Tiziano Cardosi, candidato della lista Pap alle Comunali di Firenze, sull’udienza odierna:
“Potere al Popolo vuol rompere il silenzio calato sul Processo TAV. Firenze va liberata dai meccanismi perversi sostenuti dalle altre forze politiche”
Mentre la campagna elettorale dei sostenitori del sottoattravesamento dell’alta velocità fiorentina continua con garrule chiacchiere da bar, nel silenzio mediatico sono in corso le udienze del processo derivato da due inchieste della magistratura. Un silenzio sicuramente utile a chi ancora vuol spacciare la costosissima patacca di due tunnel sotto la città come una cosa seria, mentre Potere al Popolo intende romperlo.
Oggi si è tenuta una udienza dove erano previste molte testimonianze relative soprattutto a fenomeni di inquinamento e di cattiva gestione delle terre contaminate, ma tutto è rinviato al 4 giugno poiché l’avvocato di un imputato è stato arrestato proprio ieri. Questo fatto non pare collegato al processo in corso, ma è certamente una curiosa coincidenza simbolica.
Il dato politico rilevante è che nessuno vuol ricordare cosa è emerso dalle inchieste del 2013, mentre invece un po’ di luce su questo aiuterebbe a capire anche perché i lavori sono fermi e l’opera è una delle tante incompiute.
Nel 2007 le maggioranze politiche in Regione e Comune di Firenze promisero “cantieri di cristallo”, la trasparenza era la promessa che i cittadini avrebbero potuto vigilare sui lavori. Per fortuna la cortina di opacità è stata rotta nel 2013 dall’intervento della magistratura a seguito di diversi esposti di gruppi, comitati e associazioni.
La vicenda è anche una perfetta dimostrazione che le opere mai finite in Italia non sono frutto della troppa burocrazia (sia per i tunnel che per l’aeroporto si sono addirittura modificate norme di legge), ma per la pessima progettazione e il verminaio politico-imprenditoriale che ci sottende.
Tanto per rinfrescare la memoria l’allora presidente di Italferr, Maria Rita Lorenzetti (PD), ex presidente della Regione Umbria, si vantava di coordinare una squadra di tecnici e politici che favorivano in ogni modo le ditte costruttrici in cambio di appalti e consulenze ben pagate con soldi pubblici.
Bene ricordare lo sversamento di terre contaminate in zone agricole, l’intreccio di interessi tra imprenditori senza scrupoli con la camorra, la cecità degli organi di controllo.
Non dobbiamo dimenticare le accuse di truffa per la fresa Monnalisa che era stata montata solo per riscuotere un generoso pagamento da parte del committente, mentre era gravemente difettosa, tanto che non avrebbe mai potuto scavare; anche i conci che dovevano coprire le gallerie non erano idonei in caso di incendio.
Ma il meglio si è avuto con la seconda inchiesta, chiamata “Sistema”, che ha fatto una terribile fotografia delle strutture del Ministero dei Trasporti dove è stata evidenziata la “cattiva” distribuzione degli appalti alle aziende. L’obbrobrio del meccanismo del “general contractor”, per cui chi doveva controllare i lavori era al servizio dell’impresa costruttrice, ha portato i costi fuori misura in tutte le grandi opere italiane.
Oggi questa opera disgraziata, che il presidente dell’ANAC Raffaele Cantone definì “un caso emblematico che non ci fa onore”, torna nei programmi di troppi gruppi politici che sicuramente hanno interesse a far dimenticare. Un pessimo segno politico che Potere al Popolo vuol denunciare.
Firenze ha bisogno di essere liberata da questi scempi e dalla classe politica che li sostiene.