da Il Manifesto del 6-1-11
Il dibattito sul Neoambientalismo aperto dal Manifesto è estremamente importante. Esiste una domanda crescente di partecipazione, di voglia di contare, di misurarsi in prima persona di tanti cittadini che si organizzano per difendere il loro territorio, la salute, il paesaggio e i beni artistici. Si tratta della moltitudine inarrestabile, descritta da Paul Hawken, che ha portato migliaia di cittadini ad organizzarsi perché i partiti non solo non sono in grado di raccogliere le sollecitazione dalla società ma perché proprio i partiti sono stati i principali responsabili dell’assalto al territorio.
È proprio sul territorio che si è realizzato il compromesso storico contemporaneo tra destra e sinistra: quello sul consumo del suolo e sulla cementificazione dell’impossibile. È la sinistra che negli anni ’90 ha inaugurato neologismiurbanistici ignoti come quello del «pianificarfacendo». Ed è stata sempre la sinistra ad avallare l’urbanistica delle deroghe, degli accordi di programma, delle compensazioni, delle modifiche ai piani paesistici. Prima dell’estate il Parlamento ha approvato il federalismo demaniale con il voto favorevole dell’Idv e l’astensione del Pd. Non c’è stata opposizione a un provvedimento che favorisce la più grande speculazione edilizia e immobiliare della storia della Repubblica. I beni dello Stato saranno trasferiti a regioni, province e comuni che non solo potranno metterli in vendita ma contestualmente, con una delibera, prevedere la nuova destinazione urbanistica. È facile immaginare cosa accadrà alle aree agricole demaniali: verranno acquistate dai palazzinari e non dagli agricoltori.
In risposta a una politica che non tutela i beni comuni è nata dal basso l’autorganizzazione dei cittadini. La proposta di Asor Rosa di costruire una Rete delle Reti è necessaria per salvare l’Italia. Oggi che sono il presidente dei Verdi, io che ho cominciato a far politica proprio con un comitato e con il Sole che ride per salvare dal cemento una bellissima valle della periferia romana, comprendo e ritengo più efficaci le ragioni dei comitati che non quelle dei partiti, ormai luoghi di non democrazia, dediti all’autoconservazione di un ceto politico che diventa classe dirigente per acclamazione o grazie a liste bloccate. Il disastro ecologico italiano sta tutto nei 7000 morti l’anno – ignorati da media e istituzioni – provocati dalle polveri sottili. Nello scandalo dell’Ilva di Taranto, dove un decreto criminale del governo ha prorogato l’emissione del benzopirene. Nel petrolchimico di Gela e nell’infinita emergenza rifiuti di Napoli.
In Francia con Europa ecologie sono riusciti a realizzare una federazione delle associazioni, dei movimenti e di singoli individui che affronta prioritariamente il grande tema della riconversione ecologica dell’economia. Noi Verdi riteniamo oggi di dover metter in pratica, a partire da noi stessi, il solve et coagula di Alex Langer. È per questa ragione che stiamo partecipando, in modo paritario con altri soggetti, alla Costituente ecologista, e ci stiamo confrontando con altre realtà come l’appello Abbiamo un sogno.
Le associazioni, comitati, reti che si battono per le rinnovabili, il paesaggio, l’aria pulita, l’acqua pubblica, la difesa del suolo e i beni artistici, la solidarietà possono rappresentare – nei fatti – la vera novità politica del nostro tempo: c’è bisogno di qualcosa di nuovo nel Paese, qualcosa che sia fondato sulla democrazia partecipata e sul tema epocale della riconversione ecologica dell’economia.
* Presidente Verdi