Una piana da salvare

Siamo un gruppo di cittadini, insegnanti, volontari, amministratori di strutture sociali, membri di comitati, che a vario titolo e da tempo si occupano del territorio periferico che comprende i borghi storici di Peretola, Petriolo, Quaracchi, Brozzi, Le Piagge e vari insediamenti della Piana fiorentina. Abbiamo dato il nostro contributo al processo di partecipazione sul Parco della Piana motivati dalia svolta nella politica di pianificazione territoriale attuata assumendo il Parco come strumento anche normativo per definire un limite alla intensa e disordinata edificazione avvenuta negli ultimi decenni nell’area compresa tra Firenze e Prato, e quindi come criterio ordinatore delle future trasformazioni
di questo territorio atttraverso parametri di compatibilità urbanistica- ambientale e sanitaria a cui dovranno rispondere.

Siamo sconcertati dalla violenta polemica che l’adozione del PIT ha aperto tra Regione e Comuni della Piana. Sembra che per la Regione il complesso processo attivato per il Parco mirasse sostanzialmente allo sdoganamento politico del potenzia mento dell’ Aeroporto, e per i Comuni esso costituisse una copertura ancora politica per l’accettazione, e la giustificazione nei confronti dei cittadini, del grande peso ambientale dell’inceneritore di Case Passerini.
Si aggiunge confusione alla confusione, con uno scontro tra Amministrazioni che condividendo la stessa area territoriale (ma anche l’appartenenza politica) dovrebbero avere concezioni, luoghi e metodi per confronti costruttivi e aperti all’innovazione e al futuro. Al contrario si offre di nuovo, ai giornali e ai cittadini, l’assurdo tormentone PISTA LUNGA/PISTA PARALLELA distogliendo l’attenzione dalle condizioni reali di degrado e di rischio ambientale e sanitario che gravano già oggi su un’area cosi satura e congestionata.
Se non bastano la nostra testimonianza di residenti e il buon senso, lo “certificano” il vano sforzo dei Comuni per ricondurre l’inquinamento atmosferico nei limiti di legge; i rapporti ARPAT sul superamento cronico dei limiti del rumore; la Valutazione di lmpatto Sanitario (VlS), eseguita alcuni anni fa dall’Agenzia Regionale di Sanità che, per il nostro territorio, denunciava livelli anomali di malattie gravi dovute all’inquin.mento1 e uno stato di degrado ambientale (stimato peraltro al netto degli effetti dell’attività aeroportuale, di cui non erano allora disponibm i dati, e degli sviluppi edilizi posteriori) con la conseguente richiesta di un indispensabile piano di risanamento; le dichiarazioni pubbliche e impegnative di uomini della ricerca e deila tutela della salute; le osservazioni preoccupate dei medici, particplarmente pediatri, sulla crescente insorgenza di malattie degenerative.
Ci chiediamo come sia possibile parlare di “compatibilità” con l’aggiunta (inceneritore) o il potenziamento (aeroporto) di ulteriori pesi alle funzioni già presenti e di progetto, nell’area considerata (Aeroporto, Autostrada con prossima terza corsia, Scuola Marescialli, Convenzione Ligresti, Mezzana Ricasoli, Polo Scientifico, Polo Ferroviario, Discarica Case Passerini, … ), anche volendo accreditare la migliore realizzazione delle salvaguardie delle aree verdi, previste dal progetto di Parco.
Se valgono le recenti dichiarazioni del Presidente Rossi (Controradio, 28.02.11) sulla “salute come bene non negoziabile” e sull’ Aeroporto “infrastruttura decisiva di connettività … ma che non deve configgere con il benessere dei cittadini”, il dilemma pista lunga/pista parallela è fuorviante. Entrambe le opzioni, evidentemente finalizzate all’incremento dei voli e all’impiego di velivoli di maggior taglia, distribuirebbero ancor più rumore su un ”cono” assai più ampio, maggiori residui di combustione (oggi vengono consumati dagli aerei, entro una verticale di 100 mt, 11 Ml di litri di gasolio: Piano Energetico del Comune di Firenze) e una ricaduta paralizzante nella mobilità, in un’area sempre più grande. Ce ne sarà per tutti e non solo nell’attuale fascia diurna, ma 24 ore su 24. Nessuna parte del territorio può sperare di trovare sollievo dal peggioramento di un’altra parte.
Il Comune di Firenze – o meglio il suo Sindaco, come unico decisore monocratico – assiste alla disputa, scavalcando le stesse opzioni di potenziamento indicate dal PIT e ripropone il suo modello di uno scalo che alimenti i massicci movimenti turistici del LOW-COST (magari, con il suo gusto per le cifre tonde e grandi, riattualizzando l’aspirazione a suo tempo dichiarata, di otto milioni di passeggeri all’anno !), superando la pur elastica, ma limitante definizione di CITY AIRPORT della Regione.
C’è da riflettere sull’idea sottostante di una città che spende ambiente ed equilibrio territoriale, e investe il suo valore nei flussi indifferenziati del turismo di massa e per la più confortevole accoglienza agli emiri e ai nuovi ricchi dell’est del mondo.
Davanti a questo dibattito, da cui condizioni e opinioni dei cittadini sono assenti, noi diciamo invece che bisogna finalmente partire dalla rimozione del “dogma” economico-politico, secondo ii quale 200 m di pista in più, in uno scalo a un’ora di distanza da quelli internazionali di Pisa e Bologna, siano necessari, costi quel che costi (in termini di soldi, di rischi, di tempi di realizzazione) per salvare l’economia fiorentina e toscana. Non ci risulta infatti che ie aziende manifatturiere, che sono il principale motore economico di quest’area, indichino l’aeroporto come elemento importante per affrontare una crisi che ne costringe molte alla chiusura. E consideriamo devastante destinare la nostra città, all’ “effetto Venezia” a cui sembrano dedicati gli sforzi attuali del governo cittadino sostanzialmente riservati al Centro Storico.
La pressione in questa direzione risponde evidentemente alle richieste di ambienti ed interessi economici ristretti che intendono massimizzare le loro rendite di posizione a prescindere dai costi per le popolazioni. Per avere “un bell’ Aeroporto dentro un bel Parco (ancora Enrico Rossi) a partire da uno scalo nato sbagliato in un posto sbagliato, l’unica possibilità è accettare limitazioni che ne riducano il livello di attività (numero di voli giornalieri, tipo di aerei, orari di apertura) al di sotto di quelli attuali, e approntando ogni possibile intervento di mitigazione e di compensazione intelligente degli impatti.
Un primo parametro di riferimento possono essere i timiti di rumorosità già vigenti e non osservati. Uno scalo così condizionato ma integrato con Pisa, può comunque trovare prestigio e utenza, e quindi equilibrio economico, dalla sua esclusiva collocazione a 5 Km dana Cupola del Brunelleschi, in relazione agli affari, la convegnistica, il turismo non dì massa. Se non rispondesse in questo modo alle attese (spesso devastanti), di rendita finanziaria di soci privati investitori, l’acquisizione di una significativa quota di proprietà pubblica, che sembra nelle prospettive, troverà compensazione
anche nei benefici territoriali e  sociali nell’operare nel rispetto del territorio e della salute dei cittadjni.
Per ciò che riguarda l’Inceneritore (il recupero energetico di una quota minima del valore potenziale del materiale incenerito non legittima la definizione di “termovalorizzatore”, usata infatti solo in Italia}, dobbiamo ancora ricordare le pesanti ricadute ambientali e i rischi per la salute prodotti da tali impianti, dimostrati da numerosi studi internazionali e denunciati da autorevoli associazioni di medici.
La riduzione di CO2 derivante dalla produzione di energia elettrica, non comporta alcun beneficio locale sulla tossicità dell’aria. La prevista, ampia piantumazione di alberi può compensare una parte della tossicità dovuta alfe emissioni al camino, ma la VIS già citata non individua rimedi per le pur presenti emissioni in atmosfera di diossine e metalli pesanti cancerogeni. Il residuo termico potrebbe, sostituendo caldaie esistenti nel territorio, ridurre significativamente le emissionl tipiche degli impianti a gas, ma non risulta se a Case Passerini ciò sia praticabile. Ma in ogni caso laddove un impianto di incenerimento diventa fonte strutturale di energia per un ambito residenziale e produttivo, esso richiede costanza e continuità di fornitura per tempi economici lunghi e quindi, richiede, per gli stessi tempi, combustibile in quantità sufficiente, tanto da contraddire strategie di riduzione e non escludere la necessità di acquistare rifiuti da località remote. Ricordiamo infine che il processo di combustione rilascia ceneri tossiche per un terzo del peso dei rifiuti bruciati, da smaltire in discariche apposite e con pesanti trasporti. Quindi con ulteriori ricadute sul traffico locale già congestionato.
Da quanto sopra, risulta evidente che la costruzione di inceneritori di rifiuti risponde ad obiettivi di tipo economico possibili grazie agli incentivi statali ancora vigenti, anziché alla risoluzione di problemi ambientali, come dei resto dimostra l’esperienza della città di Brescia dove ia presenza dell’impianto ostacola di fatto qualsiasi incremento di raccolta differenziata ed entra in conflitto con le buone pratiche di riduzione, recupero e riciclo che rappresentano l’unica e “intelligente” soluzione al problema dei rifiuti.
Denunciamo ancora una volta come le vicende urbanistiche e di trasformazione dell’area a nord ovest di Firenze, vengano affrontate con ottiche parziali e obiettivi particolari. Ogni idea moderna di sviluppo territoriale in risposta agli stessi criteri ispiratori delle Leggi Regionali, cosi come ai criteri con cui è stato presentato il Parco della Piana, dovrebbe assumere invece l’integrazione delle problematiche: le scelte su aeroporto non possono discusse a prescindere dall’inceneritore e dal contesto complessivo su cui gravano ancora altre incognite.
Di fronte all’aspro confronto tra Regione (o Presidente della Regione?) e Comuni della Piana e le ipotesi sostenute dal Sindaco di Firenze, in cui i dati tecnici sull’ipotesi di pista mascherano evidentemente dinamiche più complesse che sfuggono alla percezione dei cittadini, noi chiediamo di essere partecipi di una discussione nuova e più ampia che possa iniziare dalla considerazione di un parametro fondamentale, e cioè la salute, che sentiamo e sappiamo minacciata.
Cittadini di una delle più pregiate città del mondo, siamo convinti che indirizzare le decisioni territoriali a partire da questo presupposto, sia, oggi e per il futuro, la migliore condizione anche per la sostenibifità del suo tessuto economico e produttivo, e quindi ragione importante di valutazione nel momento di scegliere i nostri amministratori.
Come persone coinvolte nel processo di partecipazione, ed all’interno di questo, avanziamo quindi una prima e precisa richiesta: che venga intanto avviata, una nuova Valutazione di Impatto Sanitario nell’area della piana fiorentina, impostata e monìtorata secondo il criterio trasparente già sperimentato dai percorsi di partecipazione.
Infine per capire, oltre le informazioni giornalistiche, il punto e le prospettive di fronte alle quali ci troviamo e per precisare il nostro punto di vista chiederemo incontri con politici e amministratori che hanno voce in capitolo.
Si tratta di incontri che proporremo e convocheremo pubblicamente, augurandoci in questo modo di contribuire ad una reale svolta, nel modo di progettare n futuro di una parte pregiata e determinante dell’area metropolitana fiorentina.

NODO A NORD OVEST
INSIEME PER QUARACCHI
SMS PERETOLA
COORDINAMENTO COMITATI DELLA PIANA Fl-PO-PT