22 Febbraio
In alcuni articoli pubblicati o ripresi in eddyburg il 1, il 15 e il 20 febbraio (vedi i riferimenti in calce), avevamo denunciato la minaccia del PD toscano al piano paesaggistico, individuandone due principali componenti: (1) la pesante riduzione della tutela delle Alpi apuane, cedendo alle pretese delle imprese cavatrici con l’assicurare ulteriori possibilità di escavazione anche in aree a forte valenza paesaggistica e rischio geologico; (2) la trasformazione di tutte le “direttive” rivolte agli enti locali in “indirizzi”. Abbiamo osservato che quest’ultima proposta coincide con la delega piena di cospicui interessi pubblici all’imperio delle convenienze private; in definitiva, ridurre i “comandi” che la Regione trasmette ai comuni in semplici suggerimenti significherebbe annullare del tutto l’efficacia del piano.
Dopo aver riportato il parere fortemente critico di Salvatore Settis l’articolo del Corriere cosí concludeva: «L’assessore Marson non esclude di lasciare l’incarico se il suo piano dovesse essere stravolto. “Prima dirò che cosa penso in Consiglio dice lei poi ci penserà qualcun altro a dimissionarmi” ».
Stranamente repentina la reazione di Enrico Rossi alle dichiarazione del suo assessore. Le denunce della manovra dei consiglieri del PD l’avevanovisto silenzioso. Alle parole di Marson rispondeva poche ore dopo averle lette.
Il commento
La vicenda è ancora aperta. Il voto del Consiglio regionale è previsto per il 10 marzo prossimo. Quel giorno si vedrà se l’intervento del presidente Rossi nel contrasto tra l’assessore Marson (un assessore non è solo un “tecnico”, presidente!) e i consiglieri del PD sia solo un buffetto dato a Marson per placare i falchi del PD, oppure se corrisponda a un deciso cambiamento di rotta rispetto al Rossi che avevamo conosciuto.
Se cosí fosse, sarebbe una profonda delusione per quanti, come noi, l’avevano considerato un personaggio anomalo nel mondo dei politici-politiciens di oggi: una persona capace di valutare il merito delle scelte, di decidere privilegiando l’interesse collettivo e diispirare le sue azioni a una visione di lungo periodo.
Ma sarebbe anche una sconfitta per quell’ Enrico Rossi che abbiamo conosciuto. Quello che ha seguito con attenzione, e comprensione anche “tecnica”, gli sforzi per restituire alla Toscana il primato del saggio governo delle trasformazioni del territorio e del paesaggio, minacciato sempre più pesantemente dall’erosione del suolo e dalla devastazione del paesaggio, dalla sovra-infrastrutturazione d’ogni costa e d’ogni fondo valle e dallo svillettamento a go go. Quell’Enrico Rossi da cui abbiamo sentito pronunciare l’appassionato intervento a difesa della nuova legge urbanistica regionale, matrice del piano paesaggistico oggi minacciato dal partito di Renzi. È quell’Enrico Rossi che sarebbe tradito, e sconfitto, da un cedimento sui contenuti e sull’efficacia del piano paesaggistico.
Arrivederci al 10 marzo.
Riferimenti
Si vedano su eddyburg i seguenti articoli: Paolo Baldeschi, Dario Parrini: doctor Jeckill e Mr Hyde, Edoardo Salzano, Da che parte sta il PD toscano Mauro Bonciani (Corriere della Sera), La spallata del PD a Marson. Il piano del paesaggio azzerato