Le Cave in Comune di Sovicille.

DSCF3528La Carta delle Risorse della Toscana prevede per la Montagnola Senese soltanto cave di pietra ornamentale. Queste cave devono produrre almeno il 20% di ornamentale; il restante 80% può essere di inerti (marmo rotto; marmo che finisce come granulato o polvere). Le cave attive della Montagnola sono sei, di cui due chiudono e altre due riaprono. Sono coltivate da quattro ditte, due delle quali sono proprietarie di impianti di frantumazione del marmo. I volumi estratti da queste due ditte sono cento volte i volumi che estraggono le altre ditte, che sono proprietà di artigiani che valorizzano il marmo, lavorano lotti piccoli, sviluppano economia locale e fanno relativamente poco danno. La Montagnola Senese è un Sito di Importanza Comunitaria per la natura, dove il PRAER permette soltanto l’estrazione di “materiale unico non disponibile altrove” (GIALLO DI SIENA). Il granulato e il carbonato di calcio non sono certo “materiale unico”. Alcune cave esistono in virtù di un equivoco, cioè che estraggono marmo giallo integro in blocchi. Spesso il marmo non è giallo e finisce nel granulatore. Un altro equivoco è che il 20% di “ornamentale” può comprendere qualsiasi pezzatura di marmo, non soltanto blocchi di uno per un metro. Effettivamente è difficile regolare questo aspetto perché due ditte usano tutto per fini ornamentali, mentre le altre destinano anche blocchi grandi al granulatore. Finora è mancata la volontà politica di predisporre e di interpretare le leggi e i piani in modo chiaro e trasparente. Questo atteggiamento sta danneggiando il tesoro che è la Montagnola, fonte dell’acqua di Siena e serbatoio di naturalità di cui andar fieri.

Comitato per la Salvaguardia della Montagnola Senese


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Ruspe al lavoro nella cava di Pagaccino:  in un lotto di 270.000 mc, la percentuale di marmo ornamentale era pari a zero.

 

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Che succede alla ex manifattura tabacchi?

IMG20120410161756403_900_700“Le mani sulla città”

Così il Comitato per la tutela dell’ex Manifattura Tabacchi di Firenze aveva scelto di intitolare il volantino con cui si invitavano i cittadini all’assemblea del 7 maggio scorso, presso il Teatro di via Boccherini, per denunciare lo scempio del complesso manifatturiero e delle zone circostanti, conseguenza diretta della Variante approvata
dal Comune di Firenze il 31.03.2014.
Mai titolo è apparso più profetico. Nel corso della serata, che ha registrato un’ampia ed accorata partecipazione di oltre 200 cittadini, sono state illustrate (in un crescendo di incredulità, smarrimento e rabbia) tutta una serie di
previsioni descritte nelle oltre 90 pagine di cui si compone la Variante che, se realizzate, renderanno tutta questa parte del Q1, a ridosso delle Cascine, praticamente invivibile.
La Variante non solo modifica radicalmente la destinazione del complesso, da bene idoneo a svolgimento di funzioni pubbliche ad oggetto di sfruttamento privato, regalando con ciò al suo attuale
proprietario, cioè FINTECNA e Cassa Depositi e Prestiti, un ingente guadagno dall’incremento di valore dell’area, ma accoglie in toto un progetto di trasformazione, proposto dalla proprietà che si presenta solo come una grande speculazione edilizia.
Al di là delle sbandierate intenzioni di voler realizzare un recupero, una rivitalizzazione ed una rigenerazione dell’area, parole usate dal Comune per presentare sulla stampa cittadina la Variante, in realtà una volta accantonato il progetto, a nostro avviso splendido, di portare negli edifici del complesso la nuova Emeroteca della Biblioteca Nazionale, sfumata, sembra per difficoltà finanziarie, la possibilità di trasferirvi alcune scuole cittadine, come il liceo
artistico, il centro di restauro, e tutto un insieme di realtà qualificanti e vivificanti per il quartiere e per l’intera città, ed anche al di là degli eventuali accordi, ancora peraltro alquanto generici, per la realizzazione di una cittadella della moda ed un centro di design internazionale e che occuperebbero comunque una modesta porzione dell’intera superficie (10-15.000mq sugli oltre 100.000 mq dell’area)

COSA CI ASPETTA DAVVERO?
La realizzazione di 700 appartamenti con 2 torri di 53 metri; un albergo di lusso che ingloberà il Teatro Puccini, facendone occasionalmente il proprio centro congressi; un carico urbanistico stimato, di 10.000 persone – pari agli abitanti di Pontassieve; la piazza Puccini trasformata in una grande rotatoria per smaltire i flussi di traffico; l’incremento di smog, polveri sottili ed inquinamento acustico; l’assenza di parcheggi a raso e di verde: solo
fioriere e pavimentazione a graticcio, da cui spunteranno ciuffi di erba.
Questa è solo una piccola parte delle opere e delle previsioni contenute nel progetto FINTECNA e, poiché i cittadini non intendono subire passivamente questa devastazione, il Comitato si attiverà fin da subito presentando, entro il prossimo 14 giugno le sue Osservazioni alla Variante e mantenendo una costante mobilitazione contro questo
progetto di trasformazione dell’area della ex manifattura tabacchi secondo quanto espresso dai numerosissimi cittadini che hanno preso parte all’assemblea .

Il Comitato per la Tutela della Ex- Manifattura Tabacchi

Ricetta Renzi: Uffizi, macchina da soldi privati.

uffizi01di TOMASO MONTANARI, Il Fatto Quotidiano, 3 maggio 2014. «Gli Uffizi sono una macchina da soldi, se li facciamo gestire nel modo giusto», ha dichiarato Matteo Renzi il 29 novembre 2012. A giudicare da quel che si è visto giovedì sera a Servizio Pubblico, almeno quest’unico punto del programma dell’ex sindaco di Firenze si è avverato: nel celebre palazzo vasariano, un invalicabile muro di corpi traspiranti preclude ogni possibilità di vedere le opere d’arte. Il limite di sicurezza prevede la compresenza di 980 persone al massimo. Nelle scorse settimane, dipendenti e giornalisti ne hanno contate invece almeno fino a punte di 3.500. Meglio non chiedersi cosa sarebbe successo nel caso di un’evacuazione d’emergenza. No, è una novità: negli ultimi anni si sono susseguiti esposti e denunce, soprattutto da parte dei sindacati dei dipendenti, ma senza sortire alcun effetto: lo sciacallaggio intensivo del Rinascimento è l’unica economia della città, e guai a chi dice che ormai la vacca non solo stramazza dalle mungiture, ma è anzi prossima alla macellazione. Ci vogliono un Leonardo distrutto o un turista morto per far capire che gli Uffizi sono sul punto di esplodere? La faccia della soprintendente Cristina Acidini, di fronte alle telecamere di Santoro, è la risposta: non sento, non vedo, non parlo. D’altra parte, un processo della Corte dei conti chiede 600.000 euro di danno erariale alla signora, che nel 2009 ha fatto comprare allo Stato un crocifisso ligneo attribuito a Michelangelo e prezzato da lei stessa. E se nessuno dei cinque ministri che si sono succeduti da allora ha pensato bene di destinarla ad altro incarico è anche perché la Acidini garantisce il rapporto di ferro che lega il Polo Museale al concessionario, che è Opera Laboratori Fiorentini, di Civita Cultura (presidente Luigi Abete), a sua volta parte di Associazione Civita (presidente Gianni Letta). Tanto che il portavoce del concedente (cioè il Polo Museale) è un ex giornalista del Giornale della Toscana di Denis Verdini, ora dipendente di Opera: un portavoce a cui la Acidini ha addirittura consentito di curare un’incredibile mostra di documenti storici a Palazzo Pitti. Il legame tra Opera e Polo è ormai cementizio: la concessione risale nientemeno che al 1996, ed è andato avanti di proroga in proroga, alla faccia della libera concorrenza. Ed è Opera a staccare i biglietti per gli Uffizi, e dunque a governarne gli accessi e a decidere la sorte delle opere, la condizioni della visita, lo stato reale della sicurezza. In verità, la legge Ronchey prevede che si possa (ma non che si debba) cedere a un privato for profit come Opera la biglietteria di un museo come gli Uffizi. E le immagini di Servizio Pubblico dimostrano che non è una buona idea dare le chiavi del nostro patrimonio culturale a chi non ha altra bussola che il proprio profitto. Perché il risultato è la socializzazione delle perdite e la privatizzazione degli utili: incassando a percentuale, il concessionario ha interesse a farcire il museo come il tacchino del Ringraziamento, senza curarsi dell’usura delle opere, del drastico abbassamento della qualità della visita, e del rischio sicurezza. E non è solo un problema di biglietti. Nello scorso dicembre, i lavoratori del Polo hanno contestato la decisione dell’Acidini di affidare le visite guidate del Corridoio Vasariano alla solita Opera. Essi fecero notare che i dipendenti pubblici erano più che capaci di gestire da soli la cosa, il che avrebbe evitato le assurde tariffe del servizio privatizzato con Civita: 34 euro a prezzo pieno, 25 il ridotto e 16 il… gratuito! Ma nonostante tutto, si continua a perseverare sulla strada della “macchina da soldi”. Nemmeno le immagini girate in galleria hanno indotto Philippe Daverio (ospite di Santoro) a cogliere il punto: il noto divulgatore ha pensato bene di ripetere che gli Uffizi dovrebbero fare i numeri del Louvre. Qualcuno dovrebbe spiegargli che il Louvre è quasi 12 volte più grande degli Uffizi per dimensioni fisiche e ha un numero di opere d’arte che è circa 76 volte quello degli Uffizi. Considerando che i visitatori del Louvre sono solo 5 volte più di quelli degli Uffizi, dovremmo piuttosto meravigliarci che non ci sia stato ancora il morto. Al contrario, nei 44 punti che strutturano la sua “rivoluzione” della Pubblica amministrazione, Renzi ha incluso l’idea di introdurre “una gestione manageriale nei poli museali”: il che vuol dire continuare a badare solo ai profitti (sperando almeno che siano pubblici), e non alla sostenibilità culturale e alla sicurezza dei lavoratori e dei visitatori dei musei. Chissà se Renzi si è mai chiesto perché da 20 anni gli Uffizi non appartengono più ai fiorentini, che ci mettono piede solo da bambini e poi si tengono alla larga da quella specie di pericoloso bagno turco sontuosamente decorato.

SALVIAMO IL MASSO DELLE FANCIULLE

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Chiediamo alla Regione Toscana di revocare l’autorizzazione ad una attività che darebbe il via alla distruzione di una delle ultime aree incontaminate della Toscana.

L’area naturalistica che circonda il Masso delle Fanciulle, nella Riserva Naturale di Berignone, compresa tra i comuni di Pomarance, Volterra e Casole d’Elsa, è uno dei luoghi più suggestivi e incontaminati di tutta la Toscana.

La riserva è attraversata da una gola rocciosa ricoperta da un abbondante vegetazione mediterranea, dove scorre il fiume Cecina, in uno scenario paesaggisticamente unico.

Il luogo, descritto in molte guide turistiche internazionali, è meta delle visite degli abitanti locali e dei turisti da Siena, San Gimignano, Volterra, Casole d’Elsa, Radicondoli, Colle Val d’Elsa e dalla Toscana tutta.

La presenza di turisti durante tutto l’anno rende l’area del Masso delle Fanciulle una importante risorsa economica per un’area vastissima.

Molti turisti vengono in queste zone solo per poter visitare la Riserva Naturale di Berignone e poter fare il bagno nelle acque cristalline del fiume Cecina.

Oggi questo luogo unico è minacciato dalla costruzione di un impianto industriale per la produzione di energia geotermoelettrica a pochi metri dal fiume.

La società GESTO Italia Srl ha presentato domanda di avvio del procedimento di valutazione di impatto ambientale per la realizzazione di pozzi esplorativi per verificare la presenza di un potenziale serbatoio geotermico.

Se le prove di produzione avranno successo verranno realizzate centrali geotermiche e pozzi di produzione che distruggeranno irreversibilmente quest’area incontaminata e molto delicata dal punto di vista ecologico, idrico, ambientale ed economico.

Per questi motivi chiediamo alla Regione Toscana di revocare l’autorizzazione ad una attività che darebbe il via alla distruzione di una delle ultime aree incontaminate della Toscana.

Chiediamo che l’autorizzazione agli impianti venga negata e che il luogo venga protetto per preservare un ambiente che è una enorme risorsa sostenibile per l’economia locale.

Comitato Difensori della Toscana, Ass. Casole Nostra, Ass. Ecomuseo Borgo LA Selva, Comitato Toscana Terra Pulita.

Per firmare la petizione