EBBENE SÌ, HA VINTO CONFINDUSTRIA. E ORA?
di Claudio Greppi
Con il comunicato di ieri del presidente della Regione Enrico Rossi e con l’intervista di oggi su Repubblica di Antonella Mansi, presidente di Confindustria Toscana, la vicenda Laika al Ponterotto passa ad una nuova fase. È vero, abbiamo cercato di impedire il trasferimento dei reperti archeologici che per quasi tutti (tranne i responsabili, per l’appunto) è uno scempio senza senso, che ci coprirà di ridicolo. Una soluzione poteva anche essere trovata, lasciando i reperti al loro posto e modificando la planimetria del capannone: ma non ne hanno voluto sapere. Vogliono far presto e bene, come dice spesso Rossi: perderanno un sacco di tempo (e di soldi) e faranno male, diciamo noi.
Tutto ciò ha contribuito a rimettere in luce una vicenda lunga dieci anni, pieni di dubbi e di passaggi poco chiari. Il terreno, agricolo, è stato venduto a prezzo industriale come dice oggi il direttore di Laika De Haas, e ripete il presidente Rossi, oppure no? Circa 20 € al metro quadro, nel 2002, sono tanti o pochi? Quali erano le alternative, se sono state cercate, e se no, perché? E la lunga procedura della valutazione, richiamata dal Sindaco, è stata una cosa seria o una farsa? E le cosiddette mitigazioni, a cui ancora oggi ci si appella, hanno ancora senso, dopo la scoperta dei reperti? E perché non è mai stato fatto un serio rilievo del terreno, quando era il momento? E chi, fra i responsabili ai vari livelli, conosce davvero la consistenza dei ritrovamenti, sui quali non è ancora stata prodotta alcuna relazione? E perché tutta questa segretezza, nel tenere nascoste decisioni già prese più di un anno fa, nell’impedire addirittura la visione dell’area ai “non addetti ai lavori”?
Queste domande resteranno senza risposta, anche se si può dire che se prima se ne parlava solo a San Casciano, ora se ne parla in tutta Italia. Ma partiamo dall’episodio di giovedì 13 ottobre, ben documentato su: http://inchieste.repubblica.it/. Nel corso della preparazione di un servizio sul caso Laika due giornalisti di Repubblica, Francesco Erbani e Mario Neri, si avvicinano con la telecamera per riprendere, dall’esterno, la zona degli scavi più vicina alla strada provinciale, dove stanno lavorando alcuni addetti della Soprintendenza: i quali accorrono subito al cancello del cantiere, intimano ai due giornalisti di andarsene e minacciano l’intervento dei carabinieri. Il tutto in nome del “Codice del Paesaggio”, che dovrebbe, a sentir loro, tutelare la riservatezza degli operatori, anche quando si tratta di beni culturali oggetto di discussioni pubbliche (e di fotografie sui giornali). Un simile trattamento non era certamente stato riservato, solo due giorni prima, ai rappresentanti delle categorie, inclusa Confindustria, invitati dal Sindaco alla presentazione del progetto e alla visita degli scavi. Il Codice non dice niente di simile, ovviamente, ma l’episodio è indicativo di un certo modo di procedere, che d’ora in avanti sarà bene cambiare profondamente.
Il quadrato intorno a Laika, come titolava la settimana scorsa il giornale locale Metropoli, formato da amministrazione comunale, partiti (PD + PdL) sindacato e Confindustria, è così “magico” che ha sempre pensato di far scomparire con un tocco di bacchetta ogni forma di dibattito fondato sulla conoscenza dei fatti. Se la scoperta dei reperti archeologici è venuta a galla, già all’inizio dei lavori nella primavera del 2010, lo dobbiamo al fatto che alcuni cittadini curiosi, che ben conoscono questa parte del territorio, seguivano con molta apprensione lo sviluppo del cantiere, ben sapendo che quel terreno nascondeva notevoli sorprese, come infatti si stava puntualmente verificando. L’impresa non poteva far altro che chiamare la Soprintendenza archeologica, che in un primo tempo accettava qualche forma di dialogo con i visitatori (i curiosi) locali. Quando le prime pietre cominciano a venir fuori dal terreno, secondo i solerti scavatori sono solo tracce di quei muretti che si mettono intorno agli olivi (forse in Puglia?): al che un agricoltore del posto fa notare che in quel fondovalle gli olivi non si coltivano, bisogna salire un centinaio di metri più su. Si trattava infatti del sito di origine etrusca, che emergeva ai piedi della collina accanto a una fontana settecentesca: proprio quello che i curiosi locali si aspettavano. Ne dà conto, del ritrovamento, un breve trafiletto su Repubblica del 7 giugno, che fa imbestialire la Soprintendenza. E qui si chiude ogni possibilità di rapporto amichevole con le autorità preposte allo scavo.
A una mia cortese richiesta via mail, l’ispettrice Alderighi rispondeva: “Le comunico che la situazione è del tutto tranquilla; è stato previsto un controllo archeologico dell’area su mia indicazione fin dal momento della procedura per la VIA; gli scarsi rinvenimenti che possono avere un interesse archeologico sono di minima importanza e verranno valorizzati nel miglior modo possibile”. E proseguiva con un tono sempre più seccato: “La curiosità sua e della popolazione deve attendere ancora un po’ in quanto è norma di questa Soprintendenza non rendere noto alcun risultato né agli studiosi né ai curiosi se non al termine dei lavori e, per iscritto, sul Notiziario della Soprintendenza che viene pubblicato l’anno successivo; pertanto, da parte di questa Soprintendenza, come per tutte le attività in altri siti, non è autorizzato alcun sopralluogo né rilasciato alcun comunicato durante i lavori; ad ogni modo si tratta di un cantiere privato e quindi, anche per quanto riguarda l’intero cantiere, a prescindere dai miseri ritrovamenti, un eventuale sopralluogo deve essere autorizzato dalla Proprietà”.
La mail è del 9 giugno dell’anno scorso. Soltanto di recente, nel mese di settembre, veniamo a sapere che nello stesso mese di giugno quella stessa Proprietà, con la maiuscola, aveva avanzato la richiesta di trasferire i “miseri ritrovamenti”, che allora comprendevano solo il sito etrusco-ellenistico, in altra sede: per poi estendere la richiesta, tre mesi dopo, a proposito del sito della villa romana. La richiesta era stata accolta dalla Soprintendenza regionale, e inviata a Roma al Ministero, che poi finirà per accoglierla, come è noto. Di tutto questo non trapela nulla, né sulla stampa né negli atti dell’amministrazione comunale.
Ogni tentativo di saperne di più era stato frettolosamente respinto. Cito dall’ordine del giorno presentato il 29 settembre da Lucia Carlesi:
“con domanda di attualità (delibera CC n. 26 de1 12 aprile 2010) furono richieste informazioni circa i ritrovamenti che stavano emergendo a Ponterotto avanzando richiesta di massima trasparenza e conoscenza del progetto e l’Amministrazione assicurò la presentazione di una relazione; la commissione Ambiente e Territorio nella seduta del 16 giugno 2010 esaminò la richiesta di sopralluogo sul cantiere Laika avanzata dei gruppi consiliari Laboratorio per un’Altra San Casciano-Rifondazione Comunista, Futuro Comune e Popolo della Libertà, per prendere visione degli scavi in corso e che tale richiesta fu respinta;”
Del trasferimento dei reperti si viene a conoscenza soltanto nello scorso agosto, anzi alla fine del mese, perché chi va a pensare che una delibera così importante venga presa dalla Giunta comunale il primo di agosto, senza alcuna pubblicità. E chi si poteva aspettare che il primo atto ufficiale in cui si parla di “accordo per la disciplina dei rapporti per la rimozione, ricollocazione, restauro e valorizzazione delle strutture archeologiche rinvenute in San Casciano Val di Pesa, località Ponterotto” venga non dalla Soprintendenza o dalla Regione, ma dalla Giunta che anticipa – senza neppure interpellare il Consiglio: e qui hanno commesso anche un errore procedurale, molto probabilmente – un protocollo che tutti gli interessati dovrebbero poi firmare. Qui si può dire che l’abitudine a lavorare di nascosto aveva preso un po’ la mano, ai nostri amministratori, forse convinti che nessuno si sarebbe accorto di quello che stavano facendo. Tanto più che se poi andiamo alla ricerca di qualcosa che somigli a un progetto di questa famosa “ricollocazione e valorizzazione” dei reperti dobbiamo andare a pescarlo in una deliberuccia precedente, risalente al 27 giugno, dal misterioso titolo “progetto esecutivo di valorizzazione dei siti archeologici e del parco sportivo ‘la Botte’ attraverso un sistema integrato di segnaletica turistica”.
Come mai il Sindaco avrà aspettato l’11 ottobre per presentare ufficialmente un progetto che se ne stava ben nascosto da tre mesi e mezzo? Come mai avrà scelto di presentarlo ai rappresentanti delle associazioni di categoria, e soltanto a loro: con successiva visita a “quei quattro sassi”, come li ha definiti la presidente di Confindustria? La risposta è semplice: perché solo nel mese di settembre un serio lavoro di denuncia e di comunicazione ha impegnato associazioni e comitati, oltre all’unica forza di opposizione rappresentata in Consiglio Comunale, quella di Laboratorio per un’altra San Casciano – Rifondazione Comunista. E’ stato sufficiente inventare un sito (http://archeopatacca.blogspot.com/), preparare qualche comunicato che dava pubblicità alla protesta per la mancanza di trasparenza. I primi attestati di solidarietà sono venuti proprio dal mondo degli archeologi, per i quali la stessa idea dello spostamento dei reperti suonava come uno scherzo di cattivo gusto. “La cosa che sollecita la mia curiosità e presenta, fin da subito, alcuni lati enigmatici è relativa al progetto di rimozione e ricollocazione dei resti archeologici: una procedura, tecnicamente assai problematica, alquanto rara e costosa”, così Giuliano Volpe il 12 settembre sul sito Eddyburg, uno dei principali luoghi del dibattito sul territorio su scala nazionale.
Al resto ci hanno pensato proprio i sostenitori del progetto Laika, che per difenderlo con ogni mezzo hanno finito per contribuire a fare da cassa di risonanza: fino all’invasione del Consiglio Comunale in occasione della discussione su un ordine del giorno presentato da Lucia Carlesi, l’unica consigliera contraria all’operazione, accusata di voler togliere il lavoro agli operai e sottoposta a un vero e proprio tentativo di linciaggio politico. Antonella Mansi attacca gli “ambientalisti in cachemere”, e l’assessore Anna Marson risponde per le rime. Ma anche in questo caso quella che sembrava una posizione isolata, a San Casciano, è stata oggetto di una solidarietà ben più vasta e significativa, estesa a tutte le componenti dell’ambientalismo vecchio e nuovo. Anche fra le forze politiche che sostengono la Giunta regionale si sono manifestati seri dubbi sulla correttezza dell’operazione, fino al momento in cui Enrico Rossi ha chiuso ogni spiraglio annunciando la prossima firma del protocollo su “ricollocamento e valorizzazione” dei reperti, visto che è tutto in regola, con il benestare degli organi di tutela. L’archeopatacca si farà, dunque?
A questo punto possiamo promettere solo una cosa: che non staremo a guardare passivamente. Il lavoro di questi due mesi ha fatto emergere tutti i vizi di una vicenda nata male e continuata peggio. Un errore urbanistico iniziale, un disegno campanilistico in nome di presunti interessi dei lavoratori che coincidono con quelli dell’azienda, finisce per produrre una gaffe culturale senza precedenti. Ci dispiace che i dipendenti Laika siano stati tirati in ballo a sproposito per coprire responsabilità politiche (qualcuno ha anche parlato di “scudi umani”). E allora anticipiamo fin d’ora quelle che saranno le nostre domande nei prossimi mesi.
Quanto tempo ci vorrà per spostare i reperti in condizioni di sicurezza? Si parla di completare tutta l’operazione a primavera, del 2012: vogliamo scommettere che si arriverà a quella del 2013?
Quanti soldi costerà l’operazione? Si parla di 400.000 € da parte dell’azienda: e il resto? Il Comune dove li trova, i soldi (cosa che le delibere non chiariscono minimamente)? Li metterà la Regione, e con quale giustificazione? Ricordiamo che per rimpinguare le scarse risorse finanziarie il Comune ha già provveduto a vendere pezzi del proprio patrimonio: continuerà così?
Che aspetto avrà il sito-patacca? Le opere murarie saranno davvero “restaurate” come si sente dire, e inserite in un bel giardino pubblico? Quante risate si faranno i visitatori? O ci sarà da piangere?
E infine, quanti operai resteranno senza lavoro, una volta completata la nuova struttura produttiva, in nome della razionalizzazione invocata dall’azienda? E quali diritti spetteranno ai dipendenti che si sono schierati con il padrone (non si dice più?) legandosi mani e piedi alle sorti dell’azienda?
Sarà molto triste, fra qualche anno, dire che avevamo ragione: quando la frittata sarà fatta, con tutto il danno irreversibile a quel bene comune che è il paesaggio con i suoi valori storici e culturali. Se non possiamo impedire lo scempio, possiamo almeno dire che chi lo ha voluto se ne dovrà assumere la responsabilità, che l’operazione non potrà mai più essere sepolta sotto le formule del “è tutto sotto controllo” e “lasciateci lavorare”. Ci hanno provato, a fare tutto di nascosto: ma non ci sono riusciti. Questa è la nostra modesta vittoria, per ora: provino a sostenere il contrario.
Claudio Greppi – Rete dei comitati per la difesa del territorio – 21 ottobre 2011.
>Nel ringraziare Claudio per la cronistoria chiarissima della vicenda
Archeopatacca Laika di San Casciano, e concordando pienamente con le sue
riflessioni, vorrei ricordare che questa prassi "virtuosa" di amministratori di
centro sinistra della Toscana non è un'eccezione sancascianese ma purtroppo è
assai diffusa.
Vorrei ricordare, e se servisse per la causa posso mettere la ricca
documentazione acquisita, il caso di Via Arnoldi a Firenze più volte presentato
all'interno delle iniziative della Rete: qui addirittura il ritrovamento di
resti di una villa romana di epoca imperiale, di un pozzo tardo medievale e di
resti di un insediamento del medio bronzo ( resti naturalmente ritrovati su
segnalazione di cittadini che seguivano la vicenda e non da parte dell'impresa
costruttrice) non hanno fatto giudicare alle autorità edilizie del comune, nè
alle autorità di tutela archeologica e architettonica e del paedsaggio locali,
incompatibile la realizzazione d un complesso residenziale di tre piani di
circa 46 appartamenti. Unica differenza forse con il caso sancascianese che
l'area resa edificabile è dentro un'area di vincolo diretto paesaggistico e
storico (DM 1951 che istituisce a Firenze il parco della collina sud).
saluti
Mario Bencivenni
>quadro veramente allarmante:
se sommiamo le connivenze politiche , la debolezza ormai gravissima delle
soprintendenze e , spesso, l'imperizia tecnica delle varie ditte che
eseguono i lavori, ne viene fuori un mix tragico per i reperti, il restauro
e in generale il territorio.Un esempio di restauro ( e speriamo che sia solo
colpa della Sopr. e dell'imperizia) è quello della pieve medievale di San
Giovanni a Campiglia Marittima ( una delle più belle d'Italia ).
E' quindi fondamentale che i cittadini siano 'le sentinelle', ma i casi sono talmente tanti che è difficile anche farsi ascoltare.
Lode ad Anna Marson che ASCOLTA , CAPISCE , CI METTE LA FACCIA e
……AGISCE!!!!!!!!!!!!!!
Una vera boccata di ossigeno
Simona
>Grande Claudio !! i documenti che scrivi si fanno leggere da soli e ci fanno
tornare subito in mente le disgrazie di casa come a Mario il caso di Firenze
e a me quello di Castiglion Fiorentino.
La centralona a biomasse partorita da una riconversione ( chiuso lo
zuccherificio Sadam ),ormai ha messo le ruote e si sposta tra una zona
alluvionale e l'altra del comune o in posti tutelati paesaggisticamente da tutte le sigle sindacali della legge 1, PTC, PS, PARAPAMPAPAPA' ecc..ma mai dove era la vecchia zona industriale dismessa e smantellata dove invece si farà un campo da golf 18 buche e tante ma tante villette.
La Santa Marson ci protegge anche qui facendo qualche miracolo dalla
Regione ma si deve difendere dai lavoratori EX-Sadam-Inferociti-Cassaintegrati, una specie in via di estinzione ma sempre utili per preparare il palo con le fascine sotto, da un assessore regionale all'Agricoltura-Mazzet Bustarel e dai sindacati che vedono in un
impianto nocivo per la salute di tutti e un danno per l'ambiente
difficilmente rimediabile, il futuro del lavoro-assistito con i contributi pubblici che tengono in piedi tutto il carrozzone imprenditoriale privato.
Nel frattempo il comune è su tutti i giornali, dai locali fino al sole 24 ore, per il mega fallimento da 10 milioni di euro ad opera del PD-uisti,
commissariamento, fallimento ed ora non sappiamo cosa succederà, per ora l'azienda sembra aver trovato il modo di saltare la VIA cosa possibile per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili (????), per velocizzare le
autorizzazioni, dopo aver predicato per anni che non si sarebbe sottratta a questa procedura……. perché loro sono ( tutti in piedi sull'attenti) la
Sadam-Asticazzi ( pernacchione finale ).
Dalla Valdichiana è tutto passo e chiudo, Roberto.
>Grande Claudio !! i documenti che scrivi si fanno leggere da soli e ci fanno
tornare subito in mente le disgrazie di casa come a Mario il caso di Firenze
e a me quello di Castiglion Fiorentino.
La centralona a biomasse partorita da una riconversione ( chiuso lo
zuccherificio Sadam ),ormai ha messo le ruote e si sposta tra una zona
alluvionale e l'altra del comune o in posti tutelati paesaggisticamente da tutte le sigle sindacali della legge 1, PTC, PS, PARAPAMPAPAPA' ecc..ma mai dove era la vecchia zona industriale dismessa e smantellata dove invece si farà un campo da golf 18 buche e tante ma tante villette.
La Santa Marson ci protegge anche qui facendo qualche miracolo dalla
Regione ma si deve difendere dai lavoratori EX-Sadam-Inferociti-Cassaintegrati, una specie in via di estinzione ma sempre utili per preparare il palo con le fascine sotto, da un assessore regionale all'Agricoltura-Mazzet Bustarel e dai sindacati che vedono in un
impianto nocivo per la salute di tutti e un danno per l'ambiente
difficilmente rimediabile, il futuro del lavoro-assistito con i contributi pubblici che tengono in piedi tutto il carrozzone imprenditoriale privato.
Nel frattempo il comune è su tutti i giornali, dai locali fino al sole 24 ore, per il mega fallimento da 10 milioni di euro ad opera del PD-uisti,
commissariamento, fallimento ed ora non sappiamo cosa succederà, per ora l'azienda sembra aver trovato il modo di saltare la VIA cosa possibile per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili (????), per velocizzare le
autorizzazioni, dopo aver predicato per anni che non si sarebbe sottratta a questa procedura……. perché loro sono ( tutti in piedi sull'attenti) la
Sadam-Asticazzi ( pernacchione finale ).
Dalla Valdichiana è tutto passo e chiudo, Roberto.
>mille grazie della puntigliosa ricostruzione della vicenda, è valso la pena arrivare in fondo al testo.
mi vengono alcune riflessioni sintetiche:mi hanno scandalizzato le posizioni omertose della Sovrintendenza credo che la vicenda anche se piccola, sia lo specchio del degrado sociale, prima che culturale, del nostro paese. Una imprenditoria ottusa
e autoritaria, una classe politica prona ad ogni decisione
imprenditoriale, un sindacato piegato alle indicazioni politiche, lavoratori terrorizzati e ormai incapaci di immaginare anche una soluzione alternativa, pronti ad ogni compromesso per salvare uno spettro di posto di lavoro.
Mi pare che il nostro orizzonte non sia più solo "ambientalista"; se vogliamo trovare soluzioni per la difesa di territorio e patrimonio culturale, dobbiamo mettere i piedi anche in altri campi; insomma dobbiamo essere portatori di progetti politici e sociali alternativi al "dispotismo del profitto" oppure le nostre battaglie saranno solo testimoniali. In particolare finché i lavoratori saranno culturalmente e politicamente succubi di questo sistema abbiamo poche speranze.
Lancio una proposta: abbiamo contatti con il comitato Stuttgart21, quello che si oppone alla realizzazione di un progetto ferroviario sotterraneo in quella città tedesca; è un comitato grande (non come quello fiorentino), capace di mobilitare migliaia di persone ogni settimana in manifestazioni imponenti. Se ci aiutassero in Germania in
una campagna di boicottaggio delle Hymer, la società di camper che ha
acquisito la Laica? L'opinione pubblica tgedesca ama molto il Chianti e il nostro patrimonio culturale.
Noi non potremo aiutarvi più che con il mettervi in contatto con quel comitato: abbiamo difficoltà notevoli con la lingua e poche risorse di tempo da dedicare, ma potrebbe essere una via da tentare.
Un saluto
Tiziano Cardosi
>Cari Tutti,
anch'io ringrazio Claudio Greppi per la chiarezza con la quale ha raccontato la vicenda che ridicolizza le "autorità competenti"(che ridere o piangere, appunto!!??).
Sto divulgando in maniera diffusa la notizia e ho già avuto riscontri di forte indignazione per la vicenda in sé e la scarsa o quasi nulla informazione da parte delle fonti di comunicazione.
Sulla Valdichiana ha relazionato brevemente Roberto; vi invierò a giorni una relazione completa da far circolare tra noi e divulgare il più possibile tra la cittadinanza.
Saluti
Gianni
>Amici della Rete dei Comitati toscani
Leggo ovviamente Asor Rosa e quanto avete creato partendo dalla vostra bellissima terra e dall'articolo 9 della Costituzione: "La Repubblica… tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione".
Ho seguito da più tempo le prime esperienze della Rete del Nuovo Municipio con dietro vostri formidabili soprattutto Architetti.
Poi sono stato coinvolto da più vostre realtà sul tema dell'acqua e dei beni comuni. Ho letto e studiato atti di Publiacque spa, ATO 3, Acque Spa ATO 2, quindi l'Amiata a la geotermia Spa con incredibili svuotamenti e altro delle falde acquifere, Asor Rosa è andato a dare una mano anche qui.
Ora leggo di San Casciano e del Presidente della Regione Rossi che sembra baipassare tutto e tutti, in particolare i cittadini. Cittadini che vanno a leggere atti e deliberazioni degli Enti Locali coinvolti scoprendo una pubblica amministrazione che va aventi con procedure sconosciute o quasi.
Credo, spero, stiate leggendo, io l'ho seguito su Il Sole 24 Ore, gli incredibili fatti che stanno emergendo a Castiglion Fiorentino. Ultima è che la Corte dei Conti ha avviato le procedure del decreto legislativo n. 149 del 6 settembre 2011. In breve, potrebbe aversi il dissesto finanziario con la prospettiva, per gli "amministratori che la Corte dei conti ha riconosciuto responsabili, anche in primo grado, di danni cagionati con dolo o colpa grave … non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore…. I sindaci …, inoltre, non sono candidabili, per un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco … di presidente di giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali ,,, del parlamento e del parlamento europeo. Non possono altresì ricoprire per un periodo di dieci anni di assessore comunale … né alcuna carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici".
Questa legge, connessa ad altre sul tema delle partecipate spa e srl a capitale interamente pubblico o misto degli enti locali, se da un lato sembra riconoscere, finalmente, che non si può più scherzare o quasi con i soldi pubblici, dall'altro sembra molto funzionale alla definitiva privatizzazione dei servizi pubblici locali e dietro questo, la chiusura o quasi dei Comuni come definiti nella nostra Costituzione e come conosciamo, nei loro tempi migliori, da circa mille anni.
Leggendo però non solo Asor Rosa, ma anche altri di cui, letteralmente, mi nutro da segretario comunale di campagna o di montagna (a seconda se a lavoro in piccoli Comuni della costa o della montagna, ma sempre piccoli Comuni), noto che si sottovaluta quanto diceva spesso un parlamentare democristiano: "I Comuni sono gli enti esponenziali della democrazia".
Come dire che se non si sta attenti alla democrazia municipale, la democrazia salta anche nelle altre istituzioni della nostra Repubblica.
Scrivo oramai da oltre 10 anni che la democrazia municipale è un mero ricordo di altri tempi.
Segue sul prossimo commento…
>Ricordo, due anni fa, un articolo sul Corriere della Sera di Ernesto Galli della Loggia che diceva, se non ricordo male, la stessa cosa. Diceva che dal 1993 con l'introduzione dalla elezione diretta del Sindaco, di fatto è stato come se, a livello Parlamentare, si introducesse il Presidenzialismo. Il fatto è, scriveva G. d. L., che mentre le forze politiche sono tutte concordi nel dire no' al passaggio da una Repubblica parlamentare a una presidenziale, sono state zitte e sono zitte del fatto che il Presidenzialismo è stato introdotto per Comuni, Province e Regioni dagli anni '90.
Partendo da qui, alcuni giorni fa ho scritto ad amiche toscane alle prese in discussioni politico-partitiche in difesa del territorio e dei loro beni comuni, acqua e aria, ma guardandosi bene dal ricorrere anche alla Magistratura nonostante l'evidenza di scelte amministrative illegittime e forse anche illecite. Lo scritto, ovviamente amichevole, spero serva anche al dibattito in difesa del Paesaggio e dei Beni comuni nelle vostra Toscana.
Care ……..
Possibile che non avete ancora capito che in uno stato di diritto la democrazia si regge in primo luogo sulla sovranità, quella vera, dei cittadini, quindi sui principi della divisione dei poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario.
Nella vostra Toscana a me sembra che sia come se steste aspettando un nuovo principe (Signorie, Granducato…).
E sì perché continuo a vedere cittadini che si agitano, ma si guardano bene dal ricorrere ai predetti poteri per la bisogna.
Che c'entra la divisione dei poteri dello Stato con i Comuni? Forse c'entra. Ma, purtroppo, questa divisione dei poteri, nei Comuni, si è come volatilizzata.
Nei Comuni, i Consigli Comunali sono il potere legislativo o regolamentare, ma se il Sindaco si dimette vengono sciolti, cioè sono diventati come il due di briscola; è quanto scrivono oramai da oltre un decennio tutti i commentatori. La Giunta Municipale, gli Assessori, è il potere esecutivo, ma anche questa è scelta dal Sindaco. La Dirigenza, a partire dal Segretario Comunale, o il potere tecnico o, in senso lato, giudiziario anche questa scelta ancora dal Sindaco.
Segue al successivo commento
>E il Cittadino? Basta guardarsi intorno nei nostri Paesi e Comuni. A me sembra che il Cittadino al meglio stia li come il cane che si morde la coda.
Forse, non sarà ma a me sembra che sia sempre più così; cioè cittadini, ripeto, mi sembra, che sperano in un nuovo Signore che lo liberi dal mordersi, pardon, lo governi.
Vi avevo consigliato di ricorrere, seriamente, alle magistrature. Ma vedo che è come se steste continuando a mordervi la coda.
E i Sindaci, i nuovi pseudo-signori a servizio, così mi sembra sempre più, di Signori della finanza globale (vedi quanti di loro sono impigliati in Swap e Derivati o in partecipate Spa e Srl a capitale interamente pubblico o misto che non governano affatto ma da cui sono governati), che, ogni tanto, fanno come i Signori di un tempo che lanciavano qualche osso al proprio popolo.
Importantissima la coscienza civile che avete ridestato partendo dal Paesaggio dall'Aria e dall'Acqua, ma credo sia ora, evitando le pazzie di c.d. cani sciolti spontaneisti visti a Roma il 15 ottobre, che la facciate vivere ritessendo una democrazia comunale che solo i ciechi non si accorgono essersi lacerata.
Da qui la mia attenzione, e passione, per la democrazia diretta o per bilanci comunali e aziende speciali non Spa e non Srl, partecipati.
Con il Bilancio partecipativo ho visto che o Sindaco e Consiglieri Comunali ricominciano a mettersi a servizio del cittadino o non possono fare altro. L'ho visto in due esperienze dirette nel mio piccolo Comune delle Marche, Altidona (FM).
Era talmente ricompositivo della democrazia municipale, che dopo la prima esperienza Sindaco e Consiglieri Comunali, con cultura politica formata, da oltre 50 anni, sul clientelismo, hanno affossato tutto.
Non mi risulta una sola forza politica, anche della cosiddetta sinistra radicale, che abbia avviato seriamente bilanci partecipativi sul modello di Porto Alegre. Per Tarso Genro, ex Sindaco di Porto Alegre e Ubiratan de Souza, o c'è democrazia diretta, cioè Quartieri che deliberano priorità che vincolano anche il Consiglio Comunale, o c'è altro; non Bilancio partecipato ma populismo consultivo.
La potenza aggressiva della finanza cosiddetta globale, che chiamiamo neo-liberismo ma che a me fa pensare più a neo-feudalesimo, è al punto forte e devastante che o si democratizza radicalmente la democrazia cioè di coinvolge la moltitudine o non si avrà mai la forza di arrestare lo tsunami di questa finanza impazzita.
Di diverso dalla democrazia diretta e dal bilancio partecipato a me sembra ci siano solo guerre, distruzioni della madre terra e nuove tirannidi.
Un saluto
Luigi
Ho chiuso così. E saluto anche voi. Ringraziandovi dei grossi contributi che prendo dai vostri lavori e documenti.
22 ottobre 2011 Luigi Meconi
>Vorrei ricordare che la sentenza del TAR Toscana n. 1651/2008 che potete trovare sul sito giustizia-amministrativa, si basò essenzialmente sul fatto che nell'area non sussisteva alcun bene meritevole di tutela.
Domanda: ora che questo bene è emerso, perché nessuno ha fatto istanza di perimetrazione vincolistica ai sensi della ex legge n. 431/1985 ?
Ed una nuova domanda: è mai possibile che una struttura industriale del genere possa essere fatta senza un piano attuativo e quindi senza alcuna espressione di compatibilità paesaggistica ?