la soppressione da parte della Rai diventa un “caso”.
di VITTORIO EMILIANI , su Eddyburg, 30 Settembre 2016.
Il caso “Ambiente Italia” (Rai 3) va in Parlamento e diventa un “caso” politico. Una trentina di senatori di diversi partiti, promotore e primo firmatario Gianni Girotto (M5s), ha infatti rivolto una interrogazione allarmata al ministro dello Sviluppo economico per protestare contro la cancellazione della bella e coraggiosa trasmissione ambientale, una delle pochissime rimaste nei palinsesti Rai. I senatori riprendono la polemica sollevata da più parti, facendo notare che “Ambiente Italia” esisteva, apprezzata da una vasta platea, fin dal settembre 1990, essa ha raccolto con le sue inchieste e dirette tv fra 800.000 e 1,2 milioni di spettatori finché è stata programmata nel primo pomeriggio di sabato. Poi un primo declassamento alla mattina del sabato. Infine la sua abolizione.
I 31 senatori che hanno firmato l’interrogazione sono prevalentemente del M5s, ma vi sono anche Puppato, Casson e altri del Pd, De Petris di Sel, Tremonti, Malan. A sua volta il senatore del Pd, Walter Tocci, ha presentato analoga, polemica interrogazione. Insomma, un autentico “caso” politico. Gli interroganti sottolineano che l’attuale dirigenza Rai ha già soppresso “Scalamercalli” (Rai 3) di Luca Mercalli, malgrado i “lusinghieri risultati di audience”, un milione di spettatori. Eppure “la sensibilità verso le tematiche ambientali sta emergendo fortemente nell’opinione pubblica e nella politica”, confermata dalle ricerche più recenti di Ilvo Diamanti. Papa Francesco vi ha dedicato una enciclica di eco planetaria. Ben 170 Paesi hanno sottoscritto l’accordo sul clima. E la Rai invece riduce sempre più gli spazi in palinsesto dedicati all’ambiente, al paesaggio, ai beni culturali o ne parla soltanto in termini di spettacolo, di evasione. Pertanto i senatori chiedono di sapere “le ragioni che avrebbero determinato la cancellazione” di Ambiente Italia e la dispersione di una redazione altamente specializzata e di riconsiderare questa decisione, anche in considerazione del rinnovo del contratto di servizio fra la Rai e ll Stato. Già quello del 2012 prevedeva che la Rai garantisse “la comunicazione sociale attraverso trasmissioni dedicate all’ambiente, alla salute, alla qualità della vita (…) assegnando spazi adeguati alle associazioni rappresentative del settore”. E’ avvenuto l’esatto contrario. Ma cosa ha fatto o fa la commissione parlamentare di indirizzo e di vigilanza sulla Rai?
Una dura interrogazione era stata già rivolta alla Rai – tramite la Vigilanza – dal segretario della commissione on. Michele Anzaldi e da altri deputati Pd – ricevendone la risposta che “Ambiente Italia”. ridotta a pochi minuti nel Tg Leonardo, viene così potenziata, dando “nuova carica e nuova linfa all’intera cultura ecologista” (sic). Risposta che l’interrogante giudica “evasiva e arrogante”. Si è mosso lo stesso presidente della commissione Ambiente, Territorio, Lavori Pubblici della Camera, on. Ermete Realacci con una interrogazione “pesante” in cui definisce l’ormai soppressa “Ambiente Italia” «un punto di riferimento per l’informazione ambientale, oltre che un valido supporto in sostegno dell’impegno del terzo settore, della cittadinanza attiva, delle associazioni». E prosegue: «Si tratta di argomenti importanti per la qualità dell’informazione che il servizio pubblico offre al Paese, pressoché ignorati anche dai talk show politici della RAI. Stessa sorte ha subito anche ‘Scala Mercalli’, altro programma di approfondimento a carattere ambientale su Rai3» Realacci desidera «sapere quali ragioni motivino tali decisioni e quali nuovi spazi informativi il servizio pubblico nazionale intenda dare a temi chiave per il futuro del Paese a cominciare dal cambiamento climatico, anche in vista della prossima COP22 che si terrà a Marrakech». La Rai risponderà pure a lui, alla sua denuncia a tutto campo (talk show inclusi) che sta in realtà dando “nuova carica e linfa all’intera cultura ecologista”. Non a caso queste cancellazioni coincidono con il sostanziale “oscuramento” del lavoro delle Soprintendenze nelle aree terremotate e con la miracolosa “resurrezione” del Ponte sullo Stretto sepolto da un voto parlamentare (al quale aderì persino Forza Italia) dal governo Monti tre anni or sono.