Il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti.
Due articoli di Marco Bersani, di Attac.
Nel dicembre 2011 Deutsche Bank presentò direttamente alla Troika il rapporto “Guadagni, concorrenza e crescita”, con cui proponeva per una serie di paesi europei un gigantesco piano di dismissioni, proporzionale a quello che coinvolse la ex Germania Est dopo la riunificazione del 1990. Alcuni passaggi relativi al nostro Paese sono senz’altro significativi: “ (..) I Comuni offrono il maggior potenziale di privatizzazione. Attualmente, si stima che le rimanenti imprese a capitale pubblico abbiano un valore complessivo di 80 miliardi di euro (pari a circa il 5,2% del PIL); ma una particolare attenzione deve essere prestata agli edifici pubblici, il cui valore totale corrente arriva a 421 miliardi di euro, con un 10% attualmente non in uso, che potrebbe essere messo in vendita con relativamente poco sforzo o spesa”.
Deutsche Bank, nel rapporto rimasto a lungo segreto, si richiama direttamente al Treuhandanstalt tedesco, l’Istituto di Gestione Fiduciaria che, tra il 1990 e il 1994, garantì la dismissione di circa 8.000 aziende dell’ex DDR a vantaggio delle imprese dell’ovest, per un valore patrimoniale di 600 miliardi di marchi tedeschi (307 miliardi di euro attuali). “La situazione difficile sui mercati finanziari non è un ostacolo – afferma il rapporto – Una modalità consisterebbe nel trasferire gli attivi ad un’agenzia incaricata esplicitamente di privatizzazione. Questa potrebbe in seguito, a seconda della congiuntura dei mercati, scaglionare la vendita nel tempo”.
Sembra esattamente il ruolo che Cassa Depositi e Prestiti si sta ritagliando verso gli enti locali con il nuovo Fondo Investimenti per la Valorizzazione degli immobili comunali (Fiv), che ormai da mesi propaganda attraverso un tour nelle maggiori città italiane.
Tra patto di stabilità, fiscal compact, spending review e drastica riduzione dei trasferimenti erariali, gli enti locali sono prossimi al collasso e impossibilitati ad assolvere alla propria funzione sociale : quale miglior occasione per tirare un po’ il fiato di una bella svendita del patrimonio pubblico? E quale miglior beffa del realizzarla utilizzando il risparmio postale dei cittadini?
Cassa Depositi e Prestiti si propone all’ente locale come consulente per la definizione del valore degli immobili, assegnandogli un prezzo. Da quel momento, l’ente locale potrà metterli in vendita e, se riuscirà a farlo ad un prezzo superiore, avrà fatto un buon affare; in caso contrario, gli immobili verranno acquistati da Cdp al prezzo fissato e messi successivamente sul mercato.
In pratica, si utilizza la drammatica situazione di difficoltà finanziaria nella quale sono stati scientemente condotti gli enti locali dopo anni di politiche liberiste, per permettere loro di “fare cassa” una tantum, deprivando i cittadini di beni pubblici che potrebbero a ben altri scopi essere riutilizzati. Con il paradosso di un’espropriazione di beni collettivi fatta utilizzando i risparmi postali dei cittadini stessi.
Se tutto ciò non bastasse, ci sono sempre i servizi pubblici locali da mettere in vendita, e anche in questo settore Cassa Depositi e Prestiti si sta velocemente attrezzando con Volano Utilities, proponendosi come partner ideale per accompagnare gli enti locali nella privatizzazione dei servizi a rete, nella fusione tra sociètà partecipate, nella messa sul mercato dei beni comuni.
Se questo è il quadro, diviene evidente come la riappropriazione della democrazia locale e di prossimità passi necessariamente per la socializzazione di Cdp e la restituzione alla stessa di un ruolo pubblico, sociale e partecipato dalle comunità territoriali.
CDP ALL’ASSALTO DEL DEMANIO AGRICOLO
Secondo l’Agenzia del Demanio, che utilizza i dati del Censimento per l’ Agricoltura 2010, l’estensione dei terreni agricoli demaniali in Italia ammonta ad oltre 338.000 ettari, per un valore che oscilla fra i 5 e i 6 miliardi di euro.
Un patrimonio importante che, grazie alla sua equa distribuzione geografica, consentirebbe la messa a punto di un progetto nazionale per una diversa agricoltura, per una conseguente salvaguardia e manutenzione idrogeologica del territorio e per il rilancio di nuova occupazione, in particolare giovanile, durevole e di qualità.
Riflessioni che non sfiorano l’attuale Ministra dell’Agricoltura De Girolamo, che ha recentemente incontrato i vertici dell’Associazione bancaria italiana (Abi) e il presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini, per mettere a punto un programma di “valorizzazione” e (s)vendita dell’immenso patrimonio agricolo demaniale.
Replicando quanto sta già proponendo agli enti locali in merito alla svendita del patrimonio immobiliare, Cassa Depositi e Prestiti avrebbe la funzione di assegnare un prezzo ai terreni demaniali, di acquisirli consentendo allo Stato di fare cassa e di metterli successivamente sul mercato.
Incredibile l’obiettivo dichiarato dalla Ministra De Girolamo : “(..) un’occasione per sbloccare la situazione e mettere nuovi terreni a disposizione soprattutto dei giovani, perché senza terra da lavorare non è possibile pensare ad un vero rilancio del comparto”.
Altrettanto incredibile è che per questo ulteriore processo di colossale espropriazione di patrimonio pubblico si utilizzino le risorse del risparmio postale affidato dai cittadini alla Cassa Depositi e Prestiti.
Davvero si pensa che i giovani disoccupati (oltre il 35%) siano provvisti di capitale e non attendano altro, per trasformarsi in futuri agricoltori, che divenire proprietari dei terreni da coltivare?
Davvero si pensa che privare la collettività del bene terra, di inestimabile valore pubblico e sociale, corrisponda a “servizio di interesse economico generale”, qualifica cui dovrebbe attenersi ogni investimento di Cassa Depositi e Prestiti (art. 10, D. M. Economia 6/10/1994) ?
Possibile che non si pensi ad un piano per un’agricoltura di qualità e per una nuova occupazione giovanile attraverso il mantenimento della proprietà collettiva del demanio agricolo, l’affidamento dei terreni ai giovani con affitti calmierati e l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti per il sostegno dell’avvio di attività (start up di impresa) e dei primi investimenti in mezzi, tecnologie, impianti e sementi per consentire alle diverse nuove aziende un funzionamento a regime?
Ancora una volta l’obiettivo è quello di consegnare patrimonio pubblico alle banche e beni comuni alla speculazione finanziaria, con il paradosso di renderlo possibile attraverso l’utilizzo dei risparmi dei cittadini. La socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti e la sua gestione territoriale, democratica e partecipativa diventa un obiettivo sempre più urgente, che da oggi dovrà vedere coinvolte in prima fila tutte le esperienze e reti dell’altra economia, dei gruppi di acquisto solidale, dell’agricoltura autogestita e di qualità, del commercio equo e solidale.
Marco Bersani (Attac Italia)