di Tomaso Montanari, La Repubblica, 6 dicembre.
Nonostante la cortina fumogena politicista, gli italiani hanno capito che si votava sulla Costituzione: cioè sulle regole, sulle garanzie di tutti. E il sentimento prevalente, e alla fine risolutivo, è stato il rigetto verso chi le voleva svuotare chiedendo una delega in bianco. Paradossalmente il merito è in buona parte del presidente del Consiglio, che è stato (suo malgrado) un ottimo didatta.
Quando ha chiesto agli italiani: «volete dare più potere e meno controllo a questo governo?», egli ha reso comprensibile a tutti una questione teorica attraverso un esempio terribilmente concreto. E l’impopolarità di chi ormai appare legato a poteri assai remoti dagli interessi generali ha fatto il resto.
Di fatto, gli italiani hanno votato a favore di una rappresentanza parlamentare piena e diretta, del potere delle regioni e dei diritti delle minoranze politiche: tutte cose assai remote da una cultura politica di destra.
Solo il cortissimo respiro del gioco politico italiano spiega perché Forza Italia abbia votato No ad una riforma che aveva contribuito decisivamente a scrivere: ed è per questo che, su un piano valoriale, non può rivendicare praticamente niente di questa vittoria.
A maggior ragione non può farlo la Lega, che il mito dell’uomo forte lo ospita nel proprio più intimo dna. Questo fortissimo No, infatti, ferma ogni possibile deriva costituzionale in senso presidenzialista, rafforza l’equilibrio dei poteri e il ruolo del Parlamento, riattiva gli anticorpi del sistema contro il cesarismo populista carissimo alla Destra.
Anche il Movimento 5 Stelle si trova ora di fronte ad una prova del fuoco: perché se esso cedesse alla tentazione, già forte ed esplicita, di trarre beneficio dai trucchi dell’Italicum, tradirebbe radicalmente lo spirito del 4 dicembre. Ed è evidente che gli italiani non sono disposti ad approvare scorciatoie, furbizie e giochi di palazzo. Da parte di nessuno.
Mentre esiste la concreta possibilità di costruire qualcosa di radicalmente nuovo a sinistra del Partito Democratico, è proprio quest’ultimo a costituire la vera incognita. Rimarrà il Partito di Renzi (Diamanti), e dunque un fortino assediato e in declino, o saprà ritrovarsi, proiettandosi in un futuro tutto da costruire?
Si moltiplicano gli interrogativi, ma dopo che è caduto il velo che copriva l’estrema fragilità di un leader cui sembrava non ci fossero alternative, dovremmo essere tutti assai felici di avere una Costituzione senza amputazioni, trappole e confusioni. È la nostra rete di salvataggio, e ora davvero nessuno può permettersi di sabotarla.