Grandi opere a tutta velocità

images Di Alberto Ziparo, il manifesto, 17.4.2014

Il pre­mier Renzi e il mini­stro Lupi hanno prov­ve­duto con la velo­cità desi­de­rata ad appli­care la spen­ding review alle infra­strut­ture e ai tra­sporti. Ma cosa hanno tagliato? Gli aerei mili­tari – peral­tro mal fun­zio­nanti F-35? Forse, chissà. Qual­cosa della Tav Torino-Lione? Giam­mai. Allora, l’inutile e dan­noso sotto-attraversamento fer­ro­via­rio di Firenze? Non se ne parli. Almeno la biz­zarra auto­strada Mestre–Orte. Ma no. Hanno pen­sato bene di tagliare l’Auto­rità di vigi­lanza dei con­tratti pub­blici, che viene sostan­zial­mente sop­pressa diven­tando Uffi­cio Mini­ste­riale. La misura è stata pre­sen­tata come «rispon­dente ai neces­sari prin­cipi di eco­no­mi­cità e snel­li­mento dell’azione amministrativa».

L’ Autho­rity — tutt’altro che inu­tile e la cui sop­pres­sione com­porta un rispar­mio dav­vero esi­guo — si era però di recente messa di tra­verso troppe volte ai nostri «asfal­ta­tori d’Italia», con denunce che hanno pro­vo­cato recenti inchie­ste nel set­tore delle Grandi opere, dalle ope­ra­zioni del G8 alle grandi infra­strut­ture fio­ren­tine e toscane, al più recente scan­dalo dell’Expo, ciò che gli ha atti­rato le ire delle lobby finan­zia­rio – spe­cu­la­tive che ruo­tano attorno al set­tore; e delle loro rami­fi­ca­zioni del sistema poli­tico e nella gover­nance spesso distorta che lo controlla.

Le inda­gini che di recente la Avcp ha infatti tra­smesso alle pro­cure e alla Corte dei Conti sono una set­tan­tina, men­tre le denunce per false dichia­ra­zioni nelle gare di appalto sono state quasi un migliaio. Da qui di recente sono gene­rate grandi inchie­ste tra cui quella che nelle set­ti­mane scorse ha visto il coin­vol­gi­mento della Società Infra­strut­ture Lom­barde, cen­trale negli appalti per l’Expo e che ha por­tato a incri­mi­na­zioni e arre­sti in ambienti molto vicini, se non sodali, allo stesso mini­stro Lupi e all’area impren­di­to­riale di Comu­nione e Libe­ra­zione; quella Com­pa­gnia delle Opere così cara anche a For­mi­goni e a vaste aree di Forza Ita­lia e Ncd. Sem­pre dalle denunce dell’Authority si sono avviate impor­tanti inchie­ste su opere toscane e fio­ren­tine tra cui il nuovo Parco della Musica e il sotto-attraversamento Tav; altre inchie­ste hanno riguar­dato pro­getti di iper­mer­cati e cen­tri di ter­zia­rio con coin­vol­gi­menti costrut­tori anche vicini alle P3 o P4, oltre che attenti ai nuovi equi­li­bri pre­senti nelle coo­pe­ra­tive con l’ascesa delle com­po­nenti ren­ziane. Sem­pre dalle denunce dell’Authority è deri­vato l’intervento della magi­stra­tura su opere carat­te­riz­zate da evi­denti ille­git­ti­mità ammi­ni­stra­tive civili e spesso anche penali, che sono assurte ormai a noto­rietà, quali «eterne incom­piute» come le ope­ra­zioni romane della linea C della metro­po­li­tana, o il palaz­zone dell’Agenzia Spa­ziale Italiana.

Pro­ba­bil­mente il recente scan­dalo dell’Expo è stata la goc­cia che ha fatto tra­boc­care il vaso: la «nuova moder­niz­za­zione» nazio­nale e le ulte­riori cemen­ti­fi­ca­zioni con­se­guenti non pos­sono certo essere fer­mate, nean­che di fronte a irre­go­la­rità e ille­git­ti­mità — pure gravi — ammi­ni­stra­tive e penali, o addi­rit­tura per pro­blemi di sfa­scio del ter­ri­to­rio o di impatto ambien­tale. Biso­gna rimuo­vere gli osta­coli in fretta e rea­liz­zare le grandi opere «neces­sa­rie e urgenti»; peral­tro pre­vi­ste dalla Legge Obiet­tivo e dalle altre leggi di emer­genza pro­mosse nel decen­nio appena tra­scorso da quel cam­pione mon­diale di buon governo che è stato Sil­vio Ber­lu­sconi. E allora quale migliore occa­sione della spen­ding review per tagliare i fasti­diosi con­trolli? Detto fatto, velocissimamente.

Fiesole: la storia incredibile continua

fiesole-piazzaPer essere giovani non basta avere 30 anni!

Lettera aperta (con immagini) al “giovane” candidato sindaco di Fiesole del Partito Democratico. Di Paolo Della Bella.

Gentile Andrea Cammelli,

leggo sul suo sito che era in terza media quando cadeva il muro di Berlino, che ha votato per la prima volta nel 1994 e che è cresciuto nell’Italia di questo ventennio. Facendo due calcoli si desume che nel 2004 lei avesse, più o meno, ventotto anni. Dico questo perché mi pare fosse abbastanza adulto da vedere invece i “muri” eretti a Fiesole. Inoltre, è sempre lei che scrive, nel 2007 contribuisce a fondare il Partito Democratico (quello fiesolano naturalmente!), e nel 2009 è eletto Consigliere Comunale. Confesso, sicuramente per colpa mia che sono vecchio e distratto, di non essermi mai accorto della sua esistenza; oggi invece nell’apprendere che lei “crede” di non avere colpe dei ricordati muri, implicando, di fatto, i suoi “vecchi” sostenitori, mi chiedo: dov’era in quel periodo? Forse, come molti altri suoi simili, aveva metaforicamente parlando la testa sotto la sabbia!

Come le dicevo sono abbastanza vecchio e a differenza di lei non ricordo quando ho votato la prima volta; ho visto il muro di Berlino da entrambe i lati e ho vissuto, “a testa alta”, anche l’ultimo decennio fiesolano. Tant’è che mi sono preso, sempre metaforicamente parlando solo “sberle”. Questo perché ho osato esprimere il mio dissenso per quei “muri” di cui sopra.

Quando fu abbattuto il muro di Berlino, io a differenza di lei ero adulto e… felice. Quando sono stati eretti i “muri” fiesolani ero un po’ più adulto e meno felice.

Fuor di metafora le vorrei chiedere se ricorda quando il “Comitato per Fiesole” denunciava gli scempi che si compivano in nome della modernizzazione? Un opuscolo e un grande convegno proprio su questi problemi sono datati 2007, l’anno in cui lei “contribuisce a fondare il Partito Democratico”. Si ricorda o aveva ancora la testa sotto la sabbia? Potevamo allora “cambiare direzione” e non ritrovarci a dover subire scelte scellerate. Oggi è sotto gli occhi di tutti che (coloro) avevano ragione! Vediamo allora perché avevano ragione.

La invito a fare una breve passeggiata esemplificativa, altrimenti per osservare tutti i misfatti del territorio fiesolano rischio, sempre per la mia avanzata età, uno scompenso cardiaco!

Partiamo da piazza Mino. Una piazza assurda, improvvisata, finta, come le copie di città che fanno i giapponesi. Una piazza senza personalità, con un una “cantina”, perché quella che oggi è definita la “sala del Basolato” è poco più che una cantina, con tanto d’infiltrazioni e umidità. C’è costata non so bene quanti milioni di euro, e non può essere utilizzata per quello per cui è nata. Spero di essere smentito ma sembra che non ci sia l’agibilità per farci il tanto decantato Front Office. Se fosse vero, sarebbe da denuncia penale per chi l’ha fatta e per chi l’ha autorizzata. Legga cosa mi scriveva il suo Sindaco in proposito:

«Gli spazi che saranno ricavati sotto il terrazzamento del Comune non sono Ufficetti: serviranno ad accogliere funzioni pubbliche e museali, ad accogliere cittadini, ad offrire servizi, iniziative culturali e a dare un significato diverso a Piazza Mino. Inoltre serviranno ad accedere direttamente in Comune con l’abbattimento di tutte le barriere architettoniche e ad offrire un nuovo ingresso al Municipio [•••] occorre uno spazio dove ricevere i cittadini, fornire ogni pratica, servizio ed opportunità».

Per fare questi assurdi e costosissimi lavori, si è perso irrimediabilmente, causa un inutile ascensore e delle inservibili scale, spazi bellissimi sulla piazza, a livello della strada e dov’era assai facile fare l’accesso per i disabili.

Gli evidenziati sono gli spazi persi.

Andiamo avanti, verso piazza Garibaldi. Stendiamo un velo pietoso. Abbiamo svenduto a un privato «Alberto Aleotti l’evasore d’oro del Lichtenstein», come titolavano i giornali nel 2010, per fargli fare un certo numero di appartamenti. Quali vantaggi ne avrà la cittadinanza? E il tanto decantato turismo? A quali viaggiatori pensa quando auspica che facciano meta nella nostra città? A quei perversi che sghignazzeranno davanti alle case dell’evasore!

Dov’era quando si compiva il misfatto. Sempre con la testa sotto la sabbia?

In questi casi, perdoni la malignità, mi viene in mente l’inflazionata citazione andreottiana, «a pensare male si fa peccato ecc. ecc…..»!!!

E non è finita, Questo è un articolo recente, come può vedere!!!

Sempre dalla lettera citata sopra, le propongo un altro brano:

«[…] Fu così firmata la Convenzione del 2004, col Cav. Aleotti di Menarini, per un Piano di recupero che prevede: 7.500 metri cubi per realizzare un Fondazione di studi e ricerca scientifico/farmaceutica. 2.500 metri cubi pubblici con i quali il Comune si allargherà e concentrerà in un unico Municipio tutte le sue funzioni. [•••] La parte centrale dell’area Garibaldi sarà mantenuta a verde e diverrà un parco pubblico dove saranno visibili anche i ritrovamenti archeologici. Il vecchio cisternone del Carraresi sarà recuperato per la nuova Sala consiliare e un Centro Incontri».

Lei ne era a conoscenza? Oppure sono, come molte delle cose dette e scritte dal suo Sindaco, “sciocchezze”. Uso volutamente questo termine mutuato proprio da una sua definizione nei confronti dei dissidenti.

 

Andiamo in piazza del mercato e “visitiamo” l’Auditorium. Questo sì pietra dello scandalo. Le ultime notizie dicono che ci piove, ma non vorrei essere banale chiosando, “governo ladro”!

Un sindaco, sempre il suo Sindaco, l’ha avviato e dopo due mandati non riesce a inaugurarlo. Sono dieci anni da quando sono iniziati i lavori, lei era giovane, non aveva ancora contribuito a fondare il Partito Democratico, e ancora non se ne vede la fine. A essere cattivi potremmo dire che probabilmente finisce prima il Partito Democratico. Non le pare un tempo inammissibile, soprattutto se pensiamo a un’opera più ambiziosa che utile. Tanto per fare un esempio, che penso anche lei abbia studiato in terza media, la costruzione del Colosseo fu iniziata da Vespasiano nel 72 dC. e fu inaugurato da Tito nell’80, sempre dC. ovvero otto anni dopo.

E pensare che nell’introduzione all’opuscolo Opere a Fiesole del giugno 2004, il Sindaco uscente e quello entrante, scrivevano:

«Avere un Auditorium è dunque una necessità irrinunciabile per la città [•••] Finalmente diamo il via ai lavori e fra due anni Fiesole avrà il suo Auditorium»

Come sempre succede, i tempi previsti slittano per qualche intoppo inevitabile, ma potevamo sperare di inaugurarlo almeno quando lei contribuiva a fondare il Partito Democratico, cioè nel 2007. Sarebbe stato un bell’ambo!

Ecco com’era piazza del mercato negli anni ’90.

Ecco invece una foto del novembre del 2013.

Lei sa quant’è costato alla comunità questo inutile e oggi arrugginito oggetto che a questo punto dobbiamo riconvertire quindi spendere altri soldi, se vogliamo farci qualcosa di decente? Chissà perché, di nuovo, mi ritornano in mente la sua adolescenza e il muro di Berlino!

Arriviamo all’area ex macelli. Come dire al peggio non c’è mai fine. Uno spazio con una potenzialità straordinaria per la sua ubicazione. Sotto ci sarebbero stati i parcheggi che avrebbero risolto il problema a Fiesole; bastavano un po’ più di saggezza e di buonsenso! Anche in questo caso è stato venduto un bene pubblico a una società privata, per edificarci case ancora oggi quasi tutte invendute (Chi compra delle case così brutte, così care, 6.500 euro al mq, e per giunta con i bagni senza finestra!). Davvero un oltraggio al pudore. Nel 2006, quando lei aveva 30 anni e si accingeva a contribuire alla fondazione del Partito Democratico, l’assessore all’Urbanistica più mediocre della storia, in una delle tante assurdità che ha scritto, oltre a sostenere il falso ovvero che l’area ex macelli «era da decenni in stato di sostanziale abbandono», asseriva che fosse «di importanza strategica per la ridefinizione dell’assetto urbanistico del capoluogo». (sic!)

Guardi bene questa foto, è del 2005. Le pare una zona così “degradata”?

Invece questo obbrobrio sarebbe “d’importanza strategica per la ridefinizione dell’assetto urbanistico del capoluogo”!!!

Appare chiaro che, strategica o no, quest’area doveva essere usata in un modo più appropriato e francamente, gli esempi e i consigli, volutamente non accolti, non sono certo mancati.

Mi deve scusare se mi ripeto, purtroppo è l’età, ma anche in questo caso mi vengono alla mente la sua adolescenza e il muro di Berlino!

Finita la passeggiata, torniamo indietro? Torniamo pure al titolo, per replicare che non basta avere 30 anni (e nemmeno 38) per essere giovani.

Ci vuole del tempo come diceva Picasso, e col tempo voglio pensare che ci riuscirà anche lei.

Oggi la sua idea di politica è ancora vecchia, legata a schemi e personaggi ormai logori. È la forma “Partito” che non regge più. Specialmente nelle amministrazioni locali, c’è bisogno di persone libere da vincoli e “obblighi” ai quali dover rendere conto e non di “utili idioti”, per usare una definizione tornata oggi agli onori della cronaca. Persone che a un certo punto della loro esperienza di vita, anche politica, si accorgono con entusiasmo di stare diventando “giovani”! Perché, come cantava Jacques Brel, «…ci vuole del talento / ad esser vecchi e non adulti».

Cordiali saluti

Paolo della Bella

 

NO ALLE PALE SUL MONTE GAZZARO

unnamedLa Conferenza dei Servizi della Regione Toscana dice No alle pale sul Gazzaro.

COMUNICATO CONGIUNTO COMITATO MONTE GAZZARO – NO EOLICO SELVAGGIO, ITALIA NOSTRA, RETE DI RESISTENZA DEI CRINALI.

15 aprile. Intorno alle due del pomeriggio il colpo di scena: dopo una mattinata trascorsa ad esaminare se le varie prescrizioni formulate dai diversi enti erano state correttamente recepite da Hergo Wind e dopo che il Settore Energia della Regione Toscana aveva dichiarato di non condividere dal punto di vista procedurale il cambiamento di parere da parte della Soprintendenza ai beni paesaggistici, espresso nella precedente riunione della Conferenza dei Servizi (18 marzo), è stata proprio la Soprintendenza a tagliare la testa al toro.

Con un ragionamento serrato e ben argomentato, sia dal punto di vista giuridico sia da quello tecnico, è stato riconosciuto che l’impianto eolico sul Monte Gazzaro avrebbe provocato danni gravissimi alla superficie boscata (tutelata dalla legge) e anche al paesaggio nel suo complesso. E questo basta per dire no all’impianto.

Il Ministero dei Beni Ambientali (a nome del quale si è espressa la Soprintendenza) ha potuto recepire i princípi contenuti nel nuovo Piano del Paesaggio della Toscana, in discussione in questi giorni in Consiglio Regionale, riconoscendo cosí esplicitamente il grande valore della pianificazione territoriale della nostra Regione.

I rappresentanti di Hergo Wind non sono riusciti a nascondere la loro rabbia per i danni gravissimi dal punto di vista economico derivanti dal rifiuto dell’autorizzazione e hanno messo subito in dubbio la legittimità del parere della Soprintendenza. Gli osservatori del Comitato e della Associazioni Ambientaliste hanno invece aspettato di raggiungere il piazzale della Regione per manifestare la loro soddisfazione.

Il Comitato Monte Gazzaro – no eolico selvaggio, Italia Nostra e la Rete di Resistenza dei Crinali hanno dichiarato di apprezzare moltissimo il lavoro della Soprintendenza, che ha dovuto superare un forte handicap iniziale rappresentato dal suo iniziale giudizio favorevole espresso in sede di valutazione di compatibilità ambientale. Ma un riesame accurato della documentazione e soprattutto almeno due sopralluoghi sul posto negli ultimi mesi hanno fatto emergere tutti i ben fondati motivi per un no definitivo all’impianto che, per primo, avrebbe violato il crinale principale del nostro Appennino.

I rappresentanti del Comitato e delle Associazioni ambientaliste hanno anche sottolineato l’importanza decisiva del proprio lavoro, della caparbietà con cui hanno portato avanti una battaglia giusta. Ed anche della loro scelta di confrontarsi a trecentosessanta gradi con le istituzioni, dai Comuni alla Soprintendenza, alla Regione. Se le richieste sono giuste e bene argomentate, anche se portate avanti da un piccolo gruppo di Don Chisciotte, possono farsi spazio e essere ascoltate e condivise laddove c’è il potere effettivo di decidere per o contro il bene comune.

 

Considerazioni di Luciano Ardiccioni, addetto stampa del Comitato Monte Gazzaro:

LA CONFERENZA DEI SERVIZI SUL GAZZARO E I MUGELLANI

Nel manifesto che abbiamo stampato per invitare alla Camminata contro l’eolico sul Gazzaro, il 16 marzo scorso, abbiamo scritto che molto probabilmente quelli che avrebbero dovuto decidere sull’autorizzazione non sanno nemmeno come sia fatto, il Monte Gazzaro. Quando, nel corso della Conferenza dei Servizi del 15 Aprile, ho sentito un funzionario della Regione parlare del sentiero CA 100 (ca cento) per indicare il CAI 00 (cai zero zero) mi sono reso conto che questi non soltanto non sanno dov’è il Gazzaro, ma nemmeno che cosa è la Grande Escursione Appenninica (il CAI 00, appunto), il percorso di crinale interamente protetto dal nuovo Piano del Paesaggio della Regione Toscana.

Per fortuna c’era anche qualcuno che si è dato la pena di guardarlo di persona quel monte e qualcun altro, mugellano o che lavora in Mugello, sapeva bene su che cosa si doveva decidere. Fra questi i funzionari della Soprintendenza che negli ultimi tempi sul Gazzaro hanno fatto almeno due sopralluoghi, uno dei quali insieme ai tecnici dei Comuni interessati. E poi proprio i  tecnici di Firenzuola, Barberino e Scarperia. Tre persone molte diverse fra loro. L’ing. Del Zanna, di Firenzuola, forte di un deciso giudizio negativo dell’Amministrazione comunale, con la sua naturale pacatezza, ha ribadito con forza e decisione il parere già espresso: sí all’autorizzazione idrogeologica, no all’autorizzazione paesaggistica, no alla variante urbanistica. La responsabile del Settore Gestione del Territorio del Comune di Barberino, ing. Simona Guerrizio, ha dovuto gestire la posizione un po’ altalenante degli amministratori barberinesi, ma durante la conferenza dei servizi ha difeso e argomentato il diniego all’autorizzazione dell’impianto. Ha dimostrato anche una grande sensibilità per i problemi del nostro territorio sostenendo l’incompatibilità tra lo storico sentiero (Sentiero degli Dèi) e un impianto eolico industriale, sia in fase di cantiere, sia in fase di gestione.

Un atteggiamento del tutto diverso quello del responsabile del Settore Quarto del nuovo Comune Scarperia-San Piero, Rodolfo Albisano. Certamente in una situazione non facile, visto che è “nuovo” dirigente di un comune nuovo, senza consiglio, senza giunta e senza sindaco. Durante la prima riunione della Conferenza dei Servizi non ha esitato ha dare parere favorevole alla variante urbanistica. Chiamato a esprimersi sull’autorizzazione paesaggistica, si  è guardato bene da imitare i colleghi di Firenzuola e Barberino, che hanno confermato i pareri precedenti. Albisani aveva a disposizione un parere negativo estremamente articolato e argomentato redatto dalla Commissione del Paesaggio del Comune di Scarperia, ma lo ha ignorato del tutto e ha scritto un nuovo parere del tutto favorevole all’impianto, che, quasi quasi, lascia intendere che l’eolico industriale può migliorare il paesaggio del Gazzaro. E poi – non so quanti lo abbiano notato – ha pronunciato in sede di Conferenza dei Servizi il nome che per anni ha aleggiato intorno alla vicenda eolico sul Gazzaro: Panna-San Pellegrino! Per quanto riguarda la questione delle sorgenti e dei pozzi ha espresso un parere favorevole, come Comune di Scarperia-San Piero, dopo essersi consultato con Panna-San Pellegrino.

Ci eravamo sempre domandati come mai Panna, che sempre è stata molto attenta all’integrità del Gazzaro, rispetto a questo impianto industriale sia sempre stata in silenzio. Nonostante la citazione di Albisani, continuiamo a chiedercelo ancora.

 

La testimonianza di Fabrizio Nazio, membro molto impegnato del comitato “monte Gazzaro – no eolico selvaggio”:

Abbiamo vinto. Niente pale su Monte Gazzaro. L’ha decretato la conferenza dei servizi di stamani mattina. Il punto fondamentale è stato il parere negativo della soprintentenza ai beni paesaggistici, motivato dalle argomentazioni che proprio noi avevamo a lei fornito e che ha ritenuto di fare proprie.
Personalmente una soddisfazione quintupla. Non solo perché ad argomentare mesi fa in sovrintentenza a Palazzo Pitti c’ero anche io. Non solo perché dopo mesi di battaglia s’è difeso e tutelato un patrimonio enorme dal punto di vista ambientale, ma soprattutto storico e turistico (luogo descritto in libri e depliant tradotti in più di cinquanta lingue). Non solo perché abbiamo dimostrato che una squadra fatta di persone provenienti da estrema sinistra ai popolari, laici e cattolici, riescono non solo a lavorare bene ma a farlo ad un livello altissimo. Non solo perché il materiale prodotto è stato pertinente, competente, perfettamente in linea con le direttive paesaggistiche regionali che fanno eco all’indirizzo nazionale sulle tematiche ambientali, in maniera tale da essere un riferimento valido anche per la stessa sovrintendenza.
Ma la cosa che mi dà più soddisfazione è l’aver ribadito che non vince sempre il più grosso, chi smuove più soldi, chi ha più agganci, chi è più arrogante, chi ha sempre vinto. E a tutti quelli che ieri dicevano “Lascia fare, è sempre stato così”, oggi dico, non solo con la forza della fede, ma anche la concretezza incontestabile dei fatti: “NON E’ VERO!”
Oggi vince l’interesse pubblico, oggi vince l’aquila reale, oggi vince il faggio, la formica e ogni singolo essere vivente che in quei luoghi ha la sua casa e il suo ecosistema.
Oggi vince il lavoro di una squadra che non ha guadagnato un euro, ma ha portato a casa la certezza di poter lasciare il patrimonio ambientale, storico, culturale e turistico di quel monte e dei suoi percorsi alle generazioni a venire.
Un tesoro che ripaga di tutte le ore e le notti passate a studiare documenti tecnici complessi per trovare la ragione oggettiva che li invalidasse, ripaga l’apertura mentale che ti permette di sedere e discutere in maniera propositiva e fattiva, con totale spirito di servizio, con persone che magari inizialmente ti guardavano con diffidenza anche solo per essere afferente ad una diversa storia politica.
Si può cambiare.

 

 

Il caso dell’ex Club Med di Donoratico.

downloadUna sconfitta per l’ambiente e per i cittadini.

Il Club Mediterranée di Donoratico, dopo una chiusura di 10 anni, riaprirà con il nome di Paradùvanificando le scelte urbanistiche del Comune di Castagneto Carducci che aveva previsto la trasformazione dell’ormai storico villaggio per 1.308 turisti, esteso su un vastissima area paesaggisticamente tutelata, in una struttura per 750 ospiti con una conseguente minore antropizzazione.

Quando cambiano i Piani Regolatori, la legge riconosce ai proprietari il diritto di mantenere in essere quanto di loro proprietà, anche se non più ammesso, facendo al massimo opere di ristrutturazione, in attesa di realizzare o meno quanto stabilito dal Piano regolatore.

In base a questo criterio la Medonoratico s.r.l. nuova proprietaria dell’ex Club Med. avrebbe potuto mantenere quanto legittimamente esistente: le strutture comuni in muratura e 654 piazzole con sopra 276 capanne polinesiane ammesse dalla Soprintendenza nel lontano 1966, fatte con paglia sostenuta da uno scheletro in legno e prive di luce, acqua, bagni e cucine private.

La proprietà Medonoratico s.r.l. ha invece sostenuto che le reti a servizio di tutte le piazzole erano già presenti e in base a questa affermazione ha proposto di sostituire le capanne con altre unità dotate di luce, bagno e cucina. Il problema è che non c’è alcuna prova dell’esistenza di un sistema di reti così capillare fin dal momento della realizzazione del progetto autorizzato nel 1965/66 e che anzi il fatto che una tipologia del genere sia stata e sia ancora estranea ai Club Mediterranée fatti nel mondo in più di cinquanta anni, dovrebbe spingere il Comune a ricerche molto approfondite per giungere alla sicurezza assoluta di non trovarsi davanti ad opere abusive in aree sottoposte a vincoli paesaggistici ed idrogeologici.

Non solo, la proprietà, richiamandosi alla legge regionale 42/2000 ha sostenuto che installare case mobili e temporanee in un campeggio si può fare senza alcun permesso e quindi al posto di capanne di circa mq. 11 fatte di un materiale non edile come la paglia, propone di realizzare vere e proprie casette in legno di superficie molto più che doppia e con coibentazione, impianto di aria fredda e calda, bagno completo e spazio cucina.Questa proposta non tiene conto del fatto che la previsione di campeggio non esiste più nel Piano Regolatore e che quindi non si può ampliare modificare il bene richiamandosi a norme vigenti per campeggi.

Di fatto non si avrà quindi il mantenimento di solo quello che era legittimo, ma al posto di 276 capanne di superficie di quasi mq. 3.000 si arriverà a coprire quasi mq. 7.000 per arrivare a coprirne quasi 17.000 nelle intenzioni della proprietà che ha dichiarato di volere installare case per 1.308 clienti.

La Soprintendenza ha già dato il nulla osta per installare 173 di queste casette e per coprire già quasi mq. 4.500, quando nel 1966 aveva ritenuto che la tutela del paesaggio dell’area non permettesse di installare più di 276 capannucce di paglia per metterci due letti e un armadio.

Il Comitato per Campiglia ha già inviato alla Soprintendenza di Pisa e Livorno, alla Direzione regionale del Ministero dei Beni Cultuali e a Italia Nostra una richiesta di attenzione per quella che rischia di diventare una enorme struttura turistica difforme da quanto previsto dal Regolamento Urbanistico e dalle norme di transizione.

Inoltre il Comitato si dichiara preoccupato per il fatto che il Comune sembra avere accettato acriticamente le affermazioni e le proposte interpretative della proprietà senza approfondire con opportuni pareri legali la legittimità di quanto sostenuto dalla Medonoratico e senza pretendere da questa le prove certe sulla legittimità di quanto dichiarato esistere.

Certo è che quanto sta sorgendo a Donoratico non è ciò che la proprietà ha trovato e che poteva mantenere facendo al massimo opere di ristrutturazione, ma è un qualcosa d’altro che rappresenta UNA SCONFITTA VERA E PROPRIA PER L’AMBIENTE E PER I CITTADINI.

Alberto Primi

Comitato per Campiglia

11 aprile 2014

Si veda anche su questo sito un post dell’agosto 2012, relativo all’iniziativa del GRIG, Gruppo di intervento giuridico.