The Day After
di Laura Manganaro, su www.perunaltracitta.org, 16 aprile.
L’ 8 aprile scorso, il Consiglio Comunale ha approvato il Piano di Recupero dell’ex Manifattura Tabacchi di Firenze e la contestuale Variante al Regolamento Urbanistico, accogliendo integralmente il Progetto di AERMONT e rigettando tutte le osservazioni presentate dal Comitato per la Tutela dell’ex Manifattura, che contenevano proposte migliorative. L’ assessore all’Urbanistica G. Bettarini e il Presidente della Commissione Consiliare Urbanistica L. Bieber, nel darne notizia hanno usato toni, a dir poco, trionfalistici:” Un traguardo epocale dell’urbanistica fiorentina. Un successo per tutta la città: si porta a compimento, in modo egregio, un lungo lavoro, in cui hanno avuto voce anche i comitati cittadini”.
Come membro e portavoce del Comitato per la Tutela dell’ex Manifattura Tabacchi di Firenze, avendo partecipato fin dall’inizio, cioè dal 2011, alle vicende legate al recupero di questo straordinario complesso monumentale, tutelato dalla Soprintendenza, mi sento in dovere di esprimere alcune importanti considerazioni. Spetterà poi ai cittadini la valutazione complessiva di questa operazione.
Il primo motivo di orgoglio del comune è rappresentato dal fatto che, finalmente, dopo 18 anni di tentativi infruttuosi, la Manifattura riapre. E’ evidente che si tratta di un fatto importante e indiscutibilmente positivo: si interrompe l’inevitabile degrado di un lungo abbandono; ma se ripercorriamo i diversi tentativi di recuperare la Manifattura, tentativi andati regolarmente a vuoto magari per pura faziosità o miopia dei soggetti pubblici, non emerge forse, con lampante chiarezza, l’incapacità, da parte della classe politica che ha governato nell’arco di questi 10 anni, di farsi seriamente carico del destino dell’ex Manifattura? L’incapacità di recuperarla per realizzarvi quelle destinazioni e funzioni pubbliche che sarebbero state consone al suo valore ed alla sua collocazione strategica, nel cuore della città Metropolitana?
Col risultato finale che, per recuperarla non si è trovata migliore soluzione che venderla.
Il secondo motivo di vanto sarebbe rappresentato dal fatto che il nuovo progetto rappresenta un indubbio miglioramento, rispetto a quello previsto dal Regolamento Urbanistico Comunale vigente:” Non si realizzeranno più le 2 torri di 70 mt di altezza, con 700 appartamenti”. Anche questo è un dato sicuramente molto positivo. Il Comitato non dimentica, tuttavia, che nel 2015 quel nefando progetto fu proclamato dall’Amministrazione come il migliore possibile, per l’ex Manifattura, nonostante l’energica opposizione di tanti soggetti autorevoli: Italia Nostra, il FAI l’A.I.P.A.I. ed esperti di fama nazionale di Urbanistica e Pianificazione appoggiarono la voce del Comitato.
Ma chi sostenne, votò ed approvò, nel marzo del 2015, quella mostruosa previsione urbanistica ? Esattamente gli stessi Consiglieri che lunedì scorso, senza pudore, né segni di ripensamento su quanto deciso 4 anni fa, hanno votato il Piano di recupero.
Oggi, come allora, il Comune, abdicando alla sua ineludibile funzione di pianificazione del territorio, si è limitato ad accogliere passivamente, senza spostare di una virgola, ciò che altri hanno progettato. Se la Manifattura non sarà stravolta dalle torri e dalle demolizioni, non sarà per meritevole scelta del Comune, ma solo ed esclusivamente perché la nuova proprietà ha modificato radicalmente quel progetto, decidendo che risultava più conveniente mantenere tutte le pregevoli costruzioni nella loro integrità originaria, secondo lo splendido progetto dell’ing. Nervi.
Il terzo motivo di vanto è costituito dalla convinzione che il nuovo progetto rappresenterà un’occasione di rigenerazione per il quadrante di città in cui si inserisce. Il recupero del complesso trasformerà sicuramente questa parte di Firenze: di fatto si crea un nuovo pezzo di città, in cui graviteranno quotidianamente circa 8.500 persone, ma come più volte sottolineato dal Comitato, ed emerso anche nel sondaggio promosso circa un anno fa da Aermont, tra i cittadini, tutte le ricadute, indotte dall’inevitabile incremento dei carichi urbanistici, si riverseranno interamente e negativamente sugli abitanti di questa parte del quartiere. Ricadute a cui, né gli uffici tecnici di urbanistica, né i consiglieri di maggioranza hanno voluto dare alcun credito, negandole o evitando di affrontarle, e rimandando ad un futuro indeterminato la loro soluzione.
Al momento possiamo solo prendere atto che:
- All’interno del complesso non vi sara’ nessun servizio di utilità sociale, come più volte richiesto: non un presidio medico o un ambulatorio, non una sala ad uso dei cittadini, non piu’ l’asilo nido, nessuna previsione di strutture scolastiche relative alla scuola dell’obbligo, nonostante la presenza di tante nuove residenze; il tutto in un’area in cui già gli istituti scolastici risultano insufficienti a soddisfare le domande di iscrizione.
- Gravissime saranno le ripercussioni sulla mobilità e la sosta: basti pensare che la linea tranviaria t4 alleggerirà il traffico di un modesto -7,2 % ; che non è prevista la realizzazione dell’arteria rosselli-pistoiese neppure per il tratto tra l’ ex manifattura e il viale fratelli Rosselli, e che dalla documentazione prodotta dalla proprietà non risultano soddisfatte neppure le dotazioni standard per la sola sosta dei nuovi residenti.
- In un’area già densa di edifici e zone pavimentate saranno consumate tutte le aree permeabili superstiti e le superfici liberate dalle demolizioni, in barba alla più volte sbandierata politica dei “ volumi zero” e mostrando di non tener in alcun conto le pressanti richieste della cittadinanza di avere un verde urbano diffuso. A contemperare tutte le pesanti conseguenze elencate, quali attività culturali, artigianali e di formazione troveremo veramente in Manifattura, come sempre dichiarato dalla Proprietà? Non è dato saperlo ed il dubbio che saranno effettivamente ospitate è molto forte, dal momento che il Piano di Recupero, descrivendo le destinazioni d’uso assegna il primo posto alla funzione direzionale, seguita dal residenziale, dal turistico ricettivo e solo un misero 2,5 % sarà destinato all’artigianato, compreso il commercio all’ingrosso e all’attività di deposito.
Alla luce di quanto ricordato, il Comitato esprime quindi l’opinione che il recupero di questo importante complesso monumentale avrebbe meritato una rifunzionalizzazione di livello ben più elevato, rispetto alle destinazioni previste, e da parte del Comune, la manifestazione di un’autentica volontà di indirizzo e di governo, compiendo quelle scelte destinate ad armonizzare gli interessi dell’investitore privato con le legittime esigenze della società civile.
*Laura Manganaro, Comitato Tutela Ex Manifattura Tabacchi