Il 10 Giugno 2014 la Provincia di Livorno finirà in bellezza la sua esistenza approvando il Piano delle Attività Estrattive: un piano che, salvo qualche aggiustamento nel 2010, attua con sei anni di ritardo il Piano Regionale del 2007 redatto su dati ormai vecchi di dodici/quattordici anni.
Un Piano inutile perché appunto basato su dati vecchi e ormai insignificanti, su previsioni totalmente infondate che non tengono minimamente conto delle normative europee in materia di uso di materiali riciclati che dovrebbero raggiungere nel 2020 il 70% dei materiali impiegati contro l’attuale 14% della Toscana.
Un Piano pericoloso perché attua un Piano Regionale la cui validità è scaduta nel 2012, confermando previsioni di scavo assolutamente sovradimensionate in un periodo di crisi strutturale come l’attuale, in particolare per quanto riguarda gli inerti per i quali si ammette di estrarre nei prossimi otto anni dodici milioni di metri cubi (più di quanto è stato scavato nei quattordici anni passati).
Un Piano pericoloso perché andando oltre le indicazioni del Piano Regionale, propone di trasformare il Campigliese in un “distretto degli inerti” e auspica la realizzazioni delle “grandi opere” per usare tutto il materiale possibile immaginabile che ormai, nel ciclo produttivo industriale articolato, serve solo alla Solvay, visto che le Acciaierie di Piombino si sono fermate e l’edilizia è allo stremo.
Tutte le criticità del Piano sono state denunciate dal Comitato per Campiglia il 2 Dicembre 2013 alla Commissione Ambiente della Provincia e successivamente raccolte in un documento molto articolato del 28 Febbraio 2014. In quell’occasione la Provincia aveva formalmente promesso un incontro pubblico con i cittadini e amministratori dell’area della Val di Cornia per discutere i dati e le scelte del Piano Provinciale prima della scadenza dei termini di legge per presentare le osservazioni.
Nulla di quanto promesso è stato mantenuto e il Comitato non ha volutamente presentato alcuna osservazione per protestare contro un comportamento così irrispettoso nei confronti dei cittadini e nella convinzione che tutte le osservazioni sarebbe state inutili a modificare il Piano.
Che questa convinzione fosse fondata lo dimostra il fatto che nessuna osservazione che mettesse in discussione il Piano è stata accolta e in particolare quelle del Gruppo di Intervento Giuridico, del Comune di Campiglia, della Soc. Parchi Val di Cornia, della Regione Toscana e addirittura di un Consigliere Provinciale.
Per quanto riguarda i proprietari di cave e Confindustria è stato tutto un chiedere di ampliare i limiti delle cave, malgrado la crisi. In questo caso la Provincia non si è sbilanciata e non ha accolto le osservazioni rimandandole alla Regione per competenza.
Dalla analisi delle osservazioni si può infine capire che nella sostanza tutto il Piano è servito semplicemente ad ammettere l’apertura di una nuova cava di argille in località Gozzone nel Comune di Rosignano Marittimo.
Infatti su 73 osservazioni, 42 riguardano questo tema e ben 41 chiedono di eliminare la previsione in contrasto con gli strumenti urbanistici e i vincoli esistenti. Singoli cittadini italiani e stranieri, imprenditori del turismo, agricoltori, la C.I.A., comitati, M5S, amministratori denunciano i danni che questa attività porterà al paesaggio e ad attività turistiche e agricole che creano lavoro non meno della cava già esistente nel Comune. La Provincia di fronte a questo problema, la cui soluzione pare sia la vera causa del ritardo di anni nell’approvazione del Piano, respinge tutte le osservazioni senza dare alcuna vera motivazione.
Si dimostra allora ancora una volta che amministratori e i sindacati non sono in grado di dare alcuna risposta convincente di fronte ai ricatti occupazionali e preferiscono mandare avanti un processo di distruzione del territorio che impedisce un suo diverso sviluppo economico.
Possiamo allora concludere dicendo che se è vero che quando scompare un organo rappresentativo dei cittadini, come in questo caso la Provincia, è sempre un lutto per la democrazia, è anche vero che i casi come quelli del Piano delle Attività Estrattive della Provincia di Livorno non fanno certo rimpiangere quello a cui l’organo rappresentativo in questione si è ridotto.
Comitato per Campiglia
Arch. Alberto Primi