di Tomaso Montanari, la Repubblica, lunedì 16 marzo 2015
Ora il Piano del Paesaggio della Regione Toscana e, anche formalmente, una questione nazionale. Nella sostanza lo era fin dall’inizio: perché esso decide il futuro di un pezzo importantissimo di quello chela Costituzione chiama il «paesaggio della Nazione». Ma anche perche aveva l’ambizione di indicare a tutto il Paese un futuro sostenibile, capace di tenere insieme sviluppo, ambiente e salute. Una via in cui la tutela dell’ambiente non fosse affidata ai vincoli delle soprintendenze (indispensabili, in mancanza di meglio), ma ad un progetto politico responsabile.
A tutto questo serviva il testo voluto dal presidente Enrico Rossi, scaturito dal lavoro di Anna Marson (assessore alla Pianificazione della Regione Toscana) e adottato dal Consiglio regionale nello scorso luglio. Ma dopo l’estate qualcosa e cambiato: il vento dello Sblocca Italia (la legge a favore del cemento scritta dal ministro Lupi, e approvata a novembre) ha cominciato a soffiare anche sulla Toscana, ridando forza e voce ai centri di interesse che Rossi era riuscito a contenere. Cosi, nelle ultime settimane, il Piano è stato smontato pezzo a pezzo in Commissione, grazie al sistematico voto congiunto di un Pd che ormai non risponde più a Rossi e di una Forza Italia scatenata: una specie di Patto del Nazareno contro il futuro del Paesaggio toscano. Se passasse cosi com’e stato ridotto, il Piano sarebbe un atroce boomerang. Facciamo solo qualche esempio: nuovi fronti di cava potrebbero essere aperti sulle Alpi Apuane anche sopra i 1200 metri (cambiando per sempre lo skyline della regione); le strutture su tutta la linea di costa potrebbero ampliarsi a piacimento, e si potrebbe costruire perfino nel Parco di San Rossore; case potrebbero sorgere anche negli alvei dei fiumi soggetti ad alluvioni, e lo sprawl urbano potrebbe mangiarsi quel che rimane dei meravigliosi spazi rurali della piana di Lucca.
Di fronte a questo concretissimo rischio (si vota domani), Rossi ha chiesto aiuto al governo: una scelta paradossale, che segnala il coma irreversibile del regionalismo. Ma è il ministero per i Beni culturali l’unico freno di emergenza che può evitare che il paesaggio toscano cappotti in parcheggio.
Il Piano dev’essere, infatti, approvato e condiviso dal ministero: che solo in presenza di forti garanzie può contenere i suoi vincoli. Pe rquesto Rossi incontrerà Dario Franceschini, sperando paradossalmente in un no: quel no che può permettergli di tornare a Firenze ricacciando nell’angolo gli interessi delle lobby che parlano attraverso i ventriloqui dell’assemblea regionale.
Ma quel no arriverà? Come si è capito anche dalle forti dichiarazioni della sottosegretaria Ilaria Borletti Buitoni (che ha la delega al Paesaggio), la struttura tecnica del Mibact considera il Piano irricevibile. Ci auguriamo che i tecnici potranno fare il loro lavoro, e che non prevarrà invece la linea politica di un governo che sembra aver fatto del motto «padroni in casa propria» (parola d’ordine del ventennio berlusconiano) uno slogan positivo.
Dario Franceschini saprà dimostrare di essere diverso da Maurizio Lupi, santo patrono del consumo di suolo? E che ruolo giocherà il toscanissimo Matteo Renzi, che sembra fermo ad un’idea di sviluppo territoriale che era già vecchia negli anni Sessanta?
Da ciò che avverrà nelle prossime ore non capiremo solo se la Toscana dei nostri figli sarà resa simile alla Calabria di oggi: ma capiremo anche se “sviluppo” continuerà ad essere sinonimo di “cemento”. O se, finalmente, cambieremo verso.
Facciamoci gli auguri, la gente di buona volontà c’è se ogni tanto venissimo riconosciuti sarebbe un bel passo avanti, io devo sostenere l’ottimismo e confido che il piano Rossi/Marson possa essere confermato!
Dobbiamo ricercare una strada per una mobilitazione di massa, per una comprensione totale del problema soprattutto nelle fasce più giovani, fare il possibile per portarli a conoscere ed a immaginare cosa ne sarà del paesaggio toscano da qui a 20/30 anni se li lasciamo continuare su queste strade. Quella parte di società, diciamo più grande, è stanca, afflitta da mille problemi, delusa dai politici e comincia a mostrare gravi segni di una rassegnazione, che pare oramai sovrastare quella che è soprattutto una grande incazzatura verso questa gente che ci devasta la vita.
Dobbiamo ricercare una grande mobilitazione nella fasce più giovani, sforzarsi perché capiscano il problema, portarli, anche per mano se occorre, ad immaginare come sarà e che ne sarà del loro futuro se lasceranno passivamente che questa gente continui su queste strade. Infatti si suole anche dire… la terra l’abbiamo avuta in prestito per poi restituirla ai nostri figli… Credo che sia determinate andare verso questo obiettivo ché la gente più grande è stanca, avvilita, delusa da chi la comanda, disfatta da mille problemi ma soprattutto avvolta da una rassegnazione che non lascia loro neppure più spazio per una vera immensa incazzatura!