È passato sotto silenzio il record negativo della Toscana.
di Tomaso Montanari, articolo9.blog.repubblica.it, 3 giugno.
È proprio la regione del Presidente del Consiglio quella in cui si è votato di meno: con l’affluenza inchiodata a un clamoroso 48,24 per cento, in una specie di crollo verticale (aveva votato il 60,92 alle Regionali del 2010; e il 66,7 alle Europee dell’anno scorso: il che vuol dire che in dodici mesi ben 530.896 toscani hanno deciso che non val la pena di andare al seggio). Solo qualche mese fa chi avesse pronosticato questo drammatico disincanto per la rossa, civilissima, politicissima Toscana sarebbe stato considerato un eccentrico menagramo. E invece ora la maggioranza assoluta dei toscani urla di averne le tasche piene dei toscani Matteo Renzi ed Enrico Rossi: il Pd perde in un anno 454.773 voti (passando da 1.972.406 delle Europee al 1.441.510 di oggi), e Rossi è ora il presidente meno legittimato della storia della Toscana, essendo stato eletto da un miserrimo 23 per cento degli aventi diritto. Di questo passo, il prossimo governatore toscano lo eleggeranno direttamente i dipendenti della Regione.
Ancora più della disfatta ligure della imbarazzante Paita, dell’evaporazione dell’ultralight Moretti in Veneto o dell’imperdonabile follia di aver consegnato la Campania all’impresentabile De Luca, mi pare questa fuga toscana dalle urne la prima vera Caporetto del renzismo. Ricordate quando l’ex presidente Napolitano tuonava contro la (presunta) antipolitica dei 5 stelle? Ebbene, cosa si dovrebbe dire oggi del trionfante Pd, che riesce nel capolavoro di allontanare dalla politica il 51.76 % dei toscani?
Il presidente Mattarella ha sostenuto che le urne vuote siano una risposta alle «liti esasperate». Il che certamente può essere vero, ma non per la Toscana. Qui, invece, si paga l’incapacità della politica di sollevarsi dal piano della mera gestione del potere. L’assenza di una qualsivoglia visione del futuro che non sia la permanenza al comando – ed è questo il limite congenito del renzismo, che paradossalmente ricalca e cristallizza lo stato di fatto che dice di voler rottamare –: è questa la vera antipolitica. È la perfetta coincidenza tra ‘Politica’ e ‘manovra politica’ ad espellere dal gioco tutti tranne gli addetti ai lavori.
Lo si è visto plasticamente quando il Pd toscano ha attaccato a testa bassa l’assessore Anna Marson, accusandola di «stupidità politica» per aver difeso fino all’ultimo il Piano del Paesaggio: e cioè per aver scelto il governo del futuro e l’interesse pubblico, e non la gestione del presente e gli interessi privati. In quell’occasione (era l’ultimo consiglio regionale della legislatura) la Marson difese il suo «agire “diversamente politico”, in quanto non guidato dal desiderio di mantenere un incarico di assessore, né dall’obbligo di restituire favori e accontentare interessi specifici». La Marson, ovviamente, non è stata ricandidata: anzi è stata definitivamente espulsa dalla politica dei politici: e il Pd ha di nuovo saldamente in mano il governo della Toscana. Ma a che prezzo? Davvero pensiamo che le elezioni siano vinte anche quando la maggioranza assoluta non vota più?
Ma se i toscani hanno punito un Rossi mimetizzato tra i cacicchi del Caudillo Maleducato, non hanno certo premiato gli avanzi della sinistra radicale, vanamente rimessi insieme dal generoso Tommaso Fattori: il 6,28 per cento è un risultato deprimente, e l’astensione pesa come un macigno anche sopra chi non è riuscito a convincere i concittadini che esiste un’alternativa al mitico Partito della Nazione della Boschi & c. Non per caso, la Marson non è stata ricandidata nemmeno da questa residuale sinistra: così dimostrando che il vasto e agguerrito popolo dei comitati e delle associazioni che difendono paesaggio, ambiente, beni comuni non riesce a trovare una rappresentanza politica.
Il 31 maggio la regione di sinistra per eccellenza si è addormentata, facendo proprio il motto della Notte del suo Michelangelo: «Grato m’è il sonno e più l’esser di sasso / fino a che il danno e la vergogna dura». Chiunque voglia riprovare a declinare al futuro la politica italiana deve partire da questa domanda: come si risveglia la Toscana, Bella Addormentata della Sinistra?