due comunicati stampa
Il Comitato No Tunnel TAV scrive una lettera aperta alla CGIL
Firenze, 11 aprile 2019
Cari compagni (ci pare si dica ancora così dalle vostre parti),
abbiamo visto dai resoconti della stampa gli esiti del vostro convegno del 3 aprile scorso sul tema del sottoattraversamento TAV e mobilità a Firenze. Poiché seguiamo da 13 anni le vicende di questo disgraziato progetto abbiamo da dirvi alcune cose.
In realtà abbiamo provato diverse volte, negli anni trascorsi, ad avere una interlocuzione con i sindacati confederali, soprattutto con la vostra organizzazione, ma abbiamo sempre trovato un massiccio muro di inascolto.
Dopo le conclusioni del vostro incontro abbiamo deciso di scrivervi alcune cose che riteniamo importanti:
- Constatiamo la perfetta aderenza delle vostre posizioni con le proposte dell’attuale sindaco di Firenze; prendiamo atto che siete scesi in campagna elettorale sostenendo il PD
- Vediamo con sconcerto che avete ripreso alla lettera gli slogan pro tunnel che la lobby dei costruttori ha usato per difendere un progetto molto difficile da sostenere: “è indispensabile completare la ‘cura del ferro’: il completamento del sottoattraversamento dell’Alta Velocità è importante per realizzare la liberazione dei binari di superficie”. Ma davvero pensate che l’unico sistema per “liberare i binari” sia quello di scavare 14 km di tunnel in ambiente urbano con rischi ambientali inimmaginabili, con costi plurimiliardari, con tempi che si stanno dimostrando biblici? Avete mai sentito parlare delle proposte di potenziamento delle linee di superficie che avrebbero costi minori, tempi rapidi di esecuzione, impatti molto limitati?
- Legare l’introduzione del treno metropolitano, o metrotreno, al completamento di tunnel e stazione Foster vuol dire rinviare alle calende greche il nuovo servizio; se tutto andasse bene – ma non andrebbe – ci vorrebbero almeno dieci anni. Avremmo qualcosa ad iniziare dal 2029! Qui si dimostra come le proposte del sindaco uscente sono solo vuota propaganda elettorale fatta cannibalizzando contenuti proposti da altri soggetti con ben altra serietà.
- La cosa che più stona per una struttura che si dice a difesa dei lavoratori è difendere un’opera sbagliata per salvare pochi posti di lavoro. Certamente dobbiamo essere vicini a quei lavoratori che hanno perso o hanno a rischio il posto di lavoro, ma questo non si salva difendendo le scelte sbagliate di un padronato e di una politica avidi e troppo spesso corrotti.
- Il lavoro vero, di buona qualità, per molti lavoratori, si crea con progetti socialmente utili. Per esempio se gli oltre 800 milioni di euro buttati fin’ora nel buco ai Macelli fossero stati investiti in recupero di edifici dismessi si sarebbero potuti realizzare oltre 5300 appartamenti di edilizia popolare rispondendo anche a concrete esigenze sociali viste le condizioni di povertà che dilagano in città. Allora sì che si sarebbero potuti creare migliaia di posti di lavoro veri. Nei cantieri TAV, nel breve periodo (fine 2016) di massimo impiego si sono avuti solo 60 operai e 40 impiegati.
- I lavori infrastrutturali nel XXI secolo non sono quelli che vedevano migliaia di minatori scavare le gallerie all’inizio del secolo scorso; oggi queste lavorazioni sono altamente meccanizzate, definite “ad alta intensità di capitale”, dove il contributo dato dalla manodopera resta marginale. Sperare, come spesso sentiamo nei proclami di una politica sempre più cieca, in queste opere per rilanciare l’occupazione è inganno. Ci auguriamo ne siate coscienti.
- Aver visto, il 15 marzo scorso, i sindacati di categoria scendere in sciopero in appoggio a Confindustria per chiedere la riapertura di cantieri sbagliati ha lasciato tutti noi nello sconcerto; noi, che abbiamo analizzato le grandi opere come il passante TAV, sappiamo che queste opere distruggono il lavoro, non lo creano.
Negli anni passati abbiamo cercato più volte di interloquire con voi per ragionare assieme di questi problemi, ma abbiamo sempre trovato un totale rifiuto ad ogni confronto e scambio di idee. Noi speriamo ancora, con questa lettera, che si possa finalmente avviare un progetto di infrastrutture socialmente utili, non prone solamente agli interessi di una élite che non possiamo che definire parassitaria.
Vi salutiamo sperando in un prossimo incontro di discussione e dibattito.
Comitato No Tunnel TAV Firenze
Firenze, 12 aprile 2019
Stonano, vista la crisi finale di Condotte SpA, le posizioni del sindaco di Firenze Nardella e del presidente della Regione Rossi che pretendono la ripresa dei lavori del Passante TAV di Firenze per salvare un numero minimo di lavoratori; non che questi non meritino attenzione, ma solo facendo serie politiche industriali si salvano davvero i lavoratori. La pessima gestione politico-economica di questo moloch delle infrastrutture mette oggi a rischio 3.000 posti di lavoro a livello nazionale.
Il progetto di ristrutturazione di Condotte prevede un piano di investimenti e di mutui bancari garantiti dalla prosecuzione di lavori in appalti sicuri. Non ci vorrà molto a capire che i lavori dei tunnel fiorentini non danno per niente concrete garanzie: se i lavori sono fermi dopo decenni di cantieri a singhiozzo, costi fuori misura, realizzazioni modestissime, non è certo per problemi burocratici, ma per una disastrosa progettazione. I problemi non sono per niente risolti e ne ricordiamo solo tre, ognuno dei quali è un macigno sulle allegre dichiarazioni di Rossi e Nardella: rischi enormi per danni a migliaia di edifici, impatto sulla falda e soprattutto l’irrisolto problema delle terre di scavo che, nonostante le modifiche delle normative, restano rifiuti finché non sono decontaminate.
Chi volesse investire sul Passante TAV per rilanciare Condotte deve sapere che sta buttando i soldi dalla finestra.
Se, invece di inseguire i “patti diabolici” per difendere il sottoattraversamento, la politica toscana decidesse di investire le enormi risorse destinate allo sciagurato progetto a lavori utili, meglio se in progetti di dimensioni ridotte; se si volessero aiutare i lavoratori di Condotte a non perdere il lavoro – non la società che merita la fine che sta facendo – ci si impegnerebbe a favorire la nascita di cooperative e società gestite dai lavoratori stessi; si potrebbe avere un circolo virtuoso in cui le risorse investite creerebbero servizi e infrastrutture davvero utili alla collettività, si avrebbe una reale redistribuzione di ricchezza e un ritorno favorevole sul territorio anche in termini economici (quello che gli economisti chiamano il moltiplicatore keynesiano).
Comitato No Tunnel TAV Firenze ODV