono da sempre i traffici intorno alla cava. Le loro denunce sono rimaste per anni inascoltate nonostante le tante ricadute negative sulla salute dei cittadini. Francesca ha perso i genitori per patologie oncologiche. Nel febbraio scorso la Procura di Firenze ha finalmente sequestrato la discarica e indagato 11 persone per stabilire di chi è la responsabilità del deposito di 1.300 tonnellate di sabbia finissima contenente metalli pesanti (cromo, rame, ferro, piombo, nichel) che per la legge deve essere invece trattata e smaltita come rifiuto speciale e non lasciata a se stessa, libera di inquinare l’ambiente, falde d’acqua e torrenti inclusi.
 
“La paura”, dice Francesca Chemeri, “è che la pubblica amministrazione abbia tentato di fare una sanatoria. E questa è la cosa peggiore in assoluto perché quando si fa una sanatoria si fa un piacere a qualcuno. Oggi vorrei capire chi è questo qualcuno e perché gli si fa un piacere visto che da anni gli abitanti di Paterno denunciano una quantità di cose strane intorno alla cava”. Sua mamma negli anni Novanta fece un lungo e dettagliato esposto sull’allora cementificio in cui ipotizzava ​che le presunte omissioni dei soggetti deputati al controllo avessero origine negli interessi di gruppi societari, pubblici e privati, legati al Partito Democratico di Sinistra. Tra queste anche Produrre Pulito spa che solo dallo scorso anno con l’acquisto della cava appare ufficialmente sulla scena.
 
E il video approfondisce proprio l’intreccio proprietario della cava: tra le società più note che posseggono un numero più o meno alto di quote della “Industriale Vaglia”, troviamo Lanciotto Ottaviani (condannato nel processo per l’alta velocità e indagato per rapporti con la camorra), Produrre Pulito spa (citata 20 anni fa dalla madre di Francesca) e a cascata, tra le altre, Consiag, Cna, Quadrifoglio, Infrastrutture Leggere, Cooplat, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Banca Mps, Iren Ambiente. È quindi evidente l’interesse che questa cava ha saputo sollevare in tanti soggetti diversi tra loro ma legati da un comune interesse e come oggi serva la massima trasparenza su tutta la vicenda.
 
Il Comitato nel video cita inoltre un verbale del direttivo del Partito Democratico di Vaglia, datato 4 ottobre 2010 e poi secretato, in cui il sindaco di allora, Fabio Pieri, afferma la necessità di trasformare la cava in discarica. Si discute anche sull’opportunità o meno di utilizzare i rifiuti dell’industria conciaria per riempire la discarica. Da allora passano quattro anni e oggi, grazie alle notizie riportate dalla stampa dopo i sopralluoghi dell’Arpat voluti dalla Procura di Firenze, si legge che molto probabilmente tra i rifiuti della cava ci sono proprio i fanghi conciari. Strana coincidenza, tenuto conto che solo recentemente i cittadini di Vaglia e di Paterno hanno scoperto la volontà della vecchia amministrazione comunale di “arricchire” il territorio con una discarica del genere.
 
Oltre al video la timeline raccoglie le notizie emerse nelle ultime settimane grazie alle denunce dei cittadini organizzati in Comitato, alla rinnovata amministrazione comunale di Vaglia e alla stampa. Il video è stato realizzato da Ginger, 5, Francesca Conti e Riccardo Capucci e prodotto da perUnaltracittà, il laboratorio politico fiorentino, e da l’Altracittà, il giornale della Comunità delle Piagge.​
Comunicato stampa
perUnaltracittà -laboratorio politico
Comunità delle Piagge – l’Altracittà

Comunicato Stampa

downloadIl Passante TAV di Firenze è un progetto insostenibile, imporlo alla città un errore.

Firenze, 7 agosto 2014. A seguito delle notizie apparse sulla stampa in questi giorni in merito ai lavori per il passante TAV di Firenze, ci sono un paio di domande che gli ambientalisti toscani vorrebbero fare:

  • Prima di tutto si parla di “deroga” concessa dall’Osservatorio ambientale che consentirebbe l’utilizzo di camion (50 al giorno!) per portare via la terra scavata ai Macelli nel cantiere della nuova stazione Foster. Ma deroga a cosa? e con quale autorità l’Osservatorio concede deroghe? Ci risulta che nell’unico procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale che ha dato parere positivo (con molte prescrizioni) al progetto di sottoattraversamento (peraltro non alla stazione Foster) sia esplicitamente escluso l’uso di mezzi pesanti sulla viabilità ordinaria cittadina: tutto lo “smarino” deve essere allontanato via treno.
  • Una parte consistente delle valutazioni ambientali vertevano proprio, comprensibilmente, sulla cantierizzazione: gli impatti sulla città in termini di traffico, inquinamento, polveri, vibrazioni, rumori. . E si tratta di un provvedimento VIA nazionale, con un decreto del Ministro dell’Ambiente che lo approva. Come può l’Osservatorio fiorentino dare una “deroga”? Sappiamo bene che le regole sono sempre meno di moda, se non a parole, ma così sembra veramente troppo. E crediamo che anche la magistratura dovrebbe cominciare a farsi qualche domanda.
  • Secondo il presidente Rossi, poi, i treni AV dovrebbero “fare l’inchino”, cioè dare la precedenza, a quelli dei pendolari, che sono gli unici che lo interessano. E che avrebbero grandi benefici dalla TAV in sotterranea. Ma lo sa il Presidente Rossi che sono anni che i treni pendolari subiscono costantemente gravi ritardi a causa dei treni AV e costantemente sono messi in disparte per le esigenze della TAV, e questo non nel nodo di Firenze, ma per l’uso ormai quasi esclusivo della direttissima da parte delle Frecce, a partire dalla galleria di San Donato, per cui quasi tutti i treni locali sono dirottati sulla linea storica per il Valdarno, passando da Pontassieve? E che questa situazione non cambierà di una virgola con la stazione Foster?
  • Si continua anche a chiedere di iniziare e terminare in fretta i lavori; ma non si ha il senso del ridicolo? Un progetto che non sta in piedi da nessun punto di vista, che la magistratura ha dimostrato essere stato portato avanti con una cialtroneria vergognosa (oltre che commettendo reati assai pesanti) finirà per essere una riedizione toscana di quello che vediamo da 30 anni sulla Salerno Reggio Calabria. Tutti gli amministratori continuano ad ignorare che esistono progetti alternativi restando in superficie, assai poco impattanti, molto meno costosi, realizzabili in pochissimi anni, molto più efficienti; sono accecati volendo vedere solo gli interessi dei costruttori?

Il caldo agostano può fare brutti scherzi.

Italia Nostra
perUnaltracittà
Rete dei Comitati per la Difesa del Territorio
Comitato No Tunnel TAV Firenze

 

Ecco alcuni degli articoli di questi giorni a cui si fa riferimento nel comunicato:

06 08 REP FI. Addio Monna Lisa. Nodavia cambierà la super fresa Tav

07 08 REP FI. Foster, da settembre la terra dei cantieri portata via coi camion