La risposta di Mondeggi

agli attacchi di CIA e Città Metropolitana

Dopo giorni di discussioni, ecco finalmente il comunicato di risposta agli attacchi che abbiamo subito. Ci teniamo a dirvi che grazie a questa storia tante persone hanno conosciuto questa realtà e vogliono aiutarci.

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Con un intervento di Paolo Maddalena.
Per conoscere i precedenti si può vedere, sul “Gazzettino del Chianti”:
Occupazione della Fattoria di Mondeggi: durissimi gli agricoltori della Cia
Mondeggi: “Se entro primavera la non si sblocca, sgombero unica soluzione

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Riguardo ad alcune interpretazioni mistificanti recentemente circolate, è bene stabilire che Mondeggi Bene Comune – Fattoria senza padroni (MBC) non è un’azienda, neppure in senso informale; cioè non persegue un utile privato, tantomeno giovandosi dell’indebito sfruttamento di risorse pubbliche. Neppure è un’associazione costituitasi allo scopo di arraffare quel che è possibile dal patrimonio di risorse di un territorio poco sorvegliato, nascondendosi dietro l’agitazione di confusi ideali comunitari. Com’è peraltro sempre stato dichiarato, il progetto MBC è nato per impedire la svendita di un bene comune e per recuperarne la completezza della funzione paesistica, come la chiamano gli architetti dell’Università che ci hanno accompagnato in questa esperienza. Per un verso si trattava di sottrarre il territorio all’abbandono e al degrado nei quali lo aveva lasciato l’amministrazione pubblica; per l’altro di non sprecarne ulteriormente le potenzialità culturali, sociali ed economiche mettendole a disposizione della comunità. Che dopo sedici mesi questo programma sia in avanzato corso di realizzazione, lo si può verificare semplicemente salendo a Mondeggi. La sua fioritura colturale, l’arricchimento della sua biodiversità (frutteto con 400 piante, api, capre, orti, seminativi, ecc.), il suo riassetto, la sua ripulitura, il ripristinato rapporto del territorio con la comunità locale e con quella sua parte (decine di gruppi familiari e non) che se ne sta occupando direttamente da circa un anno prendendosi cura di una cospicua porzione di oliveta e coltivando orti sociali, sono fatti ampiamente accertabili da chiunque abbia anche solo un vago ricordo di ciò che era diventata la tenuta. Meno verificabile, ma non per questo meno reale, è la qualità dell’intervento operato che ha ignorato ogni tipo di trattamento chimico consentendo a una terra resa spoglia dalla precedente gestione di riattivare il proprio circolo vitale. L’iniziativa ha investito anche il terreno culturale e sociale, con la scuola contadina e i corsi di informazione sulle medicine olistiche (entrambi tenuti gratuitamente da esperti e professionisti), eventi estivi cinematografici e teatrali, convegni e incontri con varie personalità di assoluto rilievo nazionale ed internazionale che hanno voluto manifestare in tal modo la loro adesione alla nostra iniziativa. E altro si potrebbe ancora elencare.
Se qualcuno pensa che l’ottenimento di tali risultati – che, sia chiaro, non sono gonfiati ma reali – non abbia comportato e comporti tuttora pesanti sacrifici tanto economici che personali soprattutto per coloro che da oltre un anno si stanno impegnando direttamente nel recupero e nella valorizzazione dell’area, o non ha riflettuto minimamente sull’argomento o vuole sostenere un gioco politico piuttosto sporco per denigrare una delle pochissime, vere opposizioni alla cessione di Mondeggi, con il cui ricavato le istituzioni contano di coprire le magagne e i debiti provocati dalla propria gestione. Per eliminare ogni dubbio, è bene ribadire che a tutt’oggi MBC non solo non garantisce reddito, ma deve ancora completare la restituzione dei finanziamenti che i suoi attivisti e sostenitori hanno devoluto a copertura dei costi delle opere di ripristino, manutenzione, coltivazione e per l’acquisto dell’attrezzatura indispensabile (trattore compreso).
Qualcuno ci accusa di evadere le obbligazioni necessarie per accedere al mercato. Forse è vero. Ma a quale mercato ci si riferisce? A quello dominato dalla Grande Distribuzione che impone prescrizioni, adempimenti e normative in grado di essere sostenute (e pagate) solo dagli agenti economici più strutturati che di norma sono anche quelli più rapaci e inquinanti? A quello che è libero soltanto nominalmente e che in realtà viene determinato dagli operatori economici più potenti e influenti in evidente alleanza con ogni livello della classe politica? Quello stesso mercato dal quale, appunto per tali motivi, è stata espulsa gran parte delle attività di piccola scala, con le conseguenze economiche, sociali e di scarsissima genuinità del prodotto, che da qualche decennio sono sotto gli occhi di tutti? Quello che non offre più lavoro se non precario, sottopagato e privo di diritti, proprio perché nelle mani di potentati il cui unico scopo è il massimo profitto a qualsiasi costo?
MBC non distribuisce profitti perché non li prevede. MBC coltiva biologico e non utilizza inquinanti chimici perché non li prevede. MBC non reclama recinzioni o chiusure che ne proteggano gli interessi perché non le prevede. MBC non sfrutta manodopera migrante o interna, né direttamente né indirettamente, perché non lo prevede. In conclusione, MBC si occupa di un bene comune, della sua salvaguardia e della sua apertura alle esigenze dell’intera comunità territoriale, anche di quella sua parte che, senza molto senso del ridicolo, sembra sentirsi minacciata più dalla nostra attività che dalla dittatura della Grande Distribuzione.
E, a proposito di senso del ridicolo, dov’erano i solerti politici che oggi invocano legalità, quando i consigli di amministrazione controllati dai loro partiti distruggevano Mondeggi con strategie aziendali dissennate; dov’erano quando la collettività è stata chiamata a farsi carico dell’enorme debito che ne è derivato? Loro, così sensibili alla legalità, credono davvero che per l’ennesima volta si sia assistito solo a un episodio di cattiva imprenditorialità e che convenienze personali e pratiche legate al voto di scambio debbano essere considerate senz’altro estranee alla vicenda?
Domande retoriche. Se il problema fosse effettivamente il rispetto della legalità, i nostri critici si sarebbero mobilitati da tempo contro la mala-gestione della cosa pubblica in generale e di Mondeggi in particolare; così come avrebbero reclamato il rispetto delle norme costituzionali, ad esempio laddove (art. 41) affermano che l’iniziativa economica “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Diciamo chiaramente ciò che pensa chiunque: nella concezione istituzionale la legalità è un concetto elastico, la cui applicazione troppo spesso pare adattarsi agli interessi economico-politici dominanti. Non è una gran scoperta, ma rende a dir poco indisponente il continuo richiamo all’osservanza delle regole da parte di istituzioni che infrangono costantemente quelle che esse stesse stabiliscono, tanto da trascinarci al primo posto nella classifica stilata dagli organismi internazionali sui Paesi più corrotti d’Europa.
Ognuno si tenga le idee che vuole ma, per favore, che ci siano risparmiate ipocrite lezioni di pseudo-legalità o correttezza economica da parte di chi, in materia, non può vantare alcuna autorevolezza etica o morale.
Un’ultima precisazione. Quando era solo un Comitato, quindi ben prima dell’inizio della custodia popolare, MBC ha cercato per un inverno intero un accordo con i dirigenti politici di Comune e Provincia per concordare una concessione di Mondeggi in applicazione del principio di sussidiarietà anch’esso stabilito dalla Costituzione (art. 118). La controparte è stata molto sfuggente smentendo ogni volta le sue stesse proposte e le aperture fatte intravedere nell’incontro precedente, conducendo un gioco estenuante e privo di certezze, ben noto a chi ha avuto a che fare con gli amministratori pubblici. Ancora pochi mesi fa ci è stata rinnovata la vecchia promessa di costituire un tavolo nel quale i vari soggetti interessati potessero confrontarsi e concordare un piano di rinascita di Mondeggi. Siamo ancora in attesa di notizie. Nel frattempo riaffermiamo la nostra disponibilità a dibattere di questi temi nelle sedi istituzionali e in quelle pubbliche. Così come ribadiamo l’invito a venire a Mondeggi sia per verificare di persona se quanto andiamo dicendo corrisponde o meno alla realtà, sia per partecipare su base individuale e paritaria alla gestione e alla realizzazione del Progetto che riguarda il loro Bene Comune.

Mondeggi Bene Comune Fattoria senza padroni

La risposta di Maddalena:

innanzitutto occorre porre in evidenza che, dopo l’avvento della Costituzione democratica e repubblicana del 1948, che ha sostituito lo Statuto albertino del 1848, non è possibile parlare solo di “legalità” senza aggettivi, ma si deve parlare di “legalità costituzionale”, nel senso che le leggi, come afferma la Corte costituzionale, devono essere lette alla luce di una “interpretazione costituzionalmente orientata”, devono cioè essere interpretate alla luce delle disposizioni costituzionali, e non alla luce, come spesso si continua a fare, dello Statuto albertino, sotto la cui vigenza (e ciò vale per l’attuale codice civile) furono emanate.

Alla luce di questo tipo di interpretazione, non c’è dubbio che la posizione della CIA e dell’assessore al patrimonio della Città metropolitana di Firenze non può essere condivisa.

Sono da richiamare in proposito il secondo comma dell’art. 42 della Costituzione e l’ultimo comma dell’art. 118 della Costituzione.

Secondo l’art. 42 Cost., “la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi acquisto, di godimento e i limiti, allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”. Ciò significa che l’Ente Città metropolitana, proprietario privato dei terreni in questione, avendoli abbandonati, ha violato l’obbligo di “assicurarne la funzione sociale” e, quindi, ha perduto, per disposto costituzionale, l’appartenenza stessa di questi beni, i quali, sempre per disposto costituzionale, sono tornati lì da dove erano venuti, cioè nella “proprietà collettiva” del Popolo, che è “proprietario del territorio a titolo di sovranità”.

Viene in evidenza, a questo punto, l’ultimo comma dell’art. 118 della Costituzione, secondo il quale i cittadini, singoli o associati, possono svolgere “attività di interesse generale, secondo il principio di sussidiarietà”, e, in base a questa disposizione della Costituzione, appare evidente che il gruppo di cittadini che ha continuato a coltivare detti terreni, ha svolto un’attività altamente lodevole, poiché ha salvato la “funzione sociale” di quei beni medesimi, evitando ulteriori danni all’intera Collettività. E’ da soggiungere che, se ci sono contadini che desiderano coltivare i terreni in questione, essi sono i benvenuti e possono certamente aggiungersi a coloro che già svolgono questa attività. Certamente questo gruppo di benemeriti ha l’obbligo di osservare tutte le leggi in materia di sicurezza alimentare e in materia fiscale,  ma non si può certamente affermare che essi abbiano svolto un’attività “illegale”. Essi hanno agito secondo Costituzione e “come parte” dell’intera Comunità dei cittadini, che, si ripete, sono “proprietari collettivi a titolo di sovranità dell’intero territorio”. Un’ingiunzione di sgombero recherebbe ulteriori e gravi danni alla Collettività e violerebbe direttamente e ulteriormente la Costituzione, facendo venir meno, per la seconda volta, la “funzione sociale e l’accessibilità a tutti” dei beni in questione.  Emergerebbero allora chiare responsabilità amministrative a carico degli amministratori, da far valere davanti alla Corte dei conti.

Paolo Maddalena