di Paolo Baldeschi, su Eddyburg, 8 giugno.
Sono passati più di sei mesi da quando la Commissione tecnica Via ha “approvato” (le virgolette sono d’obbligo) il progetto del nuovo aeroporto di Firenze con 142 prescrizioni cui i proponenti Enac e Toscana Aeroporti dovrebbero ottemperare. Da allora tutto tace ufficialmente e il Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti – già eletto alla Camera nel 2006 a sostegno di Berlusconi, già impegnato nella campagna contro il referendum sull’acqua pubblica – non ha ancora firmato il giudizio di compatibilità per concludere l’iter procedurale. Il progetto dell’aeroporto di Firenze non ha, perciò, ancora superato la primissima fase; né si può certo dare colpa agli apparati tecnici (leggi “burocratici” per il compiacente giornalismo locale) di un ritardo inspiegabile, o meglio, spiegabile solo nel vischioso mondo che unisce politica, lobby e interessi privati.
Vediamo come sono andate le cose. Enac, ente preposto al controllo dei progetti aeroportuali, ma in questo caso co-proponente, non contento delle 142 osservazioni che di fatto rendono inattuabile il progetto chiede alla Commissione Via di modificare alcune prescrizioni: non vuole, tra l’altro, un Osservatorio ambientale indipendente che monitori la realizzazione del progetto, non vuole lo spostamento del lago di Peretola per il rischio di bird-strike, non vuole che un “organismo terzo” sia incaricato della valutazione del rischio aeroportuale, autoproponendosi a ciò, come controllore di se stesso. Analoghe pressioni vengono fatte sul Ministro dell’Ambiente che, a sua volta, le rimanda alla Commissione Via che, tuttavia, si rifiuta di modificare il proprio parere; tanto più in una situazione politica incerta, in cui il grande sponsor di Toscana Aeroporti presieduta dall’amico Marco Carrai, vede alquanto appannato il suo smalto di vincitore.
A tutt’oggi, né Regione Toscana, né Comuni, né cittadini sono informati del contenuto delle prescrizioni nel parere Via, peraltro in parte trapelate nella stampa. Silenzio che i Sindaci dei Comuni della Piana hanno cercato di rompere con una lettera di sollecito al Ministro Galletti, trovando la resistenza del Sindaco di Firenze, Dario Nardella, a quanto pare non interessato ai rischi cui incorreranno i suoi amministrati.
“Ci risulta che Enac abbia presentato una nuova istanza per chiedere la modifica del quadro prescrittivo che accompagna il parere Via. Sarebbe una procedura apodittica e illegittima perché per ottenere un nuovo parere il proponente dovrebbe ritirare e ripresentare il progetto e non certo chiedere alla commissione di modificare quanto già stabilito. Per questo vogliamo copia dell’istanza avanzata da Enac sottolineando che il ministero dell’Ambiente non ha mai fornito all’opinione pubblica alcuna delucidazione sulla rilevanza dei nuovi atti e dei nuovi documenti presentati da Enac. Si richiedono tali atti ai fini della riapertura dei termini per la presentazione delle osservazioni e per garantire la piena partecipazione del pubblico al procedimento” (intervista pubblicata il 9 giugno sul giornale on-linenotiziedaprato.it)
Queste le affermazioni di Gianfranco Ciulli, portavoce dei Comitati della Piana contrari al progetto; ineccepibili dal punto di vista dell’osservanza delle leggi, sono, nella fattispecie, tenute in non cale, non solo dai privati direttamente interessati, ma anche da coloro che istituzionalmente dovrebbero essere garanti del loro rispetto. In un paese normale, dove vige una democrazia effettiva, queste affermazioni avrebbero provocato un acceso dibattito politico e meritato i titoli di testa dei giornali. Nell’Italia, sospesa tra legge elettorale, la cui approvazione dovrebbe essere seguita da nuova elezioni per dare il ben servito al governo clone di Gentiloni e ipotesi di nuove alleanze salvifiche tra PD e Forza Italia contro la minaccia dei lanzichenecchi grillini, anche le denunce più documentate non rompono il muro di gomma che i politici oppongono ai cittadini. In attesa che qualcuno annunci trionfalmente che il bird-strike non costituisce un pericolo, che i piani di rischio del proponente saranno controllati dal proponente, che l’Osservatorio, cui Enrico Rossi si è autocandidato come presidente-garante, non si farà. Ciò che, dati i precedenti, della Tav nel Mugello e di casi analoghi, potrebbe non essere un gran male.