Un comunicato dell’Associazione Ampugnano per la salvaguardia del territorio
Nella infinita discussione sull’aeroporto di Ampugnano spicca ultimamente un’ illustre assenza: il territorio. Forse chi si accanisce nel voler puntare a tutti i costi (e sorge la domanda spontanea del perché…) a un rilancio e a un potenziamento della struttura non conosce minimamente le caratteristiche ambientali e culturali della Piana di Rosia che sarebbero irrimediabilmente compromesse da una politica di sostegno allo sviluppo aeroportuale.
Il territorio attuale della Piana, dove negli anni trenta del ‘900 è stato inserito l’aeroporto militare, è il risultato di un intreccio indissolubile, complesso e secolare di interazione tra ambiente, agricoltura e storia. La tenace e costante attenzione e un impegno di forze umane e risorse economiche almeno dal Medioevo, attraverso una rete di canali artificiali che raccogliendo le acque superficiali e profonde della Montagnola (acquifero del Luco) confluiscono nei corsi d’acqua naturali, hanno reso possibile nei secoli lo sfruttamento agricolo e hanno impresso con grande sapienza e cura un assetto territoriale che ha assecondato le risorse naturali e il loro equilibrio, evidenziando il valore che rivestiva per le comunità che gravitavano attorno a essa.
Un forte elemento di discontinuità è costituito proprio dall’ aeroporto, posto al centro del disegno idrografico, attualmente lambito e strettamente interessato dalla rete dei canali. Con il suo impianto è stata cancellata inoltre anche una parte della viabilità che dal borgo di Ampugnano si inoltrava nella Piana. La sua costruzione è stata concepita in un periodo storico particolare e per fini contingenti: i lavori di costruzione iniziarono nel 1935, in un momento di grande incentivazione delle infrastrutture militari e quando il campo di atterraggio di Pian del Lago, inaugurato nel 1930, si rivelò inadatto a sostenere il maggiore sviluppo.
Nel Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) della Regione Toscana che, integrato con la disciplina paesaggistica, assume il valore di Piano paesaggistico (attualmente in fase di revisione e completamento) la Piana viene così definita: “La grande distesa di origine alluvionale del Piano di Rosia, storicamente caratterizzata da fenomeni ciclici di impaludamento e bonifica, risulta strategica per i caratteri ambientali e per il suo elevato valore paesaggistico”. Fra gli obiettivi di qualità enumerati per la zona, si prevedono: “la tutela e la valorizzazione delle piane storiche e l’individuazione di un’adeguata area di rispetto relativa all’acquifero del Luco ad alta vulnerabilità di inquinamento superficiale ed atmosferico e strategico per l’approvvigionamento idropotabile”.
La L.R. 1/05 individua nel bene acqua una risorsa essenziale del territorio e anche il PS del Comune di Sovicille evidenzia quanto “il sistema acqua costituisca per il territorio la risorsa centrale fra le invarianti strutturali” ovvero le categorie di “beni la cui trasformazione incontrollata può produrre una perdita dei caratteri che determinano lo spirito e la specificità culturale e ambientale del territorio di Sovicille”.
La pianura è strettamente collegata da un punto di vista ambientale ai due Siti di Importanza Regionale e Comunitaria (SIR/SIC) relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, denominate “Alta Valle di Merse” e “Montagnola Senese”. L’articolato sistema idrografico della Piana di Rosia è inoltre in connessione con l’ecosistema della Riserva Naturale Provinciale Alto Merse, che ha lo scopo di garantire la conservazione e la valorizzazione dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio storico-culturale e naturalistico.
Parte della Piana e le aree circostanti sono soggette a vincolo paesaggistico; sono inoltre ben noti centri e aggregati di notevole importanza monumentale situati a corona intorno alla pianura come ad esempio Orgia, Stigliano, Torri, Pieve di Ponte allo Spino, Toiano.
La piana di Rosia, grazie alle sue molteplici risorse agricole, paesaggistiche e culturali, costituisce, a nostro avviso, un luogo idoneo alla realizzazione di politiche territoriali che perseguano lo sviluppo sostenibile e pongano al centro della pianificazione economica la matrice agricola e il valore paesaggistico/ambientale dell’area. Un tipo di sviluppo diverso sarebbe in chiara contraddizione con gli intendimenti delle normative e dei documenti che sanciscono la tutela dei beni comuni come il paesaggio, l’acqua, l’aria. La salvaguardia ambientale viene percepita da taluni come un freno allo sviluppo mentre è proprio tutelando e valorizzando le caratteristiche e le peculiarità dei territori, in termini, ad esempio, di rafforzamento delle produzioni locali di qualità e di una intelligente promozione turistica, che si può aumentarne il valore patrimoniale e favorirne la crescita economica.
Il paesaggio che osserviamo oggi costituisce una realtà costruita pazientemente da chi ci ha preceduto, secondo modelli che hanno funzionato per secoli, e diventa quindi espressione dell’identità collettiva e patrimonio della comunità: l’adeguamento alle nuove esigenze deve confrontarsi con il rispetto di questa eredità storica, con interventi tesi a plasmare la natura senza entrare in conflitto con essa, ma correggendo e migliorando le sue forme.
Lo sviluppo economico di questa area può, allora, trovare il suo punto di forza proprio nella salvaguardia e valorizzazione delle risorse culturali e ambientali che trovano sostegno sia normativo che finanziario nelle politiche di sviluppo della Comunità Europea. La vocazione agricola della Piana dovrebbe orientare inoltre verso un piano di rilancio del settore agricolo con produzioni di qualità compatibili con la risorsa idrica e il particolare ecosistema della zona.
In un ottica di agricoltura multifunzionale, l’istituzione di un parco agricolo della Piana di Rosia, e di cui esistono esempi già realizzati in Italia e in altri paesi UE, può essere strumento per la produzione di valore aggiunto territoriale radicato nelle risorse agroambientali locali (enogastronomia, biodiversità autoctona animale e vegetale, artigianato, trasformazioni dei prodotti alimentari, centri di distribuzione, agriturismo, percorsi naturalistici e storici etc.).
L’attività agrituristica, che presenta già un particolare peso e interesse per questo territorio, potrebbe essere ulteriormente rafforzata da un’offerta più ampia di itinerari culturali tematici, attraverso la valorizzazione di beni e percorsi attualmente in abbandono. Le prospettive di sviluppo sono chiaramente vincolate, però, al mantenimento della qualità del paesaggio e alla conservazione di caratteristiche ambientali e culturali di questo territorio.
L’Associazione Ampugnano per la Salvaguardia del Territorio