Aeroporto e inceneritore

la Regione Toscana affianca lo Stato

in un percorso con regole incerte e “improprie interpretazioni”

di Fabio Zita, La città invisibile, 16 ottobre

Mi arriva la Comunicazione della Giunta al Consiglio Regionale della Toscana in merito: “Alle procedure di valutazione ambientale e autorizzative sia sulle grandi opere infrastrutturali, sia sulle dotazioni impiantistiche per lo smaltimento dei rifiuti della piana fiorentina”. Letta la comunicazione, faccio alcune considerazioni.

  1. La realizzazione del nuovo aeroporto di Firenze

Prima piccola nota che evidenzia una grande contraddizione: nella comunicazione, la Giunta, nel ricordare che con propria delibera  1168/2015 ha espresso un “orientamento favorevole”, ha nuovamente colpevolmente taciuto in merito a quanto contenuto nel parere  ambientale  espresso sul progetto aeroportuale  da quelle strutture regionali, cui, sempre con delibera di Giunta, la stessa regione ha attribuito la competenza ad esprimersi – in via tecnica – attraverso il complesso lavoro istruttorio del Nucleo di Valutazione dell’Impatto Ambientale.

Non è certamente sfuggito ad una moltitudine di cittadini e di associazioni (sempre più numerosi consapevoli ed informati) il comportamento omissivo degli organi politici della Regione,che evitando sistematicamente di riferire in merito ai contenuti del Parere del Nucleo di VIA, quale che il documento non avesse alcuna importanza o valore, ha (ahimè) deciso di non dare alcun pubblico risalto alle gravissime lacune sul procedimento e in merito al progetto evidenziate nel richiamato parere riguardanti l’evidente illegittimità del procedimento stesso, le inammissibili carenze progettuali e le macroscopiche inesattezze (errori) in merito ai dati relativi alla qualità dell’aria ed al rumore.

La gravità del comportamento della Giunta, che non ha inteso informare i cittadini in modo completo ed esaustivo nel momento in cui ha deciso – nella pur legittima autonomia – di deliberare, risulta amplificata proprio dal contenuto della comunicazione, da cui si evince che l’Avvocatura regionale affianca e supporta la Giunta su un gran numero di questioni, ma che non sembrerebbe essere stata coinvolta in merito a quanto in oggetto (oppure lo è stata ma non in modo determinante), pur in presenza di contestazioni da parte di organismi della stessa regione riguardanti, prima di tutto, rilevanti aspetti di carattere giuridico.

Ciò detto, appare quindi alquanto strano che, seppure trattasi di procedimento di VIA di competenza dello Stato, la Regione, davanti ad affermazioni di tale spessore (illegittimità del procedimento) ed al fine di garantire la tutela dei propri cittadini, non abbia sentito la necessità di approfondire la questione fino – eventualmente – a chiedere al Ministro dell’Ambiente il doveroso rispetto delle leggi, così come risulta, ad esempio, riguardo al decreto legislativo 104/2017, dove, per quanto si apprende, l’interlocuzione con l’Avvocatura regionale c’è stata ed ha portato la Toscana ad agire differentemente da molte altre Regioni che hanno presentato ricorso contro il richiamato decreto.

  1. La realizzazione della nuova stazione Foster e opere connesse

La risposta della Giunta su questo tema è del tutto evasiva ed insufficiente, e se ne comprendono le ragioni:
a) ad oggi la cosiddetta FOSTER (dopo quasi 20 anni) è ancora soltanto un enorme buco senza una destinazione verificata, o più destinazioni come si ipotizza verificabili e plausibili. D’altronde c’è in tutto questo una certa coerenza, giacché la stessa FOSTER non fu, a suo tempo, mai sottoposta ad alcuna valutazione (c’era fretta di approvarla).

b) sulle terre e rocce da scavo è dovuta intervenire la magistratura, ed è opportuno ricordare che sono passati oltre 5 anni da quando la questione è emersa in tutta la sua complessità senza che ancora si sia trovata soluzione al problema, e ciò a prescindere da quello che avrebbe fatto la Regione in merito a tale questione.

 

  1. Decreto Legislativo 104/2017

Si ritengono sconcertanti le affermazioni contenute nella comunicazione relativamente al fatto che, sul piano giuridico, il rilievo (tecnico) per cui “se il livello del progetto è troppo generico, l’istruttoria sugli effetti ambientali e quella necessaria per il rilascio degli atti necessari non può essere effettuata compiutamente” possa essere superato attraverso un non ben specificato “livello di approfondimento del progetto … tale da consentire la compiuta valutazione degli impatti ambientali”.
E’ aberrante ipotizzare che attraverso un semplice “cavillo” giuridico, piuttosto che la certezza di un percorso chiaro, codificato e valido per tutti, sarà possibile garantire la corretta e compiuta valutazione degli effetti ambientali di un’opera.

Tali affermazioni, che sottendono la volontà di instaurare comportamenti improntati ad una grande discrezionalità, stanno purtroppo ad indicare che le esperienze già vissute in merito proprio alla certezza della norma ed accuratezza delle progettazioni ai fini di una corretta valutazione di opere importanti o economicamente rilevanti (pubbliche o private), non sono servite a niente (portiamo come esempi negativi la stessa TAV- sottoattraversamento appenninico, laddove la realizzazione di un’opera approvata attraverso un progetto del tutto carente ed una valutazione superficiale ha prodotto danni irreversibili all’ambiente, tanto da portare la stessa Regione a costituirsi parte civile nel processo, e lo stesso aeroporto di Firenze per quanto precedentemente detto), e che, anzi, la Regione affianca colpevolmente lo Stato in un percorso nel quale, al posto di regole certe, si tende a favorire “ improprie interpretazioni” o “applicazioni di favore”, creando così pericolose diseguaglianze nell’attività della pubblica amministrazione, piuttosto che la doverosa affermazione per cui “tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge”.

Da una Regione che si proclama sempre attenta e sensibile alle questioni territoriali ambientali e sanitarie ci si aspetterebbe ben altri comportamenti.

Fabio Zita