Il presidente del Consiglio superiore dei beni culturali sul Piano paesaggistico della Toscana: «È andata bene. Ringraziamo Marson e Barbanente. Ma anche il ministero»
Intervista di Stefano Miliani, Il Giornale dell’Arte, edizione online, 28 marzo 2015
Roma. Un freno alle cave di marmo, un deciso stop alle piscine e altre strutture presso la riva del mare sono i tasselli finali, i più discussi, del Piano paesaggistico della Regione Toscana approvato a maggioranza, e a fatica, nella serata di venerdì 27 marzo. Giuliano Volpe ha seguito costantemente il parto, travagliatissimo, di questo programma perché lo ritiene cruciale per l’Italia, è nella sua sfera di interessi e un suo dovere: è infatti presidente del Consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici del Ministero per i beni culturali e del turismo, oltre che professore di archeologia e rettore emerito all’università di Foggia. E, da pugliese, si rallegra che le uniche due Regioni ad aver approvato piani paesaggistici insieme al dicastero abbiano avuto come motori primari due donne: «Bisogna riconoscere che gli unici due piani devono molto a due donne, l’assessore Anna Marson in Toscana e l’assessore Angela Barbanente in Puglia (cfr «Il Giornale dell’Arte» edizione online, 19 gennaio ’15). Sono molto in gamba, preparate, professoresse di urbanistica e quindi esterne alla politica alla quale sono prestate. Non penso sia un caso: le donne sono più concrete. Sulla cura del territorio l’intera Italia deve essere grata verso di loro».
Professore, come valuta il Piano paesaggistico della Regione Toscana? Poteva essere più rigoroso?
Sono dell’idea che l’ottimo sia nemico del buono: con l’idea del massimo risultato non si raggiunge il possibile.
Quindi per lei è andata bene?
Si è fatto un bel passo avanti rispetto ai timori espressi sugli stravolgimenti che lo intaccavano. Va dato atto al ministro Dario Franceschini, al sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni, ai tecnici del ministero, di aver svolto bene la funzione di garanzia nazionale, quella che spetta al Mibact, ovvero di indirizzo, controllo e garanzie politiche omogenee in tutta Italia sulla tutela e sulla valorizzazione.
Giudica l’apporto del ministero decisivo?
Il ministero e il ministro hanno svolto la loro funzione in modo ragionevole discutendo e cercando soluzioni con il governatore Enrico Rossi e con l’assessore Marson.
Le polemiche sul piano paesaggistico toscano hanno conquistato la ribalta della stampa nazionale.
Sono soddisfatto, è positivo che sia diventato un dibattito sulle prime pagine dei giornali nazionali. È un passo avanti. Tempo fa il tema del paesaggio non avrebbe ricevuto tanta attenzione. È vero che la Toscana non è una regione qualsiasi: ha una tradizione di cura del paesaggio ed è vista come riferimento in confronto a zone, per esempio, quali la Calabria. E trovo molto importante per l’intero paese che la Regione abbia raggiunto questo risultato.
Però solo Puglia e Toscana sono arrivate a questo traguardo.
Mi auguro siano uno stimolo per piani paesaggistici perché qui entriamo in un nuovo concetto di tutela e valorizzazione. Pensiamo a una tutela non fatta solo di vincoli ma che progetta, pensa allo sviluppo con la partecipazione delle comunità. Una fase solo vincolistica diventa soltanto difensiva.