di PAOLO BALDESCHI, da Eddyburg, 27 Febbraio 2016.
Che il progetto del nuovo aeroporto di Firenze sia un autentico imbroglio perpetrato ai danni dei cittadini è fuori da ogni ragionevole dubbio. Alla base dell’imbroglio vi è il doppio ruolo dell’ENAC, da una parte proponente e dall’altra controllore del progetto. Perciò, alle obiezioni di cittadini e associazioni cui è impossibile rispondere nel merito, l’ENAC – parola di re – obietta a sua volta di avere già valutato ed espresso parere favorevole a sé stesso! Inoltre, per meglio nascondere le magagne del progetto, l’ENAC ha presentato nello Studio di impatto ambientale (SIA) una documentazione pletorica e ridondante su questioni inutili (con tabelle, addirittura, sull’obesità infantile in Toscana), ma lacunosa e contraddittoria su temi cruciali. Afferma l’ENAC che la pista è esclusivamente monodirezionale e che in caso di problemi i piloti atterreranno su un altro aeroporto; ma nelle controdeduzioni alle osservazioni dell’Università di Firenze ammette che i voli saranno “prevalentemente unidirezionali”, e nello Studio di impatto ambientale prevede un 18-20% di voli su Firenze. Sostiene l’ENAC che il Polo universitario “ricadrebbe nella zona di rischio D” (la meno impattante), ma dalle tavole presentate nello SIA risulta che una buona parte del Polo (frequentata da circa 1500 tra professori, personale e studenti) si trova nella zona C, dove, secondo il Codice di Navigazione, devono essere escluse attività che comportino “insediamenti a elevato affollamento e la costruzione di scuole, ospedali e, in generale, obiettivi sensibili”.
Ed ecco che segue il gioco delle tre carte. All’Università che chiede perché non abbia predisposto i piani di rischio, l’ENAC risponde: “Il compito di redazione del piano di rischio è posto dal Codice della Navigazione in capo ai Comuni territorialmente competenti che prima della loro adozione devono sottoporre i piani al parere di competenza dell’ENAC”. Viceversa, il Codice della Navigazione recita: “Al fine di garantire la sicurezza della navigazione aerea, l’ENAC individua le zone da sottoporre a vincolo … Gli enti locali, nell’esercizio delle proprie competenze … adeguano i propri strumenti di pianificazione alle prescrizioni dell’ENAC” (CdN, art 707). ENAC inverte – e non si può credere che sia un refuso – titolarità e priorità delle competenze; quando fa comodo se ne appropria, ad esempio, decidendo, contro il Pit, la lunghezza della pista; quando queste responsabilità sono scomode, le scarica su altri, in questo caso sugli incolpevoli Comuni.
Si aggiunga che l’ENAC non risponde a molte delle richieste di integrazioni dello stesso Ministero dell’Ambiente, glissando su tutto ciò che può disturbare; in una parola: lo Studio di impatto ambientale, comprese le integrazioni, è un concentrato di irregolarità, di omissioni e di affermazioni contradditorie che si aggiungono a refusi, tabelle invertite, dati lacunosi o non controllabili (per scelta del proponente), formule incomplete o la cui fonte non è spiegata. Un vero e proprio imbroglio!
Un imbroglio che è stata denunciato in molte assemblee nei Comuni interessati e da due convegni organizzati da ‘rami’ della Cgil, l’ultimo, recentissimo, dei lavoratori del Polo scientifico di Sesto, direttamente interessati dal rischio di catastrofe. Ma tutti gli argomenti, le analisi tecniche, le valutazioni scientifiche che, in questo convegno, come nei precedenti, hanno letteralmente distrutto il progetto del nuovo aeroporto di Firenze, non oltrepassano la cerchia ristretta degli ambientalisti attivi e delle popolazioni direttamente interessate. I giornali nazionali ignorano la cosa, quando non danno improbabili annunci di presunti via libera ai lavori o di improbabili inaugurazioni. La politica regionale volta la testa dall’altra parte e avalla le menzogne dell’ENAC. I cittadini – la grande maggioranza – sono informati solo dai depliant e dagli opuscoli di Toscana Aeroporti, dove l’aeroporto è una lingua sottile, circondata di verde, laghetti e paperelle; loro, i cittadini, sono, invece, circondati da un muro di silenzio.