di Fabio Zita, http://www.pianasana.org, 13 marzo.
E così, venerdì 9 marzo 2017, nell’aula consiliare del Comune di Prato, sul tema dell’aeroporto di Firenze, è caduta un’altra tessera di quel “domino” politico che teneva insieme, seppure incerottata, la variegata schiera degli amministratori PD dell’area fiorentina. Non è stato un pomeriggio come tanti quello di venerdì scorso a Prato, specie per il sempre apparentemente brillante Sindaco Biffoni che, dopo aver per anni tentennato senza prendere chiara posizione sull’aeroporto, ha deciso di imboccare la strada del ricorso al TAR contro il decreto VIA firmato dal Ministro Galletti, suo compagno di partito.Vista la sua storia politica, è immaginabile il travaglio che ha accompagnato l’esistenza del povero Biffoni da quando la maledetta faccenda dell’aeroporto è finita anche sul suo tavolo, fino al momento di annunciare una decisione così rilevante.
Partiamo dall’incontrovertibile certezza che quando Renzi era il “capo” indiscusso del Partito democratico, il Sindaco di Prato aveva pienamente aderito al suo programma, ricevendo in cambio, per la dimostrata fedeltà, la nomina a Presidente Anci toscana. E fin qui, tutto bene; vele al vento e via a conquistare il mondo! Con questi presupposti, Biffoni ha probabilmente immaginato di poter gestire tranquillamente e con facilità le prime contrarietà all’infrastruttura, ed anche la crescente protesta che assumeva toni sempre più forti. In fondo, avrà pensato, di che cosa mi devo preoccupare: a volere l’aeroporto sono Renzi, Nardella, Rossi, Giani, e tutto il cucuzzaro; a gestire le procedure di VIA sul progetto presentato da ENAC ci pensa l’amico Galletti e la sua Commissione VIA; per i soldi c’è chi provvede.
E fin qui tutto fila liscio. Ogni qual volta è tirato per la giacchetta dai sui concittadini sui rischi per la sicurezza e la salute derivanti dalla realizzazione dell’infrastruttura, il Sindaco risponde che tutto è sotto il controllo degli organi competenti che hanno, ovviamente la sua piena ed incondizionata fiducia. E ci manca anche che un Sindaco non ha fiducia nelle istituzioni!
Poi però il vento comincia a girare al traverso, e le cose si fanno meno chiare: la commissione se ne esce nel dicembre 2016 con un parere positivo con 142 prescrizioni, e Biffoni, pressato dagli oppositori al progetto, barcolla rispondendo, a chi gli chiede conto di una tale assurdità, che è tutto da vedere e chiarire, che si deve leggere bene il parere della Commissione, e addirittura che con le 142 prescrizioni sono state, a suo dire, “accolte tutte le criticità segnalate dal Comune” (???).
Nello stesso tempo, però, all’insaputa di tutti, l’ENAC (che non aveva affatto gradito le 142 prescrizioni), ed il Ministro dell’Ambiente (messosi prontamente al servizio del proponente), si accordano per l’approvazione di un decreto “salva aeroporto” (d.lgs. 104/2017) che, non solo, consente di annacquare il precedente parere di VIA, ma elimina la partecipazione dei rappresentanti dei Comuni della piana (e quindi anche di Prato) dai lavori dell’Osservatorio ambientale.
Non bastassero questi colpi bassi assestati a tradimento proprio dagli amici, Biffoni si rende conto che, insistendo nel non decidere, rischia di rimanere, come si dice, con il cerino in mano, visto che gli altri Sindaci della piana hanno, nel mentre, già presentato i propri ricorsi al TAR contro il decreto VIA, e sapendo bene di non poter più contare né su Renzi, né su Galletti, né su Rossi, tutti usciti perdenti alle elezioni.
Cercando un’onorevole via di uscita da quel cul-de-sac in cui si è testardamente cacciato, il Sindaco gioca la carta dello “sgarbo istituzionale” dell’ex amico Galletti, che gli aveva negato la partecipazione all’Osservatorio ambientale, decidendo quindi di presentare anch’egli ricorso al TAR.
Mossa audace per uno come lui; non ha però fatto i conti con un altro superstite del PD ancora (per poco) in piedi: quell’Eugenio Giani, al quale l’uscita di Biffoni non è affatto piaciuta, tant’è che si è permesso di criticarlo aspramente sulla stampa. Al Sindaco di Prato non rimane che rispondere in modo piccato al suo compagno di partito
ricordandogli che oltre a non essere un tecnico, non è nemmeno un sindaco; come dire, caro Giani, non ti occupare di cose che non ti competono, e taci che è meglio. Quello che è andato in scena tra compagni ed amministratori che hanno responsabilità di governo in questa splendida regione, è l’epilogo di una storia al capolinea.
Ora, se proprio la vogliamo dire tutta, questa vicenda, che mi auguro finisca bene e velocemente per chi abita nella piana fiorentina, è l’emblema di ciò che può dirsi l’inizio della fine di una politica logoratasi nei troppi anni di potere assoluto, fatta di “personaggi” impegnati solo a cercare di sopravvivere a se stessi, galleggiare senza prospettive, governare senza una visione di lungo respiro. Una classe politica fattualmente e tragicamente lontana dalle reali esigenze di chi questi territori li vive cercandovi un futuro anche per le prossime generazioni.
Fabio Zita