di Tomaso Montanari, su repubblica.it, 10 marzo 2015.
Queste ore convulse vedono la lenta, ma apparentemente inesorabile, morte del Piano Paesaggistico della Toscana.
Oggi i voti della commissione consiliare hanno stravolto le schede d’ambito del Piano: le parti del piano che ‘parlano’ ai Comuni e ai loro strumenti di pianificazione attraverso descrizioni, comprensive di valori e criticità, indirizzi, obiettivi di qualità e direttive: la parte che Enrico Rossi aveva provato a salvare dal maxiemendamento iniziale del Pd. Tutto questo è avvenuto col sistematico voto Forza Italia – Pd: un Patto del Nazareno contro il paesaggio toscano.
L’esito complessivo degli emendamenti presentati sarà chiaro solo nei prossimi giorni (la commissione è stata riconvocata giovedì e venerdì, dunque il piano non andrà in aula dopodomani), ma alcuni punto sono già tragicamente chiari.
Le tre schede che riguardano le Alpi Apuane sono state stravolte fin dalla descrizione sintetica iniziale del profilo di ciascun ambito, reso omogeneo (Lunigiana eguale alla Versilia, e alla Garfagnana) con la ripetizione di un testo ‘precotto’ che sostituisce interamente i testi originali, esaltando l’attività di cava come unico tratto significativo del paesaggio di questi territori (da Zeri, a Pontremoli, da Forte dei Marmi a Viareggio, e così via).
Ecco un esempio inquietante dei nuovi testi-tipo: «L’ambito apuano…è interessato da alcuni siti estrattivi… In tali siti, le attività di coltivazione sono svolte in base ad autorizzazioni che compendiano, da oltre 30 anni, valutazioni di compatibilità ambientale e paesaggistica, emesse dagli enti competenti…Prendere coscienza del valore identitario delle cave di marmo è un’operazione necessaria, volta a riconoscere l’importanza storica e artistica di questi luoghi dai quali i grandi artisti hanno tratto materia prima per le loro opere. D’altro canto il marmo è uno dei biglietti da visita della Toscana nel mondo».
E le modifiche non si sono limitate alle descrizioni, ma hanno interessato la descrizione delle criticità, nonché gli indirizzi, gli obiettivi e le direttive.
Sempre il PD ha fatto cancellare una serie di direttive finalizzate a salvaguardare ciò che resta della piana di Lucca, con particolare riferimento al sistema delle Corti lucchesi e alle relazioni tra queste, il centro storico e i beni architettonici presenti nel territorio.
Conseguentemente via libera a nuovi consumi di territorio agricolo: (dove il Piano si proponeva invece di evitarlo o limitarlo); via libera alle nuove espansioni che compromettono la leggibilità dei centri di crinale, via libera alle nuove espansioni lungo l’Arno, addirittura via libera alle discariche ed infrastrutturazioni edilizie nelle balze e nei calanchi del Valdarno.
E ovunque il Piano prevedesse di “evitare” o “limitare” i fenomeni di espansione dei centri, di frammentazione del territorio rurale, di saldatura delle urbanizzazioni, il testo è stato castrato sostituendo quei verbi con versioni inerti come “contenere” o “armonizzare”.
Così i nuovi processi di artificializzazione della costa, delle dune, delle aree umide non vanno più evitate ma solo “contenute”.
E via libera anche a nuove “piattaforme turistico-ricettive” sulla costa tra San Vincenzo e Follonica, nonché all’Elba: dove questi insediamenti erano invece segnalati come un modello da non ripetere.
Così sfigurata, la parte del Piano che si proponeva – senza prescrizioni ma soltanto con un quadro conoscitivo estremamente approfondito – con indirizzi e direttive, di ‘qualificare’ maggiormente la pianificazione locale perde gran parte della sua legittimità tecnico-scientifica, oltre alla sua efficacia normativa.
Paradossalmente il Piano che uscirà da questi emendamenti sarà un piano basato più sui vincoli del Ministero per i Beni culturali che sulla capacità della Toscana di darsi strumenti per un buon governo del territorio e del paesaggio.
È la vittoria della linea Renzi-Lupi-Pd toscano sul Piano Marson-Rossi? Sembra proprio di sì.
L’unico a poter ribaltare la situazione – in extremis, e ormai direttamente in Consiglio – sarebbe proprio Enrico Rossi.
Ma vorrà e potrà farlo?
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Se Rossi non riuscirà a rimediare a questo pasticcio avrà tutte le associazioni e comitati ambientalisti contro oltre a tantissimi cittadini che in questi ultimi venti anni hanno duramente combattuto per la difesa del loro territorio da speculazioni edilizie e quant’altro.
Perché c’era fiducia in Rossi? Fin dai primi tentativi di emendare il testo era evidente come sarebbe finita! Rossi è compagno di merenda di Renzi (quando Renzi non aveva la merenda, erano nemici). A lei, caro Montanari, avevo scritto e Lei aveva mostrato malriposta fiducia nei regalucci dei Danai! Adesso allora collaboriamo tutti a fare un archivio fotografico della Toscana, senza perder tempo, così poi, da poveri vecchi, vagheggeremo nostalgicamente la Toscana com’era…cos’altro resta da fare?