EMERGENZA CULTURA
Dario Franceschini è un ministro che ama molto gli annunci. Anche se la materia prima degli annunci non è molto consistente. Di recente ha convocato una Conferenza sul paesaggio anche se i piani paesaggistici co-pianificati, prima sotto Renzi e poi sotto Gentiloni, si riducono alla miseria di 3 appena su 20 e la Giunta di centrosinistra della Sardegna sta cercando di smantellare gli eccellenti piani salvacoste della Giunta Soru (pure di centrosinistra) coordinati da Edoardo Salzano nel 2004, attaccando pure frontalmente l’ottimo soprintendente sardo che si oppone a quel disastro. Sul legge detta “sfasciaparchi” in discussione al Senato e che indebolisce palesemente i Parchi Nazionali non ha trovato mai il modo di emettere un accenno di critica e di difesa della valida legge-quadro Cederna-Ceruti del 1991 con la quale sono stati creati ben 19 Parchi Nazionali oggi semiabbandonati a se stessi quando non frammentati.
Ora il ministro per i Beni Culturali convoca un’altra presentazione per illustrare i grandi risultati ottenuti dai super-direttori dei primi Musei di eccellenza in termini di ingressi e di incassi. Va premesso che i dati statistici ministeriali sugli ingressi sono quanto mai nebulosi per effetto delle domeniche gratis che sembrano quantificate a spanne. Comunque, con tutti i vantati incrementi, le entrate dovute a ingressi e ad attività di valorizzazione, rappresentano soltanto al 9-10 per cento delle entrate ministeriali. Percentuale molto modesta. Forse per questo si vuole introdurre a forza (il Vicariato sino a ieri si è opposto) un biglietto di ingresso al Pantheon.
I super-direttori, soprattutto quelli stranieri, si sono prodigati nell’incrementare gli introiti a forza di sfilate di moda, di matrimoni fra i templi o nei palazzi ducali, di feste di compleanno di qualche potente, di banchetti di laurea, di altre iniziative che screditano soltanto l’arte e la cultura italiana. Sono idee davvero mirabolanti che qualsiasi Pro Loco di provincia poteva fornire gratis e non a 165-195mila euro lordi l’anno per direttore. Gli ultimi brillanti parti intellettuali dei superdirettori o dei direttori che credono religiosamente nell’ingresso salvifico dei privati nei nostri Musei, nelle Regge e nelle aree archeologiche sono la Zumba (sì, la Zumba) un ballo collettivo da crociera o da palestra, lanciato fra le mummie del Museo Egizio torinese, e gare di canottaggio nella grande vasca della Reggia di Caserta. Nell’ultimo caso senza aver pensato a ripulire dai rifiuti la vasca vanvitelliana, come hanno messo in evidenza gli stessi giornali locali. Ma si annunciano voli di mongolfiere e gare di tiro con l’arco, dopo aver valorizzato aperitivii, apericene, mozzarelle, vini e amari locali. E la montagna di ferraglia che ancora ingombra il Palatino, cioè il palco di “Divo Nerone” opera rock? Doveva far incassare al Ministero grasse royalties. Doveva essere il banco di prova della tesi secondo la quale i beni culturali possono diventare “macchine da soldi”. Invece è affogata nel ridicolo subito dopo la “prima” penosa rappresentazione. Un fallimento totale.
Ovviamente i superdirettori, nell’ansia di far soldi, hanno pure spinto a fondo il pedale del “mostrificio” sfornando mostre su mostre che non nascono da alcuna ricerca scientifica, ma vengono proposte insieme ai pacchetti turistici. Mentre dipinti italiani indubbiamente delicati (Raffaello, Caravaggio, ecc.) facevano il giro del mondo. In cambio di quali vantaggi? E la ricerca poi dov’è finita? Quella costa tempo e fatica, e l’amministrazione dei Beni Culturali è stremata, paralizzata da una sciagurata “riforma” che ha provocato aumento delle carte burocratiche, moltiplicazione di tanti istituto autonomi, caos, spesso paralisi. Quindi costi molto più elevati di gestione. Il Ministro ha mai raccolto l’opinione degli addetti sul campo in tutta Italia? No, la sua “riforma” è andata avanti fino all’ultimo senza un minimo di riflessione e valutazione generale. Tempo ne è passato e le disfunzioni risultano ancora moltissime. Ma, fatto inaudito, rimangono ignote al pubblico per il bavaglio antidemocratico che impedisce ai dipendenti di parlare, di esporre critiche, anche quelle più costruttive. Tutto deve andare bene. E invece non va bene per niente. Come è ampiamente documentabile. Basta soltanto vedere quali e quante sono state e sono le drammatiche carenze e i cronici ritardi nell’emergenza e nel post-terremoto di Amatrice e dintorni rispetto a vent’anni fa, al 1997. A quando una presentazione del ministro sull’argomento?