L’autocrate rettore dell’università di Firenze

di Paolo Baldeschi, 18 settembre.

Tra le numerose presenze alla Conferenza di Servizi per il nuovo aeroporto di Firenze, non certo tra quelle di minor peso, vi era il Magnifico Rettore dell’Università di Firenze, che ha espresso un parere favorevole al progetto di Enac e Toscana Aeroporti, a certe condizioni. Il fatto che il Rettore abbia agito senza alcun mandato sostanziale e senza alcuna consultazione ufficiale appare molto grave, sia sul piano delle regole, sia sul piano politico.

Il buon senso e le buone norme comportamentali avrebbero voluto che il Rettore convocasse lo stesso gruppo di esperti che, nel mandato del precedente Rettore, Alberto Tesi, aveva presentato un buon numero di osservazioni, 35 pagine che si concludevano con la frase “si ritiene che nella procedura di impatto ambientale relativa al progetto, siano evidenti profili di illegittimità, tali da giustificare un parere negativo da parte dell’Autorità competente”. Secondo buon senso, questi esperti, per lo più appartenenti al Dipartimento di Ingegneria, avrebbero dovuto essere incaricati di esaminare le controdeduzioni e la versione definitiva del progetto. Una condotta correttamente istituzionale avrebbe, inoltre, voluto che il Rettore, acquisito un motivato parere tecnico, convocasse il Consiglio di Amministrazione per discutere della questione e ricavarne un preciso indirizzo o un mandato da portare alla Conferenza di Servizi.

Il Rettore dell’Università non è un autocrate che, una volta eletto, ha la delega di decidere per tutti, tanto meno su questioni così delicate: la pista del nuovo aeroporto corre a non più di 50 metri dagli edifici del Polo Scientifico, comporta un incremento del rischio per gli utenti, aumenta rumore e vibrazioni, impedisce lo sviluppo programmato del Polo (di questo mancato sviluppo nessuno parla). Sono valutazioni e decisioni, quelle che il Rettore ha preso sua sponte, che incidono pesantemente sul patrimonio e il bilancio dell’Ateneo, la cui competenza appartiene al Consiglio di Amministrazione e al Senato Accademico. Universitas, università, cioè parità di diritti all’interno della comunità accademica (di cui gli studenti sono parte fondamentale), in cui il Rettore è primus inter pares, ma non dittatore.

Il parere positivo del Rettore contiene alcune condizioni, tra cui la più importante è che il mancato sviluppo in sede di una parte del Polo Scientifico sia compensato da un’analoga volumetria e destinazione da collocare in un altro sito. La proposta è così peregrina da sembrare una boutade: come se da un corpo concepito organicamente si potesse strappare un arto e trasferirlo altrove. Il Rettore dovrebbe ben sapere che un polo scientifico è anche un incubatore di conoscenze e che, oltre alla conoscenza codificata che può essere trasmessa a distanza, vi è una conoscenza tacita che si crea informalmente con la frequentazione diretta, in spazi condivisi, magari a mensa o in biblioteca.

Ma, oltre tutto, chi è che potrebbe garantire le condizioni richieste dal Rettore? Vito Riggio (in prossima scadenza) o Marco Carrai? Certo, non sottovalutiamo l’influenza dei personaggi e il peso dei supporter del nuovo aeroporto negli ambienti ministeriali, i loro solidi legami con il Sindaco di Firenze e l’establishment della città, ma, ancora, non ci risulta che possano contrarre patti che prevedano impegni di aree e varianti urbanistiche – ammesso che si trovi un’area su cui far atterrare il pezzo mancante del Polo.

Vogliamo augurarci che il parere espresso dal Rettore, nella giornata di apertura della Conferenza di Servizi sia stato solo interlocutorio e che altri ne seguano ben più ponderati. La Conferenza di Servizi non si conclude certamente in breve tempo e vi è certamente il modo per rimediare all’errore: ammesso che di errore si tratti e non di un accordo sottobanco.