Otto anni dopo, si ritorna a un territorio da Lupi?
Ebbene, ora che abbiamo un nuovo ministro delle infrastrutture nella persona di Maurizio Lupi, andiamo a rileggere La controriforma urbanistica, Alinea editrice, Firenze 2005. Fra gli altri, troviamo i contributi di Vezio De Lucia, Alberto Magnaghi, Anna Marson: di quest’ultimo proponiamo un estratto (Un territorio da lupi). Il disegno di legge Principi in materia di governo del territorio andava sotto il nome di Legge Lupi, dal nome del suo presentatore principale, che aveva già operato in Lombardia come assessore al Comune di Milano ed era responsabile nazionale di Forza Italia per il settore ambiente e territorio.
Questa era la sintesi del dibattito sul libro svolto al Politecnico di Torino il 20 gennaio 2005, nelle parole di Edoardo Salzano:
L’ideologia della Legge Lupi
Per concludere, vorrei cercare allora di riassumere gli elementi fondamentali dell’ideologia e della strategia espresse dalla legge Lupi. Elementi di fronte ai quali ci troveremo ancora, nei prossimi mesi e anni.
Si sostituiscono gli “atti autoritativi”, e cioè la normale attività pubblica di pianificazione, con gli “atti negoziali con i soggetti interessati”. Un diritto collettivo viene dunque sostituito con la sommatoria di interessi particolari: prevalenti, quelli immobiliari.
Si sopprime l’obbligo di riservare determinate quantità di aree alle esigenze di verde, servizi collettivi e spazi di vita comuni per i cittadini. Gli “standard urbanistici” sono sostituiti dalla raccomandazione di “garantire comunque un livello minimo” di attrezzature e servizi, “anche con il concorso di soggetti privati”.
Si esclude la tutela del paesaggio e dei beni culturali dagli impegni della pianificazione ordinaria delle città e del territorio, contraddicendo una linea di pensiero che, da oltre mezzo secolo, aveva tentato di integrare con la pianificazione i diversi aspetti e interessi sul territorio in una visione pubblica unitaria.
Una legge che rende permanenti le regole della distruzione del paese, avviate con i condoni. Una legge che rende evanescenti i diritti sociali della città, conquistati al prezzo di dure lotte. Una legge che rende dominanti su tutti gli interessi della rendita immobiliare.
Il disegno di legge, come è noto, non riuscì a passare al Senato prima della fine della legislatura: i senatori di Alleanza Nazionale furono abilmente convinti che la nuova legge avrebbe affossato la gloriosa Legge Urbanistica del 1942…
Figuriamoci se il nuovo ministro non avrà in mente di ripresentarla: il territorio è la pattumiera della politica?
Forse consumare territorio sta diventando improduttivo, vista la quantità enorme di invenduto.
Le infrastrutture, le Grandi Opere Inutili non si saturano mai, non restano invendute. Paga la collettività e poi restano lì, già pagate, avendo già prodotto profitti abnormi per i costruttori.