La Carta delle Risorse della Toscana prevede per la Montagnola Senese soltanto cave di pietra ornamentale. Queste cave devono produrre almeno il 20% di ornamentale; il restante 80% può essere di inerti (marmo rotto; marmo che finisce come granulato o polvere). Le cave attive della Montagnola sono sei, di cui due chiudono e altre due riaprono. Sono coltivate da quattro ditte, due delle quali sono proprietarie di impianti di frantumazione del marmo. I volumi estratti da queste due ditte sono cento volte i volumi che estraggono le altre ditte, che sono proprietà di artigiani che valorizzano il marmo, lavorano lotti piccoli, sviluppano economia locale e fanno relativamente poco danno. La Montagnola Senese è un Sito di Importanza Comunitaria per la natura, dove il PRAER permette soltanto l’estrazione di “materiale unico non disponibile altrove” (GIALLO DI SIENA). Il granulato e il carbonato di calcio non sono certo “materiale unico”. Alcune cave esistono in virtù di un equivoco, cioè che estraggono marmo giallo integro in blocchi. Spesso il marmo non è giallo e finisce nel granulatore. Un altro equivoco è che il 20% di “ornamentale” può comprendere qualsiasi pezzatura di marmo, non soltanto blocchi di uno per un metro. Effettivamente è difficile regolare questo aspetto perché due ditte usano tutto per fini ornamentali, mentre le altre destinano anche blocchi grandi al granulatore. Finora è mancata la volontà politica di predisporre e di interpretare le leggi e i piani in modo chiaro e trasparente. Questo atteggiamento sta danneggiando il tesoro che è la Montagnola, fonte dell’acqua di Siena e serbatoio di naturalità di cui andar fieri.
Comitato per la Salvaguardia della Montagnola Senese
Ruspe al lavoro nella cava di Pagaccino: in un lotto di 270.000 mc, la percentuale di marmo ornamentale era pari a zero.