un futuro da evitare
Ai partecipanti alla Conferenza dei Servizi del 07.09.2018 presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
Signore e Signori,
una grande responsabilità Vi coinvolge :
EVITARE LA MORTE AMBIENTALE E ECOLOGICA di Firenze e delle altre città della ‘Conca’ che dall’Apparita si svolge fino alla sella di Serravalle pistoiese, e in fin dei conti anche una loro irreversibile malattia ECONOMICA E CIVICA se si guarda non solo al presente ma al medio-lungo periodo. Approvare l’aeroporto sarebbe un atto letale nei confronti delle città e dell’ecosistema, il quale potrebbe viceversa essere l’unico elemento ancora capace di salvare l’intero insediamento umano, per il tempo attuale e per il futuro.
L’idea che l’Aeroporto e le sue aree di competenza facciano parte di un più vasto ecosistema – fondamentale per la sopravvivenza delle persone, del territorio e delle relazioni paesaggistiche – e che la costruzione dell’Aeroporto distruggerebbe completamente, irrimediabilmente e in maniera letale – non compare nel dibattito pubblico e tantomeno nel Masterplan, nel quale il concetto di ecosistema è totalmente ignorato, e dove ci si perde in progetti non richiesti sulle aree di “compensazione” invadendo ambiti di programmazione di competenza dei Comuni e dei loro abitanti; progetti che non saneranno mai la perdita del polo centrale dell’ecosistema stesso, e dell’intera sua natura di “sistema”, ecologico ed economico.
Soltanto l’ UNESCO – Commissione Patrimonio Mondiale – prende in considerazione l’ecosistema nella decisione (luglio 2015) di approvare una ampia BUFFER ZONE, costituita dalle colline e dalla pianura verso Prato, quale adeguato strumento di gestione per un ulteriore tutela della città di Firenze, patrimonio dell’umanità, e contemporaneamente della Piana e del Parco agricolo che “costituiscono il sistema di relazioni da preservare e valorizzare” per il futuro delle generazioni umane e non umane che ci vivono e che ci vivranno.
L’Ecosistema della ‘Conca’ – il bacino intermontano del medio Valdarno che si struttura dai monti a nord (Appennino pistoiese, colline montalesi, Monteferrato, Calvana, Morello, di Fiesole) al pedecolle, alla pianura, all’Arno, al Montalbano e ai popolosi centri abitati fino a Prato e a Pistoia – ed in particolare il suo centro nella Piana, con il sistema di acque superficiali e sotterranee, di bonifiche e della centuriazione, di zone umide (stagni di Focognano, di Val di Rose, Lago di Peretola), di aree naturali protette (Monteferrato, Calvana), nonostante tutto è ancora il cuore ecologico dell’intero sistema, il cuore verde della Città Metropolitana, anche se è sempre stato considerato il ‘retro’, il ‘selvatico’ del territorio urbano.
Senza questa sua capacità vitale pulsante, l’intero sistema entrerebbe in crisi e si squilibrerebbe decadendo progressivamente verso il collasso di tutto l’ecosistema della ‘Conca’.
La distruzione della Piana, quella conseguente dell’intero Ecosistema e della biodiversità, produrrebbero l’asfissia progressiva di tutti gli abitati e degli abitanti stessi, tutti collocati intorno a quello che è divenuto il baricentro vivente dell’intero sistema.
Così l’aeroporto, sia con la sua presenza invasiva sia con la sua attività pericolosa ed inquinante nei confronti di tutti i cittadini della Piana più o meno direttamente sorvolati, diviene il fattore di morte di tutto il complesso e del sistema, distruttore inoltre del cuore verde di tutta la Città Metropolitana: un unico lago di cemento e di asfalto si salderebbe dalla Chiesa di Michelucci (ad ovest) fino a Rovezzano (ad est) per poi dilagare fino a Prato, a Scandicci a Lastra, a Carmignano e al territorio pistoiese.
EVITATE di mettere a rischio letale un milione di persone, senza considerare turisti e pendolari per ragioni di lavoro, di compromettere una porzione essenziale dell’Italia, e di degradare il patrimonio e la vita degli abitanti di tre città – Firenze, Prato, Pistoia – di borghi e paesi della Città Metropolitana.
dalla Piana Firenze Prato Pistoia; Agosto 2018
A maggior ragione in quanto
*La non approvazione dell’ aeroporto trova ulteriori pesanti motivazioni nell’ emergere di diffusi fattori limitanti dei territori della Piana e delle colline, che ne stanno riducendo drasticamente la bio-potenzialità.
*Queste dinamiche locali si inseriscono nella ormai accertata crisi sistemica della civiltà industriale basata sui combustibili fossili. Circostanza che, con il raggiunto picco di petrolio convenzionale, riduce il flusso di energia e imporrebbe, a esseri umani saggi e ad istituzioni lungimiranti, di rivedere in modo radicale (vale a dire alla radice) il sistema delle infrastrutture e dei trasporti, da un lato, e dall’ altro il superamento di produzioni di merci e di territorio basate sulla proliferazione del debito strutturale. Un debito che i centri finanziari, industriali e istituzionali contraggono, all’ insaputa degli abitanti, scommettendo su riserve e risorse naturali future che già da oggi non sono più disponibili a costi economici accettabili. L’ ethos di ogni possibile progetto di cura, manutenzione, anche di trasformazioni necessarie per le esigenze e i bisogni specificamente umani e dei territori, impone viceversa di favorire metabolismi virtuosi tra ambiente e economia, tra la struttura del territorio e coerenti infrastrutture non portatrici di impatti gravosi e dannosissimi.
*Il nuovo aeroporto con i suoi pesanti impatti ambientali e sanitari, si aggiungerebbe ad una conclamata situazione di crisi della ‘Conca’ a causa delle emissioni del traffico per il sistema autostradale – cui peraltro si aggiungerebbe la terza corsia dell’ autostrada Firenze/Mare -, degli inceneritori di Montale e di Baciacavallo (dando per scontato l’abbandono del nuovo inceneritore di Case Passerini) con il loro portato di diossine e di furani, e di altre fonti inquinanti di produzioni chimiche e tessili, degli effetti accumulati in ottanta anni di produzioni vivaistiche con uso di diserbanti e sostanze chimiche come il Glifosato che hanno compromesso le acque superficiali e sotterranee, rendendo tossici gran parte dei prodotti agricoli nel territorio pistoiese e pratese.
*Inoltre il volume di traffico aereo con il rilascio di gas, polveri e di carburanti in atterraggio e in decollo aumenterebbe i rischi sanitari in maniera esponenziale, in quanto la Piana Firenze, Prato, Pistoia complessivamente interessata dal traffico aereo – come Vi è noto – presenta per molti mesi dell’anno il fenomeno dell’ inversione termica che favorisce il ristagno di aria inquinata da polveri sottili e da particolati dannosi. Infine, a parte i persistenti problemi acustici per abitazioni e per il nuovo insediamento universitario, ci sono da considerare i rischi per la città di Firenze nel caso di manovre che obbligassero gli aerei a dirigersi verso la parte storica della città.
* per un utile “Atlante dei conflitti nella Piana Firenze Prato Pistoia” vedi http://www.perunaltracitta.org/speciali/atlante-dei-conflitti-nella-piana-firenze-prato-pistoia/
http://www.perunaltracitta.org/speciali/atlante-dei-conflitti-nella-piana-firenze-prato-pistoia/
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