di PAOLO BALDESCHI, 07 Marzo 2015.
Caro Presidente Enrico Rossi,
le scrivo perché, per quello che conosco di lei, sia direttamente, sia per sue dichiarazioni politiche, mi sembra impossibile che lei possa avallare la disciplina del Pit-Piano paesaggistico relativa alle Alpi Apuane così come emerge dagli ultimi emendamenti licenziati dalla sesta commissione. Non voglio qui dilungarmi sui molti aspetti negativi. Voglio solo richiamare la sua attenzione su uno che mi sembra peggiore di tutti e, addirittura, paradossale. Si tratta della facoltà concessa, nelle cave attive o riattivabili, di continuare l’escavazione con il ‘limite’ del 30% di quanto estratto storicamente, a partire, cioè, dalla prima autorizzazione: un vero e proprio regalo alle ditte di escavazione che vanifica il ruolo regolativo dei piani attuativi d’ambito. In sintesi il Piano paesaggistico che ha come compito istituzionale la tutela del territorio consentirebbe di scavare dalla montagna il 30% di quanto estratto nel passato senza alcuna valutazione preventiva, in modo automatico, come un diritto acquisito. Coloro che mirano a soddisfare le imprese di escavazione oltre ogni loro speranza se ne assumano la responsabilità politica, ma non si nascondano nel Piano paesaggistico. Mi auguro vivamente che lei non sia fra questi.