Mps, Antonella Mansi presidente della Fondazione. La decisione presa all’unanimità dalla deputazione generale di Palazzo Sansedoni
(da La Repubblica, 3 settembre 2013).
E noi ripubblichiamo alcuni stralci dell’intervista di Mauro Bonciani sul Corriere Fiorentino, di mercoledì 12 Ottobre 2011.
Antonella Mansi, presidente di Confindustria Toscana, è appena tornata da San Casciano.
È stata invitata o ha chiesto lei di partecipare all’incontro?
«Sono stata invitata, penso per aver preso il caso Laika come paradigmatico dell’ambientalismo in cachemire che blocca lo sviluppo e che, come ho detto nella relazione all’assemblea del 23 settembre a Firenze di Confindustria Toscana, tiene in ostaggio 3 milioni e mezzo di persone. Qualcuno guarda ancora al modello dello sviluppo lento, che è stato un gigantesco abbaglio con un conto sociale ed economico salatissimo per la nostra regione».
Non pensa che sia una presa di posizione troppo facile parlare di «ambientalismo in cachemire» quando l’esigenza di un nuovo equilibrio tra sviluppo e territorio è ormai patrimonio di tutti?
«Non solo l’ambientalismo in cachemire esiste ed è radicato più di quanto si creda, ma in Toscana dimostra una capacità di sopravvivenza incredibile.Al di là dei pregiudizi ideologici, qui si parla di un processo trasparente, del sì della soprintendenza allo spostamento e valorizzazione dei reperti trovati, di un privato che ha seguito tutte le procedure e che investirà 400 mila euro nella valorizzazione dei reperti.Il problema nasce dalla distorsione dei fatti, dalla volontà di una piccola parte, che è portatrice di interessi particolari, di bloccare un investimento approvato da tutti i livelli competenti. È l’arroganza di chi vuole sostituirsi anche allo Stato».
Ma esiste o no l’esigenze di conciliare, diversamente dal passato, sviluppo e territorio?
«Non solo esiste, ma ne ho parlato quattro anni fa, al momento del mio insediamento. E come imprenditrice lo pratico ogni giorno, da 15 anni lo pratica la Nuova Solmine. Per noi è un’esigenza primaria far convivere la crescita dell’azienda con un territorio a forte vocazione turistica».
Gli industriali hanno quindi la coscienza a posto?
«Io ero a San Casciano come imprenditrice, non come presidente di Confindustria dato che Laika era rappresentata dai suoi vertici, e rispondo per me. Ogni giorno agiamo tenendo presente il territorio, il fatto che siamo un’azienda chimica sottoposta alla possibilità di incidenti gravi. E non solo non abbiamo avuto incidenti, ma abbiamo emissioni bassissime. La mia storia imprenditoriale è quella di tanti altri, perché nel Dna della Toscana c’è la produzione industriale e se il nostro territorio è come lo abbiamo oggi è anche merito degli industriali. Occorre un piano Marshall per gli investimenti, altro che comitati..».