di Valerio Pellegrini, su www.gazzettinodelchianti.it, 16 marzo
Spettabile redazione, la gestione civica della tenuta di Mondeggi da parte di una comunità di cittadini viene ridotta superficialmente ad un problema di legalità o addirittura di ordine pubblico, facendo leva sul fatto che formalmente la tenuta è occupata senza un titolo legittimo.
A difesa delle ragioni della comunità “occupante” vi è chi afferma che l’occupazione sarebbe un atto di disobbedienza civile, un comportamento quindi teso ad infrangere le regole per cambiarle, come sarebbe per il caso di Cappato, che ha aiutato il Dj Fabo a scegliere come morire.
Ora, in casi come questi, in realtà, la violazione delle regole è solo apparente, perché chi pone in essere un atto che sembra disobbediente lo fa per esercitare un diritto e per far valere principi già esistenti nel nostro ordinamento.
Sul caso Cappato deve ancora pronunciarsi la Corte Costituzionale, ma sin da ora sembra proprio che Cappato non avrebbe sovvertito nulla, ma avrebbe agito per affermare la piena legittimità della propria azione e per dimostrare che ad essere illegale sarebbe eventualmente il reato di aiuto al suicidio, ove applicabile al caso in esame.
Lo stesso vale anche per la Comunità di Mondeggi; nella “Dichiarazione di gestione civica di un bene comune”, pubblicata sul sito di “Mondeggi Bene Comune”, i promotori di questa iniziativa, che non a caso non si definiscono mai occupanti, rivendicano la legittimità del proprio operato appellandosi a ben precise norme giuridiche.
In effetti, da queste norme emerge come il nostro ordinamento tenda ad incentivare la partecipazione delle comunità locali nella tutela e valorizzazione del territorio, ammettendo forme di gestione collettiva dei beni comuni; la dichiarazione fa riferimento anche agli ‘usi civici’, ovvero a quella forma di godimento collettivo consuetudinario di beni immobili pubblici o privati da parte di una comunità.
Peraltro, è notizia di questi giorni che il TAR del Veneto ha ritenuto del tutto immotivato il rifiuto del Demanio di prendere in considerazione una richiesta di concessione avanzata da una associazione di cittadini per destinare l’isola di Poveglia, nella laguna di Venezia, ad attività sociali aperte a tutta la cittadinanza, allo scopo di evitarne la vendita a privati; la proposta presentata dai cittadini è stata riconosciuta di “indubbia rilevanza sociale e collettiva” e per questo meritevole di essere presa in considerazione.
Considerato quindi che la tenuta di Mondeggi in quanto bene di proprietà pubblica appartiene a tutta la collettività, non vi è dubbio che anche le attività svolte dalla comunità in questi anni abbiano assunto rilevanza sociale e collettiva, tanto da ricevere il sostegno di docenti e ricercatori universitari.
In presenza di norme che incentivano l’uso collettivo dei beni comuni, le istituzioni non possono certo trincerarsi dietro il pretesto della illegalità; siamo di fronte infatti non ad un comportamento illegale o disobbediente, ma allo svolgimento di attività meritevoli di tutela in base all’ordinamento vigente.
Se quindi la Città Metropolitana ed il Sindaco continuano a ridurre la questione ad un problema di legalità, lo fanno soltanto perché hanno idee totalmente diverse su come affrontare la questione Mondeggi.
E sono purtroppo le idee imperanti in una classe politica priva di idee e principi, che non si fa scrupolo di svendere beni collettivi (perché di svendita si tratta, visti i continui ribassi) per fare un po’ di cassa, dandoli in pasto a privati.
La famosa “ruralità polifunzionale” cui aspirano i nostri amministratori rischia quindi di tradursi nell’ennesima ristrutturazione di lusso della villa e nell’adibire i terreni alle solite monocolture intensive (per la produzione di vino, ad esempio) che hanno fatto pesanti danni anche paesaggistici peggiori dello stesso abbandono.
L’atteggiamento della comunità che ora gestisce la tenuta è stato propositivo sin dall’inizio, perché allora non concedergliela formalmente?
Ciò sanerebbe anche il forte squilibrio con le altre aziende agricole presenti nel territorio, gravate da costi maggiori per dover produrre e vendere nel rispetto delle normative fiscali, igienico-sanitarie e in materia di certificazioni biologiche.
Se poi queste normative sono ingiuste ed eccessivamente gravose, tutti i produttori uniti fra loro devono battersi per cambiarle, non bastando che solo alcuni si sottraggano alla loro applicazione a danno degli altri. Proprio da Mondeggi potrebbe partire una riflessione di questo genere che coinvolga anche le altre piccole aziende.
A questo punto, quindi, è lecito domandarsi: è più illegale la Comunità di Mondeggi che, pur in mancanza di un titolo formale, sta facendo rinascere la tenuta in modo perfettamente sostenibile o la società Autostrade che, pur con tutti i titoli autorizzativi, distruggerà specie animali e vegetali protette da norme internazionali, sovranazionali e nazionali con il ‘rimodellamento’ della valle dell’Isone?
Valerio Pellegrini