IL PIANO, UN PUNTO FERMO PER LA DIFESA DEL PAESAGGIO “Ieri in Toscana, con l’approvazione del Piano paesaggistico ha prevalso il disegno riformatore ”, questa la posizione della Rete dei Comitati per la difesa del territorio espressa dal suo presidente Mauro Chessa. “La tormentatissima vicenda ha raggiunto un punto fermo: il Piano toscano è il primo in Italia ad essere stato adottato da un consiglio regionale in difesa del paesaggio”.. È vero che rispetto al progetto iniziale presentato dall’assessore Anna Marson e approvato dalla Giunta di Enrico Rossi sono state inserite alcune correzioni sicuramente non accettabili, ma l’impianto generale è rimasto. E questo vale soprattutto se si tiene conto delle forti pressioni esercitate in questi mesi da chi si è preoccupato di difendere interessi privati e particolari. Resta il fatto che con il Piano finisce in Toscana la stagione degli ecomostri e delle villette a schiera. E d’ora in poi l’attività di estrazione del marmo sarà sottoposta a regole che non piacciono a chi ha difeso in questi giorni a oltranza le rendite di posizione rifiutando di misurarsi con l’interesse collettivo. Con il Piano regole rigorose sono state introdotte nella valutazione degli interventi di trasformazione del territorio, e diverse aree sono da oggi assoggettate a specifici vincoli di tutela. La Rete ricorda inoltre l’enorme lavoro di approfondimento che è alla base del Piano, un lavoro che ha permesso la sistemazione degli elementi che definiscono i paesaggi toscani. “Non si può non apprezzare il comportamento della Giunta regionale toscana – dichiara il fondatore della ReTe, Alberto Asor Rosa – che, tra difficoltà e pressioni di ogni genere, ha portato a conclusione l’impegno che aveva assunto per porre le basi per la difesa del paesaggio”. Ci sono ora 60 giorni per presentare osservazioni e tornare in aula per l’approvazione definitiva. “Sarà un’occasione determinante per riconsegnare al Piano il senso e la dignità che aveva quando, nel gennaio scorso, è stato licenziato dalla Giunta regionale – dichiara il presidente della ReTe Mauro Chessa –. Ci auguriamo che vengano ripristinati i valori fondanti della prima stesura facendo prevalere le posizioni di chi difende il paesaggio come bene comune”.