NUOVA MAGGIORANZA NELLA REGIONE TOSCANA?
di Paolo Baldeschi, da Eddyburg, 28 giugno.
Apuane: vi è una riserva di marmo ancora per mille anni di escavazione, sostengono gli industriali. E chi se ne frega se questo comporterebbe la sparizione di uno straordinario monumento paesaggistico, ambientale e geologico. L’importante – come si è anche accorta la famiglia Bin Laden che ora vuole entrare nel business – è di continuare a godere di colossale rendite inquinando sorgenti, fiumi e aria. Intanto, un passo in questo senso è stato fatto con l’approvazione nella Commissione ambiente e territorio della Regione Toscana, nonostante l’eroica resistenza dell’assessore Marson, di ulteriori emendamenti peggiorativi del Piano paesaggistico. Di cui, il più negativo è la possibilità di riaprire le cave dismesse da non più di 20 anni al di sopra dei 1200 metri, in aree vincolate. E non è improbabile che in fase di approvazione da parte del Consiglio regionale, qualche soldatino alle dipendenze di Confindustria proponga ulteriori codicilli per la distruzione della Montagna. Ma in attesa dell’assalto finale, si possono già fare alcune considerazioni. La prima è che, nonostante che le autorizzazioni di apertura di nuove cave dovrebbero ora essere inquadrate in “piani di bacino” soggetti al parere preventivo della Regione, saranno i Comuni a decidere e a dire l’ultima parola; e l’esperienza insegna che in Toscana l’osservanza dei piani sovraordinati è stata finora un’eccezione. Con l’aggravante, che qui l’osmosi fra amministratori, imprese e Parco delle Apuane ha creato un blocco di interessi che nessun meccanismo regolativo di piano può seriamente intaccare. Bisogna, perciò, cambiare politica e l’unica chance in questo senso è di mandare a casa gli attuali amministratori e sostituirli con persone che si preoccupino più della salute del territorio e dei cittadini che dei profitti delle imprese. Da qui alle prossime elezioni questo è il compito dei comitati. La seconda considerazione è che il grande sconfitto di questa prova di forza è il Presidente Enrico Rossi, il quale all’inizio e durante il suo mandato aveva ribadito che la sua era una maggioranza di sinistra. “Il nuovo piano garantisce insieme alla tutela ambientale, anche le legittime istanze di crescita e sviluppo economico”; non è un esponente della giunta a dichiaralo, ma la portavoce di Forza Italia che così sancisce la nascita di una nuova maggioranza. La Regione Toscana perciò si omologa alla politica di Matteo Renzi, il premier che intende sfasciare la Costituzione vigente in combutta con un corruttore di giudici e di minorenni, compratore di senatori, evasore fiscale, ma “votato da milioni di italiani”. Fine del modello toscano? Vi è da dire che questo modello, che significava uno sviluppo che non distruggesse paesaggio e ambiente, ma anzi ne facesse preziose materie prime da salvaguardare e riprodurre, è esistito solo come proposta politica e tecnica di minoranze fra cui la Rete dei Comitati per la difesa del territorio. E, tuttavia, il tentativo e in qualche caso la speranza erano che le istituzioni, sapessero raccogliere la sfida, in tale senso era stato possibile registrare qualche cauta apertura del Presidente della Regione. Ora, un Consiglio di nominati dai partiti, ignaro di quanto avviene nel mondo, culturalmente arretrato (e cattiva cultura fa cattiva politica) affonda questa speranza. Ribadisce che lo sviluppo si ottiene distruggendo un patrimonio che non appartiene ai cavatori, ma al mondo. Scavalca i sindacati, molto più cauti e consapevoli che la monocultura marmifera deve essere sostituita da un’economia più equilibrata che valorizzi tutte le risorse del territorio. Puntella le rendite dell’oligopolio dei cavatori senza accorgersi che la rendita storica del partito ex Pci, ex Pds, ex Ds, … “ex” si esaurirà definitivamente quando sulla scena elettorale prenderà posizione un partito degno di credibilità che faccia propri gli interessi dei cittadini.
E mentre attendiamo gli sviluppi della situazione, ecco il comunicato che annuncia la “serrata” delle imprese del marmo (in rosso), nonché l’ANSA del 27 giugno, che riporta l’opinione del presidente Enrico Rossi (in verde):
Blocco totale delle attività delle cave e dei laboratori Comunicato alla Stampa Il Coordinamento delle Imprese Lapidee Apuo-Versiliesi, Consorzio Cosmave, CAM, Assindustria Lucca, Assindustria Massa Carrara, LegaCoop Massa Carrara, LegaCoop Lucca, il Consorzio Marmi della Garfagnana, le aziende tutte del distretto lapideo della Versilia e di Massa Carrara lunedì 30 giugno e martedì 1 luglio attueranno il blocco totale di tutte le attività in segno di protesta per il Piano Paesaggistico che il Consiglio Regionale sta per adottare. La decisione è stata presa nelle assemblee che si sono svolte in questi giorni a Pietrasanta e Carrara organizzate dalle Associazioni Industriali e dalla Legacoop di Lucca e di Massa Carrara. Con questa prova, alla quale le associazioni di imprese notoriamente ricorrono solo in casi eccezionali, prende corpo il profondo senso di preoccupazione delle imprese sia per la netta avversione nei confronti delle attività estrattive alla base del Piano che per il mancato confronto su questo atto intenzionalmente teso a spezzare il primo e più importante anello (le cave) della catena di un settore che dà lavoro a migliaia e miglia di persone. Nei due giorni i protagonisti del settore faranno sentire la propria voce e spiegheranno i motivi della singolare protesta con iniziative e con una serie di striscioni appesi ai tetti dei laboratori.
(ANSA) – CARRARA (MASSA CARRARA), 27 GIU – ‘Serrata’ alle cave di marmo di tutto il distretto apuo-versiliese lunedì e martedì prossimi per protestare contro il piano di indirizzo territoriale in discussione alla Regione Toscana. Lo ha annunciato il presidente di Assindustria di Massa Carrara Giuseppe Baccioli. La protesta interesserà circa 3.300 lavoratori di cave, segherie e laboratori. Il governatore della Toscana Enrico Rossi difende il piano definendolo ‘una rivoluzione’ per la tutela del paesaggio.