a proposito delle alberature a Firenze
Siamo un gruppo di cittadini che comprende anche laureati in Scienze Agrarie e Forestali,
docenti dell’Istituto Agrario di Firenze e storici dei giardini. Interveniamo nelle proteste in atto
contro i recenti abbattimenti di alberi a Firenze per fare un appello ai Politici, ai Dirigenti del
verde e ai tecnici che sono chiamati quotidianamente a compiere le scelte di gestione del verde. Intendiamo portare avanti osservazioni di più ampio respiro che non la sola polemica sugli
abbattimenti. Cercheremo di essere anche propositivi e di avanzare, insieme alle critiche,
proposte riguardanti la gestione del verde di questa città.
Tratteremo i seguenti 3 punti: ABBATTIMENTI, NUOVI IMPIANTI, POTATURE.
ABBATTIMENTI
Prendiamo atto che l’attuale orientamento del Comune che ha portato agli abbattimenti dei
giorni scorsi (V.LE CORSICA, S. MARCO, V.LE GUIDONI, STAZIONE) non è frutto di
un’estemporanea pazzia agostana degli operatori ma deriva dall’adozione di una nuova politica
di gestione degli alberi che potrebbe essere condivisibile (vedi intervista prof. Ferrini, Ordinario
di Arboricoltura c/o la Scuola di Agraria di Firenze e Presidente della stessa). Si prevede che il
patrimonio arboreo della città sia periodicamente rinnovato evitando che le piante giungano
alla fase di senescenza che le renderebbe meno stabili e a rischio caduta in un ambiente
estremamente vulnerabile come la città. In parole povere si propone la sostituzione frequente
delle piante che non dovrebbero superare i 30-40 anni.
A parte che questa politica non permetterebbe più di avere gli esemplari di pregio che hanno
caratterizzato molte zone di Firenze (i viali con le grandi alberature in città, sui colli, sull’Arno e
nei parchi storici, i Cedri del Libano meravigliosi della Fortezza da Basso adesso giustamente in
sostituzione dopo 150 anni, il Calocedrus a Bobolino che ancora regge e altri esemplari di
pregio, l’antico Quercione delle Cascine che non esiste più da tempo sostituito da un’altra
quercia già da più di 30-40 anni, ecc., ecc) molto amati da cittadini e turisti, consideriamo col
dovuto interesse questo criterio di gestione, seguito già in altri paesi.
È sicuramente positivo che il Comune abbia adesso una buona disponibilità finanziaria
rappresentata dal contributo straordinario dello Stato per il 2017 per il rinnovamento del
patrimonio arboreo. Ma non vorremmo essere portati a pensare che questa grossa risorsa possa
indurre a eccessi.
Per quale motivo questo criterio della sostituzione delle piante è stato realizzato mettendo
invece in atto abbattimenti indiscriminati? Perché accanirsi anche contro esemplari giovani
(v.le Corsica piante sane di 16-18 anni in classe B)? Eppure le Valutazioni di stabilità sono
mirate al singolo individuo e non al gruppo in generale. Perché suscitare così le proteste di tutti i
cittadini, di comitati, di associazioni ambientaliste ecc. ecc? Perché agire con inutile prepotenza
quando i cittadini sono i primi a riconoscere che le piante pericolose vanno abbattute e
sostituite? Se vi erano fondati motivi per ritenere necessario procedere a questi tagli
apparentemente così ingiustificati, non si sarebbe dovuto illustrare nuovamente il progetto ai
cittadini che, a quanto pare, non avevano compreso? Aver proceduto così di fretta e con l’uso
della forza potrebbe significare allora non aver saputo o voluto giustificare gli interventi?
Perché non rendere nota per tempo una politica virtuosa come è stato fatto per il V.le Torricelli
e condividere con i cittadini i progetti da realizzare? Come non tenere conto che salvare anche
solo una pianta in un contesto come p.zza S. Marco che adesso è un povero deserto assume un
valore paesaggistico, ambientale e di consenso enorme? Questa politica può portare dei
vantaggi? Perché, a discrezione di tecnici e politici, le piante in classe C sono diventate tutte
pericolose e immediatamente da abbattere quando lo stesso Disciplinare tecnico che riporta le
Classi di propensione al cedimento e pericolosità adottato dal Comune non prevede questo?
(invece previsto per le classi C/D e D). All’interno di questa Classe sono inseriti alberi con difetti
significativi ma controllabili con interventi ordinari di manutenzione e soggetti a controlli con
cadenza biennale. Si può capire la sentenza di morte per le piante seriamente stroncate dalla
tempesta di pochi anni fa e capitozzate all’inserzione delle branche. Ma perché l’olmo sopra
l’edicola di P.zza S Marco non è stato rispettato e lasciato al suo posto? Era una pianta sana, un
bell’esemplare di olmo siberiano, incredibilmente giovane, 12 anni o poco più leggibili
facilmente nella ceppaia tagliata (era in classe C per due branche con corteccia inclusa la cui
stabilità sarebbe stata facilmente migliorabile). Averne previsto eventualmente l’abbattimento
solo tra qualche anno, dopo che le nuove piante rimesse nella piazza fossero state già un po’
grandi, avrebbe dimostrato che il Comune opera concretamente per il bene della comunità, con
buon senso, nell’ottica della graduale sostituzione tenendo conto anche dell’equilibrio
ambientale. Avrebbe inoltre dimostrato ai cittadini che le valutazioni tecniche prima degli
abbattimenti sono prese tenendo conto di tutti gli elementi e non in seguito a decisioni politiche
affrettate. Si conoscono gli eccessi del calore estivo nella città aggravati dal cambiamento
climatico, si parla tanto di effetti benefici della vegetazione, del risparmio energetico ecc. e poi si
opera senza tenerne conto in nessun modo?
Perché in p.zza Stazione non è stato risparmiato l’unico pino in classe B (Classe di pericolosità
bassa)? Si pensava si potesse sentire solo?
Come difendere adesso il Comune dalle critiche di chi fa notare che in città ci sono tante altre
piante in condizioni ben peggiori di qualcuna di quelle abbattute con i recenti tagli? Per essere
coerente il Comune dovrebbe ora procedere ad abbattere praticamente tutte le piante del
patrimonio cittadino quante sono quelle in classe C?
Non vorremmo poi che il motivo che ha portato agli abbattimenti recenti così generalizzati e
non sempre giustificabili dal punto di vista tecnico sia il progetto di ottenere nuove alberature
perfettamente omogenee e coetanee.
Questo principio può essere valido per impianti ex novo, ma quando si agisce in un ambiente già
pienamente vissuto e impiantato, devono essere presi in considerazione anche altri aspetti:
quello ecologico-ambientale in primis ma anche quello economico e, non ultimo, quello sociale.
D’altra parte, se facciamo caso alle alberature dei nostri viali, si trovano inevitabilmente molte
disetaneità e anche disomogeneità di specie ma non per questo l’impressione d’insieme è
negativa; quello che disturba la nostra vista, semmai, sono le povere chiome che hanno perso il
loro portamento naturale, martoriate dalle errate potature e dalle malattie penetrate a causa di
queste e che hanno costretto a orribili tagli anche di branche intere.
Nel v.le Torricelli si è agito in maniera virtuosa, operando nell’ottica della sostituzione graduale
e si è potuto operare con il consenso dei cittadini superando le contestazioni iniziali con la
dovuta informazione preventiva. Adesso, giustamente, l’Assessore Bettini può ascrivere
quest’operato a un successo del Comune (Corriere Fiorentino del 27/8).
Ma come può il Comune, nello stesso tempo, portare avanti e pretendere che ugualmente siano
considerati validi due modi di operare così nettamente opposti?
Vi è una natura schizofrenica in questa città o si agisce in modo del tutto casuale salvo poi
giustificare sempre il proprio operato dichiarando che si agisce per la sicurezza dei cittadini?
NUOVI IMPIANTI
Che dire? Purtroppo le piante giovani di nuovo impianto che tutti abbiamo maggiormente
sott’occhio, di solito nei viali ma purtroppo talvolta anche nei parchi, non rassicurano i cittadini
sulla possibilità di avere un rapida sostituzione delle piante tagliate.
I problemi del nuovo impianto sono tanti e in un contesto così vissuto, sovraffollato e inquinato
(anche da patogeni), come una strada cittadina o un marciapiede ben si comprende come non
sia sempre facile assicurare al futuro albero un rapido sviluppo.
Molto è stato fatto per migliorare i nuovi impianti che sono adesso maggiormente difesi dalle
aggressioni fisiche, vi si predispongono l’impianto per l’irrigazione, la concimazione, vi è
attenzione nella scelta di specie e varietà e, si spera, degli esemplari in vivaio.
. Ma si assicura sempre alle piante lo spazio vitale per le radici? Si pretende di mettere
alberi di grande sviluppo in sottili strati di terra sopra parcheggi o di inserirli in risicatissimi
volumi di terra lasciati nel cemento di massicciate di strade e tranvie dove mai potranno
svilupparsi come invece appare nei bei rendering dei progetti….. lasciando i cittadini ad
aspettare con pazienza….
E in questo caso, di rilevante importo finanziario che prevede un totale riassetto delle
alberate, sono stati predisposti i progetti esaustivi corredati delle planimetrie di tutto ciò che
occorre per le nuove realizzazioni? Piante, aiuole, arredo, impianti per l’irrigazione, interferenze
con i servizi, con la viabilità ecc.? Se questo fosse stato fatto per V.le Corsica e presentato per
tempo ai cittadini probabilmente non ci sarebbero state le contestazioni a tutti note.
Poi il problema, come tutti sanno, è sempre lo stesso, la manutenzione delle giovani piante. È
inutile piantare se poi le piante non sono bagnate in maniera sufficiente i primi anni.
In quest’estate così calda e siccitosa sono stati previsti mezzi di emergenza per far fronte alla
situazione straordinaria? Le piante soffrono per la siccità e vengono compromesse nel loro
sviluppo fino alla morte. Le convenzioni con le ditte che hanno l’appalto degli impianti sono
davvero valide? Dopo la sostituzione delle giovani piante che non hanno attecchito su chi grava
il costo dell’ulteriore manutenzione?
POTATURE
Questo, purtroppo, è il vero punto dolente nella gestione del verde cittadino, le potature.
A Firenze non si sanno ancora potare gli alberi. Com’è possibile?
Tutti gli addetti ai lavori sanno benissimo che l’errore più grossolano e comune nella potatura
delle piante arboree è troncare di netto il fusto e i rami lasciando sulle piante monconi nudi. Se il
diametro dei tagli è rilevante il difetto è ancora più grave. È altresì largamente sconsigliabile
eliminare interi rami con tagli di diametro superiore ai 5-10 cm., in dipendenza della specie.
Se potate in questo modo errato, le piante diventano pericolose: la penetrazione di patogeni
attraverso i tagli provoca carie del legno nelle branche e nel fusto, che può propagarsi fino alle
radici, facendo assumere rapidamente alla pianta gradi di pericolosità variabili fino
all’instabilità vera e propria, provocando comunque un invecchiamento precoce dell’albero. Si
provoca inoltre l’emissione di ciuffi di rami inseriti superficialmente di per sé instabili. Una
potatura scorretta ha conseguenze negative anche sul piano estetico–paesaggistico, ma,
soprattutto, nel giro di poco tempo, ne risente la stabilità delle piante ed è messa a repentaglio
l’incolumità di cose e persone. È proprio adottando queste errate tecniche che le piante
finiscono rapidamente nella classe C e, se non si adottano, almeno in questa fase, corrette
tecniche di potatura, con molta probabilità, possono arrivare alla classe D, cioè all’abbattimento
obbligato, provocando un danno economico non indifferente a tutta la comunità.
Il vecchio Regolamento del Patrimonio Arboreo della città proibiva le capitozzature, se non
quelle espressamente autorizzate. Nonostante ciò si è continuato incredibilmente a capitozzare
le nostre piante, anche in ambito pubblico, e nonostante che nel frattempo si sviluppasse e si
estendesse sempre di più la cultura della corretta potatura e si diffondessero insegnamenti
sempre più approfonditi e ad alto livello all’estero e poi anche in Italia. Fiorivano ricerche,
convegni affollatissimi, scuole, corsi di formazione, corsi per tree climbers che imparavano a
potare correttamente. Gradualmente in molti Comuni italiani sono emersi tecnici responsabili
che, con umiltà, si sono impegnati per imparare la difficile tecnica della corretta potatura e che,
giorno dopo giorno, sempre cercando di imparare dagli altri e dai propri errori sono arrivati a
migliorare notevolmente il patrimonio arboreo delle proprie città. Attualmente non è più
necessario recarsi all’estero per vedere belle piante gestite correttamente, basta recarsi a
Bergamo, a Ferrara, a Faenza e in molte altre città.
E a Firenze che si è fatto? Gli insegnamenti erano noti ma disattesi.
Attualmente il nuovo Regolamento (2016 Comune di Firenze) prevede la richiesta di
un’autorizzazione per le capitozzature in ambito privato, mentre per le potature in ambito
pubblico si rifà alle “Linee Guida per l’esecuzione delle potature degli alberi in ambiente urbano”
nelle quali le capitozzature sono da scoraggiare e se ne descrivono le conseguenze negative, e
così le speronature (capitozzature di diametro ridotto) le quali però sono consigliate nel caso di
piante già capitozzate.
Conseguenza di ciò? Poiché a Firenze le piante arboree di una certa età sono state ormai tutte
capitozzate ci si ritiene autorizzati a continuare a speronare, spacciando una tecnica errata per
una potatura corretta, come in molti casi visibili in città. A quanto pare, non si sanno applicare, o
comunque non si applicano, le tecniche di potatura corretta per recuperare le piante
capitozzate, prima che queste siano del tutto compromesse.
E che dire della potatura delle giovani piante da poco messe a dimora? Si sa bene che pochi tagli
iniziali faranno risparmiare moltissimi e più complessi interventi successivi e andranno a
beneficio della salute delle piante. Questi interventi, a Firenze, sembrerebbero trascurati.
Quindi siamo ancora all’anno zero, di meglio sicuramente si può fare. Per esempio insistere con
la formazione del personale.
Auspichiamo che quanto è accaduto non si ripeta, ma si mantenga un dialogo diretto con i
cittadini, trasparente, franco e reciproco come l’Amministrazione ha dimostrato di saper fare in
altre occasioni, al fine di ristabilire un rapporto di fiducia tra Istituzione e cittadinanza.
Lettera condivisa, invia il dott. in Scienze Agrarie Stefania Giubilaro, giubistef@gmail.com
Firenze 11 settembre 2017