Altro che ambiente, Renzi già ricatta per il “suo” aeroporto
di Tomaso Montanari, Il Fatto Quotidiano di lunedì 23 settembre
“Serve un’Agenda Firenze: Peretola, Alta velocità, musei e turismo … Paola De Micheli non è Toninelli, Dario Franceschini non è Bonisoli, e avendo parlato con entrambi sono certo che il governo Conte2 avrà nei confronti del sistema aeroportuale toscano e del sistema museale fiorentino un approccio radicalmente diverso … La maggioranza è relativa, non assoluta. Senza di noi non c’è governo, è chiaro? Io non parlo di futuro, parlo di fatti. Il Mibact ha già firmato il ricorso contro la sentenza del Tar della Toscana che nel maggio scorso ha dichiarato nulla la Valutazione d’impatto ambientale, bloccando l’iter di realizzazione della nuova pista di Peretola … grazie al ministro Franceschini e al segretario generale del ministero Salvo Nastasi il ricorso è stato firmato … Non so se ricorda che in epoca gialloverde Bonisoli non ha mai voluto firmare“. Vale la pena di citarla estesamente, questa intervista del Corriere Fiorentino a Matteo Renzi di domenica scorsa Perché c’è dentro tutto quello che ci si deve aspettare dal comitato di affari e influenze appena battezzato col nome che a Prodi ricorda quello di un fermento lattico.
Il metodo, intanto: che è, fin da subito, quello del ricatto craxiano. La rocca di Rignano sorge ora sulla strada stretta che tiene insieme 5 Stelle e Pd: ed è lì che il novello Ghino di Tacco esigerà taglie e pretenderà riscatti (i “fatti”). Il senatore-brigante esibisce fiero il primo bottino: e le anime belle a cui non erano bastati 4 anni di epocali disastri per emettere un fiato sul ritorno di Dario Franceschini al Mibac(t), possono ora giudicare senza temere di emettere un pre-giudizio. Il primo atto da neoministro del tenutario di bed and breakfast ferrarese è stato prendere la politica ambientale dei 5 Stelle e buttarla nel cesso, nel totale silenzio dei malcapitati. Anzi, peggio. I pentastellati del consiglio comunale di Firenze si sono affrettati a votare il programma di mandato di Dario Nardella (clamoroso salto dall’opposizione all’appoggio esterno), che hanno scoperto essere “del tutto in linea con il programma per le elezioni comunali presentato ai cittadini la scorsa primavera in occasione della tornata elettorale”. Dopo che i loro elettori, inferociti, hanno fatto notare che quel programma contiene anche il pacchetto delle Grandi Opere del Giglio Magico, hanno chiarito che non avevano capito su cosa si votasse, e dichiarato che “è diverso il giudizio sul completamento del nodo Alta Velocità così come concepito che, nella sua natura di opera costosa e inutile, riteniamo sia l’ennesima occasione dell’incredibile sperpero di denaro pubblico che nulla ha a che vedere con il bene collettivo”. Un incidente fantozzesco o l’inizio di quella metamorfosi alla Zelig che ai tempi della coabitazione con Salvini portava i 5 Stelle a indossare la camicia nera, e che ora quella con i piddini potrebbe presto indurli a vestire la grisaglia dei mediatori d’affari?
INTANTO, una cosa è chiara, e spiega perché se ne parli in questa rubrica. Ed è che le spese del piccolo potere di ricatto del novello Ghino le faranno soprattutto il “paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, per usare le parole dell’articolo 9 della Costituzione. L’ossessione della nuova pista per l’aeroporto di Firenze (la cui società è presieduta dall’eterno amico Marco Carrai, che ha da poco offerto il domicilio anche all’ultima società creata da Renzi, la Digistart srl) è il manifesto di quello sviluppismo insostenibile anni Ottanta che tanto appassiona il nostalgico Renzi. La prima decisione toscana da prendere per fare almeno finta di aver capito qualcosa del messaggio di quella Greta che tutti citano, sarebbe invece quella di rinunciare all’ampliamento dell’aeroporto. Perché non ha senso duplicare quello di Pisa, perché si distruggerebbe quel poco che resta delle zone umide dalla Piana, perché aumentare il traffico significa rovinare ancora un po’ la vita di quei cittadini già marginali che vivono intorno all’aeroporto. E per tutte le ragioni elencate nelle interminabili prescrizioni della Via della Regione Toscana che il Tar aveva giustamente annullato, ritenendola di fatto una bocciatura travestita da promozione. Invece no, Italia Viva vuole la pista. Chiarendo bene la genesi del suo nome: da leggere in opposizione a Italia Nostra e in continuità con Sblocca Italia. Italia Viva: il partito del Fare, il partito del Si alla qualunque, il partito delle mani libere su territorio e patrimonio. Renzi sgomita per intestarsi una politica sviluppista che in Toscana ha fin troppi promotori: a partire dal presidente Enrico Rossi, appena rientrato nel Pd e fervente apostolo della pista di Peretola e del suo modello di consumo. Proprio le prossime regionali rischiano di avvitarsi su questo tema: come farebbe, per esempio, LeU (il cui più autorevole esponente toscano è il sindaco di Sesto Lorenzo Falchi, eletto proprio come paladino della lotta contro l’ampliamento dell’aeroporto) a stare in una santa alleanza Italia Viva – Pd – 5 Stelle? Se poi in nome del frontismo contro Salvini si decidesse di immolare proprio il tema della giustizia ambientale, il risultato sarebbe catastrofico: perché aumenterebbe ancora quell’astensione da nausea che prosciuga il bacino dei votanti, dando peso proprio ai voti di protesta alla Lega. Ma niente paura, il sorriso del senatore Ghino diffonde ottimismo: Toscana, stai serena!