lettera al Corriere Fiorentino, di Paolo Baldeschi, 11 maggio 2015.
Caro Direttore,
il progetto di nuovo aeroporto di Firenze si presenta attualmente come un ‘giallo’ ingarbugliato. Ma prima di spiegare perché, occorre ricordare che in gioco non sono solo una pista e le sue attrezzature, ma il rifacimento completo della parte della Piana a contatto con Firenze: tra l’altro, la deviazione e ricostruzione di un ampio tratto del Fosso Reale, il nuovo sistema di raccolta delle acque basse, le aree di compensazione delle superfici impermeabilizzate, il nuovo collegamento (quanto mai improbabile) tra il centro di Sesto Fiorentino e l’Osmannoro; per non parlare delle interferenze con il polo universitario di Sesto e dei vincoli che ne impediranno l’ampliamento. Progetti di questo tipo ed entità, secondo la normativa europea, nazionale e regionale, devono essere accompagnati da un ampio ed effettivo processo di partecipazione. Nella fattispecie, la Regione Toscana si è impegnata, in sede di Variante del Piano di indirizzo territoriale, a sottoporre il progetto a Dibattito pubblico, così come è previsto dalla legge 46/ 2013, la legge di promozione della partecipazione.
Nel cercare di dipanare il ‘giallo’ si notano diverse anomalie. Una prima – se non nelle procedure, nella sostanza – è che il piano di una parte così critica e delicata dell’area metropolitana fiorentina sia affidato a un privato – la società aeroporto di Firenze e da lei a ENAC, un ente che non ha nei propri compiti statuari la progettazione di aeroporti (né, tantomeno, la pianificazione del territorio circostante): un piano, in cui la Regione Toscana potrà intervenire solo attraverso osservazioni e pareri nella Conferenza di servizi. Una seconda anomalia è che il progetto di ENAC, attualmente sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale, preveda una pista di 2400 metri, in difformità dai 2000 metri della Variante del Pit. Tuttavia la maggiore anomalia, è segnalata da questa domanda: che tipo di progetto è attualmente in discussione presso la commissione nazionale di Valutazione di impatto ambientale? Secondo le procedure dichiarate dal proponente si dovrebbe trattare di un “Progetto definitivo”. Tuttavia, appare evidente a chiunque legga la documentazione depositata presso il Ministero dell’Ambiente che il progetto in molte parti è carente e in altre elaborato solo in linea di massima; perciò, non di “Progetto definivo” si tratta, bensì di “Progetto preliminare”, che, non a caso, il proponente definisce come “Master Plan”. Ma le stranezze non si fermano qui. Nel documento “Studio di impatto ambientale – aspetti generali”, ENAC afferma che “Il Master Plan è assunto al pari del progetto preliminare/definitivo”. Preliminare o definitivo? Non può essere contemporaneamente le due cose. E, in effetti, trattandosi di un piano che ha impatti significativi sull’ambiente, secondo l’art. 6 c. 1 del D. Lgs. 4/2008, deve essere sottoposto a Valutazione ambientale strategica nella fase di “Progetto preliminare” e solo dopo avere superato questa prima valutazione, assoggettato a Valutazione di impatto ambientale. La distinzione non è di poco conto, perché, secondo la legge sulla Partecipazione, il Dibattito pubblico va attivato, di norma, prima del Progetto definitivo, ossia prima che tutte le principali opzioni siano decise.
Comunque la si pensi sull’utilità o meno di un nuovo aeroporto con caratteristiche analoghe a quello di Pisa, si dovrebbe essere concordi nel chiedere maggiore trasparenza e maggiore chiarezza su un progetto che ridisegna una parte importante e critica del territorio fiorentino e riguarda la qualità di vita, la salute e la sicurezza di tanti cittadini. E la Regione Toscana, anziché restare ai margini del gioco, dovrebbe almeno pretendere il rispetto delle garanzie di trasparenza e valutazione pubblica cui essa stessa si è impegnata di fronte ai propri cittadini.
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