Per la Legge d’iniziativa popolare Rifiuti Zero.

Comunicato stampa.

Rete Toscana per la Legge d’iniziativa popolare Rifiuti Zero.

Al via la petizione “Rifiuti Zero”, destinatari Rossi e Bramerini estensori del nuovo Piano regionale

“In queste settimane la Regione Toscana, con l’approvazione del nuovo Piano regionale dei Rifiuti, ha l’opportunità di fermare per sempre i pericolosi, dannosi e inutili inceneritori. La Rete Toscana per la Legge d’iniziativa popolare Rifiuti Zero ha pertanto lanciato una petizione popolare su Change.org (http://chn.ge/11oJbgt) per chiedere a Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana e ad Anna Rita Bramerini, assessore all’ambiente, di concepire un Piano che elimini una volta per tutte l’utilizzo degli impianti e quindi capace di adottare pienamente e senza tentennamenti la moderna Strategia Rifiuti Zero fondata sulle ormai famose 4R (Riduzione, Raccolta, Recupero, Riutilizzo dei rifiuti stessi)”. Lo ha annunciato Fabio Lucchesi, portavoce della Rete che ha continuato: “I vantaggi, sono sotto gli occhi di tutti, sono una maggiore salubrità considerata l’eliminazione delle diossine dalle emissioni della bruciatura e l’aumento del l’occupazione vista l’adozione del Porta a porta (vedi Capannori e altri comuni in Toscana, le più grandi San Francisco o Camberra nel mondo)”.

La Rete chiede di firmare la petizione, destinatari dell’invito tutti i cittadini e le cittadine che mettono al centro la salute e i diritti della persona prima dell’interesse economico di pochi gruppi industriali.

Per firmare la petizione, cliccare qui.

 

Ecco il testo integrale della petizione.

Destinatari:

Anna Rita Bramerini, Assessore all’ambiente della Regione Toscana

Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana

Presto sarà approvato il nuovo Piano regionale dei Rifiuti. Ed è aperto più che mai il dibattito sull’orientamento che dovrà avere per rispettare quei criteri ambientali, sanitari ed economici necessari per il benessere di chi vive oggi in Toscana senza trascurare i diritti delle future generazioni.

Ci sono due opzioni sul campo.

– La prima prevede l’adozione di impianti di incenerimento di grandi dimensioni su tutto il territorio regionale, come previsto dal vecchio Piano: un’opzione costosa, conservatrice, obsoleta e pericolosa per la salute di tutti noi, soprattutto per i più giovani.

– La seconda si basa sulla Strategia Rifiuti Zero e quindi sulla Riduzione, Raccolta, Recupero e Riutilizzo dei rifiuti prodotti, soluzione che garantisce una migliore salubrità, la creazione di nuovi posti di lavoro, il perseguimento di un modello di sviluppo migliore.

Alla Rete dei Comitati, alle associazioni che da anni si battono contro gli inceneritori, oggi insieme anche con la proposta di una Legge d’iniziativa popolare Rifiuti Zero, non sfugge l’importanza di questa fase e ribadisce pertanto che nessun nuovo Piano sarà un buon Piano se non fermerà l’attività degli inceneritori oggi attivi e se, contestualmente, non bloccherà la costruzione di nuovi impianti.

Se davvero Presidente Rossi – come ha dichiarato recentemente in diverse occasioni pubbliche -, la Giunta da lei guidata vuole introdurre nuove politiche basate sulla Strategia Rifiuti Zero, tenga presente che mai, in nessuna buona pratica a livello mondiale, è previsto il ricorso all’incenerimento e il conferimento in discarica è ridotto ad una fase del tutto residuale e minimizzabile in tempi rapidi. Inoltre, con investimenti meno ingenti, è possibile realizzare rapidamente una raccolta Porta a Porta generalizzata, colmando quell’odioso ritardo attuativo di cui sono storicamente responsabili le amministrazioni locali con il mancato rispetto delle normative nazionali ed europee.

Chiediamo pertanto a Lei Presidente Rossi e a Lei assessore Bramerini, nel vostro rispettivo ruolo di Presidente e assessore all’ambiente della Regione Toscana, di ascoltare i cittadini, di cogliere la nuova cultura prodotta da anni di campagne di sensibilizzazione e di perseguire quindi fino in fondo nella volontà di adottare un Piano regionale a Rifiuti Zero.

Nessuna mediazione e nessun compromesso può essere accettato dalla Rete dei Comitati e delle associazioni nel percorso di innovazione che può portare la Toscana a livelli di eccellenza internazionale nella gestione dei rifiuti. I grandi impianti, anche a biomasse, oltre che essere pericolosi per la salute come dimostrato da numerose ricerche scientifiche, rappresentano un’enorme ipoteca sul modello di “sviluppo sostenibile” che la retorica della politica afferma invece di voler perseguire.

Il 2013 è l’anno della modernità; l’anno in cui a sostenere che “Rifiuti Zero è un obiettivo possibile ed auspicabile” è il Commissario europeo per l’Ambiente Janez Potočnik; in cui il maestro toscano Rossano Ercolini, promotore dei Rifiuti Zero in Italia, viene premiato con il Goldman Environmental Prize e per questo suo impegno ricevuto dal Presidente degli Stati Uniti barak Obama alla Casa Bianca.

Per questi motivi, con questo spirito, Vi chiediamo di cogliere l’opportunità di dotare la Toscana di un Piano rispettoso della salute dei toscani, in grado di rilanciare l’occupazione e fermare l’anacronistico utilizzo degli inceneritori.

Cordiali saluti.

Rossi sbanda sulla pista.

Ma dov’è finito il parco agricolo della piana?

di Mauro Chessa.

Un’antica vicenda: realizzare finalmente il Parco della Piana di Sesto salvando l’unica grande area libera tra Firenze e Prato. Una saggia decisione: discutiamo prima di sacrificare questa opportunità.  Un’inammissibile forzatura: subito una pista per gli aerei invece del parco. 7 giugno 2013.

Incomprensibile, oltre che inaccettabile sul piano democratico, la forzatura di Rossi nei confronti del consiglio regionale: “nuova pista o tutti a casa” (Corriere Fiorentino – 5/6/13). Se il Rossi Valentino è famoso per le traiettorie inconfondibili il Rossi presidente della Toscana non ha la stessa precisione, e la pista non è il Mugello ma quella dell’aeroporto di Firenze.

Il garante della comunicazione della Regione Toscana, prof. Morisi, il 6 e 7 dicembre scorsi ha organizzato un focus sul procedimento di adozione dell’integrazione del Pit (Piano di indirizzo territoriale della Regione Toscana), la seconda partecipatissima giornata verteva su “Parco agricolo della piana e qualificazione dell’aeroporto di Firenze-Peretola”. In quella sede è emersa in maniera approfondita e articolata l’incongruenza tra i due indirizzi: il parco agricolo non è compatibile con la nuova pista. Gli interventi dei tecnici, amministratori locali e associazioni lo hanno evidenziato chiaramente; il rapporto è consultabile su www.parcodellapiana.it.

Le ragioni sono molteplici, di carattere idrogeologico, ecologico, urbanistico, sanitario. Più in generale si può immediatamente intuire che il criterio ordinatore del parco agricolo, pensato per riorganizzare la Piana secondo criteri di compatibilità urbanistica, sociale e ambientale, è diametralmente opposto alla logica sviluppista del potenziamento aeroportuale. Tanto più che lo sviluppo, persino quello buono, è svanito e la Piana è già gravata da pesantissime scelte passate e paventate: area Fondiaria/Ligresti, inceneritore di case Passerini, terza corsia A11, scuola Marescialli, Polo scientifico (realizzato in deroga alle opere idrauliche che avrebbero dovuto compensare impermeabilizzazione e obliterazione del reticolo idraulico).

Sul piano della razionalità la scelta è obbligata, in ottica regionale, per la prossimità dell’aeroporto di Pisa: Peretola ha vocazione essenzialmente turistica e sarebbe naturale pensare ad una integrazione gestionale e modale tra i 2 aeroporti e la linea ferroviaria che li unisce, invece di creare concorrenza tra loro e tra treno e aereo. In ogni caso Peretola non sarà mai adeguato ai grandi numeri dei voli low-cost, fortunatamente, avendo Firenze caratteri diversi da Disneyland e trovandosi la cupola del Brunelleschi a 5 Km dal chek in.

Non sono poi eludibili le difficoltà per la realizzazione della nuova pista: andrebbe ad interrompere il collettore idraulico (con alternative ancora non individuate), stravolgerebbe l’assetto infrastrutturale dell’intera area, sarebbe il colpo di grazia per l’oasi di Focognano e le aree umide classificate come ANPIL (aree naturali protette), produrrebbe un incremento dell’inquinamento chimico e acustico su di un area densamente abitata. Tutto ciò avrebbe un impatto e un costo che pare difficile possa superare il vaglio di una corretta valutazione ambientale, sanitaria ed economica.

Rossi trovi quindi la sua traiettoria, scelga tra l’attenzione per le documentate istanze delle componenti sociali e il parco agricolo oppure l’autismo politico e l’aeroporto.

 

Nota redazionale. 

Vale la pena di ricordare il contenuto della delibera della Giunta Regionale del 27 febbraio scorso, a proposito della quale riportiamo l’editoriale di Anna Marson pubblicato sul sito della Regione Toscana, dove l’esito della variante al PIT a favore della cosiddetta pista parallela-convergente non è dato affatto per scontato, come invece la stampa locale, ben indirizzata dalla lobby dell’aeroporto, insiste per insinuare.

Norme per il blocco del consumo di suolo e la tutela del paesaggio.

In alternativa alla proposta di legge Norme per il contenimento del consumo del suolo e la rigenerazione urbana, presentata da Ermete Realacci ed altri (sulla quale si può leggere il duro commento di Salvatore Settis in un articolo del primo giugno), proponiamo quella” presentata dai deputati De Rosa, Busto, Daga, Mannino, Segoni, Terzoni, Tofalo, Zaccagnini, Zolezzi, del Movimento 5 Stelle.

Il testo riprende gli aspetti migliori del Disegno di Legge presentato dal ministro Catania nella scorsa legislatura (del quale ci siamo già occupati in precedenti post) e li ripropone in un contesto che sembra più coerente, e merita di essere conosciuto e discusso anche fuori delle aule parlamentari.

“Colleghi deputati – conclude la presentazione del testo di legge –  con questa legge ci proponiamo di salvare il paesaggio italiano da un’ulteriore fase di devastazione urbanistica e di contribuire alla ripresa economica del paese utilizzando in modo intelligente il grande patrimonio immobiliare pubblico. Soltanto così si potrà aprire una nuova prospettiva per il paese e per le giovani generazioni.

Per scaricare il testo: Proposta di legge 1050 M5S

Che cosa fare dei capannoni vuoti? Una centrale a biomasse …

Cinigiano (Grosseto): il Comitato Amici della Valle dell’Orcia Inferiore, costituito da pochissimi giorni informa:

Il comitato è sorto per contrastare un progetto che prevede la realizzazione di un impianto a biomassa da 2,895 MW su due capannoni esistenti da circa 15 anni a Borgo Santa Rita, e per contrastare la realizzazione futura di altri impianti più piccoli.

Borgo S. Rita è un agglomerato di case che sorge nel comune di Cinigiano, in provincia di Grosseto, all’inizio della Valle Dell ‘Orcia Inferiore. Dista 4/5 km da Castello Banfi e da Castello di Argiano, si trova poco distante dall’Abbazia di Sant’Antimo, a da Castel Porrona, dista 15 km. da Montalcino. Come noto, Montalcino è terra del vino Brunello dove importanti aziende hanno fortemente investito. Borgo Santa Rita si trova in zona DOC Montecucco ed è separata dalla zona vino Brunello solo dal fiume Orcia. Anche nella DOC Montecucco noti imprenditori del settore come Masi Spa (Valpolicella) hanno fatto ingenti investimenti (circa 70 ettari di vigneti con trasformazione al biologico). Questi ed altri vigneti sorgono a pochi passi dall’ecomostro che dovrebbe essere realizzato prossimamente; io stesso ho in zona una azienda vitivinicola di 5 ettari ed una Casa Vacanze che sorge sulla collina sovrastante, a 50 metri in linea d’aria dai capannoni.

Breve storia del capannoni.

Circa 15 anni or sono l’Amministrazione Comunale aveva inizialmente previsto nell’area di Borgo Santa Rita una suddivisione in tanti piccoli lotti da da 2000/ 4000 m2, da adibire a zona artigianale ed agricola (meglio documentabile in atti); in realtà poi questo progetto iniziale si è trasformato in zona industriale. Risultato finale: a 50 mt. dal al centro abitato è sorto un ecomostro da 74.000 mq!

Con promesse di ingente occupazione mai mantenute (105 operai e 20 addetti in amministrazione), abbiamo avuto all’inizio qualche assunzione per pochissimi mesi, poi il megacapannone industriale è rimasto completamente inutilizzato a fare bella mostra di sé. L’operazione è stata finanziata dalla Comunità Economica Europea.

Ultima ciliegina: trasformare i due capannoni in grande impianto biomassa, attualmente è al vaglio del benestare della Provincia di Grosseto. Il tutto senza, naturalmente, coinvolgere minimamente la popolazione interessata.

Va aggiunto che a 3 km. di distanza è già attivo un impianto a biogas. A seguito delle pressioni del nostro Comitato, venerdì 31/05 p.v. l’Amministrazione Comunale ha indetto una assemblea pubblica.