Se i giovani prendono la strada della campagna

Il 17 e 18 maggio, a Milano, un convegno sul «ritorno alla terra», organizzato dalla Società dei Territorialisti/e.

Piero Bevilacqua, Il Manifesto, 16 maggio.

La crisi economico finanziaria che ha depresso l’immaginario trionfante dell’Occidente sta accelerando processi molecolari e inosservati di trasformazione culturale e sociale del nostro Paese. La vecchia talpa scava in segreto le sue gallerie . Si tratta, per la verità, di fenomeni avviati da tempo e già rilevati da alcuni osservatori non conformisti, ma che oggi divengono più visibili di fronte al tracollo di opportunità di lavoro e di vita, talora anche di senso, offerto dalle città e dal mondo industriale. Un silenzioso fiume fatto di individui isolati, di giovani e non giovani, di uomini e donne con profili culturali diversi, sparsi in tutte le regioni d’Italia, risale controcorrente il Belpaese in cerca di approdi nuovi negli spazi delle nostre campagne. Il flusso si scontra contraddittoriamente con un fenomeno opposto: l’esodo molecolare e l’abbandono di tanti nostri borghi appenninici e aree interne, che perdono scuole e ospedali, uffici postali e stazioni dei carabinieri, giovani e bambini. E’ questo un grande tema sia demografico che economico e ambientale su cui occorrerà ritornare non episodicamente. Ma il rifugio in campagna sembra l’avvio di un’altra storia, l’apertura di una nuova pagina culturale, mentre l’esodo dalle aree interne appare più come il movimento ultimo e inerziale di un processo in atto da decenni e che ora si va esaurendo.

Che cosa richiama tanti isolati individui nelle nostre campagne? L’agricoltura, la pratica millenaria di mettersi in relazione quotidiana con la terra per ricavarne beni agricoli. Talora l’allevamento, soprattutto di capre, che giovani usciti dalle Università intraprendono per fare formaggi eccellenti. Ma detta così è banale. In realtà si pensa poco al grandioso mutamento, realizzatosi negli ultimi anni sotto i nostri occhi, senza che noi fossimo in grado di afferrarne la profondità. L’agricoltura, la più antica pratica economica della storia umana, ha subito delle trasformazioni, non tanto delle sue tecniche, quanto delle sue funzioni, che non hanno nessun termine di paragone negli altri ambiti dell’attività produttiva del nostro tempo. Come in gran parte d’Europa, questa antica attività destinata all’alimentazione umana ha visto esplodere una miriade di finalità a cui può corrispondere e di cui è diventata la sorgente. Sulla terra, infatti, non si producono solo beni agricoli, ma si protegge e si rielabora il paesaggio, si cura il suolo, rigenerandone la fertilità: la fertilità, questo principio di vita e di riproduzione che si credeva risolto con la concimazione chimica e che oggi torna come necessità imperiosa sui suoli mineralizzati e isteriliti delle agricolture industriali. Ma al tempo stesso si difende il terreno dall’erosione, si alimenta la biodiversità agricola, si conserva la salubrità dell’aria e dell’acqua, si tutela il verde e l’ambiente, lasciandolo ben curato alle nuove generazioni, si organizzano nuove modalità di turismo e di fruizione del tempo libero, si riscoprano vecchie radici di cultura enogastronomica (la moltitudine delle cucine locali, patrimonio insigne della nostra civiltà materiale), si recuperano saperi manuali in via di estinzione, si riattivano forme cooperative di lavoro e di vita in comune, si curano gli handicap (fattorie sociali), si praticano forme innovative di apprendimento (fattorie didattiche). Insomma, sulla terra, diventata erogatrice di una molteplicità di servizi avanzati, si realizzano nuovi sfili di vita, che possono fare concorrenza alle condizioni di esistenza nella città, diventata, per un numero crescente di cittadini, fonte di disagio e di frustrazioni insostenibili.

I nostri frenetici e abbaglianti centri urbani, paradisi in terra per i nostri deliri consumistici, oggi fanno pagare un prezzo sempre più alto per la frequentazione del loro lunapark. Senza dire che innumerevoli disperati extracomunitari, che arrivano nel nostro Paese provenendo da distretti rurali di paesi africani o dell’Est europeo, vengono rinchiusi nei lager dei Cie ed espulsi come criminali, mentre potrebbero inserirsi in un grande flusso demografico di ripopolamento delle aree interne e di valorizzazione dell’agricoltura. Ancora oggi, a causa della cultura miserabile, della xenofobia infantile di alcuni uomini arrivati alla guida dei nostri governi, l’Europa è una terra di barriere, il Mediterraneo un mare chiuso e pattugliato, mentre dovrebbe essere il nostro vasto e prossimo orizzonte, lo spazio di un nuovo mondo cosmopolita, da cui far giungere l’energia di popoli giovani per la rivitalizzazione delle nostre campagne.

Il processo appena descritto, oggi lasciato alla sua spontaneità, potrebbe diventare un grandioso progetto per creare nuovi posti di lavoro, per ripopolare le aree inteme, per proteggere il nostro territorio senza ricorrere a “grandi opere”, per creare nuove economie valorizzando le risorse (terre, acque, boschi) oggi abbandonate. Sulle nostre colline, per secoli è fiorita un’agricoltura che ha reso possibile la vita delle nostre cento città, che ha fornito alimenti alle popolazioni dedite all’artigianato, alla mercatura, all’arte. Oggi potrebbe ospitare un’agricoltura di qualità in cui far rivivere, in forme nuove, la straordinaria biodiversità agricola della nostra incomparabile civiltà agraria.

Purtroppo, tra i fenomeni che percorrono il nostro tempo occorre considerare anche quello che ha svuotato i partiti politici -vale a dire gli strumenti con cui un tempo si governavano i processi di mutamento – di ogni cultura sociale, di ogni capacità di progetto. Non facciamo neppure cenno alla cultura materiale e ambientale: gli uomini politici abitano in un sopramondo artificiale senza alcun rapporto con la terra. Essi vivono alla giornata, nella fase storica in cui più acutamente si avverte il bisogno di scorgere un orizzonte, di capire dove si può andare. Per affrontare con strumenti analitici e discussioni mirate i fenomeni oggi in atto si svolgerà a Milano domani e sabato il convegno ‘Ritorno alla terra per la sovranità alimentare e il territorio bene comune”. A organizzarlo è la Società dei territorialisti , l’organizzazione promossa da Alberto Magnaghi, che mette insieme una comunità di saperi esperti del nostro territorio davvero non comune: dagli urbanisti ai geografi, dagli storici agli agronomi, dai sociologi agli architetti.

Si spera che i media si accorgano dell’evento. Soprattutto si spera che quella frazione dignitosa del giornalismo italiano, che pure esiste, concorra ogni tanto a mostrare anche l’Italia che pensa, che non ha divi da esibire, o ciarle partitiche da rappresentare, che opera per pura passione, tentando di migliorare le sorti del nostro Paese

Firenze: ecco i volumi zero di Renzi

COMUNICATO STAMPA PERUNALTRACITTÀ-LISTA DI CITTADINANZA.

Novoli: Il nuovo Piano conferma vecchie previsioni e autorizza 180.000 metri cubi

Sono queste le reali esigenze della zona? Novoli perde oggi l’occasione di rivedere vecchissime previsioni urbanistiche alla luce delle trasformazioni e dei bisogni attuali della zona e vedrà completata una colata di cemento pari a 600.000 metri cubi di volumi. Vince l’Immobiliare Novoli che si vede ora autorizzata a edificare su 57.505 mq di Superficie Utile Lorda (180.000 mc), pari a 23.070 mq SUL residenziale / ricettivo 34.435 mq SUL terziario, con centinaia di appartamenti di cui nessun fiorentino sente il bisogno visto l’invenduto di immobili esistente anche in questa città.

ll vecchio Piano di recupero dell’area ex Fiat di Novoli risale al luglio 1994 e fu poi modifocato con la celebre Variante (quella del disegnino) nel 2001: qui si sanciva una capacità edificatoria di 200.000 mq di sul (78.000 residenze e 122.000 servizi), ovvero 600.000 m3 di cemento in un’area già allora congestionata.

Incredibile che oggi, con una situazione ancora più appesantita dal nuovo Palazzo di Giustizia, tutti i volumi siano confermati dal nuovo Piano Renzi che consente la costruzione di 8 nuovi lotti nei 57.505 mq ancora liberi intorno al parco di San Donato.

E pensare che il 20 aprile 2009 il Consiglio comunale bocciò la delibera del vecchio Piano, proprio perché troppo invasivo, coi voti delle opposizioni e di parte della maggioranza: i voti contrari – 21 su 39 presenti- mandarono la giunta Domenici in minoranza e ne sancirono di fatto la fine politica (col voto contrario di una bella fetta di maggioranza e l’astensione dell’allora consigliere Nardella); oggi la giunta Renzi sponsorizza un Piano che, al netto di dettagli davvero marginali (minor superficie del Parco compensata da piazza-giardino, miglioramento viabilità interna e altro), ribadisce le previsioni del vecchio.

Grave la scelta per più ragioni: si cementifica un’area che dovrebbe essere salvaguardata come polmone tra Università, il già costruito dell’area San Donato, il Palazzo di Giustizia e gli edifici della Regione Toscana.

E perchè, come i dati di Nomisma ci dicono, sono ben 670.000 gli immobili costruiti e invenduti in Italia e secondo l’Agenzia delle Entrate le compravendite di imobili nel 2012 sono calate del 25.8% rispetto all’anno precedente, con un trend che non accenna a cambiare. E ancora si consuma suolo libero per costuire nuovi appartamenti?

E sarà bene ricordare al Comune di Firenze la recente sentenza del Consiglio di Stato (6656/2012) in merito alla non esistenza di “diritti edificatori” di suoli non ancora edificati, che pur non applicandosi ai casi di convenzioni stipulate, invita a un corretto concetto di pianificazione per uno sviluppo complessivo e armonico del territorio. Le potenzialità edificatorie infatti non devono essere viste in astratto come potenziale di rendita per alcuni, ma in relazione alle effettive esigenze di abitazione e ai valori ambientali e di tutela della salute delle comunità stesse.

Chiediamo: il completamente cementificatorio dell’unica area rimasta libera a Novoli corrisponde a questi valori? O al vantaggio degli investitori della Novoli Immobiliare spa? Il fatto che diano qualche briciola dei lauti guadagni a interventi per la collettività non salva affatto un’operazione sbagliata e di retroguardia, che l’amministrazione Renzi ora tenta inutilmente di spacciare per “riqualificazione”.

13 maggio 2013.

Saranno illegali i semi?

LA COMMISSIONE EUROPEA METTE FUORI LEGGE SEMI E PIANTE NON OMOLOGATE.
di Mike Adams.

Una nuova legge proposta dalla Commissione europea renderebbe illegale “coltivare, riprodurre o commerciare” i semi di ortaggi che non sono stati “analizzati, approvati e accettati” da una nuova burocrazia europea denominata “Agenzia delle Varietà Vegetali europee“. Si chiama Plant Reproductive Material Law, e tenta di far gestire al governo la regolamentazione di quasi tutte le piante e semi. Se un contadino della domenica coltiverà nel suo giardino piante con semi non regolamentari, in base a questa legge, potrebbe essere condannato come criminale.

Il testo del progetto di legge, che è già stato più volte modificato a causa delle enormi proteste delle associazioni dei coltivatori, è riportato qui.

“Questa legge intende interrompere immediatamente la coltivazione professionale di varietà vegetali ad uso di piccoli coltivatori, di coltivatori biologici, e di agricoltori che operano su piccola scala”, ha detto Ben Gabel, coltivatore di verdure e direttore del The Real Seed Catalogue. “I piccoli coltivatori hanno esigenze molto diverse dalle multinazionali – per esempio, coltivano senza usare macchine e non possono o non vogliono utilizzare spray chimici potenti. Non c’è modo di registrare quali sono le varietà adatte per un piccolo campo perché non rispondono ai severi criteri della “Plant Variety Agency”, che si occupa solo dell’approvazione dei tipi di sementi che utilizzano gli agricoltori industriali.”

Praticamente tutte le piante, i semi, gli ortaggi e i giardinieri devono essere registrati. Tutti i governi sono, ovviamente, entusiasti dell’idea di registrare tutto e tutti.

Ecco il titolo IV della legge UE che è stata proposta:

Titolo IV – Registrazione delle varietà nei registri nazionali e dell’Unione:

Le varietà, per essere disponibili sul mercato in tutta l’Unione, devono essere incluse nel registro nazionale o nel registro dell’Unione registrate con procedura da indirizzare all’Ufficio Comunitario della Varietà delle Piante.

I piccoli coltivatori dovranno anche pagare una tassa per la burocrazia europea per registrare i semi. Dal testo della proposta di legge:

Le autorità competenti e il “Community Plant Variety Office” dovrebbero addebitare tutte le spese per la gestione delle richieste, per gli esami formali e per quelli tecnici, compresi i controlli, la denominazione e la manutenzione delle varietà per ogni anno di durata della registrazione.

Anche se questa legge verrà inizialmente essere indirizzata solo ai contadini commerciali, si sta stabilendo comunque un precedente che, prima o poi, arriverà a chiedere anche ai piccoli coltivatori di rispettare le stesse folli regole.

Burocrazia di un governo impazzito

“Questo è un esempio di burocrazia fuori controllo”, spiega Ben Gabel. “Tutta quello che produce questa legge è la creazione di una nuova serie di funzionari dell’UE, pagati per spostare montagne di carte ogni giorno, mentre la stessa legge sta uccidendo la coltura da sementi prodotti da agricoltori nei loro piccoli appezzamenti ed interferisce con il loro diritto di contadini a coltivare ciò che vogliono. E’ anche molto preoccupante che si siano dati poteri di regolamentare licenze per tutte le specie di piante di qualsiasi tipo e per sempre – non solo di piante dell’orto, ma anche di erbe, muschi, fiori, qualsiasi cosa – senza la necessità di sottoporre queste rigide restrizioni al voto del Consiglio. ”

… Omettiamo l’inutile traduzione di un testo scritto in puro stile politichese ….. vedi questo documento riportato nell’articolo solo come esempio di follia burocratica.

Si tratta di un linguaggio che possiamo definire di orwelliana dialettica burocratese che significa comunque una sola cosa: tutti i piccoli coltivatori dovranno prepararsi a subire una completa folle prevaricazione nella loro libertà nella coltivazione di tutti i semi e dei vegetali anche negli orti domestici.

Il sito “RealSeeds.co.uk” commenta questo tentativo cercando di dare una interpretazione reale della legge:

Non si può semplicemente leggere le prime 5 pagine che dovrebbero essere solo una ‘sintesi’, e pensare di capire il significato di questa legge. La sintesi non è quello che diventerà legge. Sono gli articoli veri e propri che diventeranno legge, la sintesi non ha valore legale ed è solo un sottotitolo che serve come presentazione al pubblico e ai legislatori, per dare qualche informazioni di base e per inquadrare il contesto della proposta.

Il problema di questa legge è sempre stato il sottotitolo che dice un sacco di belle cose sul mantenimento della biodiversità, sulla semplificazione della legislazione, rendendo le cose più facili, ecc – le cose che piacerebbero a tutti – ma sugli articoli della legge c’è scritto tutto il contrario. E la presentazione non è quello che diventa la legge.

Ad esempio, le bozze 1, 2 & 3 sono presentate come semplificare le cose per le varietà amatoriali. Ma l’intera classe di prodotti vegetali amatoriali – che la DEFRA ha potuto classificare in ben 5 anni di lavoro – non è stata assolutamente nominata in nessun articolo. Benché la presentazione ed i comunicati stampa facciano riferimento proprio a questa classificazione, di cui si parla per l’utilità che ha assunto per la preservazione delle varietà amatoriali!

Tutta l’intestazione è completamente fasulla, serve solo a fuorviare qualsiasi opinione.

Quindi, siete avvertiti: LEGGETEVI TUTTA LA LEGGE e ignorate la presentazione perché non riflette quello che è scritto nella legge.

Come qualcuno potrà sospettare, questa mossa è la “soluzione finale” della Monsanto, della DuPont e delle altre multinazionali dei semi, che da tempo hanno tra i loro obiettivi il dominio completo di tutti i semi e di tutte le coltivazioni sul pianeta. Criminalizzando i piccoli coltivatori di verdure, quelli indipendenti – qualificandoli come potenziali criminali – i burocrati europei possono finalmente consegnare il pieno controllo della catena alimentare nelle mani di corporazioni potenti come la Monsanto.

La maggior parte delle sementi tradizionali saranno fuori legge.

Quasi tutte le tradizionali varietà di semi per coltivare i vegetali saranno fuori legge ai sensi di questa legge proposta dalla UE. Questo significa che l’abitudine di conservare i semi di un raccolto per la prossima semina – pietra miliare per una vita sostenibile – diventerà un atto criminale.

Inoltre, come spiega Gabel, questa legge “… uccide completamente qualsiasi sviluppo degli orti nel giardino di casa in tutta la comunità europea.”

Ma è questa è la vera aspirazione dei governi europei ? – criminalizzare qualsiasi atto di riproduzione dei sementi in casa e rendere la popolazione completamente assoggettata alle imprese monopolistiche, che così potranno rafforzarsi ulteriormente? Questo è quanto succede sia negli Stati Uniti e sia nell’Unione europea. Questo è quello che stanno facendo i governi: stanno prendendo il controllo, un settore alla volta, anno dopo anno, fino a non lasciare nessuna libertà e ridurre le popolazioni alla schiavitù in un regime dittatoriale globale.

È stata aperta una petizione-on-line su questo tema che ha raccolto già quasi 25.000 firme.

L’ARCA DI NOÈ e altre 240 organizzazioni di 40 paesi europei hanno inviato anche una “lettera aperta” appello ai burocrati di Bruxelles per fermare questa follia.

Conclusione: ve l’avevo detto. Personalmente questo è lo scenario esatto che ho descritto nel Capitolo Tre del mio libro di narrativa, “Freedom Chronicles 2026” (è gratuito, online) dove si parla di un contrabbandiere di semi che vive in un tempo in cui i semi sono illegali e c’è gente che per lavoro fa il contrabbandieri di semi.

Nel mio libro, una donna usa una protesi al seno predisposta per il contrabbando di semi da portare ai “giardinieri sotterranei” in pieno spregio delle leggi imposte dalla Monsanto. Una vasta rete sotterranea di giardinieri e di scienziati riesce a mettere insieme un “seme- arma ” per distruggere gli OGM e riprendere in mano la catena alimentare contro le corporazioni malvagie.

Ricordatevi queste parole: I semi stanno per diventare prodotti di contrabbando. Chiunque voglia prodursi il suo proprio cibo sta per essere considerato un criminale. I governi di tutto il mondo, che cospirano con le multinazionali come la Monsanto, non vogliono che nessun individuo sia più in grado di coltivare il proprio cibo.

Questo è il dominio totale sulla catena alimentare e la criminalizzazione dei piccoli coltivatori. E questo è quello che fanno i governi dopo aver accentrato il potere. Tutti i governi intrinsecamente cercano un controllo totale sulla vita di tutti i cittadini, e se non si riesce a far rispettare i confini e i limiti per i poteri del governo (cioè rispettare la Costituzione o la Dichiarazione dei Diritti Universali) si arriverà a calpestare tutte le libertà e le autonomie, compresa la libertà di coltivare il proprio cibo.

Mike Adams

Fonte: http://www.naturalnews.com

La Regione e la Rete

RAPPORTO SULL’INCONTRO FRA LA GIUNTA REGIONALE  TOSCANA E LA GIUNTA DELLA RETE DEI COMITATI PER LA DIFESA DEL  TERRITORIO.

Il giorno 15 aprile 2013, secondo quanto preannunciato, si è svolto presso la Presidenza della Regione Toscana, in Piazza Duomo a Firenze, l’incontro fra la Giunta Regionale Toscana e la Giunta della Rete dei Comitati per la difesa del territorio. L’incontro è durato dalle ore 11 alle ore 13,15: è stato dunque lungo, complesso e ricco di implicazioni.

Per la Giunta Regionale toscana, oltre al Presidente Enrico Rossi, erano presenti gli Assessori: Anna Marson (urbanistica), Anna Rita Bramerini (ambiente), Vincenzo Ceccarelli (mobilità), per pochi minuti, Gianni Salvadori (agricoltura).

Per la Giunta della Rete dei Comitati per la difesa del territorio, oltre al Presidente Alberto Asor Rosa, erano presenti: Mauro Chessa, Sergio Morozzi, Claudio Greppi, Gianni Mori, Paola Jervis, Helen Ampt, Ilaria Agostini, Nino Criscenti, Paolo Celebre. Era inoltre presente per la Rete anche la professoressa Maria Rosa Vittadini, esperta di infrastrutture e grandi opere.

Il Presidente Rossi, esordendo, ha sottolineato la novità e l’importanza dell’incontro, che vedeva per la prima volta a confronto le istituzioni regionali toscane e le rappresentanze dei Comitati di base e dei gruppi intellettuali che nella Rete gli si sono affiancati, operativamente e strategicamente. Ha quindi invitato Alberto Asor Rosa a esporre le posizioni della Rete. Asor Rosa è tornato a illustrare, come era già accaduto nell’Assemblea dei Comitati del 3 febbraio, i termini generali della Piattaforma Toscana, raccomandando che qualsiasi rilievo o risposta parta dalla conoscenza per esteso di quel documento, in cui sono sistematicamente approfondite ed esposte tutte le principali questioni ambientali e territoriali della Regione toscana.

Presenta successivamente le Schede per l’incontro con la Regione, le quali riassumono per punti la piattaforma e contengono l’analisi delle situazioni più critiche e le richieste più radicali della Rete:

1. Il dissesto idrogeologico;

2. Lo sfruttamento fuori norma e misura delle risorse energetiche;

3. La distruzione delle Alpi Apuane;

4. La revisione della Legge 1 e il nuovo Piano paesaggistico regionale;

5. La situazione urbanistica fiorentina;

6. La questione della Piana fiorentina;

7. La “nuova questione agricola” (cui, connessa, aderisce la problematica dei “parchi agricoli”, di cui, a mo’ d’esempio, viene chiamata in causa la Val d’Orcia);

8. Il “corridoio tirrenico”;

9. Il sottoattraversamento ferroviario di Firenze.

[Nel merito dei singoli punti si rinvia al testo dello medesime “Schede”, che sono state trasmesse insieme con questo Rapporto].

L’intervento successivo del Presidente Rossi è stato puntuale e circostanziato (indipendentemente dal maggiore o minore consenso che le sue posizioni sono destinate a incontrare da parte della Rete). Riassumendo per punti molto sinteticamente:

1. Sul “corridoio tirrenico” Rossi ha ribadito i termini della delibera della Giunta regionale del 9 aprile u.s., molto vicina alle posizioni della Rete (sovrapposizione della autostrada al tracciato dell’Aurelia fino a Orbetello Scalo; ricerca di tutte le soluzioni meno invasive per i cittadini e meno dannose per l’agricoltura e per il paesaggio per il tratto fra Orbetello scalo e Fonteblanda);

2. E’ in via di definizione il nuovo “regolamento” per l’escavazione sulle Apuane; l’obbiettivo è quello di tutelare le attività lecite, fornendo gli strumenti contro le attività di rapina;

3. Anche per quanto riguarda l’Amiata è in preparazione il nuovo PAER. E’ arrivato il momento di abbandonare l’alta entalpia e prendere un’altra strada meno invasiva, e che al tempo stesso abbia impatti più fruttuosi sulla salute, la ricerca o l’occupazione;

4. Sulla Piana Rossi si dichiara “sereno”: l’aeroporto c’è, è difficile cancellarlo; ma l’adozione già deliberata di un “Parco agricolo” di circa 7mila ettari è “un atto robusto”, di cui tener conto, anche per le ricadute urbanistiche che ne possono derivare; bisognerà vedere come si comporteranno i Comuni interessati “all’accordo di programma”.

5. Rossi sottolinea la positività dell’iniziativa regionale in merito alle leggi urbanistiche e paesaggistiche. Tra i principali avanzamenti segnala il vincolo di inedificabilità delle aree agricole, già previsto nella vecchia e tuttora vigente Legge 1/2005, dove tuttavia “il carattere generico della norma ha consentito di tutto”. Si chiede al tempo stesso come il piano paesaggistico sarà recepito dagli strumenti comunali. Bisognerà andare probabilmente in maniera sempre più sistematica verso piani intercomunali. Importanti gli strumenti di monitoraggio e d’indirizzo del piano paesaggistico. Inoltre: di fronte a possibili cambiamenti climatici, bisogna attrezzarsi per tempo, anche allo scopo di tutelare al meglio 1’agricoltura. Sono previsti interventi a favore della collina e della montagna, da programmare in maniera innovativa e originale. Insomma: bisogna costruire un cambiamento culturale per uno ”sviluppo conservativo”

6. Sul sottoattraversamento ferroviario di Firenze Rossi, pur esprimendo perplessità in merito ai comportamenti dello Stato e alle precedenti decisioni regionali in materia, ritiene che non sia possibile tornare indietro dagli accordi stipulati, anche per il peso degli oneri che questo comporterebbe, e in base al principio di “continuità istituzionale”, cui la Regione deve ispirarsi.

Si apre la discussione

Interviene l’Assessore Bramerini: a sostegno delle parole del Presidente Rossi nel merito, informa che si sta chiudendo la fase delle osservazioni VAS al PAER e dichiara: “Siamo pronti ad accogliere contributi”. E’ in fase di avanzata preparazione anche il nuovo Piano dei rifiuti, che prevedono un sistema industria1e di riciclo dei rifiuti e la riduzione del numero degli inceneritori.

Interviene l’Assessore Marson: ribadisce il valore di rinnovamento della Nuova Legge l e del Piano Paesaggistico regionale;

Interviene Mauro Chessa, Vice Presidente della Rete: sottolinea le attività di rapina da parte dell’ENEL sull’Amiata, che sta depauperando rapidamente risorse non rinnovabili e produce seri problemi sanitari e ambientali. [Asor Rosa consegna a Rossi una lettera – appello di massimo allarme per l’acquifero dell’ Amiata di Cinzia Mammolotti, membro della Giunta non presente]. Sul capitolo delle Apuane fa osservare che nel 2010 è uscito dalle Apuane un volume di marmo pari a una coda continua di autobus della lunghezza di 30 km; anche in questo caso si sta smantellando una risorsa inestimabile senza produrre ricchezza in loco ed anzi producendo danni ambientali e sociali gravissimi. Per quanto riguarda il dissesto idrogeologico sottolinea la necessità di sottrarre gli interventi alla logica dell’emergenza e del settorialismo per inserirli in ampie politiche socio economiche che conducano ad una rivitalizzazione dell’economia montana e del presidio di questi plessi territoriali. Conclude ricordando l’impegno di Rossi non solo per questo incontro ma anche per inserire la Rete nel sistema della concertazione.

Interviene Maria Rosa Vittadini: a proposito del sottoattraversamento ferroviario di Firenze, parte dall’accordo tra RFI, Regione Toscana e Comune di Firenze, in cui non emerge un progetto “dalla parte della città”. Vi manca ad esempio totalmente il raccordo con il traffico regionale/metropolitano/urbano. I vantaggi per i viaggiatori fiorentini e toscani non esistono. La Rete, comunque, chiede di “non fare questo tunnel”. Esistono progetti alternativi. Potrebbe partire un grande ed emblematico processo di partecipazione per la costruzione di un progetto regionale alternativo al progetto attuale. La valutazione dev’essere tra lo scenario dei vantaggi di tutti contro lo scenario dei lavori attuali.

Interviene Gianni Mori: ricorda la lotta che si combatte in Val di Chiana contro l’insediamento della mega-centrale a biomasse al posto dell’ex-zuccherificio di Castiglion Fiorentino, passa a parlare del rapporto fra cambiamenti climatici e agricoltura in una zona come la Val di Chiana, che potrebbe essere recuperata a una vocazione agricola di avanguardia.

Torna a intervenire Asor Rosa: ribadisce che nel merito di molte delle assicurazioni formulate da Rossi e dai suoi Assessori bisognerà trovare lo strumento di una verifica puntuale e costante, per la quale chiede garanzie. Inoltre ribatte alle posizioni espresse da Rossi in merito al sottoattraversamento ferroviario di Firenze. La Rete chiede che il progetto venga abbandonato. In ogni caso chiede che vengano valutate con attenzione molto maggiore le innumerevoli ricadute negative di tale progetto sui cittadini fiorentini e toscani.

Replica Rossi che sul tunnel c’è in Consiglio regionale un’ampia maggioranza ad andare avanti. Tuttavia ritiene che sia possibile da parte della Regione aprire un tavolo di confronto in merito alle ricadute negative che il progetto attuale produrrebbe sui cittadini fiorentini e toscani e invita la Rete a presentare le proprie controproposte in merito, per una scadenza molto ravvicinata.

L’Assessore Ceccarelli, in carica solo da poco tempo, dichiara di esser pronto a un incontro sul tema della valutazione dei due scenari (tunnel vs progetto alternativo integrato), pur lamentando che, come spesso accade in casi del genere, la Regione rischia d’essere l’ultimo nodo al quale addossare le colpe dei mancati minuti di recupero sulle tratte.

Asor Rosa: la Rete non può condividere il principio di “continuità istituzionale” invocato per la regione da Rossi. Poiché, tuttavia, anche da parte della Giunta Rossi non sembra esserci un’adesione entusiastica alle scelte in precedenza adottate, solo se si esce da questa prospettiva di rigida continuità, può esserci un contributo da parte della Rete. Se si entra in questa prospettiva dialettica, bisogna dunque che si preveda un nuovo incontro in cui la Giunta regionale dia risposte puntuali su ognuna delle “Schede”.

Il presidente Rossi conclude dichiarando che intanto il confronto richiesto dalla Rete sulle materie delle relative “Schede” può iniziare con ognuno degli Assessori interessati. Le ultime affermazioni di Rossi riguardano la possibilità in generale di aprire un processo di ”concertazione” permanente, nella quale la Rete potrebbe essere riconosciuta come interlocutore autorevole della Giunta Regionale toscana attraverso un protocollo.

Valutazione politica

La Giunta della Rete ritiene che l’incontro con la Giunta regionale toscana e con il Presidente Rossi rivesta una notevole importanza nel quadro delle lotte che Comitati e Associazioni conducono in una Regione preziosa come la Toscana per la difesa dell’ambiente, del territorio, del paesaggio e dei beni culturali.

Dando per scontata l’assoluta autonomia della Rete nei confronti delle istituzioni regionali e di qualsiasi formazione politica, l’apertura di un processo puntua1e, circostanziato e costante di proposta, verifica e controllo, non può non esser considerata positiva.

Le prossime, significative scadenze sono quelle elencate nelle “Schede” e ampiamente trattate nella discussione, sempre nel quadro più generale, da non accantonare mai, della “Piattaforma Toscana”. In una riunione di Giunta, da programmare a breve scadenza, saranno organizzati i gruppi di lavoro, dentro e fuori la Giunta, destinati a portare avanti i lavori sui singoli argomenti interessati. Alla Giunta il compito di sistematizzare l’insieme dei lavori e di tenere il più alto possibile il confronto con la Regione.