Il processo di partecipazione sull’aeroporto di Firenze
Martedì 24 maggio è stato presentato il rapporto finale . Pubblichiamo l’introduzione dei tre sindaci promotori nonché il link al testo del rapporto, che mette in evidenza tutte le criticità non risolte nel Master Plan di Enac.
INTRODUZIONE. Parlare di aeroporto in questi anni non è stato facile. Contrariamente a quanto si possa pensare siamo di fronte all’opera più problematica della Toscana e il confronto e il dibattito in merito sono stati quasi inesistenti.
Per dirla meglio, è la qualità del dibattito che è mancata. A fronte delle paginate di giornale, della politica urlata, della propaganda di Toscana Aeroporti con manifesti ciclopici e decine di migliaia di euro spese in stand interattivi e pubblicazioni, un confronto pubblico nel merito non c’è stato. In casi come questo, in cui si fanno opere infrastrutturali di interesse pubblico, è la politica che assume il ruolo di garante e si preoccupa di far emergere le criticità e le posizioni in campo, in questo caso molta della politica che conta ha deciso aprioristicamente di stare a prescindere dalla parte dell’ampliamento o, per meglio dire, del nuovo aeroporto, rinunciando ad assumere il ruolo che le compete.
La partecipazione non è un costo ma uno strumento per far bene le cose e spendere meno poi. La democrazia ha un costo, l’assenza di democrazia costa molto di più. Tutto quello che si sviluppa prima, evitiamo di trovarlo come problema poi, con costi molto più alti; quello che si sottovaluta si scontra in fase di realizzazione con la realtà e se va bene ci sono costi altissimi di fermo cantiere, se va male si fanno danni irrimediabili. L’esperienza delle grandi opere italiane è questa e insieme a fiumi di denaro pubblico se n’è andata la credibilità dello Stato, in termini di efficienza e di capacità di realizzare le infrastrutture necessarie al Paese. Così la Toscana, che è stata la prima ad avere una legge sulla partecipazione, a prevedere il dibattito pubblico nelle prescrizioni del PIT e che ha finanziato negli anni decine di progetti di partecipazione, non ha sentito la necessità di mettere attorno ad uno stesso tavolo le varie posizioni, per provare a capire cosa fosse meglio per la grande area metropolitana fra Firenze e Prato, in relazione a ipotesi alternative sul progetto di sviluppo di Toscana Aeroporti.
Le leggi nazionali ed europee si indirizzano al dibattito pubblico, alla partecipazione, al coinvolgimento della cittadinanza e delle categorie economiche o associative nella condivisione dei progetti, ma qui no. Perché? Perché dell’aeroporto di Peretola non si può parlare in maniera seria? Perché di fronte a inviti pressanti per partecipare e portare il loro punto di vista, da parte di chi ha organizzato questi incontri, Toscana Aeroporti e Enac non sono intervenuti? Perché Prato e Firenze continuano a essere lasciate fuori dalla valutazione degli impatti? Chi si è approcciato al progetto con interesse, sicuramente di domande ne ha sviluppate ancora tante, perché più si entra nel merito e più ci sono cose non si capiscono. Personalmente ho sempre avuto una posizione contraria a questa opera, non soltanto per questioni ambientali ma soprattutto perché la realizzazione della nuova pista comprometterà per sempre lo sviluppo qualitativo dell’area della Piana. Questo non mi ha impedito di farmi promotore, insieme a Poggio a Caiano e Carmignano, di un processo imparziale, sotto l’egida dell’Autorità Regionale per la Partecipazione, per dare voce a chi aveva qualcosa da dire. Ma parlare e entrare nel merito può far male a chi non ha ragioni forti. La democrazia è questa e avremmo gradito che chi era a favore avesse esposto le proprie ragioni. Ma la comunicazione più efficace per chi ha il vento in poppa è far credere che l’opera sia già decisa e già pronta ad essere costruita. Cosa può fare un qualsiasi cittadino di fronte all’inesorabilità delle cose? Tutto può sembrare una battaglia contro i mulini a vento. A questo gioco ci sono stati anche molti amministratori che non hanno avuto voglia di approfondire una cosa già determinata. Peccato! Il processo informativo e di confronto si è svolto in modo molto civile e il livello del dibattito è stato molto alto, tanto che ne siamo usciti tutti più consapevoli. Anche i numeri sono stati importanti: più di diecimila frequentatori al sito e trecento persone ai tavoli di confronto, decine di esperti coinvolti. Un segnale di partecipazione da parte dei cittadini, che hanno dimostrato interesse una volta coinvolti nel processo informativo.
Tanti, quelli favorevoli, dicono che dell’aeroporto se ne è parlato tanto e che ora era il momento di decidere. Anche questa affermazione fa parte della propaganda. Nella mia lunga esperienza politica di aeroporto non se n’è mai parlato. La vicenda era chiusa con lo scorso ampliamento, che rendeva lo scalo fiorentino nelle condizioni di soddisfare l’utenza business e il servizio alla città, demandando a Pisa tutto il resto. I piani degli ultimi trent’anni si sono preoccupati di salvaguardare una fetta importante di territorio, che servisse da compensazione ambientale allo sviluppo residenziale, industriale e commerciale della città. Questa fetta aveva il nome di Parco della Piana che, seppur non abbia avuto che uno sviluppo parziale ma importante, ha risposto a questa funzione. Da questo processo partecipativo ne sono uscito ancora più convinto che il parco sia la priorità. Una mia opinione personale, sicuramente di parte, che però penso sia anche consapevole e non pregiudiziale. Nelle discussioni ai tavoli di lavoro l’elemento del parco ritorna correntemente, un po’ come le cose a cui dai valore quando le perdi. Si fosse parlato così tanto di pista parallela, pensate che l’Università avrebbe investito quasi un miliardo di euro nel Polo Scientifico mettendolo in fregio alla pista? Oppure che gli enti avrebbero investito quasi cinquanta milioni nel parco della Piana? Oppure che si sarebbe realizzata lì la Scuola dei Marescialli? Quello che si capisce bene dalle carte è che da avere un parco si passa ad avere importanti fasce di rispetto aeroportuali, che se dovessimo ricostruire degli habitat compensativi dovremmo realizzarli dieci anni prima di distruggere quelli esistenti, che il bird striking si valuterà dopo aver realizzato la pista. Chiaramente senza poter far più niente. Emerge con evidenza il problema della viabilità: l’Osmannoro che perde il suo contatto diretto con Sesto, sostituito da una strada più lunga di tre km, la cui percorrenza sarà un costo per i cittadini e per l’ambiente, con sessantamila macchine che faranno tre km in più ogni giorno in termini di tempo e carburante. Il sottoattraversamento della pista, che non viene preso in considerazione perché non conforme alle normative, rimarrebbe la soluzione migliore e, visto che le deroghe per questo progetto sono state tante, si poteva prevederne una in più. Una proposta concreta è il declassamento della bretella autostradale Fi Nord Peretola con nuove uscite urbane e cucitura di nuove strade, una proposta valida a prescindere dall’aeroporto.
La cosa più dibattuta dagli esperti è la quantità di norme che non sono rispettate nel progetto di masterplan: mancanza di piano di riutilizzo delle terre, franco idraulico del nuovo fosso reale che non soddisferebbe il requisito di ritorno duecentennale delle piene, richiesto in tutti i casi di adeguamento idraulico, valutazione ambientale fatta sul dato medio di sviluppo e non massimo, sorvolo di Firenze non valutato. Inoltre sono emerse varie carenze nella valutazione degli impatti e nella predisposizione dei dati: si considerano impattati soltanto i residenti e non le migliaia di lavoratori della Piana; non sono considerati edifici sensibili la Scuola Marescialli dei Carabinieri e l’università insieme ad altre scuole di Capalle.
Sintetizzando, si può dire che il livello di approfondimento del progetto non è ai livelli di chiarire tutti i dubbi e le problematicità ipotizzate.
Scegliere non è mai facile e a volte si sceglie su opzioni che portano con sé elementi confliggenti, in cui comunque vada c’è una componente di errore. L’aeroporto porta cose positive e porta problemi, non fare l’aeroporto limita lo sviluppo ma risparmia parti importanti di ambiente. Il ruolo di un amministratore attento è proprio questo, mettere sul piatto della bilancia le varie opzioni: per quanto mi riguarda penso che i danni della nuova pista sarebbero maggiori dei benefici. Più il progetto si approfondisce e più mi convinco che le priorità di questa città siano gli investimenti a fine ambientale, sulla qualità della vita, sul Polo Scientifico e gli investimenti ad alto livello tecnologico.
Comunque vada, con questo dossier emerso dal processo di confronto lasciamo agli atti un documento leggibile per chiunque voglia farsi un’opinione, nella speranza che essere più consapevoli aiuti tutti a fare scelte maggiormente ragionate e di buon senso.
Alessio Biagioli, Sindaco di Calenzano
Doriano Cirri, Sindaco di Carmignano
Marco Martini, Sindaco di Poggio a Caiano