Appello sul Ddl Madia ai Capigruppo della Camera dei Deputati.
In vista della discussione alla Camera sul Disegno di Legge Madia Fondo Ambiente Italiano, Legambiente e WWF Italia hanno scritto una lettera ai capigruppo per ribadire che ‘Siamo costretti ancora una volta a denunciare una deriva irriflessiva e superficiale che tende a confondere le accelerazioni procedurali e i tagli indiscriminati delle funzioni pubbliche con il bene del Paese, mentre rischiano ancora una volta di essere favorite la prevalenza degli interessi particolari e l’opacità nei processi decisionali ed essere minata l’efficacia degli interventi di prevenzione e repressione in campo ambientale, con conseguenze negative per la cosa pubblica e il bene comune.
Anche in questo caso si risponde ad un problema reale, relativo a tempi e modalità decisionali della pubblica amministrazione, che vorremmo poter affrontare con gli strumenti del “dibattito pubblico”, in modo sbagliato.
I ritardi sono imputabili, non tanto ai tempi lunghi, quanto a una somma di problemi che possono essere risolti accettando la sfida di cambiare il funzionamento della Pubblica Amministrazione, con riguardo a: l’adeguatezza delle istruttorie, la frammentazione voluta delle competenze ambientali, le carenze relative alla professionalità e all’organico del personale pubblico, la tendenza in molti quadri dirigenziali a non assumersi le proprie responsabilità nel gestire i procedimenti amministrativi.
Per questi motivi vi rivolgiamo in occasione del voto in Aula sul cosiddetto disegno di legge Madia che reca deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche (AC 3098 A) questo Appello affinché:
- non si proceda con leggerezza a rendere irrilevante nei processi autorizzativi con un indiscriminato “silenzio-assenso” il parere delle pubbliche amministrazioni a tutela del paesaggio, dei beni culturali e dell’ambiente, compiendo uno strappo gravissimo rispetto alla prevalenza del pubblico interessa alla tutela dell’ambienta garantito dall’articolo 9 della Costituzione, strappo che non ebbe successo nemmeno nel 2005 con il Governo Berlusconi (al momento dell’approvazione della legge 80/2005) e che rischia di favorire una maggiore vulnerabilità delle istituzioni rispetto ai fenomeni corruttivi;
- non si proceda a modificare il processo decisionale in Conferenza dei Servizi introducendo il voto “a maggioranza”, senza distinzione tra le varie amministrazioni, superando con leggerezza la valutazione vigente degli “interessi prevalenti”, quali quelli rappresentati dalle amministrazioni preposte alla tutela del paesaggio del patrimonio storico-artistico, dell’ambiente, della salute e della pubblica incolumità;
- non si cancelli la possibilità di sanzionare chi dà inizio ad attività edilizie con SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) in mancanza dei requisiti necessari o in contrasto con la normativa vigente;
- non si perda l’occasione per istituire finalmente, invece che procedere al semplice accorpamento del Corpo Forestale dello Stato nei ranghi delle Forze di Polizia, un corpo moderno di Polizia ambientale che operi sul territorio, in stretta relazione con le popolazioni e gli enti locali interessati, per l’applicazione severa delle nuove norme sugli ecoreati.
Per questo chiediamo che, come richiesto negli emendamenti per tempo presentati dalle nostre associazioni al DdL Madia, si diano chiari segnale in favore dell’interesse pubblico, della tutela dell’ambiente e della trasparenza delle procedure autorizzative:
- abrogando il comma 3 dell’articolo 3 sul silenzio assenso;
- modificando le lettere g) ed f) dell’articolo 2 sulla conferenza dei servizi e confermando così la valutazione degli interessi pubblici prevalenti preposti alla tutela;
- sopprimendo il numero 2) della lettera b) del comma 1 dell’articolo 5 che interviene sulla SCIA;
- modificando il punto a) del comma 1 dell’articolo 7, per scongiurare il semplice accorpamento nelle Forze di Polizia del Corpo Forestale dello Stato’.
Roma, 14 luglio 2015
Fondo Ambiente Italiano, Legambiente e WWF Italia
all’appello ha aderito anche la Rete dei comitati.
In allegato la lettera del Presidente del Consiglio Superiore dei beni culturali, Giuliano Volpe al ministro Franceschini dello scorso 30 giugno