Ermete Relacci

Lupi + Realacci = Lupacci.

Per chi avesse ancora dei dubbi, Paolo Berdini ci propone questo confronto puntuale fra il testo della legge Lupi (2008) e quello presentato due mesi fa a firma Realacci ed altri.

Dalla legge Lupi alla legge Lupacci

di Paolo Berdini

La legge Lupi fu presentata il 29 aprile 2008 parla di “Principi fondamentali per il governo del territorio”. La legge Realacci è stata presentata il 15 marzo 2013 e contiene “Norme per il contenimento dell’uso del suolo e la rigenerazione urbana”.

La seconda, dal titolo della rubrica e dalla biografia del presentatore, sembrerebbe trattare temi differenti dalla famigerata Lupi. Invece no. Identici sono i pilastri culturali (diritti edificatori; incrementalità e premialità; perequazione). Identici sono gli obiettivo di distruggere definitivamente la concezione pubblica della pianificazione urbanistica. Addirittura, la legge Realacci peggiora il quadro normativo della Lupi. Se questa infatti citava ampiamente il concetto di diritto edificatorio (come noto inesistente nella legislazione italiana) il progetto di legge Realacci lo stabilisce solennemente, dedicandogli un apposito articolo, il 7.

Tra la presentazione delle due leggi sono passati cinque anni, In questo periodo di tempo è emerso in tutta la sua chiarezza il fallimento della concezione privatistica e derogatoria dell’urbanistica italiana. Deroga su deroga si è costruito dovunque anche in spregio dei vincoli paesaggistici mentre tutte le amministrazioni comunali si sono indebitate oltre misura, rischiando in molti casi il fallimento. Nonostante questo evidente fallimento, Realacci ripresenta a distanza di cinque anni gli stessi strumenti che hanno portato al collasso le città italiane. Di seguito riportiamo le formulazioni esattamente identiche contenute nei due provvedimenti legislativi (in corsivo la Lupi e in neretto la Realacci) a dimostrazione che sono state scritte dalla stessa mano. C’è dunque un evidente sintonia tra il Pd (o una parte di esso) e il Pdl: l’obiettivo è sempre lo stesso, quello di cancellare il governo pubblico del territorio.

DIRITTI EDIFICATORI E LORO COMMERCIABILITÀ

Art. 9, comma 3. La perequazione si realizza con l’attribuzione di diritti edificatori alle proprietà immobiliari ricomprese in determinati ambiti territoriali, in percentuale dell’estensione o del valore di esse e indipendentemente dalla specifica destinazione d’uso. I diritti edificatori sono trasferibili e liberamente commerciabili negli ambiti territoriali e tra di essi.

Art. 7, comma 1. I diritti edificatori di cui all’articolo 2643, numero 2-bis) del codice civile, generati dalla perequazione urbanistica, dalle compensazioni o dalle incentivazioni previste negli strumenti urbanistici dei comuni, afferiscono a proprietà immobiliari catastalmente individuate. Essi possono essere oggetto di libero trasferimento fra le proprietà immobiliari.

INCREMENTALITA’ E PREMIALITÀ DEI DIRITTI EDIFICATORI

Art. 9, comma 4. Anche allo scopo di favorire il rinnovo urbano e la prevenzione di rischi naturali e tecnologici, le regioni possono prevedere incentivi consistenti nella incrementabilità dei diritti edificatori già attribuiti dai piani urbanistici vigenti.

Art. 6, comma 4. Possono essere previste ulteriori forme di compensazione e l’attribuzione di premialità con il trasferimento di edificabilità per gli interventi di rigenerazione urbana (…..)

Art. 3, comma 3. Per favorire gli investimenti negli ambiti di rigenerazione urbana i comuni possono (…) prevedere, in base alle leggi regionali, compensazioni e incentivazioni attraverso l’attribuzione di diritti edificatori alle proprietà immobiliari pubbliche e private.

PEREQUAZIONE URBANISTICA

Art. 9, comma 2. Il piano urbanistico può essere attuato anche con sistemi perequativi e compensativi secondo criteri e modalità stabilite dalla regioni

Art. 4, comma 1. Gli strumenti urbanistici possono perseguire la perequazione urbanistica, ovvero il pari trattamento delle proprietà di beni immobili che si trovano in analoghe condizioni di fatto e di diritto, da realizzare attraverso l’equa distribuzione, tra le proprietà immobiliari, dei diritti edificatori che essi attribuiscono e degli oneri derivanti dalla realizzazione delle dotazioni territoriali, compresa la cessione gratuita delle aree necessarie all’attuazione degli obiettivi del piano.

ACQUISIZIONE DELLE AREE PER PUBBLICI SERVIZI

Art. 9, comma 5. Nella ipotesi di vincoli di destinazione pubblica, anche sopravvenuti, su terreni non ricompresi negli ambiti oggetto di attuazione perequativa, in alternativa all’indennizzo monetario previsto per la procedura di espropriazione, il proprietario interessato può chiedere il trasferimento dei diritti edificatori di pertinenza dell’area su altra area di sua disponibilità, la permuta dell’area con area di proprietà dell’ente di pianificazione, con gli eventuali conguagli, ovvero la realizzazione diretta degli interventi di interesse pubblico o generale previa stipula di convenzione con l’amministrazione per la gestione dei servizi.

Art. 6, comma 1. Gli strumenti urbanistici possono definire misure volte a compensare i proprietari di beni immobili che il comune intende acquisire gratuitamente per la realizzazione delle dotazioni territoriali e per gli interventi di edilizia residenziale sociale, a incentivare i proprietari di manufatti da trasformare, recuperare o demolire in attuazione delle loro previsioni. Tali misure consistono nell’attribuzione alle aree interessate di quote di edificabilità da utilizzare in loco secondo le disposizioni degli strumenti urbanistici, ovvero da trasferire in altre aree edificabili, previo accordo per la cessione delle aree stesse al comune.

PEREQUAZIONE INTERCOMUNALE

Art. 9, comma 7. Le leggi regionali disciplinano forme di perequazione intercomunale, quali modalità di compensazione e riequilibrio delle differenti opportunità riconosciute alle diverse realtà locali e degli oneri ambientali su queste gravanti.

Art. 4, comma 4 La perequazione territoriale è la modalità con la quale sono istituiti le politiche e gli interventi di interesse sovra comunale al fine di garantire un’equa ripartizione tra i vari comuni interessati dei vantaggi e degli oneri che essi comportano.

DOTAZIONI TERRITORIALI

Art. 7, comma 1. Nei piani urbanistici deve essere garantita la dotazione necessaria di attrezzature e servizi pubblici e di interesse pubblico o generale, anche attraverso la prestazione concreta del servizio non connessa ad aree e ad immobili. L’entità dell’offerta di servizi è misurata in base a criteri prestazionali, con l’obiettivo di garantire comunque il livello minimo anche con il concorso dei soggetti privati.

Art. 4, comma 3. Le aree cedute gratuitamente attraverso al perequazione urbanistica sono destinate all’attuazione degli standard urbanistici e delle dotazioni territoriali definiti dalle leggi regionali, nonché dalla realizzazione di interventi di edilizia residenziale sociale.

Questo è lo stato delle cose. Un accordo scellerato alle spalle degli interessi comuni. Un patto scellerato che può contare oggi, a differenza di cinque anni fa, della promozione a ministro delle infrastrutture di Maurizio Lupi e della presenza come viceministro del medesimo ministero di De Luca, noto amico del cemento. Una ragione in più per formulare una proposta legislativa sul blocco del consumo di suolo culturalmente alternativa, sperando che anche all’interno di Legambiente vengano fuori i dissensi verso la legge Realacci.

cemento

Per la Legge d’iniziativa popolare Rifiuti Zero.

Comunicato stampa.

Rete Toscana per la Legge d’iniziativa popolare Rifiuti Zero.

Al via la petizione “Rifiuti Zero”, destinatari Rossi e Bramerini estensori del nuovo Piano regionale

“In queste settimane la Regione Toscana, con l’approvazione del nuovo Piano regionale dei Rifiuti, ha l’opportunità di fermare per sempre i pericolosi, dannosi e inutili inceneritori. La Rete Toscana per la Legge d’iniziativa popolare Rifiuti Zero ha pertanto lanciato una petizione popolare su Change.org (http://chn.ge/11oJbgt) per chiedere a Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana e ad Anna Rita Bramerini, assessore all’ambiente, di concepire un Piano che elimini una volta per tutte l’utilizzo degli impianti e quindi capace di adottare pienamente e senza tentennamenti la moderna Strategia Rifiuti Zero fondata sulle ormai famose 4R (Riduzione, Raccolta, Recupero, Riutilizzo dei rifiuti stessi)”. Lo ha annunciato Fabio Lucchesi, portavoce della Rete che ha continuato: “I vantaggi, sono sotto gli occhi di tutti, sono una maggiore salubrità considerata l’eliminazione delle diossine dalle emissioni della bruciatura e l’aumento del l’occupazione vista l’adozione del Porta a porta (vedi Capannori e altri comuni in Toscana, le più grandi San Francisco o Camberra nel mondo)”.

La Rete chiede di firmare la petizione, destinatari dell’invito tutti i cittadini e le cittadine che mettono al centro la salute e i diritti della persona prima dell’interesse economico di pochi gruppi industriali.

Per firmare la petizione, cliccare qui.

 

Ecco il testo integrale della petizione.

Destinatari:

Anna Rita Bramerini, Assessore all’ambiente della Regione Toscana

Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana

Presto sarà approvato il nuovo Piano regionale dei Rifiuti. Ed è aperto più che mai il dibattito sull’orientamento che dovrà avere per rispettare quei criteri ambientali, sanitari ed economici necessari per il benessere di chi vive oggi in Toscana senza trascurare i diritti delle future generazioni.

Ci sono due opzioni sul campo.

– La prima prevede l’adozione di impianti di incenerimento di grandi dimensioni su tutto il territorio regionale, come previsto dal vecchio Piano: un’opzione costosa, conservatrice, obsoleta e pericolosa per la salute di tutti noi, soprattutto per i più giovani.

– La seconda si basa sulla Strategia Rifiuti Zero e quindi sulla Riduzione, Raccolta, Recupero e Riutilizzo dei rifiuti prodotti, soluzione che garantisce una migliore salubrità, la creazione di nuovi posti di lavoro, il perseguimento di un modello di sviluppo migliore.

Alla Rete dei Comitati, alle associazioni che da anni si battono contro gli inceneritori, oggi insieme anche con la proposta di una Legge d’iniziativa popolare Rifiuti Zero, non sfugge l’importanza di questa fase e ribadisce pertanto che nessun nuovo Piano sarà un buon Piano se non fermerà l’attività degli inceneritori oggi attivi e se, contestualmente, non bloccherà la costruzione di nuovi impianti.

Se davvero Presidente Rossi – come ha dichiarato recentemente in diverse occasioni pubbliche -, la Giunta da lei guidata vuole introdurre nuove politiche basate sulla Strategia Rifiuti Zero, tenga presente che mai, in nessuna buona pratica a livello mondiale, è previsto il ricorso all’incenerimento e il conferimento in discarica è ridotto ad una fase del tutto residuale e minimizzabile in tempi rapidi. Inoltre, con investimenti meno ingenti, è possibile realizzare rapidamente una raccolta Porta a Porta generalizzata, colmando quell’odioso ritardo attuativo di cui sono storicamente responsabili le amministrazioni locali con il mancato rispetto delle normative nazionali ed europee.

Chiediamo pertanto a Lei Presidente Rossi e a Lei assessore Bramerini, nel vostro rispettivo ruolo di Presidente e assessore all’ambiente della Regione Toscana, di ascoltare i cittadini, di cogliere la nuova cultura prodotta da anni di campagne di sensibilizzazione e di perseguire quindi fino in fondo nella volontà di adottare un Piano regionale a Rifiuti Zero.

Nessuna mediazione e nessun compromesso può essere accettato dalla Rete dei Comitati e delle associazioni nel percorso di innovazione che può portare la Toscana a livelli di eccellenza internazionale nella gestione dei rifiuti. I grandi impianti, anche a biomasse, oltre che essere pericolosi per la salute come dimostrato da numerose ricerche scientifiche, rappresentano un’enorme ipoteca sul modello di “sviluppo sostenibile” che la retorica della politica afferma invece di voler perseguire.

Il 2013 è l’anno della modernità; l’anno in cui a sostenere che “Rifiuti Zero è un obiettivo possibile ed auspicabile” è il Commissario europeo per l’Ambiente Janez Potočnik; in cui il maestro toscano Rossano Ercolini, promotore dei Rifiuti Zero in Italia, viene premiato con il Goldman Environmental Prize e per questo suo impegno ricevuto dal Presidente degli Stati Uniti barak Obama alla Casa Bianca.

Per questi motivi, con questo spirito, Vi chiediamo di cogliere l’opportunità di dotare la Toscana di un Piano rispettoso della salute dei toscani, in grado di rilanciare l’occupazione e fermare l’anacronistico utilizzo degli inceneritori.

Cordiali saluti.

Rossi sbanda sulla pista.

Ma dov’è finito il parco agricolo della piana?

di Mauro Chessa.

Un’antica vicenda: realizzare finalmente il Parco della Piana di Sesto salvando l’unica grande area libera tra Firenze e Prato. Una saggia decisione: discutiamo prima di sacrificare questa opportunità.  Un’inammissibile forzatura: subito una pista per gli aerei invece del parco. 7 giugno 2013.

Incomprensibile, oltre che inaccettabile sul piano democratico, la forzatura di Rossi nei confronti del consiglio regionale: “nuova pista o tutti a casa” (Corriere Fiorentino – 5/6/13). Se il Rossi Valentino è famoso per le traiettorie inconfondibili il Rossi presidente della Toscana non ha la stessa precisione, e la pista non è il Mugello ma quella dell’aeroporto di Firenze.

Il garante della comunicazione della Regione Toscana, prof. Morisi, il 6 e 7 dicembre scorsi ha organizzato un focus sul procedimento di adozione dell’integrazione del Pit (Piano di indirizzo territoriale della Regione Toscana), la seconda partecipatissima giornata verteva su “Parco agricolo della piana e qualificazione dell’aeroporto di Firenze-Peretola”. In quella sede è emersa in maniera approfondita e articolata l’incongruenza tra i due indirizzi: il parco agricolo non è compatibile con la nuova pista. Gli interventi dei tecnici, amministratori locali e associazioni lo hanno evidenziato chiaramente; il rapporto è consultabile su www.parcodellapiana.it.

Le ragioni sono molteplici, di carattere idrogeologico, ecologico, urbanistico, sanitario. Più in generale si può immediatamente intuire che il criterio ordinatore del parco agricolo, pensato per riorganizzare la Piana secondo criteri di compatibilità urbanistica, sociale e ambientale, è diametralmente opposto alla logica sviluppista del potenziamento aeroportuale. Tanto più che lo sviluppo, persino quello buono, è svanito e la Piana è già gravata da pesantissime scelte passate e paventate: area Fondiaria/Ligresti, inceneritore di case Passerini, terza corsia A11, scuola Marescialli, Polo scientifico (realizzato in deroga alle opere idrauliche che avrebbero dovuto compensare impermeabilizzazione e obliterazione del reticolo idraulico).

Sul piano della razionalità la scelta è obbligata, in ottica regionale, per la prossimità dell’aeroporto di Pisa: Peretola ha vocazione essenzialmente turistica e sarebbe naturale pensare ad una integrazione gestionale e modale tra i 2 aeroporti e la linea ferroviaria che li unisce, invece di creare concorrenza tra loro e tra treno e aereo. In ogni caso Peretola non sarà mai adeguato ai grandi numeri dei voli low-cost, fortunatamente, avendo Firenze caratteri diversi da Disneyland e trovandosi la cupola del Brunelleschi a 5 Km dal chek in.

Non sono poi eludibili le difficoltà per la realizzazione della nuova pista: andrebbe ad interrompere il collettore idraulico (con alternative ancora non individuate), stravolgerebbe l’assetto infrastrutturale dell’intera area, sarebbe il colpo di grazia per l’oasi di Focognano e le aree umide classificate come ANPIL (aree naturali protette), produrrebbe un incremento dell’inquinamento chimico e acustico su di un area densamente abitata. Tutto ciò avrebbe un impatto e un costo che pare difficile possa superare il vaglio di una corretta valutazione ambientale, sanitaria ed economica.

Rossi trovi quindi la sua traiettoria, scelga tra l’attenzione per le documentate istanze delle componenti sociali e il parco agricolo oppure l’autismo politico e l’aeroporto.

 

Nota redazionale. 

Vale la pena di ricordare il contenuto della delibera della Giunta Regionale del 27 febbraio scorso, a proposito della quale riportiamo l’editoriale di Anna Marson pubblicato sul sito della Regione Toscana, dove l’esito della variante al PIT a favore della cosiddetta pista parallela-convergente non è dato affatto per scontato, come invece la stampa locale, ben indirizzata dalla lobby dell’aeroporto, insiste per insinuare.

Norme per il blocco del consumo di suolo e la tutela del paesaggio.

In alternativa alla proposta di legge Norme per il contenimento del consumo del suolo e la rigenerazione urbana, presentata da Ermete Realacci ed altri (sulla quale si può leggere il duro commento di Salvatore Settis in un articolo del primo giugno), proponiamo quella” presentata dai deputati De Rosa, Busto, Daga, Mannino, Segoni, Terzoni, Tofalo, Zaccagnini, Zolezzi, del Movimento 5 Stelle.

Il testo riprende gli aspetti migliori del Disegno di Legge presentato dal ministro Catania nella scorsa legislatura (del quale ci siamo già occupati in precedenti post) e li ripropone in un contesto che sembra più coerente, e merita di essere conosciuto e discusso anche fuori delle aule parlamentari.

“Colleghi deputati – conclude la presentazione del testo di legge –  con questa legge ci proponiamo di salvare il paesaggio italiano da un’ulteriore fase di devastazione urbanistica e di contribuire alla ripresa economica del paese utilizzando in modo intelligente il grande patrimonio immobiliare pubblico. Soltanto così si potrà aprire una nuova prospettiva per il paese e per le giovani generazioni.

Per scaricare il testo: Proposta di legge 1050 M5S