Magari fossero funghi, invece sono piloni di cemento che l’ENEL sta posando nel bosco senza chiedere l’autorizzazione a nessuno: tantomeno agli interessati, ossia la comunità “nascere liberi” che ha ottenuto la gestione dei terreni della valle di Campanara (comune di Palazzuolo sul Senio) in attuazione della delibera n. 67 del 23/6/2004 del Consiglio Regionale toscano. Si tratta di un progetto innovativo, che ha come obiettivo il ripopolamento della montagna come condizione indispensabile per la difesa del territorio. Proprio in virtù di questo progetto è stata impedita la vendita di questi terreni demaniali da parte della Regione: e ora gli stessi terreni sono deturpati da una fungaia di piloni, il cui impatto negativo le foto non rendono a sufficienza, per scopi che non sono affatto chiari, e che non riguardano di certo la domanda locale di energia, che la comunità di Campanara intende affrontare con criteri di autosufficienza.
Si veda il sito dove è documentato il progetto.
Così ci scrivono:
Le comunità che si prendono a cuore il territorio sono comunità che hanno deciso di compiere un salto di qualità culturale: superata l’esclusiva preoccupazione della sopravvivenza, aspirano ad assumere un ruolo attivo per il miglioramento della qualità della vita. Per costruire un futuro migliore del presente, a partire dalla cura dell’ambiente. Più incisiva sarà l’azione se riuscirà a coinvolgere e organizzare forze e risorse della comunità civile.
Noi attuali abitanti dell’antico insediamento rurale di Campanara, posto sui pianori terrazzati in alta valle del Senio sotto il passo della Sambuca, insieme a quelli e quelle che qui vengono spesso e collaborano, senza abitarci stabilmente: Riteniamo INCOMPATIBILI con l’identità del Luogo la posa e la messa in funzione di Piloni per l’elettricità alti oltre 7m, di metallo e di cemento di oltre 50cm di diametro.
Per questo chiediamo
IL BLOCCO DEI LAVORI E IL RIPRISTINO DEI LUOGHI.
PER LA SOLUZIONE DEL PROBLEMA
La Delibera n.120-8feb2010 parla di Valorizzazione,invece l’installazione dei Piloni nel cuore dell’area di Campanara porta una SVALORIZZAZIONE.
Vogliamo innanzitutto ricordare che l’art.9 della Costituzione pone sullo stesso piano il Paesaggio con un bene artistico e storico e si deve sottolineare che,secondo la nostra Costituzione,che ha dato vita allo Stato Sociale di Diritto,l’interesse pubblico prevale comunque sull’interesse privato.
Si deve parlare di un bene artistico e storico,posto sullo stesso piano del Paesaggio dall’art.9 della Co
stituzione,proprietà collettiva delle Popolazioni di contadini di montagna che vivevano su tutto l’Appennino dove ne avevano organizzato i territori,poi del Popolo di san Michele da cui la chiesa di san Michele a Campanara,poi dei proprietari terrieri,per lo più valligiani,dove vi avevano fatto costruire parte degli edifici ora rimasti,fino all’Esodo dei contadini dagli anni ’50 in poi, con la vendita allo Stato.
Così che da allora, ricordiamo che si tratta di un “patrimonio non disponibile”sottoposto alla disciplina dei ”beni demaniali”,dunque “inalienabile,inusucapibile e inespropriabile.”
Ma, da allora questo patrimonio è RIMASTO CONGELATO
Si tratta ora di SCONGELARE AD UN USO SOCIALE QUESTO PATRIMONIO E QUESTO PROGETTO organizzando ALTERNATIVE ALLA CRISI E BASI DEL CONTROESODO.
Per questo i paletti messi dalla Comunità Montana,la negazione di molte delle terre e del legnatico
per il progetto impediscono l’uso sociale di questo Patrimonio e di questo Progetto,la crescita delle pratiche comunitarie di Autodeterminazione e l’Autorecupero Sociale di villaggi e terre abbandonate.
-VALORIZZAZIONE SOCIALE O SVALORIZZAZIONE
-RINNOVAMENTO DELL’INTERESSE PUBBLICO SULLE MONTAGNE
-CONSERVAZIONE,GESTIONE E USO CIVICO E SOCIALE DI QUESTI
PATRIMONI O GESTIONE CLIENTELARE
-AUTORECUPERO SOCIALE O RISTRUTTURAZIONI E DEMOLIZIONI
Questo è il passaggio in cui siamo in mezzo. Questa è la partita
Prima della Delibera si poneva “semplicemente” un problema di conservazione e gestione di questo bene:funzioni che spettano sia alle Istituzioni che ai cittadini “singoli o associati”,si trattava di un interesse alla conservazione e gestione che doveva prevalere su tutti gli altri interessi.
Si deve sottolineare che su questo bene,oltre il profilo dell’appartenenza al Popolo Sovrano,rileva anche il profilo dell’ ”uso pubblico” del bene stesso da parte della popolazione. Su questo bene,dunque,
gravano,nello stesso tempo,un “diritto sostanziale di proprietà”del Popolo italiano, e un “diritto di uso pubblico” della popolazione mugellana. Cosa che si è verificata poco.
D’altro canto,come poco sopra si accennava,il “diritto-dovere” alla conservazione e gestione di questo bene non appartiene esclusivamente alle pubbliche Istituzioni,poichè la “funzione amministrativa”a differenza delle funzioni legislativa e giurisdizionale non costituisce un “Monopolio” della Pubblica Amministrazione,ma è assegnata anche ai singoli cittadini. Infatti,molto chiaramente,l’art.118,ultimo comma,della Costituzione,dichiara che “Stato,Regioni,città metropolitane,Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini,singoli o associati,per lo svolgimento di attività di interesse generale,sulla base del principio di sussidarietà”.
Ci siamomessi in movimento proprio in base al principio di “sussidarietà”, giovani e meno giovani,agendo non in “rappresentanza” ma con spirito comunitario,come “comproprietari” per salvare dalla distruzione e socializzare questi patrimoni,senza scopo di lucro, ma nell’interesse esclusivo di tutte e tutti per costruire una alternativa alla società liquida e alla disgregazione. Questo ha smosso soggettività e competenze,anche all’interno delle istituzioni, ora però è fondamentale uscire dalla liquidità e concretizzare Tavolo e Osservatorio.
In conclusione,può dirsi che ora la parola passa alle Istituzioni,le quali devono operare per la conserva
zione di questo bene culturale di altissimo valore storico e sociale e devono condividere la loro attività di conservazione e gestione del bene con coloro che hanno cominciato a impedire la perdita di questo patrimonio e che venisse meno la “funzione sociale”e fosse violato il prevalente interesse pubblico alla conservazione e al godimento di questi antichi luoghi di cultura.
ASS. NASCERE LIBERI con il contributo di Paolo Maddalena
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