la prima delle «Florence’s opportunities»
di Paolo Baldeschi, 18 dicembre
L’intervento di trasformazione della Manifattura Tabacchi a Firenze: un progetto pesante, morfologicamente ed esteticamente sbagliato, banale nelle destinazioni e con l’aggravante di alterare irrimediabilmente un complesso di valore architettonico e di significato culturale che meriterebbe di essere valorizzato ben diversamente. Potrebbe essere la prima di una serie di operazioni – 59 per l’esattezza, di cui 49 da parte di privati – proposte a investitori stranieri e contenute nel dossier “Florence, city of the opportunities” (sic), con il Sindaco Dario Nardella nell’inconsueto ruolo di promotore immobiliare.
Il percorso seguito dall’amministrazione fiorentina per arrivare a questo risultato, si spera non definitivo, è esemplare e anticipa quanto potranno fare i Comuni italiani, promossi dall’articolo 26 della legge Sblocca Italia al rango di potenziali speculatori edilizi. Il progetto riguarda la ex Manifattura Tabacchi, un complesso di 400.000 metri cubi e 103.000 mq di superficie, posto in un’area strategica dei viali di circonvallazione, oggi posseduto da Manifattura Tabacchi Spa, di cui è azionista al 50% Metropolis, una società che riunisce vari operatori in liquidazione (Ligresti, Btp, Consorzio Etruria) e per la restante metà Fintecna, società interamente controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti, il cui ruolo si è “evoluto” nell’acquisizione e “valorizzazione” del patrimonio pubblico.
La Manifattura Tabacchi è un’architettura del razionalismo italiano, una vera e propria cittadella costituita da edifici funzionali, vincolata con un Decreto ministeriale dal 1997 che la dichiara particolarmente importante, in quanto “complesso rappresentativo dei canoni funzionali degli anni Trenta improntati a una sobrietà monumentale di stampo classicista”. La tutela integrale del complesso viene confermata nel 2005 da un nuovo Decreto in cui si sottolinea che gli edifici che lo compongono, tutti, fanno parte di un “unicum” dotato di notevole organicità. Il provvedimento coincide con l’interesse del quartiere che vede nella Manifattura un luogo identitario e uno potenziale spazio per servizi in una zona povera di spazi pubblici; con queste finalità si forma il Comitato per la tutela della ex Manifattura Tabacchi che da anni ne propone utilizzazioni (anche) a favore della città, presentando osservazioni puntuali e proposte alternative.
Nel 2007 la proprietà presenta un primo piano di recupero, inaccettabile perché non conforme e non conformabile neanche in variante agli strumenti urbanistici vigenti. Nel 2011, a seguito dell’approvazione del nuovo Piano Strutturale, viene presentato un nuovo piano, cui nel 2012 la Soprintendenza di Firenze Pistoia e Prato, cambiando radicalmente parere, dà il via libera. Il progetto, approvato in variante nel marzo del 2014, stravolge l’architettura e l’impianto morfologico della Manifattura con demolizioni e aggiunte, fra cui spiccano due torri alte 53 metri, particolarmente stridenti in un complesso basso e disposto in orizzontale. A motivare questo improvviso ripensamento vi è il parere consultivo del Comitato Tecnico Scientifico del Mibact – sollecitato in extremis dal Sindaco Renzi – che, con talune titubanze e riserve e suggerendo qualche modifica, accoglie il progetto. Curiosa la motivazione: trattandosi di edilizia “fortemente seriale” (ma nel precedente Decreto costituiva un “unicum”) sono possibili amputazioni e aggiunte; la Manifattura risulta, perciò, demolibile in parte, mentre alla parte rimasta è consentito aggiungere ulteriori corpi. Come dire che essendo gli Uffizi di Firenze una tipologia duplicata, tanto vale demolirne una metà per sostituirla con qualcosa più profittevole per il “real estate market”. Deludenti, infine, gli usi proposti, analoghi a quelli della stragrande maggioranza dei 59 interventi promossi dall’amministrazione fiorentina, cioè residenza, attività commerciali e uffici, ripartiti in misura decrescente e con qualche pizzico di uso pubblico. Nella fattispecie, nella ex-Manifattura sono previsti 700 appartamenti con un corredo di attività direzionali, commerciali e ricettive, in direzione opposta alle necessità di diversificazione e modernizzazione dell’economia fiorentina. Ma, al di là della specifica bassa qualità del progetto, l’aspetto strutturalmente negativo è che l’intera operazione Florence’s opportunities ancora un volta rovescia il principio per cui è compito dell’amministrazione proporre le attività da insediare e conseguentemente i siti e gli edifici più opportuni. Qui invece si parte dai “contenitori”, presentati come materia prima appetibile, malleabile ai voleri di società di investimento, fondi, operatori immobiliari: una platea di “valorizzatori” che mira a fare profitti nel breve periodo ed è improbabile possa mettersi a capo di progetti innovativi.
Alla base di tutto ciò, vi è il deficit politico culturale che ha caratterizzato l’amministrazione Renzi e, per ora, anche quella di Nardella: l’assenza di una strategia che scelga e operi per una Firenze meno legata alla banalizzazione della rendita medicea, più orientata a diventare un grande laboratorio scientifico multiculturale, aperto al mondo. La distruzione dell’importante complesso architettonico della Manifattura Tabacchi (perché di questo si tratta) è, invece, un tassello in direzione opposta, prefigura un futuro in cui, con un’offerta immobiliare “a la carte”, sarà il mercato a decidere la localizzazione delle attività, i pesi insediativi e i bisogni di accessibilità: con il corollario, promesso dal disegno di legge Lupi, di una Soprintendenza ridotta al rango di ufficio protocollo. I bandi sono aperti e per chi fosse interessato riportiamo dal booklet : The complex of the Tobacco Factory is perhaps the most important opportunity of transformation of the city of Florence, by position, size and function. Appunto: un’opportunità che rischia di essere sprecata.
Firenze, nel 1962, con il Sindaco Giorgio La Pira e l’ Assessore all’Urbanistica Edoardo Detti anticipò nel nuovo piano regolatore la breve stagione riformista del centro-sinistra. Ora, nel 2014, si candida ad anticipare una stagione di controriforme.